Anello Alpe Ragozzale (1° giorno)
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Il Parco della Val Grande ha attrezzato strutture ricettive sempre aperte e non custodite: i bivacchi, dove gli escursionisti possono trovare un ricovero per la notte. Sono state recuperate vecchie baite diroccate dove per un giorno è possibile vivere come un tempo. Ricoveri spartani dove riscoprire poche azioni essenziali e vivere l’atmosfera della ValGrande.
Questa sintetica descrizione, riportata sul retro della carta escursionistica ufficiale del Parco, ben rappresenta lo spirito con il quale abbiamo affrontato questa escursione, considerando che in val Grande e in qualche bivacco ci siamo stati già un po’ di volte e inoltre, esattamente due anni fa, avevo effettuato una parte di questo itinerario, ripromettendomi di ritornarci per completarlo pernottando in un bivacco.
Questa volta quindi, in compagnia degli amici che hanno risposto alla chiamata, abbiamo voluto fare una due giorni, con l’idea iniziale di arrivare al Bivacco Mottacma, per una serie di motivi, ci siamo poi fermati al Bivacco Ragozzale.
Partiti non presto (a causa di impegni) dall’Alpe Faievo, raggiunta in auto da Trontano percorrendo una stradina a tratti un po’ sconnessa, abbiamo iniziato la salita con i nostri pesanti zaini.
Raggiunto il Rifugio Parpinasca, abbiamo proseguito raggiungendo le baite dell’Alpe Pieso, poste a monte dello stesso, dove abbiamo commesso un errore di percorso, poi recuperato, per arrivare e sostare per il pranzo nei pressi dell’Alpe Nava (sito panoramico e bucolico).
Dopo la sosta, abbiamo ripreso il cammino su sentiero sempre segnato e con diversi su e giù, toccando prima l’Alpe Rina e poi l’Alpe Menta, dalla quale abbiamo poi risalito l’ultimo tratto di sentiero per arrivare alla sospirata Scala di Ragozzale.
Scesi poi al Bivacco abbiamo fatto un consulto per capire se era il caso di proseguire per il Bivacco Mottac ma, vista l’ora un po’ avanzata, la fatica fatta con gli zaini (nei quali avevamo di tutto e di più) e considerando il percorso che ancora ci mancava, abbiamo deciso di fermarci al Bivacco Ragozzale.
Dividendoci quindi i compiti, Mario e Giordano si sono occupati di allestire il locale (accensione stufa, verifica pentole e cibo a disposizione, ecc.) mentre Fabio e io siamo ritornati all’Alpe Menta a prendere l’acqua che al bivacco mancava (la fonte stagionale posta più sotto era asciutta, e questa è una delle cose che fanno capire le comodità a cui oggi siamo abituati: a casa basta aprire il rubinetto, mentre qui invece ci siamo dovuti sorbire circa un’ora di cammino per recuperare l’acqua…).
Comodamente sistemati nel nostro bivacco, dotato anche di luce (che abbiamo usato con parsimonia) grazie ad un pannello fotovoltaico, abbiamo quindi consumato la nostra cena al caldo della stufa, per la quale abbiamo utilizzato anche un po’ di legna ricavata da alcune vecchie travi reperite nei dintorni dell’alpeggio.
Uscendo un paio di volte al buio, abbiamo potuto apprezzare lo scenario circostante illuminato dalla luce lunare, che però ha un po’ ridotto la vista del cielo stellato, ma la luna era uno spettacolo!
Alla fine di questa prima giornata abbiamo superato un dislivello di circa 1.200 m (+ 200 per i portatori d’acqua…) e camminato per circa 6 ore. segue….
Questa sintetica descrizione, riportata sul retro della carta escursionistica ufficiale del Parco, ben rappresenta lo spirito con il quale abbiamo affrontato questa escursione, considerando che in val Grande e in qualche bivacco ci siamo stati già un po’ di volte e inoltre, esattamente due anni fa, avevo effettuato una parte di questo itinerario, ripromettendomi di ritornarci per completarlo pernottando in un bivacco.
Questa volta quindi, in compagnia degli amici che hanno risposto alla chiamata, abbiamo voluto fare una due giorni, con l’idea iniziale di arrivare al Bivacco Mottacma, per una serie di motivi, ci siamo poi fermati al Bivacco Ragozzale.
Partiti non presto (a causa di impegni) dall’Alpe Faievo, raggiunta in auto da Trontano percorrendo una stradina a tratti un po’ sconnessa, abbiamo iniziato la salita con i nostri pesanti zaini.
Raggiunto il Rifugio Parpinasca, abbiamo proseguito raggiungendo le baite dell’Alpe Pieso, poste a monte dello stesso, dove abbiamo commesso un errore di percorso, poi recuperato, per arrivare e sostare per il pranzo nei pressi dell’Alpe Nava (sito panoramico e bucolico).
Dopo la sosta, abbiamo ripreso il cammino su sentiero sempre segnato e con diversi su e giù, toccando prima l’Alpe Rina e poi l’Alpe Menta, dalla quale abbiamo poi risalito l’ultimo tratto di sentiero per arrivare alla sospirata Scala di Ragozzale.
Scesi poi al Bivacco abbiamo fatto un consulto per capire se era il caso di proseguire per il Bivacco Mottac ma, vista l’ora un po’ avanzata, la fatica fatta con gli zaini (nei quali avevamo di tutto e di più) e considerando il percorso che ancora ci mancava, abbiamo deciso di fermarci al Bivacco Ragozzale.
Dividendoci quindi i compiti, Mario e Giordano si sono occupati di allestire il locale (accensione stufa, verifica pentole e cibo a disposizione, ecc.) mentre Fabio e io siamo ritornati all’Alpe Menta a prendere l’acqua che al bivacco mancava (la fonte stagionale posta più sotto era asciutta, e questa è una delle cose che fanno capire le comodità a cui oggi siamo abituati: a casa basta aprire il rubinetto, mentre qui invece ci siamo dovuti sorbire circa un’ora di cammino per recuperare l’acqua…).
Comodamente sistemati nel nostro bivacco, dotato anche di luce (che abbiamo usato con parsimonia) grazie ad un pannello fotovoltaico, abbiamo quindi consumato la nostra cena al caldo della stufa, per la quale abbiamo utilizzato anche un po’ di legna ricavata da alcune vecchie travi reperite nei dintorni dell’alpeggio.
Uscendo un paio di volte al buio, abbiamo potuto apprezzare lo scenario circostante illuminato dalla luce lunare, che però ha un po’ ridotto la vista del cielo stellato, ma la luna era uno spettacolo!
Alla fine di questa prima giornata abbiamo superato un dislivello di circa 1.200 m (+ 200 per i portatori d’acqua…) e camminato per circa 6 ore. segue….
Tourengänger:
imerio
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