Fra Val Pesciadello e Val Piodella
|
||||||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
Lo sbocco della Val Bodengo sulla piana di Chiavenna è piuttosto tormentato dal punto di vista orografico, soprattutto dal versante sinistro: percorrendo la strada principale, nel tratto del viadotto, si nota praticamente solo la confluenza in forra della Val Pilotera nel solco principale, ma a monte la suddetta Val Pilotera si dirama in Val Pesciadello e Val Piodella, le cui testate confinano con la Svizzera. Una fitta trama di sentieri di collegamento percorreva queste aree, dove ogni più piccolo ripiano ospitava un alpeggio di servizio a vastissimi pascoli: ora di agevolmente distinguibile esiste solo questo nostro percorso, le cui segnalazioni sono state recentemente rinfrescate, almeno fino al confine Pesciadello-Pilotera.
La difficoltà indicata si riferisce al primo tratto di discesa/traversata in Val Piodella - alcune decine di metri - molto ripida ed esposta, a tratti rocciosa ma perlopiù erbosa, capillarmente bollata in bianco e blu (tipo sentiero alpino svizzero), assai delicata e quasi proibitiva se bagnata o, peggio, brinata.
Dal parcheggio, prima di iniziare l'escursione, conviene scendere un attimo al terrazzo che ospita la cappella del Dunadif: da qui la vista, in un'unica panoramica, spazia dalla Valle di San Giacomo al Lago di Mezzola, e la piccola deviazione non risulta certo inutile. Tornati alla strada, proprio di fronte, troviamo l'inizio del secondo "tronco" della Mulattiera del Benefattore (il primo tratto inizia poco sopra Gordona): un poco ripido ma sempre splendido, il selciato oltrepassa alcune baite ristrutturate e un piccolo agglomerato di ruderi, poi sale in diagonale a raggiungere il culmine della dorsale che scende dal lontano Pizzo della Forcola. Qui troviamo le numerose belle abitazioni di Orlo. Proseguendo fra le case, la Strada del Benefattore affianca il crestone sul versante meridionale e, intersecando un paio di volte la pista forestale, arriva alla vasta radura di culmine di Scerman (Alpe Cèrmine): anche qui, da quando la località è stata raggiunta dalla strada, le antiche baite sono state ben restaurate a case di vacanza (anche se qualcuna, in verità, evidenzia un notevole effetto "villetta"...). Proseguendo lungo la dorsale, si oltrepassa una fontana e, entrando nel rado bosco, si inizia un'erta risalita su traccia sconnessa e parecchio rocciosa; l'improvviso appianarsi del terreno indica il raggiungimento della conca prativa a lato del poco rilevato Dosso Mottone (una cupola erbosa con radi larici, dove il pascolo abbandonato inizia ad essere riconquistato dai rododendri): all'estremità settentrionale della radura si colloca la splendida Alpe Scima. Da varie angolazioni dei monti chiavennaschi le caratteristiche sagome della chiesetta cilindrica e dell'isolato campaniletto intonacati di bianco spiccano come punto fermo per chi cerca di orientarsi fra le dorsali e le valli secondarie comprese fra i ben identificabili Passo della Forcola e Pizzo Cavregasco. Oltrepassata l'ultima baita, a sinistra di una nuova impennata della cresta, si addentra in Val Pesciadello il sentiero che, con lunghissimo traverso in lenta salita, va a raggiungere il solco di fondovalle del torrente che raccoglie le acque dell'ampio anfiteatro chiuso a nord dal Pizzo della Forcola: lungo il tragitto si transita dal dosso erboso che ospita i ruderi dell'Alpe Pregassone (solo la baita più bassa appare in via di sistemazione). Di poco attraversato il torrente, una scalinata di pietra permette di accedere ad una sorta di corridoio erboso che, risalito per la massima pendenza, porta a raggiungere quel che resta dell'Avert di Mezzo: qualche muro a secco e pochi tetti pericolanti è ciò che rimane dopo decenni di abbandono. Si prosegue sempre in diagonale ascendente seguendo i bolli di vernice (senza conoscere la direzione ed in caso di concomitante scarsa visibilità è improponibile proseguire): varie bocchette secondarie attirano l'attenzione (Passo di Padion, Passo di Pioda, Bocchetta di Setaggio), ma nessuna viene avvicinata; ed in effetti nemmeno quella giusta, il Passo della Porta di Piodella, è il vero punto di passaggio: il versante sud è infatti una sorta di largo canale-camino di erba indiscendibile. La bollatura risale per alcune decine di metri la cresta, ripida ma sufficientemente comoda, fra rocce ed erbe fino ad un addolcimento dove terminano i segnali bianco/rossi e compare dall'alto (Pizzo Piodella?) una fitta segnaletica bianco/blu. Il passaggio obbligato ha creato nel pendio una minima traccia visibile: dopo un primo tratto di trasferimento pianeggiante (appigli solo sui ciuffi di "visega") si affronta lungo il pendio espostissimo una perdita di quota con una breve sequenza di serpentine su terreno franoso; da ultimo si attraversa una paretina rocciosa con appigli/appoggi scomodi per gli escursionisti meno alti; un'ultima traversata erbosa più agevole deposita sul pendio meridionale alla base del Pizzo Piodella. Qui si trovano, dipinte su di un masso a terra, le indicazioni bianco/blu di un bivio, con la scritta "Alta Via", che sembra far proseguire in piano verso il Pizzo Setaggio (che in discesa ci si possa dirigere all'Alpe Piodella è lasciato all'intuizione ed alla buona visibilità). [Questa Alta Via marcata in bianco/blu - segnali caratteristici di un sentiero di alta difficoltà per la Svizzera - mi è rimasta misteriosa: non dovrebbe trattarsi dell' "Alta Via Lendine - Bodengo" perché dall'Alpe Scima all'Alpe Piodella segue esattamente il nostro cammino, ma, d'altra parte, neanche alcun sito/mappa svizzeri la individua…]. Si prosegue quindi in ripida discesa sul pendio erboso a valle del Pizzo Piodella senza alcuna traccia e solo un paio di antichi bolli CAI fino alle rinnovate baite dell'Alpe Piodella. Benché qui ci si trovi su uno dei pochi relativamente frequentati percorsi di queste zone (Lago di Piodella, Forcella di Strem), il sentiero di ritorno a valle non è affatto evidente: rispetto alla scarsa segnaletica lungo un aleatorio sentiero, oggi risulta più concreto seguire la larga traccia di calpestio lasciata dai bovini transumanti. Scesi quindi fino all'altezza dell'Alpe Lavorerio, dove staziona il bestiame, troviamo la bella mulattiera che percorre tutto il versante sinistro a varie altezze sopra il parallelo torrente (la "Bögia de la Pilutera"); il trasferimento è molto lungo, si oltrepassano le baite isolate dell'Alpe Valle di Sopra e dell'Alpe Valle di Sotto, poi, dove la valle si fa più stretta, si lascia a destra la deviazione per il "Punt Secret" e la discesa verso Barzena, e si prosegue con qualche tratto in salita fino all'Alpe Orlo, dove si incontra il percorso di salita: lungo questo fino al punto di partenza a Donadivo.
https://www.relive.cc/view/vQvxVZ7D296
La difficoltà indicata si riferisce al primo tratto di discesa/traversata in Val Piodella - alcune decine di metri - molto ripida ed esposta, a tratti rocciosa ma perlopiù erbosa, capillarmente bollata in bianco e blu (tipo sentiero alpino svizzero), assai delicata e quasi proibitiva se bagnata o, peggio, brinata.
Dal parcheggio, prima di iniziare l'escursione, conviene scendere un attimo al terrazzo che ospita la cappella del Dunadif: da qui la vista, in un'unica panoramica, spazia dalla Valle di San Giacomo al Lago di Mezzola, e la piccola deviazione non risulta certo inutile. Tornati alla strada, proprio di fronte, troviamo l'inizio del secondo "tronco" della Mulattiera del Benefattore (il primo tratto inizia poco sopra Gordona): un poco ripido ma sempre splendido, il selciato oltrepassa alcune baite ristrutturate e un piccolo agglomerato di ruderi, poi sale in diagonale a raggiungere il culmine della dorsale che scende dal lontano Pizzo della Forcola. Qui troviamo le numerose belle abitazioni di Orlo. Proseguendo fra le case, la Strada del Benefattore affianca il crestone sul versante meridionale e, intersecando un paio di volte la pista forestale, arriva alla vasta radura di culmine di Scerman (Alpe Cèrmine): anche qui, da quando la località è stata raggiunta dalla strada, le antiche baite sono state ben restaurate a case di vacanza (anche se qualcuna, in verità, evidenzia un notevole effetto "villetta"...). Proseguendo lungo la dorsale, si oltrepassa una fontana e, entrando nel rado bosco, si inizia un'erta risalita su traccia sconnessa e parecchio rocciosa; l'improvviso appianarsi del terreno indica il raggiungimento della conca prativa a lato del poco rilevato Dosso Mottone (una cupola erbosa con radi larici, dove il pascolo abbandonato inizia ad essere riconquistato dai rododendri): all'estremità settentrionale della radura si colloca la splendida Alpe Scima. Da varie angolazioni dei monti chiavennaschi le caratteristiche sagome della chiesetta cilindrica e dell'isolato campaniletto intonacati di bianco spiccano come punto fermo per chi cerca di orientarsi fra le dorsali e le valli secondarie comprese fra i ben identificabili Passo della Forcola e Pizzo Cavregasco. Oltrepassata l'ultima baita, a sinistra di una nuova impennata della cresta, si addentra in Val Pesciadello il sentiero che, con lunghissimo traverso in lenta salita, va a raggiungere il solco di fondovalle del torrente che raccoglie le acque dell'ampio anfiteatro chiuso a nord dal Pizzo della Forcola: lungo il tragitto si transita dal dosso erboso che ospita i ruderi dell'Alpe Pregassone (solo la baita più bassa appare in via di sistemazione). Di poco attraversato il torrente, una scalinata di pietra permette di accedere ad una sorta di corridoio erboso che, risalito per la massima pendenza, porta a raggiungere quel che resta dell'Avert di Mezzo: qualche muro a secco e pochi tetti pericolanti è ciò che rimane dopo decenni di abbandono. Si prosegue sempre in diagonale ascendente seguendo i bolli di vernice (senza conoscere la direzione ed in caso di concomitante scarsa visibilità è improponibile proseguire): varie bocchette secondarie attirano l'attenzione (Passo di Padion, Passo di Pioda, Bocchetta di Setaggio), ma nessuna viene avvicinata; ed in effetti nemmeno quella giusta, il Passo della Porta di Piodella, è il vero punto di passaggio: il versante sud è infatti una sorta di largo canale-camino di erba indiscendibile. La bollatura risale per alcune decine di metri la cresta, ripida ma sufficientemente comoda, fra rocce ed erbe fino ad un addolcimento dove terminano i segnali bianco/rossi e compare dall'alto (Pizzo Piodella?) una fitta segnaletica bianco/blu. Il passaggio obbligato ha creato nel pendio una minima traccia visibile: dopo un primo tratto di trasferimento pianeggiante (appigli solo sui ciuffi di "visega") si affronta lungo il pendio espostissimo una perdita di quota con una breve sequenza di serpentine su terreno franoso; da ultimo si attraversa una paretina rocciosa con appigli/appoggi scomodi per gli escursionisti meno alti; un'ultima traversata erbosa più agevole deposita sul pendio meridionale alla base del Pizzo Piodella. Qui si trovano, dipinte su di un masso a terra, le indicazioni bianco/blu di un bivio, con la scritta "Alta Via", che sembra far proseguire in piano verso il Pizzo Setaggio (che in discesa ci si possa dirigere all'Alpe Piodella è lasciato all'intuizione ed alla buona visibilità). [Questa Alta Via marcata in bianco/blu - segnali caratteristici di un sentiero di alta difficoltà per la Svizzera - mi è rimasta misteriosa: non dovrebbe trattarsi dell' "Alta Via Lendine - Bodengo" perché dall'Alpe Scima all'Alpe Piodella segue esattamente il nostro cammino, ma, d'altra parte, neanche alcun sito/mappa svizzeri la individua…]. Si prosegue quindi in ripida discesa sul pendio erboso a valle del Pizzo Piodella senza alcuna traccia e solo un paio di antichi bolli CAI fino alle rinnovate baite dell'Alpe Piodella. Benché qui ci si trovi su uno dei pochi relativamente frequentati percorsi di queste zone (Lago di Piodella, Forcella di Strem), il sentiero di ritorno a valle non è affatto evidente: rispetto alla scarsa segnaletica lungo un aleatorio sentiero, oggi risulta più concreto seguire la larga traccia di calpestio lasciata dai bovini transumanti. Scesi quindi fino all'altezza dell'Alpe Lavorerio, dove staziona il bestiame, troviamo la bella mulattiera che percorre tutto il versante sinistro a varie altezze sopra il parallelo torrente (la "Bögia de la Pilutera"); il trasferimento è molto lungo, si oltrepassano le baite isolate dell'Alpe Valle di Sopra e dell'Alpe Valle di Sotto, poi, dove la valle si fa più stretta, si lascia a destra la deviazione per il "Punt Secret" e la discesa verso Barzena, e si prosegue con qualche tratto in salita fino all'Alpe Orlo, dove si incontra il percorso di salita: lungo questo fino al punto di partenza a Donadivo.
https://www.relive.cc/view/vQvxVZ7D296
Communities: Hikr in italiano
Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare (10)