Pass dal Tremoggia
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Escursione già effettuata con qualche differenza di percorso più di vent'anni fa: allora era possibile salire in auto fin poco sotto il Rifugio Longoni e quindi risultava facilmente fattibile percorrere un anello attorno al gruppo Tremogge-Malenco-Entova passando dal Passo Scerscen. Attualmente lo stato del ghiacciaio in territorio svizzero è tale per cui diventerebbe indispensabile perdere molta quota per aggirare uno sperone di rocce scadenti rimasto scoperto in questi anni: da qui la decisione di allungare il giro a bassa quota con la facile e nota traversata verso la valle del Muretto, fra gli alpeggi più panoramici verso la parete nord del Disgrazia.
In tempi antichi - lo si deduce dal ritrovamento di monete di epoca romana lungo il tratto detto "Cengia del Caval"- il passo, nonostante la quota, era più frequentato del vicino valico del Muretto grazie ad una maggior linearità di percorso Italia-Svizzera; poi, giunti gli anni della cosiddetta "Piccola glaciazione", la quota inferiore del Muretto, nonostante la non facile percorribilità del versante grigione da parte delle carovane di muli da carico, ebbe la meglio sull'innevamento costante del "concorrente" Tremogge.
Attualmente un'eventuale discesa in Val Fex verso Silvaplana sembra da ricercarsi a vista: dal passo non si notano indicazioni né bollatura sul versante svizzero. Il lato italiano è stato recentemente segnalato ma talora rimangono tracce dei vecchi bolli (che conducono su vecchi tratti divenuti franosi nel terreno morenico, ora abbandonati).
Nei pressi del parcheggio all'ingresso di Chiareggio, tornando per pochi metri in direzione di Chiesa Valmalenco, si imbocca a sinistra il viottolo che sale verso il parco geologico; lasciato subito a destra il sentiero per l'esposizione di rocce, si prosegue verso la contrada Corte, dove la pista si trasforma in sentiero: le segnalazioni sono sempre ottime, trovandoci qui lungo una tappa dell'Alta Via della Valmalenco.
Superata subito la valletta percorsa dal torrente Nevasco che scende dalle pendici della Sassa di Fora, si attraversa in ascesa la fitta abetaia che riveste il versante occidentale della Val Forasco: raggiunte le praterie superiori, si arriva nei pressi dell'Alpe Fora (punto di deviazione durante il giro di ritorno). Si prosegue verso nord, in direzione di una bastionata di rocce che ospita al margine orientale una cava attiva: si stanno percorrendo i Piani di Fora ("Ciaz de Fura") che salgono dolcemente, fra pascoli e torbiere, fino al salto di rocce che ospita le famose cascate, in numero variabile a seconda della portata d'acqua. Attraversando un pascolo molto sassoso si nota il bivio dove si lascia a destra il sentiero per il Rifugio Longoni e si prosegue verso nord (molti ometti bollati) lungo una sorta di raccordo fino a trovare la traccia che sale al passo dal Rifugio Longoni stesso. Ci troviamo nell'amplissimo circo del Tremogge dove, sulle pareti, nei canaloni e nelle vaste gande che si attraversano si alternano i bianchi e i neri delle rocce che si stratificano fra calcari, gneiss, dolomie e micascisti. Il sentiero si avvicina alla parete sud del Pizzo Tremogge e si porta a risalire una ripida conoide di pietrame che, con traversata a sinistra leggermente esposta (Cengia del Caval) aiuta a sovrappassare una nervatura rocciosa che scende dalla cresta di confine all'altezza della Forcola del Cappuccio ("Fuorcla dal Chapütsch"); si prosegue nella salita sempre più rocciosa ed instabile fino alla conca morenica che ospita due laghetti periglaciali. Vent'anni fa ne esisteva uno solo, molto piccolo e parzialmente ghiacciato anche in piena estate; ora rimane solo un residuo di ghiacciaio che si fonde rapidamente al margine più settentrionale del secondo bacino. La traccia prosegue in alto a sinistra rispetto ai laghi e con ampio giro si alza fino al Pass dal Tremoggia, larga apertura individuata da un'asta rossa ed un bastoncino da sci infissi fra le pietre. Il panorama è immenso specialmente sull'asse nord-sud, potendo distinguere nettamente dal fondovalle engadinese alla Valtellina, sempre poi con la splendida quinta occidentale del Monte Disgrazia.
Tornati per la via di salita fino all'Alpe Fora, decidiamo di deviare il ritorno verso la Val Muretto: non si tratta di un percorso realmente alternativo rispetto a quello di andata perché è molto lungo, con saliscendi anche di qualche impegno e per un lungo tratto centrale palesemente poco frequentato. Dopo essere transitati fra le baite dell'alpe, si seguono i segnali attraverso il pascolo fino a trovare un larghissimo e comodo sentiero nel bosco; l'attraversamento della Val Nevasco segna un degrado della traccia: da qui, e per lungo tratto, l'erba è altissima, gli ontani invadenti e qualche tratto risulta scivolato a valle per il lavoro delle valanghe; qualche rara apertura nel bosco lascia scorgere nel fondovalle le case di Chiareggio. Poi gradualmente il terreno si ingentilisce e si apre nelle radure che precedono l'Alpe dell'Oro, dove si incontra una pista sconnessa che scende a confluire nella strada militare del Passo del Muretto: la percorrenza dei larghi e distanti tornanti può essere evitata inizialmente andando a reperire un sentierino minimo che scende tangente al margine destro. Successivamente si attraversa a sinistra fino a raggiungere le prime abitazioni di Chiareggio.
https://www.relive.cc/view/vNOPnPPLK2q
In tempi antichi - lo si deduce dal ritrovamento di monete di epoca romana lungo il tratto detto "Cengia del Caval"- il passo, nonostante la quota, era più frequentato del vicino valico del Muretto grazie ad una maggior linearità di percorso Italia-Svizzera; poi, giunti gli anni della cosiddetta "Piccola glaciazione", la quota inferiore del Muretto, nonostante la non facile percorribilità del versante grigione da parte delle carovane di muli da carico, ebbe la meglio sull'innevamento costante del "concorrente" Tremogge.
Attualmente un'eventuale discesa in Val Fex verso Silvaplana sembra da ricercarsi a vista: dal passo non si notano indicazioni né bollatura sul versante svizzero. Il lato italiano è stato recentemente segnalato ma talora rimangono tracce dei vecchi bolli (che conducono su vecchi tratti divenuti franosi nel terreno morenico, ora abbandonati).
Nei pressi del parcheggio all'ingresso di Chiareggio, tornando per pochi metri in direzione di Chiesa Valmalenco, si imbocca a sinistra il viottolo che sale verso il parco geologico; lasciato subito a destra il sentiero per l'esposizione di rocce, si prosegue verso la contrada Corte, dove la pista si trasforma in sentiero: le segnalazioni sono sempre ottime, trovandoci qui lungo una tappa dell'Alta Via della Valmalenco.
Superata subito la valletta percorsa dal torrente Nevasco che scende dalle pendici della Sassa di Fora, si attraversa in ascesa la fitta abetaia che riveste il versante occidentale della Val Forasco: raggiunte le praterie superiori, si arriva nei pressi dell'Alpe Fora (punto di deviazione durante il giro di ritorno). Si prosegue verso nord, in direzione di una bastionata di rocce che ospita al margine orientale una cava attiva: si stanno percorrendo i Piani di Fora ("Ciaz de Fura") che salgono dolcemente, fra pascoli e torbiere, fino al salto di rocce che ospita le famose cascate, in numero variabile a seconda della portata d'acqua. Attraversando un pascolo molto sassoso si nota il bivio dove si lascia a destra il sentiero per il Rifugio Longoni e si prosegue verso nord (molti ometti bollati) lungo una sorta di raccordo fino a trovare la traccia che sale al passo dal Rifugio Longoni stesso. Ci troviamo nell'amplissimo circo del Tremogge dove, sulle pareti, nei canaloni e nelle vaste gande che si attraversano si alternano i bianchi e i neri delle rocce che si stratificano fra calcari, gneiss, dolomie e micascisti. Il sentiero si avvicina alla parete sud del Pizzo Tremogge e si porta a risalire una ripida conoide di pietrame che, con traversata a sinistra leggermente esposta (Cengia del Caval) aiuta a sovrappassare una nervatura rocciosa che scende dalla cresta di confine all'altezza della Forcola del Cappuccio ("Fuorcla dal Chapütsch"); si prosegue nella salita sempre più rocciosa ed instabile fino alla conca morenica che ospita due laghetti periglaciali. Vent'anni fa ne esisteva uno solo, molto piccolo e parzialmente ghiacciato anche in piena estate; ora rimane solo un residuo di ghiacciaio che si fonde rapidamente al margine più settentrionale del secondo bacino. La traccia prosegue in alto a sinistra rispetto ai laghi e con ampio giro si alza fino al Pass dal Tremoggia, larga apertura individuata da un'asta rossa ed un bastoncino da sci infissi fra le pietre. Il panorama è immenso specialmente sull'asse nord-sud, potendo distinguere nettamente dal fondovalle engadinese alla Valtellina, sempre poi con la splendida quinta occidentale del Monte Disgrazia.
Tornati per la via di salita fino all'Alpe Fora, decidiamo di deviare il ritorno verso la Val Muretto: non si tratta di un percorso realmente alternativo rispetto a quello di andata perché è molto lungo, con saliscendi anche di qualche impegno e per un lungo tratto centrale palesemente poco frequentato. Dopo essere transitati fra le baite dell'alpe, si seguono i segnali attraverso il pascolo fino a trovare un larghissimo e comodo sentiero nel bosco; l'attraversamento della Val Nevasco segna un degrado della traccia: da qui, e per lungo tratto, l'erba è altissima, gli ontani invadenti e qualche tratto risulta scivolato a valle per il lavoro delle valanghe; qualche rara apertura nel bosco lascia scorgere nel fondovalle le case di Chiareggio. Poi gradualmente il terreno si ingentilisce e si apre nelle radure che precedono l'Alpe dell'Oro, dove si incontra una pista sconnessa che scende a confluire nella strada militare del Passo del Muretto: la percorrenza dei larghi e distanti tornanti può essere evitata inizialmente andando a reperire un sentierino minimo che scende tangente al margine destro. Successivamente si attraversa a sinistra fino a raggiungere le prime abitazioni di Chiareggio.
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