Passo Scaletta e Rifugio Mambretti
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Alla ri-scoperta del percorso medioevale dei minatori che tenevano in attività in quota misere cave di ferro (prevalentemente siderite) ed un primordiale forno fusorio: un andirivieni di pietrame da trattare e legname combustibile attraverso una gola impervia ed umida da salire e discendere con carichi oggigiorno inimmaginabili. Attualmente il passaggio è molto agevolato da un'attrezzatura con catene di progressione e qualche staffa, ma all'epoca - visto il toponimo - si presume fossero presenti scale a pioli di legno.
Nota: alla data dell'escursione due tratti di catena risultano strappati, ma si trovano in posizioni non essenziali. Il collegamento delle catene agli ancoraggi (ottimi anelli resinati) è stato allestito con "grilli" sottodimensionati ed ormai piuttosto ossidati: fidarsi con cautela.
Dal vasto ripiano erboso dove termina la carrozzabile aperta anche ai non autorizzati si procede con una serie di ripidissimi tornanti che porta all'altezza del piede della diga: qui si imbocca sulla sinistra - indicazioni - la mulattiera che sale al livello del coronamento. Lasciate le case dei guardiani, seguendo il perimetro del lago, si passano le Case di Scais e si supera un gradino boscoso per raggiungere il vasto ripiano dell'Alpe Caronno. Appena prima di toccare le baite si svolta a destra per attraversare su di un ponte angolato il torrente Caronno; da qui la segnaletica, pur sempre presente, si dirada molto e si limita ad un bollo rosso spesso piuttosto sbiadito. Ci si porta a percorrere senza traccia un vasto pascolo, fino a passare a sinistra di due enormi massi appena prima di rientrare in una zona più fittamente cespugliosa: da qui il sentiero torna ben visibile. Si prosegue lungamente in costante e regolare salita andando a raggiungere la base - qui larghissima - del canalone che si chiude nel Passo della Scaletta; qui si comincia a distinguere l'antica struttura del sentiero medioevale: benché spesso danneggiato dal terreno instabile e talora nettamente franoso, si riconosce sempre il sedime regolare senza sbalzi di pendenza e con uno schema di ripetuti traversi e tornanti adatti a chi spalleggiava pesi enormi. In questo modo, fra colate di sassi di ogni dimensione e cespugli sempre più nani, si raggiunge il bivio con il percorso (via di ritorno) per il Rifugio Mambretti e la sua bella segnaletica CAI. Pochi passi più in alto si affianca quanto resta di un forno fusorio e poi si prosegue su pura pietraia morenica fino a trovare un inghiottitoio glaciale sepolto sotto uno strato di almeno un metro di detriti: osservando attentamente, si può notare che tutta la conca al fianco destro della gola della Scaletta è effettivamente una placca di ghiaccio ricoperta di terriccio e sassi. Raggiunto su terreno fortemente instabile lo stretto imbocco del canale, si arriva a procedere sul solido fondo roccioso che, benché bagnato da ruscellamenti, risulta agevolato da una continua - dove non danneggiate - serie di catene; in un paio di punti, dove il percorso raggiunge la verticalità, si incontrano staffe metalliche infisse. Lo sbocco del passo è su di una spianata di pietrame con chiari segni delle passate attività minerarie: amplissimo verso sud il panorama sulla Val Seriana. A questo punto ci concediamo un giretto sui dossi circostanti in direzione del Pizzo Brunone, fino a trovare un bellissimo laghetto le cui acque turchesi contrastano in modo assai suggestivo con le sponde di sassi rugginosi.
Tornati al bivio sotto il forno fusorio, si volge a destra seguendo frequenti bolli rosso/bianchi e talora gialli: non esiste, fin quasi al rifugio, alcun segno di passaggio e talora la traversata fino a livello del torrente di fondovalle presenta brevi e facili passi di arrampicata. Allontanatisi dall'alveo, nel pascolo si trova un buon sentiero che, oltrepassato un tratto franoso, porta al Rifugio Mambretti, chiuso come sempre. Da qui, seguendo il normale percorso di accesso, si scende lungo la morena laterale destra dell'antico ghiacciaio, ormai ampiamente alberata, con una interminabile sequenza di serpentine; attraversati i pascoli dell'Alpe Caronno, si ritrova il percorso di salita.
https://www.relive.cc/view/vrqDmzZPeLv
Nota: alla data dell'escursione due tratti di catena risultano strappati, ma si trovano in posizioni non essenziali. Il collegamento delle catene agli ancoraggi (ottimi anelli resinati) è stato allestito con "grilli" sottodimensionati ed ormai piuttosto ossidati: fidarsi con cautela.
Dal vasto ripiano erboso dove termina la carrozzabile aperta anche ai non autorizzati si procede con una serie di ripidissimi tornanti che porta all'altezza del piede della diga: qui si imbocca sulla sinistra - indicazioni - la mulattiera che sale al livello del coronamento. Lasciate le case dei guardiani, seguendo il perimetro del lago, si passano le Case di Scais e si supera un gradino boscoso per raggiungere il vasto ripiano dell'Alpe Caronno. Appena prima di toccare le baite si svolta a destra per attraversare su di un ponte angolato il torrente Caronno; da qui la segnaletica, pur sempre presente, si dirada molto e si limita ad un bollo rosso spesso piuttosto sbiadito. Ci si porta a percorrere senza traccia un vasto pascolo, fino a passare a sinistra di due enormi massi appena prima di rientrare in una zona più fittamente cespugliosa: da qui il sentiero torna ben visibile. Si prosegue lungamente in costante e regolare salita andando a raggiungere la base - qui larghissima - del canalone che si chiude nel Passo della Scaletta; qui si comincia a distinguere l'antica struttura del sentiero medioevale: benché spesso danneggiato dal terreno instabile e talora nettamente franoso, si riconosce sempre il sedime regolare senza sbalzi di pendenza e con uno schema di ripetuti traversi e tornanti adatti a chi spalleggiava pesi enormi. In questo modo, fra colate di sassi di ogni dimensione e cespugli sempre più nani, si raggiunge il bivio con il percorso (via di ritorno) per il Rifugio Mambretti e la sua bella segnaletica CAI. Pochi passi più in alto si affianca quanto resta di un forno fusorio e poi si prosegue su pura pietraia morenica fino a trovare un inghiottitoio glaciale sepolto sotto uno strato di almeno un metro di detriti: osservando attentamente, si può notare che tutta la conca al fianco destro della gola della Scaletta è effettivamente una placca di ghiaccio ricoperta di terriccio e sassi. Raggiunto su terreno fortemente instabile lo stretto imbocco del canale, si arriva a procedere sul solido fondo roccioso che, benché bagnato da ruscellamenti, risulta agevolato da una continua - dove non danneggiate - serie di catene; in un paio di punti, dove il percorso raggiunge la verticalità, si incontrano staffe metalliche infisse. Lo sbocco del passo è su di una spianata di pietrame con chiari segni delle passate attività minerarie: amplissimo verso sud il panorama sulla Val Seriana. A questo punto ci concediamo un giretto sui dossi circostanti in direzione del Pizzo Brunone, fino a trovare un bellissimo laghetto le cui acque turchesi contrastano in modo assai suggestivo con le sponde di sassi rugginosi.
Tornati al bivio sotto il forno fusorio, si volge a destra seguendo frequenti bolli rosso/bianchi e talora gialli: non esiste, fin quasi al rifugio, alcun segno di passaggio e talora la traversata fino a livello del torrente di fondovalle presenta brevi e facili passi di arrampicata. Allontanatisi dall'alveo, nel pascolo si trova un buon sentiero che, oltrepassato un tratto franoso, porta al Rifugio Mambretti, chiuso come sempre. Da qui, seguendo il normale percorso di accesso, si scende lungo la morena laterale destra dell'antico ghiacciaio, ormai ampiamente alberata, con una interminabile sequenza di serpentine; attraversati i pascoli dell'Alpe Caronno, si ritrova il percorso di salita.
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