Castore: traversata Ovest-Est dal Guide d'Ayas al Quintino Sella
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Per me che sono un amante dei percorsi ad anello non era concepibile puntare al Castore salendo e scendendo dal Quintino Sella anche in considerazione della banalità tecnica della normale.
L'unico remore nel compiere la traversata era la presenza di Silvia (alla sua prima esperienza in alta quota), ma i timori iniziali si sono rivelati infondati grazie alla sua tranquillità anche nei passaggi clou...sì, questo tragitto va benissimo anche per gli alpinisti novellini che hanno già una buona base di escursionismo e allenamento.
Il vero "nemico" di questa traversata è piuttosto il lunghissimo tragitto da compiere. Se arrivare al Quintino può essere fatto portandosi a circa 2700 m tramite impianto, per arrivare al rifugio delle Guide d'Ayas non si ha alternativa che percorrere le 6 ore (condite da 1700 m di dislivello circa con lo zaino carico dall'attrezzatura) che partono da Saint Jaques. Fortunatamente il sentiero è talmente bello che non si presta attenzione alla fatica.
Sempre ben segnalata, l'unica nota riferita alla salita al rifugio riguarda al pezzo successivo al Mezzalama. Superata l'ultima lingua rimasta di ghiacciaio ci si trova a costeggiare la parete sulla sommità della quale sorge il Guide d'Ayas: soprattutto in alta stagione, dal rilievo possono staccarsi scariche di sassi anche di grossa entità ed è quindi meglio prendere larga la salita ed infilarsi a metà del canalone che porta al rifugio evitando i suoi fianchi.
Dal rifugio (davvero molto bello) si parte non prestissimo la mattina (verso le 5) mettendo immediatamente piede su ghiacciaio. Le prime due ore circa si svolgono alzandosi piano piano di quota verso il Zwillingsjoch seguendo la traccia che costeggia la Roccia Nera e il Polluce e con l'unico pensiero di prestare attenzione ai crepacci.
Dal colle comincia la salita che si fa subito ripida. Tratti più o meno ghiacciati non danno comunque problemi di sorta (anche Silvia è sempre tranquilla e a suo agio) fino alla base dello strappetto che conduce in cresta: qui si deve superare un crepaccio (che in realtà non da problemi) e poi circa 20 metri di paretina a 50-55° (che risulta esclusivamente divertente e assolutamente non impegnativa).
Gli ultimi 100 metri di salita si svolgono lungo una cresta discretamente affilata e affascinante su cui un po di attenzione la si deve prestare.
Dopo 4 ore scarse si è in cima circondati da un panorama che, non c'è nemmeno bisogno di dirlo, è magnifico.
La discesa verso il quintino avviene in circa 2 ore prima percorrendo la stupenda cresta (leggermente più larga di quella in salita) fino alla punta Felik e al Felikjoch dal quale una deviazione di 90° ci porta in direzione del rifugio lungo una traccia prima ripida e poi (per un interminabile ora) In leggera discesa.
Dal rifugio infine si prende il sentiero che in circa 2 ore conduce al colle di Bettaforca da dove si può scendere a Saint Jacques a piedi o utilizzando gli impianti.
In conclusione, una traversata fantastica dall'inizio alla fine che richiede come compromesso una fatica non indifferente. Alla portata di chiunque a patto di possedere un buon allenamento fisico.
Ultima nota: in 2 una corta di 10 metri è più che sufficiente
Marco
L'unico remore nel compiere la traversata era la presenza di Silvia (alla sua prima esperienza in alta quota), ma i timori iniziali si sono rivelati infondati grazie alla sua tranquillità anche nei passaggi clou...sì, questo tragitto va benissimo anche per gli alpinisti novellini che hanno già una buona base di escursionismo e allenamento.
Il vero "nemico" di questa traversata è piuttosto il lunghissimo tragitto da compiere. Se arrivare al Quintino può essere fatto portandosi a circa 2700 m tramite impianto, per arrivare al rifugio delle Guide d'Ayas non si ha alternativa che percorrere le 6 ore (condite da 1700 m di dislivello circa con lo zaino carico dall'attrezzatura) che partono da Saint Jaques. Fortunatamente il sentiero è talmente bello che non si presta attenzione alla fatica.
Sempre ben segnalata, l'unica nota riferita alla salita al rifugio riguarda al pezzo successivo al Mezzalama. Superata l'ultima lingua rimasta di ghiacciaio ci si trova a costeggiare la parete sulla sommità della quale sorge il Guide d'Ayas: soprattutto in alta stagione, dal rilievo possono staccarsi scariche di sassi anche di grossa entità ed è quindi meglio prendere larga la salita ed infilarsi a metà del canalone che porta al rifugio evitando i suoi fianchi.
Dal rifugio (davvero molto bello) si parte non prestissimo la mattina (verso le 5) mettendo immediatamente piede su ghiacciaio. Le prime due ore circa si svolgono alzandosi piano piano di quota verso il Zwillingsjoch seguendo la traccia che costeggia la Roccia Nera e il Polluce e con l'unico pensiero di prestare attenzione ai crepacci.
Dal colle comincia la salita che si fa subito ripida. Tratti più o meno ghiacciati non danno comunque problemi di sorta (anche Silvia è sempre tranquilla e a suo agio) fino alla base dello strappetto che conduce in cresta: qui si deve superare un crepaccio (che in realtà non da problemi) e poi circa 20 metri di paretina a 50-55° (che risulta esclusivamente divertente e assolutamente non impegnativa).
Gli ultimi 100 metri di salita si svolgono lungo una cresta discretamente affilata e affascinante su cui un po di attenzione la si deve prestare.
Dopo 4 ore scarse si è in cima circondati da un panorama che, non c'è nemmeno bisogno di dirlo, è magnifico.
La discesa verso il quintino avviene in circa 2 ore prima percorrendo la stupenda cresta (leggermente più larga di quella in salita) fino alla punta Felik e al Felikjoch dal quale una deviazione di 90° ci porta in direzione del rifugio lungo una traccia prima ripida e poi (per un interminabile ora) In leggera discesa.
Dal rifugio infine si prende il sentiero che in circa 2 ore conduce al colle di Bettaforca da dove si può scendere a Saint Jacques a piedi o utilizzando gli impianti.
In conclusione, una traversata fantastica dall'inizio alla fine che richiede come compromesso una fatica non indifferente. Alla portata di chiunque a patto di possedere un buon allenamento fisico.
Ultima nota: in 2 una corta di 10 metri è più che sufficiente
Marco
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