Una gita al Rifugio Pontese - Valle Orco
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Obiettivi della gita odierna:
- vedere un posto nuovo, possibilmente bellissimo;
- fare una passeggiata rilassante, adatta anche ai gusti di mia moglie,
- gustare una abbandonte mangiata al rifugio, possibilmente ben annaffiata.
Sbucati sulla diga del lago Teleccio, dopo aver comodamente parcheggiato poco sotto la stessa, appare subito evidente che il primo obiettivo è ampiamente raggiunto: ai nostri occhi il lago azzurrissimo sovrastato da pendii molti verdi sopra i quali si ergono importanti cime, anticamere del Gran Paradiso. Siamo infatti qui in Valle Orco, nel pieno del parco nazionale e a dominare la valle è la Gran Becca Meridionale della Tribolazione che in qualche modo ci ricorda il Monviso come lo avevamo visto qualche anno fa da Pian della Regina.
Camminiamo in pianura costeggiando il lago con irrilevanti saliscendi ma al momento di attaccare il pendio che sale al Rifugio appollaiato su un costone trecento metri più in alto, che il secondo obiettivo non sarà centrato mi è tristemente chiaro. Le pendenze sono da ginocchia in gola, il tracciato è costellato di fastidiosi sassi, molti tratti sono bagnati e insidiosi tanto che sono poste catene in ben due tratti.
Il "comodo sentiero" descritto in molte relazioni è in realta una via che si infila in un canalone prima di sbucare sui prati antisatanti il Rifugio. Seppur non lungo e senza pericoli oggettivi, mi sento di rivedere la defizione "comodo", soprattutto per persone con scarsa attitudine a questo tipo di terreno.
Finalmente arrivati al Rifugio, in compagnia di un buon caffè, ci godiamo per un po' lo splendido panorama, sia al sottostante lago, sia agli alpeggi alti sovrastati dalle succitate cime.
Il pranzo viene servito alle 13.00 ci avvisano, ma aspettare in questo contesto non è un problema. Intanto il luogo si affolla (oggi era prevista peraltro una Ultra Trail) e pure qualche nuvola sale da valle contribuendo al fascino dell'ambiente con i suoi vedo\non vedo.
Anche le aspettative del pranzo saranno almeno parzialmente deluse: menu fisso alla cieca, porzioni ridotte, qualità così così, simpatia mezzo e mezzo. So bene di trovarmi in un rifugio alpino e non in un ristorante gourmet, tuttavia in luoghi ben più angusti di questo sono stato molto meglio.
Comincia ora la discesa che affrontiamo per la stessa via con estrema cautela causa ginocchia ballerine di mia moglie, comunque passo dopo passo torniamo al lago e di lì velocemente all'autobile con i piedi stanchi, lo stomaco perplesso e gli occhi pieni di bellezza.
Per chi voglia effettuare un giro ad anello, dal rifugio è possibile risalire sino ad un ponte, attraversarlo e discendere dall'altre parte del lago. Questo percorso richiede un'ora e mezza, vale a dire il doppio del tempo della via "normale". La maggior lunghezza, ci ha detto la rifugista, non riduce la ripidità del percorso.
I tempi da me indicati sono relativi alla sola marcia molto molto lenta con qualche pausa.
Sviluppo: 5 km circa; SE: 8 km circa. (A\R)
- vedere un posto nuovo, possibilmente bellissimo;
- fare una passeggiata rilassante, adatta anche ai gusti di mia moglie,
- gustare una abbandonte mangiata al rifugio, possibilmente ben annaffiata.
Sbucati sulla diga del lago Teleccio, dopo aver comodamente parcheggiato poco sotto la stessa, appare subito evidente che il primo obiettivo è ampiamente raggiunto: ai nostri occhi il lago azzurrissimo sovrastato da pendii molti verdi sopra i quali si ergono importanti cime, anticamere del Gran Paradiso. Siamo infatti qui in Valle Orco, nel pieno del parco nazionale e a dominare la valle è la Gran Becca Meridionale della Tribolazione che in qualche modo ci ricorda il Monviso come lo avevamo visto qualche anno fa da Pian della Regina.
Camminiamo in pianura costeggiando il lago con irrilevanti saliscendi ma al momento di attaccare il pendio che sale al Rifugio appollaiato su un costone trecento metri più in alto, che il secondo obiettivo non sarà centrato mi è tristemente chiaro. Le pendenze sono da ginocchia in gola, il tracciato è costellato di fastidiosi sassi, molti tratti sono bagnati e insidiosi tanto che sono poste catene in ben due tratti.
Il "comodo sentiero" descritto in molte relazioni è in realta una via che si infila in un canalone prima di sbucare sui prati antisatanti il Rifugio. Seppur non lungo e senza pericoli oggettivi, mi sento di rivedere la defizione "comodo", soprattutto per persone con scarsa attitudine a questo tipo di terreno.
Finalmente arrivati al Rifugio, in compagnia di un buon caffè, ci godiamo per un po' lo splendido panorama, sia al sottostante lago, sia agli alpeggi alti sovrastati dalle succitate cime.
Il pranzo viene servito alle 13.00 ci avvisano, ma aspettare in questo contesto non è un problema. Intanto il luogo si affolla (oggi era prevista peraltro una Ultra Trail) e pure qualche nuvola sale da valle contribuendo al fascino dell'ambiente con i suoi vedo\non vedo.
Anche le aspettative del pranzo saranno almeno parzialmente deluse: menu fisso alla cieca, porzioni ridotte, qualità così così, simpatia mezzo e mezzo. So bene di trovarmi in un rifugio alpino e non in un ristorante gourmet, tuttavia in luoghi ben più angusti di questo sono stato molto meglio.
Comincia ora la discesa che affrontiamo per la stessa via con estrema cautela causa ginocchia ballerine di mia moglie, comunque passo dopo passo torniamo al lago e di lì velocemente all'autobile con i piedi stanchi, lo stomaco perplesso e gli occhi pieni di bellezza.
Per chi voglia effettuare un giro ad anello, dal rifugio è possibile risalire sino ad un ponte, attraversarlo e discendere dall'altre parte del lago. Questo percorso richiede un'ora e mezza, vale a dire il doppio del tempo della via "normale". La maggior lunghezza, ci ha detto la rifugista, non riduce la ripidità del percorso.
I tempi da me indicati sono relativi alla sola marcia molto molto lenta con qualche pausa.
Sviluppo: 5 km circa; SE: 8 km circa. (A\R)
Tourengänger:
rochi

Communities: Alpinismo Cabaret!, Hikr in italiano
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Kommentare (10)