Tguma / Piz Lars (2416 m)
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Tra una corsa e l’altra, è da dicembre che non vado in montagna. Adesso poi, se il pericolo di valanghe è basso, fa brutto, se invece fa bello, il pericolo è alto. Questo sabato vedo una finestra di bel tempo. C’è marcato, ma, prendendo spunto da un suggerimento di beppe, faccio ritorno in zona Piz Beverin per fare una cima anonima e dal nome impronunciabile (Tguma). Come sempre, lo scopo è far pratica con gli sci più che portare a casa una bella cima (per quelle c’è tutta l’estate!).
Parto da Wergenstein un po’ tardi, visto che le previsioni davano bello a partire dalla tarda mattinata, anche se nella realtà la perturbazione, e con lei le precipitazioni nevose, è terminata nel pomeriggio di ieri. I parcheggi di Mathon sono strapieni, qui a Wergenstein ci sono solo due o tre macchine oltre la mia.
Seguo le tracce fresche di altri scialpinisti. Tutte le altre sono state cancellate dalla recente nevicata. Arrivato nei pressi di Dumagns vedo un cartello di divieto di accesso nella zona di tranquillità. Accidenti, non mi sono documentato in proposito! Studio la cartina riportata sul cartello e concludo che l’opzione A che avevo in mente per raggiungere la mia meta, ovvero seguire la strada che arriva da sud, non è fattibile. Per fortuna l’opzione B, quella di passare dalla Val da Larisch, non comporta il passaggio in alcuna zona vietata. Seguo una traccia che sale verso sinistra, immaginando che poi si ricolleghi a quella che, da lontano, vedo andare verso destra. Invece, mi imbatto in due ragazzi che se ne stanno seduti fuori da una baita a prendere il sole, e lì finisce la traccia! Accidenti, dall’alto, ora, mi rendo conto di aver sbagliato clamorosamente. Cerco di chiedere, con le mie quattro parole di tedesco, se ci sono delle vie per cui è ammesso passare attraverso questa zona di tranquillità, ma, da quanto riesco a capire, la strada che avevo in mente di fare non è una di quelle, così non mi resta che tornare indietro. Ma, onde evitare di scendere di nuovo fin giù a Dumagns (cosa anche non facilissima, visto che non ho tolto le pelli), cerco di andare in traverso, in neve fresca, per riprendere la traccia (e ne approfitto per fare un po’ di esercizio di progressione con gli sci). Da qui in poi, procedo su pista battuta fino ad Alp Tumpriv, dove mi fermo per mangiare. Uno strappo da superare e poi la mia meta è in vista. Poco più di un panettone e, ciononostante, un libro di vetta! Bello però il panorama, che spazia su tante cime la maggior parte delle quali a me sconosciute.
Giusto il tempo di togliere le pelli, mettere un po’ di sciolina agli sci e sono pronto per partire. La neve, in discesa, è però un disastro. Complice anche un po’ le pendenze modeste che mi sono andato a scegliere per evitare rogne, la discesa è difficile. Il mio GPS cartografico mi aiuta ad evitare i tratti pendenti, più che altro perché con questa neve non me la sento di affrontarli con calma. In un’occasione non nego di essere sceso a scaletta, poi un capitombolo senza conseguenze se non inzupparmi nella neve! Più in basso la neve peggiora ulteriormente, diventando cartonata, al punto che non scio più ma proseguo come se avessi ancora le ciaspole. A poco a poco mi abbasso, fino a finire quasi in fondo alla vallata, dove scorre un torrente. Un tratto boscoso un po’ ripido mi mette in difficoltà: passarlo non mi sembra il caso e, appena sotto, c’è il torrente, così non mi resta che ripellare per aggirarlo. Nessun problema, è tutto esercizio, e così mi levo da ogni impaccio. Una volta tolte nuovamente le pelli, sono praticamente sulla strada battuta dagli spazzaneve. Mi guardo attorno: oggi non è giornata, di scendere in fresca non ho una gran voglia e così opto per la strada che, in questi casi, è la miglior soluzione.
Alla fine, una giornata sciisticamente poco fruttuosa, ma andare in montagna resta sempre un’ottima medicina per ogni male!
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