Gaggio (2267 m)
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Un “ingaggioso” Gaggio. In questo caso, il gioco di parole viene da sé per definire una salita tutto sommato semplice ma resa più impegnativa dalla neve presente nell’ultima parte del percorso e che ha richiesto un minimo di attenzione.
La partenza dal fondovalle bellinzonese avviene da Carasso e più precisamente alla fine di via Parè, dove una tipica mulattiera ticinese segnalata conduce prima a Coccio, nei pressi di una strada asfaltata, e poi a Marn, vasto e ben curato alpeggio. Raggiunto Baltico (dove giunge anche una teleferica), salgo a risvolti verso Monda e, poco prima di raggiungerlo, mi trovo dinanzi ad un bivio, dove si alza un vento gelido ed il Gaggio innevato fa bella mostra di sé tra gli alberi. Mi inoltro quindi nella Valle di Gorduno seguendo a destra l’ampio sentiero, dapprima pianeggiante, poi sempre più ripido che, oltrepassando Vald, raggiunge il panoramico poggio dell’Alpe Cassengo, e qui compare la prima neve. Sosta spuntino e poi via sul sentiero che prosegue in direzione W, il manto bianco è ora continuo e la progressione si fa più lenta; arrivo alla conca della Capanna Albagno in veste totalmente invernale. Faticosamente mi alzo in direzione della cresta SW, sprofondando non poco a causa degli accumuli di neve riportata dal vento. Fortunatamente, il versante meridionale del Gaggio, grazie all’esposizione, si presenta quasi totalmente erboso e l’ultimo tratto per la cima richiede prudenza solo per alcuni traversi un po’ ghiacciati che mi hanno suggerito l’uso dei ramponi.
Bellissimo il panorama dalla punta, disturbato dal fastidioso vento gelido tornato a farsi sentire ma la splendida vista in questa giornata tersa fa dimenticare di aver accumulato ben 2000 m di dislivello nelle gambe. Una nota sul libro di vetta: è contenuto in una gamella fissata in verticale alla croce e si estrae a fatica essendo piuttosto compatto, ma il problema principale è che le penne rimangono adagiate sul fondo ed infilando la mano (almeno la mia) non si riescono a raggiungere. E’ pertanto necessario portare una propria penna se lo si vuole firmare.
Dopo circa mezz’ora di pausa incomincio la discesa e, poco prima di raggiungere nuovamente la capanna, noto una traccia nella neve in direzione della Bocchetta d’Albagno, infatti da lì a poco incontro un escursionista appena sceso che si crogiola al sole e che mi conferma la buona percorribilità del mio tracciato di ritorno, ossia il classico da Mornera e che ha effettuato per salire da Monte Carasso. La neve presente non crea difatti alcun disturbo particolare (sebbene il ghiaccio in questa stagione è sempre in agguato) ed in prossimità della quota 1826 m consumo beatamente il mio pranzo, concedendomi anche un bel pisolino. Ripartito, scendo a Mornera e poi a Monda, ricongiungendomi poco dopo al percorso fatto la mattina, dal quale ritorno comodamente al punto di partenza.
Con Zeus, solito inseparabile compagno di gite per monti.
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