Creste di Savallo... la fine del mio stallo.
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Dopo 15 gg di assenza dai monti, oggi affronto in solitaria questa bella attraversata delle Creste di Savallo, creste che fino a poco tempo fa non sapevo fossero percorribili, ora, vista la giornata favorevole non mi resta che...provare a descrivere l'escursione.
Lascio la macchina nella parte alta del paese, e intercettato il Sentiero Tricolore 481 comincio a salire in moderata pendenza lungo la stradina asfaltata che poi diventa cementata. Lungo la strada incontro un local e chiedo lumi sulle Creste, lui la mette giù un po pesantina, era poco rassicurante, soprattutto per la possibilità di trovare ghiaccio, così a fine dialogo mi consiglia di salire dalla Malga Vaso e una volta in quota scendere per le Creste. Accetto il consiglio...anche se...
La cementata poco dopo si trasforma in sterrata, nei pressi di Tremosera, ed ora con un lungo percorso in moderata pendenza, ma con fondo ghiacciato, giungo alla Malga Vaso dove lascio la sterrata, per puntare in maniera ripida in direzione della conca del Colle di Nasego. Giunto al Colle guardo l'orario, prima di avviarmi verso le creste vorrei salire sul M. Palo che si trova in direzione opposta alle creste stesse; quardo l'orario perchè oggi le gambe non girano, e anche il fiato latita, ma sono solo le 11:00, quindi, Monte Palo sia!
In cima non c'è anima viva e il silenzio mi abbraccia mentre osservo le cime vicine, ma soprattutto quelle lontane, che riconosco per l'inconfondibile sagoma, il clima è quasi mite. Meraviglioso da qua vedere il Monviso...
Mi fermo giusto il tempo di mangiare un panino, poi senza correre mi porto nei pressi di un affollato rifugio Nasego, dove per questa volta non mi fermo a salutare i volontari che lo gestiscono, lo faccio a malincuore, ma devo continuare il mio cammino sulla ripida salita che porta alla Corna di Savallo. Visto che il fisico non risponde ai comandi meglio proseguire per non essere colto poi dal buio.
Anche sulla Corna di Savallo sono solo, il comodo rifugio catalizza gli escursionisti presenti in zona, così ancora una volta mi godo il silenzio; se a S.O. domina la vetta del Monviso, a N.N.E. sono il Cornone di Blumone e il Carè Alto a svettare tra le tante cime, mentre a S.E. è la "pancia" del Lago di Garda a catalizzare il mio interesse. Poi ecco le creste, che tra paglione e roccette si estendono a Est.
La traccia parte accanto all'uscita della Ferrata Nasego, tanto che è facile sbagliare, perchè sul sentiero delle creste, per un breve tratto, è presente un cavo d'acciaio. Scendo per 5/6 metri da questo canalino scivoloso, stando attento al canale erboso e un po esposto che in maniera scoscesa precipita a destra, dall'alto la vista non tranquillizza, ma una volta passato il breve tratto, ci si accorge che il passaggio è abbastanza facile. Affronto un altro brevissimo tratto attrezzato e un po aereo, poi la flebile traccia (bolli gialli, attenti a seguirli per non inguaiarvi) mi porta in un zona ombrosa ed esposta dove il paglione nasconde brevi tratti ghiacciati, ma il tutto è risolvibile in breve tempo. Attenti anche alla zona soliva, il pericolo di scivolare è comunque elevato, passo sicuro, quindi.
E' un susseguirsi di saliscendi, a volte ripidissimi, si passano canalini e zone wild dove è difficile scorgere la bollatura, in questi casi è meglio fermarsi e guardare bene dove continua la traccia. Finalmente arrivo sulla Corna Centrale, poi sulle altre due cime, che mi accorgo di aver fatto solo perchè ho guardato l'altimetria sul Gps. Nessuna croce od ometto.
Passate le due Corna tutto si fa un po più facile, si passa ancora qualche zona un po wild, ma tutto sommato la traccia non è male, traccia stretta ma ben individuabile. In lontananza comincio a vedere la Stella di Savallo, la traccia è visibile e prosegue in brevissimi saliscendi. Arrivo alla Stella, che oltre ad avere una piccola croce ha appunto una stella di Natale di dimensioni notevoli, stlilisticamente è orrenda. Da qua vedo l'abitato di Mura.
Mi fermo al bel bivacco adiacente la vetta, poi intercetto il sentiero (bollatura blu) che con stretti tornanti attraversa un bosco di agrifogli, poco dopo la bollatura giallo e blu si sovrappone. Passo una casetta di cacciatori chiamata Maros, poi arrivo ad un bivio; a destra si stacca la stretta traccia bollata di giallo, mentre il sentiero bollato di blu sembra più bello e fattibile. Io per farmi del male proseguo sulla traccia bollata di giallo, ma dopo 5 minuti mi accorgo che la via fa un giro illogico per arrivare a Mura, secondo me ci si arriva, ma io sono tornato sui miei passi e ho preso il bel sentiero bollato di blu.
Sbucato su una strada sterrata, piegando a sinistra si raggiunge in breve il sentiero 481 per poi tornare a Mura, ma la mia curiosità mi spinge a camminare in opposta direzione, sempre su strada sterrata. Dopo aver passato un paio di baite la vista si apre su Mura, ora bisogna abbandonare la sterrata per scendere a muzzo. Ma come se i terreni sono recintati con il filo spinato?
Riesco a trovare uno spiraglio, scendo per i prati, e poi... ecco un fitto boschetto dove rami e sterpaglie bloccano il cammino, mi faccio largo tra gli arbusti, poi penso di intravedere una vecchia ed abbandonata traccia, magari la vedo solo io, ma ci credo. La ricerca va a buon fine e sbuco sulla sterrata (481) a pochi passi da Mura, trotterello felice e un po stanco, ma anche questa escursione di "ricerca" si è conclusa nei migliore dei modi.
Nota 1): Giro tutto sommato non complicato, adatto agli amanti del wild. Come sempre, con il cielo terso, da queste modeste alture la visuale è splendida, e con le giornate lunghe si possono fare dei bei gironi concatenando quasi una decina di vette. C'è qualche passaggio di I°- I°+. Comunque, a giro concluso, potevo salire direttamente per le creste e scendere dalla Malga Vaso.
Nota 3):

BEFANA (Ironia canaglia).
La Befana vien di notte, con le mutande tutte rotte,
ma sia detto con rispetto, io non do la colpa al letto,
penso solo alla scaloppa, e al bel legno che s' ingroppa.
Questa storia è un gran supplizio, lato, retro e frontespizio,
ma il supplizio fa sognare, e tu non devi pensar male,
e se col manico di Tizio, poi s'aggrega S. Patrizio, col suo fare da malizio, tappa buchi ed orifizio.
La storiella la sappiamo, alle volte la schifiamo,
ma poi arriva il 6 gennaio, un 6 che elimina il mio guaio,
porta via le feste e il clero, ed il presepe con Lutero.
La Befana è bella e buona, ma non penso sia cogliona,
risistema le mutande, le lenzuola e poi le brande,
quindi attento mal pensante, sbarra tutte le tue ante.
Spente luci e poi fornaci, torneremo un po più audaci,
niente amore e regalini, solo spranghe e poi pallini,
spari al nero e al pederasta, è quel che sogni, punto e basta.
Non son qua a portar inganno, scrivo solo dal mio scranno,
non credete più alle feste, o vi coglierà la peste,
quindi, ciao Befana porta via, sta rottura di poesia.
A' la prochaine! Menek
Tourengänger:
Menek

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