Impressioni di novembre (in Valcuvia)
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Domenica ho la mattinata libera ma il tempo non è un granché, pioviggina e non si prevedono schiarite. Mi chiedo: vale la pena di uscire, andare a bagnarmi e far fatica senza poter vedere alcun panorama? La risposta me la son data cammin facendo. Certo che sì. Anche su sentieri percorsi millanta volte c'è sempre qualcosa di nuovo, qualcosa da scoprire. Può essere un particolare incontro o la vegetazione che cambia o i colori della natura. Inoltre l'attività fisica nella natura non può che farti bene.
Con questi pensieri in mente prendo la macchina e raggiungo Val Alta e, da lì, inizio il cammino. Prendo la strada militare che scende al Forte di Vallalta, postazione di batteria in caverna costruita durante la I Guerra Mondiale. Vado alla ricerca di un sentiero abbandonato che avevo trovato a settembre in periodo di funghi. L'imbocco è poco evidente ma con qualche difficoltà, dovuta al terreno ripido e viscido, lo trovo e lo seguo. La via si distacca progressivamente dalla strada militare restandone parallela. Guadagno quota superando alberi caduti e tratti franati. In qualche valletta la via manca ma riesco ad individuarla poco dopo. Noto qualche sbiadito segno in vernice rossa che sta a significare che questa via era utilizzata. Lungo il sentiero incontro, a poca distanza l'una dall'altra, tre piazzuole pianeggianti evidentemente artificiali. Forse erano utilizzate per realizzare delle carbonaie (cataste di legna da cui ricavare carbone vegetale tramite combustione imperfetta). Arrivo ad una fascia di rocce dove trovo l'ultimo segno rosso. Quando, un paio di mesi fa, ero giunto qui, osservando le isoipse sulla cartina, mi ero reso conto di essere sulla cresta nord che porta alla cima. Come allora cambio decisamente direzione e seguo questa via inerpicandomi lungo il pendio. In alcuni tratti è necessario l'uso delle mani e il sostegno degli alberi. Diversi punti offrono visuali panoramiche ma non oggi. Guadagno quota prestando attenzione specialmente al terreno reso viscido dalle piogge. Raggiungo la cima boscata del monte senza nome su tutte le cartine. Su hikr la cima è segnata come Monte San Martino poiché, in effetti, è la quota più elevata del monte mentre su tutte le cartine il Monte San Martino è cima secondaria dove è situata la chiesa di vetta con vicino il rifugio omonimo. Mi è stato riferito che questa cima si chiama Punta Mesenzana essendo, in effetti, il punto più alto del comune di Mesenzana. Fonte di questa affermazione è l'attuale sindaco di Mesenzana. Scendo inizialmente lungo la cresta in direzione del Monte Colonna poi, quando la via inizia a complicarsi la abbandono per scendere ad una comoda pista forestale che mi porta alla strada militare. Da qui in avanti seguo i sentieri ufficiali. Seguo la strada militare per poi deviare a destra sul sentiero che mi porta alla croce di vetta del Monte Colonna. Prendo la via del ritorno seguendo i miei passi.
Dopo la fatica della salita mi rilasso e mi guardo finalmente intorno. Mi rendo conto di trovarmi in un ambiente fiabesco. Tra le varie tonalità di colori delle foglie, i contrasti cromatici resi più evidenti dalla pioggia mi muovo in un ambiente ovattato dove la nebbia regala sensazioni oniriche e mi sorprendo, passo dopo passo, di ciò che la natura dispensa a chi abbia la fortuna di frequentarla.
Proseguo sulla strada militare fino a raggiungere quella asfaltata che sale, in breve, alla chiesetta di San Martino in culmine. Prendo il sentiero che, dietro la chiesa, scende al posteggio e quindi a Vallalta, concludendo la breve escursione.
Note: la classificazione T4, relativa unicamente alla salita, è dovuta alla difficoltà di trovare la via e al terreno ripido e, in questa occasione, scivoloso.
Purtroppo non avevo con me la macchina fotografica e mi sono arrangiato col telefonino.
Con questi pensieri in mente prendo la macchina e raggiungo Val Alta e, da lì, inizio il cammino. Prendo la strada militare che scende al Forte di Vallalta, postazione di batteria in caverna costruita durante la I Guerra Mondiale. Vado alla ricerca di un sentiero abbandonato che avevo trovato a settembre in periodo di funghi. L'imbocco è poco evidente ma con qualche difficoltà, dovuta al terreno ripido e viscido, lo trovo e lo seguo. La via si distacca progressivamente dalla strada militare restandone parallela. Guadagno quota superando alberi caduti e tratti franati. In qualche valletta la via manca ma riesco ad individuarla poco dopo. Noto qualche sbiadito segno in vernice rossa che sta a significare che questa via era utilizzata. Lungo il sentiero incontro, a poca distanza l'una dall'altra, tre piazzuole pianeggianti evidentemente artificiali. Forse erano utilizzate per realizzare delle carbonaie (cataste di legna da cui ricavare carbone vegetale tramite combustione imperfetta). Arrivo ad una fascia di rocce dove trovo l'ultimo segno rosso. Quando, un paio di mesi fa, ero giunto qui, osservando le isoipse sulla cartina, mi ero reso conto di essere sulla cresta nord che porta alla cima. Come allora cambio decisamente direzione e seguo questa via inerpicandomi lungo il pendio. In alcuni tratti è necessario l'uso delle mani e il sostegno degli alberi. Diversi punti offrono visuali panoramiche ma non oggi. Guadagno quota prestando attenzione specialmente al terreno reso viscido dalle piogge. Raggiungo la cima boscata del monte senza nome su tutte le cartine. Su hikr la cima è segnata come Monte San Martino poiché, in effetti, è la quota più elevata del monte mentre su tutte le cartine il Monte San Martino è cima secondaria dove è situata la chiesa di vetta con vicino il rifugio omonimo. Mi è stato riferito che questa cima si chiama Punta Mesenzana essendo, in effetti, il punto più alto del comune di Mesenzana. Fonte di questa affermazione è l'attuale sindaco di Mesenzana. Scendo inizialmente lungo la cresta in direzione del Monte Colonna poi, quando la via inizia a complicarsi la abbandono per scendere ad una comoda pista forestale che mi porta alla strada militare. Da qui in avanti seguo i sentieri ufficiali. Seguo la strada militare per poi deviare a destra sul sentiero che mi porta alla croce di vetta del Monte Colonna. Prendo la via del ritorno seguendo i miei passi.
Dopo la fatica della salita mi rilasso e mi guardo finalmente intorno. Mi rendo conto di trovarmi in un ambiente fiabesco. Tra le varie tonalità di colori delle foglie, i contrasti cromatici resi più evidenti dalla pioggia mi muovo in un ambiente ovattato dove la nebbia regala sensazioni oniriche e mi sorprendo, passo dopo passo, di ciò che la natura dispensa a chi abbia la fortuna di frequentarla.
Proseguo sulla strada militare fino a raggiungere quella asfaltata che sale, in breve, alla chiesetta di San Martino in culmine. Prendo il sentiero che, dietro la chiesa, scende al posteggio e quindi a Vallalta, concludendo la breve escursione.
Note: la classificazione T4, relativa unicamente alla salita, è dovuta alla difficoltà di trovare la via e al terreno ripido e, in questa occasione, scivoloso.
Purtroppo non avevo con me la macchina fotografica e mi sono arrangiato col telefonino.
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