Monte Emilius per la cresta ovest (via ferrata)
Andiamo all'Emilius?
Andiamo alll'Emilius!
Ma dov'è l'Emilius?
E' la montagna di Aosta...
e c'è pure una bella ferrata.
E così un sabato pomeriggio ben carichi ci troviamo a salire in mezzo alle piste da sci di Pila, a schivare montain biker indiavolati e a tentare di digerire il lauto pranzo consumato nel parcheggio della seggiovia...un inizio non del tutto incoraggiante a dir poco.
Ma superata l'ultima seggiovia un canto ci giunge all'orecchio, sulle rive del bel lago Chamolé un coretto intona un canone gregoriano, la montagna così ci accoglie e ci invita alla contemplazione.Appena sopra il lago il diavoletto dell'avventura ci attende: il rifugio è a meno di mezz'ora, mica arriveremo all'ora del te in questo pomeriggio dolce e luminoso. Un cartello invitante ci attira: Pointe de la Valletta 1h 15'.
E così ci avviamo sul bel crinale sassoso che offre viste stupende: da un lato la nostra meta di domani, l'Emilius, con l'inquietante cresta ovest i cui piedi si vede il bianco bivacco Federico Zullo. Dall'altro lato la Grivola ci scruta altera e, là in fondo, più dolce, il Gran Paradiso riluce del suo ghiacciaio. E' bello scendere nella luce del giorno che si spegne, il fresco del vento che ci accompagna.
Il rifugio Arbolle è una vera reggia, camerette da quattro, soggiorno in legno, cucina eccellente e, sopresa, alla sera la proiezione del film su Walter Bonatti nella sala cinema. Così le ore passano e la notte diventa breve.
Quando suona la sveglia è notte fonda, una nebbiolina indugia nella valle, al di sopra una meravigliosa stellata. Partiamo prima delle sei alla luce delle frontali. Per raggiungere l'avvio della ferrata bisogna prima scendere nel vallone di Comboé su di un ripido sentiero perdendo quasi 400 metri di dislivello. Mentre viene chiaro attacchiamo una ripida salita nel bosco che porta al pianoro detritico sotto il colle; dietro di noi il Monte Bianco si illumina d'improvviso di rosa e di bianco al di sopra della nebbiolina che indugia nel fondovalle.
Il pendio che sale al bivacco sembra non finire mai; l'ambiente è desolato e severo, sopra di noi si staglia il ponte tibetano della ferrata contro il cielo; un giovane stambecco manco ci degna di uno sguardo. Sbuchiamo al colle, due escursionisti infreddoliti emergono dal bivacco, sarà anche un posto suggestivo, ma non è proprio il massimo della comodità! In compenso il panorama è incredibile, oltre la becca di Nona tutte le alpi vallesane dal Cervino al Rosa!
Battendo i denti per il freddo ci attrezziamo per la cresta. La salita è subito molto ripida ma su rocce facili, il cavo della ferrata serve raramente, per molti tratti c'è anche n sentierino. In breve siamo alla prima torre a picco sul ponte; una discesa un po' aerea ci porta sul ponte, per la verità un po' impressionante all'inizio, Siamo già ben sopra i 3000 metri; con brio si sale in modo abbastanza continuo su rocce rotte e facili passaggi, a tratti attrezzati con grappe di ferro. I panorami hanno dell'incredibile; creste di roccia, grandi abissi e poi la quinta delle alpi vallesane sullo sfondo.
Alle dieci siamo già al Piccolo Emilius a quasi 3300 metri. Un balcone strordinario sulla val d'Aosta, il Gran Paradiso e la Grivola. Di qui in caso di necessità è possibile scendere al rifugio Arbolle per ripide pietraie. La vetta sembra vicina, ma ci vorranno ancora oltre due ore. Dappima la cresta è pianeggiante, con tratti larghi alternati a grandi placche che si superano in aderenza (con la tranquillità del cavo). Poi attacchiamo il risalto sommitale che ha i passaggi più ripidi, tutti ben attrezzati con grappe di ferro. La ferrata qui è a tratti aerea.
La fatica ormai si fa' sentire quando attacchiamo l'ultimo diedro che permette di uscire in cresta. lassù contro il cielo la vetta con la sua madonnina e almeno una cinquantina di persone, in gran parte salite dalla via normale - sulla ferrata abbiamo incontrato forse una decina di persone. E' una grande felicità essere arrivati insieme su questa cima che è un balcone straordinario su valli e monti a perdita d'occhio.
Purtroppo non siamo ancora in fondo. La discesa ci sembra interminabile complice un po' di fatica. La normale dell'Emilius si svolge su di una cresta un po' ripida, poi sotto traversa ripide sassaie prima di raggiungere un decente sentiero che però fa' un lungo giro per raggiungere il tanto agognato rifugio. Spendiamo le ultime energie nella risalita al Colle Chamolè e poi ci tuffiamo a valle verso Pila, dove finalmente ci attende un meritato aperitivo, a festeggiare una gita indimenticabile.
Percorso veramente stupendo che offre panorami straordinari sia dalla cresta che dalla vetta dell'Emilius, uno dei migliori balconi sulla Valle d'Aosta. La cresta è in gran parte percorribile con i propri mezzi su tracce di sentiero e facili roccette. I passaggi più impegnativi sul risalto sommitale sono attrezzati abbondantemente con grappe di ferro, conviene utilizzare l'assicurazione sul cavo solo dove è indispensabile altrimenti si perde troppo tempo. Non serve materiale di assicurazione oltre il set da ferrata; data la quota si può però trovare neve fino a estata inoltrata. La difficoltà principale è la lunghezza sia del tratto di cresta, sia dell'avvicinamento che del rientro dalla normale. Noi abbiamo impiegato circa 2h ore dal rifugio al bivacco, quasi 4h per la cresta e altre 2h per la discesa al rifugio, cui bisogna aggiungere almeno un'ora alla seggiovia del Chamolé che scende a Pila.
Andiamo alll'Emilius!
Ma dov'è l'Emilius?
E' la montagna di Aosta...
e c'è pure una bella ferrata.
E così un sabato pomeriggio ben carichi ci troviamo a salire in mezzo alle piste da sci di Pila, a schivare montain biker indiavolati e a tentare di digerire il lauto pranzo consumato nel parcheggio della seggiovia...un inizio non del tutto incoraggiante a dir poco.
Ma superata l'ultima seggiovia un canto ci giunge all'orecchio, sulle rive del bel lago Chamolé un coretto intona un canone gregoriano, la montagna così ci accoglie e ci invita alla contemplazione.Appena sopra il lago il diavoletto dell'avventura ci attende: il rifugio è a meno di mezz'ora, mica arriveremo all'ora del te in questo pomeriggio dolce e luminoso. Un cartello invitante ci attira: Pointe de la Valletta 1h 15'.
E così ci avviamo sul bel crinale sassoso che offre viste stupende: da un lato la nostra meta di domani, l'Emilius, con l'inquietante cresta ovest i cui piedi si vede il bianco bivacco Federico Zullo. Dall'altro lato la Grivola ci scruta altera e, là in fondo, più dolce, il Gran Paradiso riluce del suo ghiacciaio. E' bello scendere nella luce del giorno che si spegne, il fresco del vento che ci accompagna.
Il rifugio Arbolle è una vera reggia, camerette da quattro, soggiorno in legno, cucina eccellente e, sopresa, alla sera la proiezione del film su Walter Bonatti nella sala cinema. Così le ore passano e la notte diventa breve.
Quando suona la sveglia è notte fonda, una nebbiolina indugia nella valle, al di sopra una meravigliosa stellata. Partiamo prima delle sei alla luce delle frontali. Per raggiungere l'avvio della ferrata bisogna prima scendere nel vallone di Comboé su di un ripido sentiero perdendo quasi 400 metri di dislivello. Mentre viene chiaro attacchiamo una ripida salita nel bosco che porta al pianoro detritico sotto il colle; dietro di noi il Monte Bianco si illumina d'improvviso di rosa e di bianco al di sopra della nebbiolina che indugia nel fondovalle.
Il pendio che sale al bivacco sembra non finire mai; l'ambiente è desolato e severo, sopra di noi si staglia il ponte tibetano della ferrata contro il cielo; un giovane stambecco manco ci degna di uno sguardo. Sbuchiamo al colle, due escursionisti infreddoliti emergono dal bivacco, sarà anche un posto suggestivo, ma non è proprio il massimo della comodità! In compenso il panorama è incredibile, oltre la becca di Nona tutte le alpi vallesane dal Cervino al Rosa!
Battendo i denti per il freddo ci attrezziamo per la cresta. La salita è subito molto ripida ma su rocce facili, il cavo della ferrata serve raramente, per molti tratti c'è anche n sentierino. In breve siamo alla prima torre a picco sul ponte; una discesa un po' aerea ci porta sul ponte, per la verità un po' impressionante all'inizio, Siamo già ben sopra i 3000 metri; con brio si sale in modo abbastanza continuo su rocce rotte e facili passaggi, a tratti attrezzati con grappe di ferro. I panorami hanno dell'incredibile; creste di roccia, grandi abissi e poi la quinta delle alpi vallesane sullo sfondo.
Alle dieci siamo già al Piccolo Emilius a quasi 3300 metri. Un balcone strordinario sulla val d'Aosta, il Gran Paradiso e la Grivola. Di qui in caso di necessità è possibile scendere al rifugio Arbolle per ripide pietraie. La vetta sembra vicina, ma ci vorranno ancora oltre due ore. Dappima la cresta è pianeggiante, con tratti larghi alternati a grandi placche che si superano in aderenza (con la tranquillità del cavo). Poi attacchiamo il risalto sommitale che ha i passaggi più ripidi, tutti ben attrezzati con grappe di ferro. La ferrata qui è a tratti aerea.
La fatica ormai si fa' sentire quando attacchiamo l'ultimo diedro che permette di uscire in cresta. lassù contro il cielo la vetta con la sua madonnina e almeno una cinquantina di persone, in gran parte salite dalla via normale - sulla ferrata abbiamo incontrato forse una decina di persone. E' una grande felicità essere arrivati insieme su questa cima che è un balcone straordinario su valli e monti a perdita d'occhio.
Purtroppo non siamo ancora in fondo. La discesa ci sembra interminabile complice un po' di fatica. La normale dell'Emilius si svolge su di una cresta un po' ripida, poi sotto traversa ripide sassaie prima di raggiungere un decente sentiero che però fa' un lungo giro per raggiungere il tanto agognato rifugio. Spendiamo le ultime energie nella risalita al Colle Chamolè e poi ci tuffiamo a valle verso Pila, dove finalmente ci attende un meritato aperitivo, a festeggiare una gita indimenticabile.
Percorso veramente stupendo che offre panorami straordinari sia dalla cresta che dalla vetta dell'Emilius, uno dei migliori balconi sulla Valle d'Aosta. La cresta è in gran parte percorribile con i propri mezzi su tracce di sentiero e facili roccette. I passaggi più impegnativi sul risalto sommitale sono attrezzati abbondantemente con grappe di ferro, conviene utilizzare l'assicurazione sul cavo solo dove è indispensabile altrimenti si perde troppo tempo. Non serve materiale di assicurazione oltre il set da ferrata; data la quota si può però trovare neve fino a estata inoltrata. La difficoltà principale è la lunghezza sia del tratto di cresta, sia dell'avvicinamento che del rientro dalla normale. Noi abbiamo impiegato circa 2h ore dal rifugio al bivacco, quasi 4h per la cresta e altre 2h per la discesa al rifugio, cui bisogna aggiungere almeno un'ora alla seggiovia del Chamolé che scende a Pila.
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