Monte Bianco
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22/08/2018: salita al Monte Bianco. Sveglia alla 1.30 al rifugio Gouter, colazione alla 1.50 (dieci minuti prima del previsto), partenza alle 2.25. Mi accompagna Paolo guida alpina. Come detto un anno fa, già l'anno scorso la famiglia mi voleva regalare questa ascensione e adesso è arrivato il momento. La via delle Bosses (collinette) è un susseguirsi di pendii nevosi che per i miei standard hanno una pendenza non trascurabile, alternati a tratti di cresta di neve e con qualche breve discesa. La guida imposta un ritmo lento ma regolare, mi raccomanda di seguirlo in modo da evitare soste ripetute e ravvicinate, limitandomi alle 4-5 previste per bere e mangiare qualcosa. Sembra convinta che così ce la posso fare in 5 ore e anticipare così nel rientro sia gli orari peggiori per attraversare il canale sia i possibili acquazzoni pomeridiani. Ad ogni pendio che mi si para davanti penso che non ce la farò, lo salgo appunto andando adagio e respirando profondamente. Dove è possibile, Paolo descrive delle zeta che mi favoriscono. Ogni tanto lancio una imprecazione (senza scomodare le religioni). Su uno dei primi pendii anche al buio mi faccio un'idea di dove sono: ma sì, sono sulla cima del Dome du Gouter. Un buon antipasto, intanto comincio col festeggiare il mio decimo 4000, con due zollette di zucchero e due bicchierini di tè. Lo svantaggio è che perdiamo circa 70 metri di dislivello. Alle 4.30 siamo alla Capanna Vallot, dopo due ore dal rifugio. Per fortuna che è buio così vedo quel che mi aspetta poco alla volta. Dopo aver percorso anche tratti su cresta piuttosto affilata e con pendii che scivolano da entrambi i lati, arriviamo sulla prima e poi sulla seconda “bosse”. Sono le 5.30, e' passata un'ora dalla Vallot. In questo tratto abbiamo trovato l'unico crepaccio della via quest'oggi: profondo ma stretto. Ormai c'è luce e alla terza “bosse” la parte finale della montagna è ben visibile e appare quella che sembra la cima. Si salgono le ultime rampe fino alla finta cima, poi un'ultima cresta per un dislivello di circa 30 metri e alle 6.45 poniamo piede sulla vetta del Monte Bianco, dopo 4 ore e 20 dal rifugio. Il ritmo imposto dalla guida si e' rivelato vincente: non pensavo certo di salire sul Monte Bianco senza fare fatica ma non sono stravolto e nelle mie tante simulazioni mai avevo pensato di impiegarci meno di 5 ore. Anche le condizioni della neve, buone o ottime, ci avranno aiutato. La cima e' una cresta lunga circa 100 metri. Mi piace questa sensazione di altezza che dà la montagna più alta delle Alpi. Il tempo finora è stato bello e non c'è nemmeno vento. In discesa fino al rifugio Gouter il Sole ormai splende e si apprezza l'ambiente di alta montagna che si è salito al buio. Per l'ambiente mi piacerebbe tornare, per la fatica fatta ieri nel salire al rifugio Gouter no. Se voglio trovare un neo, dal mio punto di vista, ho salito il Monte Bianco quasi senza rendermene conto: il primo giorno si è talmente a ridosso del Monte che l'Aiguille du Gouter lo nasconde alla vista, il secondo giorno la salita è stata per 3/4 al buio. Avevamo elaborato piani di riserva in base al tempo impiegato e alle condizioni meteo, piani che prevedevano anche di fermarci questa notte in uno dei rifugi, ma alle 9 siamo al rifugio Gouter e secondo le previsioni aggiornate il tempo terrà almeno fino al primo pomeriggio, quindi alle 9,45 iniziamo a scendere con meta Les Houches. Il tratto di sperone a grossi blocchi che ieri mi aveva preoccupato pensando alla discesa non mi dà problemi perché trovo appigli e appoggi ovunque. Inoltre sono in cordata con una guida che conosce a memoria dove è meglio passare. Ci manteniamo sul filo di cresta evitando tracce di sentiero presenti su entrambi i lati perché sul filo siamo meno esposti alle cadute di pietre. Il famigerato canale lo attraversiamo alle 11, stesso orario di ieri. Fino a questo momento, da che stiamo scendendo, oggi nessuna pietra è caduta. Lasciato a sinistra il rifugio Tete Rousse e scesi alla Baraque des Rognes la fatica si fa sentire, percorro l'ultimo tratto di discesa barcollando finché all'improvviso appaiono vicini prima il rifugio Nid d'Aigle poi la stazione del Tramway du Mont Blanc dove termina la nostra ascensione. Sono circa le 13,25 quindi 11 ore dopo la partenza dal rifugio Gouter. La guida è stata generosa dicendomi che degli almeno 30 clienti che ha accompagnato su questa via mi colloca, per chi segue il calcio, in zona Europa League o forse in uno spareggio per la Champions League. Certo ha avuto anche persone quasi senza esperienza o totalmente impreparate all'altitudine (spesso inglesi) o alla fatica. L'anno scorso le circostanze avevano giocato a sfavore, quest'anno hanno giocato a favore, non ultime alcune giornate più fresche e con precipitazioni in quota che hanno risistemato la via ( e il canale! ) dopo la calura di inizio agosto. Neil Armstrong diceva “nell'allunaggio tutto ciò che poteva andare male andò male”, per me stavolta “tutto quello che poteva andare bene è andato bene”. Per questa salita devo ringraziare la mia famiglia e in particolare mia moglie principale sponsor, alcuni amici che mi hanno dato molti consigli, la professionalità della guida e poi mi ci metto anche io perché le gambe arrivate in cima sono le mie. E per finire, avrebbe detto Tex Willer, anche una dannata fortuna. 21/08/2018: avvicinamento al rifugio Gouter Alle 6.30 a Courmayeur avviene l'incontro con la guida alpina, si chiama Paolo e si dimostrerà molto professionale. La partenza a piedi avviene alle 8.30 dalla stazione Nid d'Aigle del trenino del Monte Bianco, preso a Bellevue con la funivia di Les Houches, località del comune di Chamonix. Dopo venti mesi di progetti, dubbi e gite di allenamento finalmente si comincia! Il sentierino sale su pietraia fino al bivacco Baraque des Rognes, poi continua tra i sassi e con innumerevoli svolte fino al ghiacciaio di Tete Rousse che precede il rifugio omonimo. Il percorso si svolge al cospetto della parete nord della Aiguille de Bionassay con il suo ghiacciaio che arriva ancora a 2000 metri. Verso sinistra belle vedute sulle Aiguilles de Chamonix, vedo l'Aiguille du Midi e realizzo che oggi dovrò arrivare alla sua altezza. Qui non è come salire a certi rifugi del Monte Rosa dove si ha davanti lo spettacolo delle cime da scalare il giorno dopo, ma salendo sullo sperone dell'Aiguille du Gouter il Monte Bianco rimane nascosto. Attraversato il ghiacciaio su una buona traccia, con un sentiero su detriti ci portiamo sul bordo del canale / couloir, il tratto più pericoloso della via. Lo troviamo senza neve, sono le 11 e rumori di pietre cadenti non ne sentiamo. Lo attraversiamo in cordata, io dietro al passo veloce della guida. Sono 70 passi dei miei, circa 40 secondi. A partire dalle 11.30 vedremo delle pietre precipitare, anche se con frequenza non allarmante, e chi è in alto sullo sperone avvisa urlando "pierre" a coloro che sono in basso. Passato il canale / couloir iniziamo la salita dello sperone roccioso e detritico che sbuca al vecchio rifugio Gouter, 600 metri più in alto, da cui in breve su neve si traversa al rifugio nuovo. E' un'alternanza di sentierino attrezzato facile oppure senza cavi dove non sono necessari, con però un tratto intermedio di grossi blocchi senza attrezzature in cui si arrampica facilmente ma che mi da' qualche pensiero per la discesa. Devo però ricordarmi che sono accompagnato da una guida alpina! Comunque questo sperone lo maledico, faccio una fatica del diavolo, specie negli ultimi 200 metri di dislivello, colpa anche dello zaino d'alta quota. Non ricordo un rifugio più faticoso di questo. Arrivo a pensare che domani non tenterò nemmeno la cima per colpa dello sforzo di oggi, poi mi riprendo quando vedo che ho impiegato 5 ore, come indicato nelle mie documentazioni (qualcuno dice anche 5.30). E quando vedo che ho davanti tutto il pomeriggio da dedicare al riposo perché sono le 13.30. Al rifugio Gouter ogni consumazione costa almeno 5 euro (anche un caffé), nessuno alla mia tavolata si è lamentato della cena (passato di verdura con fetta di fontina, trancio di salmone non a km zero con riso e fagiolini, panna cotta), i rubinetti non danno acqua per cui ci si lava le mani con la neve, internet prende in alcuni angoli. 20/08/2018: prologo In giornata arrivo in Valle d'Aosta, faccio una passeggiata sui 2600 metri al Monte Belvedere sopra il Piccolo San Bernardo e mi sistemo nell'accogliente rifugio Monte Bianco del CAI-UGET, in Val Veny, raggiungibile in automobile. Ieri mattina mi hanno avvisato che tre giorni dopo sarebbe stato il giorno della vetta e inconsapevolmente ho cominciato a diventare un pò nervosetto e di conseguenza a ... perdere peso. Questo non va bene, così scenderò dalla montagna che mi raccoglieranno con il cucchiaino, per fortuna gradualmente mi abituo all'idea e la cosa finisce.
Tourengänger:
andrea62

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