Zucco di Pesciola per la ferrata
|
||||||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
Ancora una delle ferrate del lecchese che non abbiamo - da scarsi amatori del genere - mai percorso. Stante la festività di Ferragosto ed i relativi disagi da folla e schiamazzi, decidiamo per un avvicinamento desueto: un bel sentiero da Moggio attraverso i suoi alpeggi, lungo un vallone che solo al suo termine sfiora la conca dei Piani di Bobbio. Lungo il sentiero tutti i bivii sono ben indicati da palinature molto recenti, ma mancano del tutto i segnali a vernice, di modo che ogni deviazione secondaria lascia nel dubbio di una decisione casuale; discorso diverso per l'arrivo ai prati delle Baite Corniseglio ("Curnisei"): assenza totale di segnaletica fino a reperire una traccia di passaggio al limite superiore del bosco.
NOTA. Sulla guida "Sentieri e ferrate lecchesi" di Sandro Gandola Edizioni Il Gabbiano 1984, la nostra ferrata risulta già descritta come completata nel 1982 (in loco un cartello la riferisce al 2000) col nome di "Domenico Rebuzzini allo Zucco di Pesciola" (attualmente attribuito all'altro percorso in fondo al Vallone dei Camosci) e come attrezzata con catene di progressione e funi di assicurazione (attualmente rispettivamente sostituite e smantellate; rimangono frequenti anelli ad espansione siliconati). La descrizione sulla guida mette anche in evidenza (ora ignorate) due possibilità di rientro anticipato: a sinistra al colletto dopo la prima torre e alla fine della prima cresta erbosa.
Dal piazzale della teleferica per Corniseglio (attualmente inglobata nella vegetazione) parte - indicato - un ripido sentiero che sale a svolte nel bosco fitto, spesso lungo affioramenti rocciosi stratificati; in vista di una ampia radura prativa con baite sparse, si presenta un bivio a T privo di indicazioni: dopo aver vagato brevemente in cerca di ispirazione, risaliamo i pascoli per la linea di massima pendenza e ritroviamo il sentiero che scorre a margine del bosco. [La traccia corretta dovrebbe, al bivio, proseguire a destra oltre un abbeveratoio e raggiungere la baita al punto di arrivo della teleferica; da qui, con ampio giro antiorario, in cima ai prati.] Attraversato questo bosco semipianeggiante, si raggiunge lo snodo di sentieri di Acquadela e si prosegue lungamente verso destra con un veloce trasferimento verso la Baita Pesciola Bassa. Il sentiero si impenna lungo un dosso sassoso, per poi uscire fra cespugli sempre più radi sui pascoli di Pesciola; lunghi traversi accanto alla Baita Pesciola Alta e alle sue due bolle d'abbeverata accompagnano fino all'apertura della Bocchetta di Pesciola: sull'altro versante la spianata di Bobbio con i suoi ristoranti (rifugi?), l'intrico di seggiovie e un artificioso laghetto posticcio in funzione di serbatoio per l'innevamento artificiale. Si imbocca il Sentiero degli Stradini verso Artavaggio e lo si segue per pochi minuti con andamento a saliscendi; in corrispondenza di un avancorpo roccioso si presentano i cartelli e le scritte che indirizzano alla ferrata. Risalito per poche decine di metri il canalino a destra dell'avancorpo, si trovano i primi infissi metallici: il percorso attrezzato è su sola catena di progressione, che, date le generose dimensioni, ostacola non poco lo scorrimento dei moschettoni. [A questo punto, per inciso, io mi domando perché, almeno qui nel lecchese, si continui con questa affaticante tecnica della sola catena - vedi anche la recentissima Ferrata del Monte Ocone - quando il sistema della fune tesa (tipo San Salvatore a Lugano) presenta solo vantaggi o, per lo meno, ne evita i principali difetti…]. Tendenzialmente il percorso della ferrata è di scarsa difficoltà, con solo un paio di passaggi nettamente difficili o, più che altro, faticosi per la frequente necessità di passare i moschettoni da un infisso al successivo in condizioni di equilibrio precario; lunghi tratti sono assimilabili ad un sentiero attrezzato dove l'unica difficoltà (anche qui: fatica) è far scorrere i moschettoni. A circa metà tragitto si presenta la scelta fra una variante difficile (parete verticale con passaggi esposti, anche su gradini metallici) ed il percorso normale (che abbiamo scelto) facile e scenografico,in un canale-camino con uscita, dopo una grotticella, su breve scala a pioli. L'arrivo in vetta (piccola statua in bronzo della Madonna) è preceduto da una lunga e facile successione di cenge, terrazzini e rocce rotte attraverso le parti più praticabili della cuspide. La discesa dalla cima dello Zucco di Pesciola consiste nel raggiungere la selletta detritica allo sbocco del Canale della Madonna e scenderlo tutto - molto divertente - fra ghiaie e blocchi di roccia che, se scesi con delicatezza, sono assai meno mobili di quanto possa apparire. Raggiunto il fondo della Valle dei Camosci, si prosegue fino al Rifugio Lecco, dove, sulla sinistra, inizia un sentierino che riporta in breve alla Bocchetta di Pesciola: ripercorrendo la via di salita, si torna fino all'incrocio di sentieri di Acquadela. Allo scopo di evitare l'inutile giro di Corniseglio, decidiamo di percorrere l'unica - ma anche la più evidente - traccia non indicata sull'affollata palina di Acquadela: qualche antico residuo di vernice gialla sui faggi conduce a recentissime bandierine CAI (accuratamente solo in senso di discesa) che accompagnano con un lungo e comodissimo traverso verso sinistra agli ultimi ripidi ed incavati tornanti. Si sbuca inaspettatamente (e soprattutto senza il minimo segnale) all'altezza dell'acquedotto in Via Papa Giovanni Paolo II, a duecento metri dal parcheggio.
https://www.relive.cc/view/g23731493293
NOTA. Sulla guida "Sentieri e ferrate lecchesi" di Sandro Gandola Edizioni Il Gabbiano 1984, la nostra ferrata risulta già descritta come completata nel 1982 (in loco un cartello la riferisce al 2000) col nome di "Domenico Rebuzzini allo Zucco di Pesciola" (attualmente attribuito all'altro percorso in fondo al Vallone dei Camosci) e come attrezzata con catene di progressione e funi di assicurazione (attualmente rispettivamente sostituite e smantellate; rimangono frequenti anelli ad espansione siliconati). La descrizione sulla guida mette anche in evidenza (ora ignorate) due possibilità di rientro anticipato: a sinistra al colletto dopo la prima torre e alla fine della prima cresta erbosa.
Dal piazzale della teleferica per Corniseglio (attualmente inglobata nella vegetazione) parte - indicato - un ripido sentiero che sale a svolte nel bosco fitto, spesso lungo affioramenti rocciosi stratificati; in vista di una ampia radura prativa con baite sparse, si presenta un bivio a T privo di indicazioni: dopo aver vagato brevemente in cerca di ispirazione, risaliamo i pascoli per la linea di massima pendenza e ritroviamo il sentiero che scorre a margine del bosco. [La traccia corretta dovrebbe, al bivio, proseguire a destra oltre un abbeveratoio e raggiungere la baita al punto di arrivo della teleferica; da qui, con ampio giro antiorario, in cima ai prati.] Attraversato questo bosco semipianeggiante, si raggiunge lo snodo di sentieri di Acquadela e si prosegue lungamente verso destra con un veloce trasferimento verso la Baita Pesciola Bassa. Il sentiero si impenna lungo un dosso sassoso, per poi uscire fra cespugli sempre più radi sui pascoli di Pesciola; lunghi traversi accanto alla Baita Pesciola Alta e alle sue due bolle d'abbeverata accompagnano fino all'apertura della Bocchetta di Pesciola: sull'altro versante la spianata di Bobbio con i suoi ristoranti (rifugi?), l'intrico di seggiovie e un artificioso laghetto posticcio in funzione di serbatoio per l'innevamento artificiale. Si imbocca il Sentiero degli Stradini verso Artavaggio e lo si segue per pochi minuti con andamento a saliscendi; in corrispondenza di un avancorpo roccioso si presentano i cartelli e le scritte che indirizzano alla ferrata. Risalito per poche decine di metri il canalino a destra dell'avancorpo, si trovano i primi infissi metallici: il percorso attrezzato è su sola catena di progressione, che, date le generose dimensioni, ostacola non poco lo scorrimento dei moschettoni. [A questo punto, per inciso, io mi domando perché, almeno qui nel lecchese, si continui con questa affaticante tecnica della sola catena - vedi anche la recentissima Ferrata del Monte Ocone - quando il sistema della fune tesa (tipo San Salvatore a Lugano) presenta solo vantaggi o, per lo meno, ne evita i principali difetti…]. Tendenzialmente il percorso della ferrata è di scarsa difficoltà, con solo un paio di passaggi nettamente difficili o, più che altro, faticosi per la frequente necessità di passare i moschettoni da un infisso al successivo in condizioni di equilibrio precario; lunghi tratti sono assimilabili ad un sentiero attrezzato dove l'unica difficoltà (anche qui: fatica) è far scorrere i moschettoni. A circa metà tragitto si presenta la scelta fra una variante difficile (parete verticale con passaggi esposti, anche su gradini metallici) ed il percorso normale (che abbiamo scelto) facile e scenografico,in un canale-camino con uscita, dopo una grotticella, su breve scala a pioli. L'arrivo in vetta (piccola statua in bronzo della Madonna) è preceduto da una lunga e facile successione di cenge, terrazzini e rocce rotte attraverso le parti più praticabili della cuspide. La discesa dalla cima dello Zucco di Pesciola consiste nel raggiungere la selletta detritica allo sbocco del Canale della Madonna e scenderlo tutto - molto divertente - fra ghiaie e blocchi di roccia che, se scesi con delicatezza, sono assai meno mobili di quanto possa apparire. Raggiunto il fondo della Valle dei Camosci, si prosegue fino al Rifugio Lecco, dove, sulla sinistra, inizia un sentierino che riporta in breve alla Bocchetta di Pesciola: ripercorrendo la via di salita, si torna fino all'incrocio di sentieri di Acquadela. Allo scopo di evitare l'inutile giro di Corniseglio, decidiamo di percorrere l'unica - ma anche la più evidente - traccia non indicata sull'affollata palina di Acquadela: qualche antico residuo di vernice gialla sui faggi conduce a recentissime bandierine CAI (accuratamente solo in senso di discesa) che accompagnano con un lungo e comodissimo traverso verso sinistra agli ultimi ripidi ed incavati tornanti. Si sbuca inaspettatamente (e soprattutto senza il minimo segnale) all'altezza dell'acquedotto in Via Papa Giovanni Paolo II, a duecento metri dal parcheggio.
https://www.relive.cc/view/g23731493293
Communities: Hikr in italiano
Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
![]() | Geodaten | ||
![]() | Errori di percorso alle Baite Corniseglio. Ovvia inaffidabilità della traccia lungo la ferrata verticale. |
Kommentare (2)