Piani Resinelli dal Sentiero delle Sponde
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Continuiamo con la riscoperta di vecchi tracciati escursionistici dimenticati, al margine dei soliti sovraffollati percorsi della Grignetta. Questo del Sentiero delle Sponde, ancora ben presente su mappe e guide di soli 20 o 30 anni fa, e nonostante una inequivocabile marcatura a vernice giallo/blu, è ormai virtualmente scomparso: la crescita dell'erba è tale che spesso accade di camminare per centinaia di metri senza poter vedere le proprie gambe sotto il ginocchio, per di più lungo cenge ormai molto strette ed esposte, dove solo la vegetazione a fitti cespugli attenua l'effetto psicologico. Eppure, in origine, doveva trattarsi di una via di grande passaggio (forse la principale quando fra Ballabio e il Colle di Balisio si formava per disgelo o piogge eccezionali un lago? Accadde le ultime due volte nel 1882 e nel 1888, quando vennero portate anche barche da Lecco per il traghettamento), ampiamente scavata nel pendio, con opere di sostegno a valle e lavorazione ad adeguamento degli affioramenti rocciosi.
Attualmente il sentiero risulta molto frequentato fino all'altezza del Dito Dones, per le sue belle e frequentate vie d'arrampicata, e conserva tracce del lavoro dei carbonai all'uscita in Valle dei Lavagioli: qui termina bruscamente in una abbandonata pista forestale (una di quelle malamente abbozzate al solo ed unico scopo di lucrare sui finanziamenti europei per lo sviluppo agricolo e forestale).
Tutto considerato, a parte l'eventuale curiosità da parte di appassionati del genere, attualmente non mi sembra un percorso consigliabile all'escursionista medio.
Dal parcheggio di Ballabio Superiore, lasciando a sinistra la strada per i Piani Resinelli, si sale diritto a fianco del torrente Grigna seguendo le indicazioni per la Chiesetta degli Alpini: inizialmente è una strada asfaltata che poi diventa sterrata e quindi mulattiera sassosa fino ad un bivio presso una zona di grandi massi. Accanto al "Dente della Vecchia" (alcune vie spittate), si prende verso destra e si traversa in piano fino ad incontrare la carrareccia di accesso alla chiesetta: lasciato il tempietto sulla destra, si prosegue raggiungendo i prati della Cascina Piazza; presso il margine superiore del bosco si trova il sentiero che si dirige, molto delineato, alla guglia del Dito Dones. Oltrepassati gli attacchi (ometto) della "Via del Vento" e della "Via Lunga", si volge a sinistra risalendo un ripido canalino di sassi e ghiaie smosse (reale pericolo di colpire il compagno che sale per secondo: salire a turno) finchè una strettoia induce ad uscirne momentaneamente sulla destra (passaggio di 1°): si torna sul fondo in corrispondenza dell'inizio delle corde fisse che agevolano l'accesso alle vie della parte alta del Dito Dones e a quelle dell'adiacente Zucco di Teral. Le ghiaie si estinguono presso una selletta boscosa sulla Costa della Preson, in corrispondenza di un bivio: lasciando a destra la traccia che retroverte per tornare a Ballabio (nessuna indicazione), ci si dirige in ripida discesa a sinistra nel bosco inselvatichito fino ad imboccare il lungo passaggio artificialmente adattato che ospita le labilissime tracce di sentiero residue. Attraversando in successione la Valle di Medasciola, la Valle Boriacco, il Canale dei Fontanelli e la Valle di Gerabella, si raggiunge infine un versante meno ripido che sfocia nei disboscamenti della Valle dei Lavagioli: a questo punto non rimane che risalire la disastrata pista forestale erosa dallo scorrimento delle acque meteoriche e resa impraticabile dai franamenti di un grossolano sbancamento. Superati parecchi tornanti, la pista affianca due appostamenti di caccia ed entra nelle pertinenze dell'azienda zootecnica dell'Alpe Mus'cera, immettendosi in breve nel tracciato della Traversata Bassa, proprio in corrispondenza del bivio col sentiero dell'Alpe Campione. Seguendo la Traversata verso sinistra, si raggiunge la Selletta di Mus'cera e si prosegue su strada bianca verso l'Alpe Cassino e il Rifugio Soldanella. Oltrepassatolo poche decine di metri si volge a sinistra in Via Corno Nibbio, verso il vicino Corno del Nibbio Settentrionale, nota palestra di roccia, e, poco prima di raggiungerlo, si segue l'indicazione per Ballabio lungo la Val Grande; un bellissimo sentiero in comoda discesa traversa le propaggini del Canalone Porta fino a raggiungere la radura dell'Alpe Cavallo: qui il sentiero si perde nell'erba, ma scendendo per la linea di massima pendenza, al limitare del bosco la traccia riprende. La discesa prosegue sempre accentuata e scavata dall'acqua, fino a ritornare alla zona meno ripida e sparsa di massi presso il "Dente della Vecchia", già percorsa in salita. Da qui lungo il percorso di andata.
https://www.relive.cc/view/g22284178507
Attualmente il sentiero risulta molto frequentato fino all'altezza del Dito Dones, per le sue belle e frequentate vie d'arrampicata, e conserva tracce del lavoro dei carbonai all'uscita in Valle dei Lavagioli: qui termina bruscamente in una abbandonata pista forestale (una di quelle malamente abbozzate al solo ed unico scopo di lucrare sui finanziamenti europei per lo sviluppo agricolo e forestale).
Tutto considerato, a parte l'eventuale curiosità da parte di appassionati del genere, attualmente non mi sembra un percorso consigliabile all'escursionista medio.
Dal parcheggio di Ballabio Superiore, lasciando a sinistra la strada per i Piani Resinelli, si sale diritto a fianco del torrente Grigna seguendo le indicazioni per la Chiesetta degli Alpini: inizialmente è una strada asfaltata che poi diventa sterrata e quindi mulattiera sassosa fino ad un bivio presso una zona di grandi massi. Accanto al "Dente della Vecchia" (alcune vie spittate), si prende verso destra e si traversa in piano fino ad incontrare la carrareccia di accesso alla chiesetta: lasciato il tempietto sulla destra, si prosegue raggiungendo i prati della Cascina Piazza; presso il margine superiore del bosco si trova il sentiero che si dirige, molto delineato, alla guglia del Dito Dones. Oltrepassati gli attacchi (ometto) della "Via del Vento" e della "Via Lunga", si volge a sinistra risalendo un ripido canalino di sassi e ghiaie smosse (reale pericolo di colpire il compagno che sale per secondo: salire a turno) finchè una strettoia induce ad uscirne momentaneamente sulla destra (passaggio di 1°): si torna sul fondo in corrispondenza dell'inizio delle corde fisse che agevolano l'accesso alle vie della parte alta del Dito Dones e a quelle dell'adiacente Zucco di Teral. Le ghiaie si estinguono presso una selletta boscosa sulla Costa della Preson, in corrispondenza di un bivio: lasciando a destra la traccia che retroverte per tornare a Ballabio (nessuna indicazione), ci si dirige in ripida discesa a sinistra nel bosco inselvatichito fino ad imboccare il lungo passaggio artificialmente adattato che ospita le labilissime tracce di sentiero residue. Attraversando in successione la Valle di Medasciola, la Valle Boriacco, il Canale dei Fontanelli e la Valle di Gerabella, si raggiunge infine un versante meno ripido che sfocia nei disboscamenti della Valle dei Lavagioli: a questo punto non rimane che risalire la disastrata pista forestale erosa dallo scorrimento delle acque meteoriche e resa impraticabile dai franamenti di un grossolano sbancamento. Superati parecchi tornanti, la pista affianca due appostamenti di caccia ed entra nelle pertinenze dell'azienda zootecnica dell'Alpe Mus'cera, immettendosi in breve nel tracciato della Traversata Bassa, proprio in corrispondenza del bivio col sentiero dell'Alpe Campione. Seguendo la Traversata verso sinistra, si raggiunge la Selletta di Mus'cera e si prosegue su strada bianca verso l'Alpe Cassino e il Rifugio Soldanella. Oltrepassatolo poche decine di metri si volge a sinistra in Via Corno Nibbio, verso il vicino Corno del Nibbio Settentrionale, nota palestra di roccia, e, poco prima di raggiungerlo, si segue l'indicazione per Ballabio lungo la Val Grande; un bellissimo sentiero in comoda discesa traversa le propaggini del Canalone Porta fino a raggiungere la radura dell'Alpe Cavallo: qui il sentiero si perde nell'erba, ma scendendo per la linea di massima pendenza, al limitare del bosco la traccia riprende. La discesa prosegue sempre accentuata e scavata dall'acqua, fino a ritornare alla zona meno ripida e sparsa di massi presso il "Dente della Vecchia", già percorsa in salita. Da qui lungo il percorso di andata.
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