Punta d'Arbola dal rif.Margaroli
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Torno a utilizzare corda, piccozza e ramponi in questa gita proposta dalla Società Escursionisti Milanesi. La Punta d’Arbola non era tra le mie priorità e invece si è rivelata un’altra utile esperienza su ghiacciaio accompagnata da un panorama favoloso grazie alla giornata serena.
Il clima si annuncia caldo, si ha un certo timore che la neve perda presto consistenza e pertanto si parte alle 4 del mattino dal rifugio Margaroli, raggiunto il giorno prima a piedi dalla località Canza. Da notare che il personale del rifugio è stato presente per servirci la colazione invece di limitarsi a lasciare le cose sui tavoli.
Lasciato il rifugio, dopo un tratto su sentiero che costeggia in parte il lago Sruer e una salita per traccia su una morena, raggiungiamo il primo nevaio sotto il Passo del Vannino. Qui facciamo la prima sosta per mettere prudenzialmente i ramponi. Attraversato il nevaio, subito se ne presenta un secondo, da salire in modo più deciso fino a sbucare sul Passo del Vannino. Con la Punta d‘Arbola proprio di fonte a noi, ci fermiamo perché i 18 partecipanti possano comporre le cordate previste e approfittino per una pausa.
Ripartiamo tenendoci al centro del ghiacciaio Lebendun, come la mia carta chiama questo settore del ghiacciaio del Sabbione, fino ad arrivare ad un primo “muretto” che saliamo diagonalmente a sinistra aggirando rocce affioranti, le uniche in una situazione in cui la neve ricopre quasi completamente tutta l’area almeno dal Passo Vannino in su. In discesa aggireremo questo primo tratto più ripido con un ampio arco. Continuiamo fino a portarci alla base del pendio finale della Punta d’Arbola, che affrontiamo circa al centro. Prima saliamo sfruttando delle tracce che descrivono delle “Z”, poi saliamo direttamente puntando le punte dei ramponi. Circa cento metri li trovo abbastanza ripidi e faccio fatica, poi attorno ai 3100 metri la pendenza diminuisce un po' e con un ultimo traverso verso sinistra tocchiamo la croce della vetta, raggiunta via via da tutte le cordate.
Il cielo è sgombro da nubi: verso ovest e nord sfilano importanti vette delle Alpi Pennine e Bernesi mentre verso est si estendono le meno appariscenti Lepontine, con però un primo piano del Blinnenhorn. Le Alpi di Uri mettono in mostra il ghiacciaio del Rodano. Per salire abbiamo impiegato 4h20 comprese le soste, direi 3h30 “nette”.
Per la discesa viene raccomandato di fare attenzione, si punta a ricalcare le peste dell’andata e grazie alla collaborazione dei vari componenti le cordate ci si ritrova tutti senza infortuni sotto il Passo del Vannino dove termina la parte alpinistica.
Quasi tutti sono concordi nel dire che si aspettavano un’ascensione un po' meno lunga e un po' meno ripida. L'organizzazione è stata precisa ed efficiente, come finora mi è sempre successo con questa Società.
Dopo una corroborante sosta al rifugio, e nonostante questa, trovo il resto della discesa manco a dirlo interminabile.
Il clima si annuncia caldo, si ha un certo timore che la neve perda presto consistenza e pertanto si parte alle 4 del mattino dal rifugio Margaroli, raggiunto il giorno prima a piedi dalla località Canza. Da notare che il personale del rifugio è stato presente per servirci la colazione invece di limitarsi a lasciare le cose sui tavoli.
Lasciato il rifugio, dopo un tratto su sentiero che costeggia in parte il lago Sruer e una salita per traccia su una morena, raggiungiamo il primo nevaio sotto il Passo del Vannino. Qui facciamo la prima sosta per mettere prudenzialmente i ramponi. Attraversato il nevaio, subito se ne presenta un secondo, da salire in modo più deciso fino a sbucare sul Passo del Vannino. Con la Punta d‘Arbola proprio di fonte a noi, ci fermiamo perché i 18 partecipanti possano comporre le cordate previste e approfittino per una pausa.
Ripartiamo tenendoci al centro del ghiacciaio Lebendun, come la mia carta chiama questo settore del ghiacciaio del Sabbione, fino ad arrivare ad un primo “muretto” che saliamo diagonalmente a sinistra aggirando rocce affioranti, le uniche in una situazione in cui la neve ricopre quasi completamente tutta l’area almeno dal Passo Vannino in su. In discesa aggireremo questo primo tratto più ripido con un ampio arco. Continuiamo fino a portarci alla base del pendio finale della Punta d’Arbola, che affrontiamo circa al centro. Prima saliamo sfruttando delle tracce che descrivono delle “Z”, poi saliamo direttamente puntando le punte dei ramponi. Circa cento metri li trovo abbastanza ripidi e faccio fatica, poi attorno ai 3100 metri la pendenza diminuisce un po' e con un ultimo traverso verso sinistra tocchiamo la croce della vetta, raggiunta via via da tutte le cordate.
Il cielo è sgombro da nubi: verso ovest e nord sfilano importanti vette delle Alpi Pennine e Bernesi mentre verso est si estendono le meno appariscenti Lepontine, con però un primo piano del Blinnenhorn. Le Alpi di Uri mettono in mostra il ghiacciaio del Rodano. Per salire abbiamo impiegato 4h20 comprese le soste, direi 3h30 “nette”.
Per la discesa viene raccomandato di fare attenzione, si punta a ricalcare le peste dell’andata e grazie alla collaborazione dei vari componenti le cordate ci si ritrova tutti senza infortuni sotto il Passo del Vannino dove termina la parte alpinistica.
Quasi tutti sono concordi nel dire che si aspettavano un’ascensione un po' meno lunga e un po' meno ripida. L'organizzazione è stata precisa ed efficiente, come finora mi è sempre successo con questa Società.
Dopo una corroborante sosta al rifugio, e nonostante questa, trovo il resto della discesa manco a dirlo interminabile.
Tourengänger:
andrea62

Communities: Hikr in italiano
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Kommentare (17)