Pizzo della Pieve e Grignone per la via "Cornell Bus"
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Quattro amici mi convincono a percorrere questo itinerario, che di base è una traccia di sentiero ripida, con pochi segni e sbiaditi, talora esposta su ripidi prati e salti di roccia. Fino a San Calimero non c’è storia, poi si abbandona il sentiero per il Pialeral per seguire una traccia nell’erba che parte dietro la chiesetta e sale verso il modesto Zucco di Falò. Lo aggiriamo per prati, tranne il più irriducibile che non rinuncia a salirlo, e arriviamo al vicino Passo del Salivo. Intanto davanti a noi è apparsa la ripida cresta da salire: la cresta est del Pizzo della Pieve o via del “Cornell Bus”. Io sono ancora tradizionalista e a casa ho otto cartine che descrivono le Grigne, più o meno in dettaglio: una sola, la più vecchia, segna un sentiero in questo settore ma secondo me un po' spostato verso sinistra. Intanto qualcuno considera il Passo del Salivo come il punto di non-ritorno, nel senso che d’ora in avanti non è consigliabile ridiscendere per la stessa via ma proseguire verso l’alto, dove la prima via di fuga è l’uscita della via invernale per il Grignone. Questa è una delle vie escursionistiche meno semplici per raggiungere la cima del Grignone e per prudenza ho portato l'imbragatura mentre un volonteroso ha nello zaino uno spezzone di corda: non saranno necessari.
Dopo una rampa erbosa che porta ai caratteristici rami secchi, quel che resta di alberelli morti, si incontra un breve tratto di roccette. “Ehi, qui c’è un segno!”, dice uno di noi. “Stai attento a non sporcarti con la vernice fresca!”. Seguono una cresta quasi orizzontale esposta su un salto di roccia sulla destra, un traverso ascendente su prati e un tratto più ripido di cresta. Più avanti c’è un traverso significativo verso sinistra concluso da una salita su roccette verso destra. Risaliamo poi un prato ripido, con zolle di terreno e vaghe tracce, per riportaci sul filo di cresta. Più avanti troviamo il canalino, erboso nella parte bassa e più roccioso nella parte alta. Qualcuno ne sale la parte alta tenendosi sulle rocce a sinistra, facili e molto esposte, io e altri preferiamo il terreno più a zolle erbose sulla destra. Fuori dal canalino troviamo un altro prato ripido. “Qui c’è un segno!”. “Lo riconosco: è del Giurassico. Il segno, non il sasso”. Il prato va risalito per riportarsi sulla cresta dove troviamo un sentierino. Ora siamo sulla cresta finale, in vista dell’ometto su una cima. La traccia prosegue sul filo, vicino a un burrone sulla destra, io istintivamente mi tengo poco più in basso a sinistra, su un prato qui per nulla ripido. Negli ultimi 100 metri di dislivello la pendenza del pendio erboso aumenta, niente a che vedere però con quelle incontrate all’inizio e a metà della cresta, e dopo 4 ore, compresa la sosta di un quarto d’ora a San Calimero , raggiungo i primi tre amici all’ometto su un’anticima del Pizzo della Pieve. “Quanta gente che abbiamo incontrato su questa cresta!”. “Si, abbiamo dovuto fare a sportellate!”.
Dopo una sosta, proseguiamo a toccare la vera cima del Pizzo della Pieve e iniziamo a percorrere la cresta di raccordo con la cima del Grignone. Quando è necessario scendiamo di qualche metro sulla sinistra per evitare tratti rocciosi. In particolare, aggiriamo un grosso masso calcareo ovviamente sulla sinistra. I primi due di noi passano chi troppo in alto chi troppo in basso e ci indicano la via di mezzo, molto facile. Ancora un innocuo panettone da scavalcare e intercettiamo l’uscita della via invernale. E dopo 5 ore, compresa mezz’ora di sosta complessiva, l’escursione si conclude sulla cima del Grignone.
Un’ora di sosta per il pranzo al rifugio Brioschi e poi rimane la discesa, interminabile, prima al Pialeral, poi verso Pasturo e da ultimo con la deviazione per Baiedo, dove la via Don Giovanni Ticozzi riporta al parcheggio di partenza in via Novella.
Dopo una rampa erbosa che porta ai caratteristici rami secchi, quel che resta di alberelli morti, si incontra un breve tratto di roccette. “Ehi, qui c’è un segno!”, dice uno di noi. “Stai attento a non sporcarti con la vernice fresca!”. Seguono una cresta quasi orizzontale esposta su un salto di roccia sulla destra, un traverso ascendente su prati e un tratto più ripido di cresta. Più avanti c’è un traverso significativo verso sinistra concluso da una salita su roccette verso destra. Risaliamo poi un prato ripido, con zolle di terreno e vaghe tracce, per riportaci sul filo di cresta. Più avanti troviamo il canalino, erboso nella parte bassa e più roccioso nella parte alta. Qualcuno ne sale la parte alta tenendosi sulle rocce a sinistra, facili e molto esposte, io e altri preferiamo il terreno più a zolle erbose sulla destra. Fuori dal canalino troviamo un altro prato ripido. “Qui c’è un segno!”. “Lo riconosco: è del Giurassico. Il segno, non il sasso”. Il prato va risalito per riportarsi sulla cresta dove troviamo un sentierino. Ora siamo sulla cresta finale, in vista dell’ometto su una cima. La traccia prosegue sul filo, vicino a un burrone sulla destra, io istintivamente mi tengo poco più in basso a sinistra, su un prato qui per nulla ripido. Negli ultimi 100 metri di dislivello la pendenza del pendio erboso aumenta, niente a che vedere però con quelle incontrate all’inizio e a metà della cresta, e dopo 4 ore, compresa la sosta di un quarto d’ora a San Calimero , raggiungo i primi tre amici all’ometto su un’anticima del Pizzo della Pieve. “Quanta gente che abbiamo incontrato su questa cresta!”. “Si, abbiamo dovuto fare a sportellate!”.
Dopo una sosta, proseguiamo a toccare la vera cima del Pizzo della Pieve e iniziamo a percorrere la cresta di raccordo con la cima del Grignone. Quando è necessario scendiamo di qualche metro sulla sinistra per evitare tratti rocciosi. In particolare, aggiriamo un grosso masso calcareo ovviamente sulla sinistra. I primi due di noi passano chi troppo in alto chi troppo in basso e ci indicano la via di mezzo, molto facile. Ancora un innocuo panettone da scavalcare e intercettiamo l’uscita della via invernale. E dopo 5 ore, compresa mezz’ora di sosta complessiva, l’escursione si conclude sulla cima del Grignone.
Un’ora di sosta per il pranzo al rifugio Brioschi e poi rimane la discesa, interminabile, prima al Pialeral, poi verso Pasturo e da ultimo con la deviazione per Baiedo, dove la via Don Giovanni Ticozzi riporta al parcheggio di partenza in via Novella.
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