Placchette del San Martino: Spigolo (3b) e Gioco d'azzardo L1 (3b) in autosicura
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Dopo la Cornagera ed il Muro d’Introbio, eccomi a riprovare l’arrampicata in autosicura. Oggi scelgo le Placchette di San Martino (LC), un’altra falesia con vie attorno al 3, una vera rarità!
Parcheggio a Lecco, al Cimitero di Rancio. Carico come un mulo, con la mia corda da 50 metri e ferraglia varia, salgo prima lungo una stradina tra le case, poi imbocco uno sterrato ed infine un sentiero che mi porta ad un settore di vie. Dalla morfologia della roccia e delle vie direi che è il settore destro. Bene, mi preparo quindi per la via che, su quel settore, avevo individuato come “fattibile”. Spigolo, quotata 2c. A differenza delle scorse volte, qui non c’è una bella sosta in basso alla via, né uno spit poco sopra terra. In più, dopo le altre due uscite mi sono detto che forse avrei dovuto doppiare la sosta, nel caso in cui questa era un solo spit, ed allora mi sono guardato attorno, ho individuato un albero, gli ho fatto un otto infilato con la corda e sono partito, come sempre con la mia tecnica di procedere attaccandomi alla corda con un prüssik. Il primo spit della mia via è parecchio in alto, però ce n’è uno più in basso a destra, evidentemente il primo della via a fianco. Rinvio da quello, prima di arrivare al mio, su cui lascio giù un moschettone e fisso la corda con un barcaiolo. Quella sarà quindi la mia sosta, che dovrà trattenere la forza di un’eventuale caduta. Qualora dovesse cedere, c’è ancora l’albero! Nonostante la via sia facilissima, sulla carta, faccio un po’ fatica, soprattutto a portarmi a sinistra degli spit, visto che da quella parte passa la mia via. Dopo un po’ di tentativi, ce la faccio e proseguo, tirando in avanti il mio prüssik, di tanto in tanto, in modo da averlo sempre più o meno alla mia altezza, e rinviando la corda che arriva dal basso. La roccia è davvero bella, divertente, e le prese così comode e sicure! In un paio di casi riesco ad approfittare di uno spuntone e di una clessidra per fare esercizio ad “integrare” con delle fettucce le protezioni della via, cosa assai utile nell’ottica alpinismo (anche se le clessidre difficilmente si trovano nelle zone non-calcariche come quelle che frequento io!). Gli ultimi passi prima della sosta sono facilissimi e quest’ultima si trova su di un’ampia cengia, da cui si gode un bel panorama su Lecco. Recupero la corda e mi preparo per la doppia. In quel mentre, vedo arrivare un signore, da solo, che sale a velocità impressionante sulla mia via. Gli dico di non attaccarsi alla mia corda, perché non è attaccata in alto! Ma lui mi dice che non la tocca affatto! In un battibaleno, mi raggiunge, mi supera e va ad attaccarsi ad un’altra sosta, poco più in alto, per poi calarsi in doppia da lì. E pensare alla fatica che avevo fatto io per salire… ma è ovvio, io so perfettamente di essere veramente scarso, non c’è paragone con chiunque venga ad arrampicare! A questo punto, scendo in doppia e recupero i rinvii. Poi, una volta a terra, recupero anche la corda. Faccio due chiacchiere con il solitario, scambiandoci pareri sull’autoassicurazione. Mi interessa l’argomento, ovviamente, ed è alquanto insolito trovare qualcun altro che pratica questo genere di attività. Lo vedo ferrato, cita anche il “Silent Partner”, un attrezzo poco conosciuto e fuori commercio, usato per l’autoassicurazione. Lui, di base, sale le vie in libera, poi mette una corda e risale, arrampicando, tenendosi alla corda con uno Shunt, come se fosse un secondo. Io invece salgo da primo, con la corda dal basso. E lui, questo modo di assicurarsi non l’aveva mai visto!
A questo punto ci spostiamo sul settore sinistro. Lì, per me, ci sono due belle vie, tutte sulla sinistra della parete. Scelgo quella più a sinistra, la prima lunghezza di “Gioco d’azzardo” (2c). Anche stavolta, il primo spit è molto in alto, ma c’è una bella scalinatella che permette di arrivarci, quindi lo raggiungo a piedi e attacco direttamente la corda allo spit, con un nodo a otto sul moschettone. La progressione è anche più divertente, mi piace proprio! L’unico problema, questa volta, è la corda libera (quella che mano a mano devo “tirare su” mentre sto scorrendo col prüssik sulla corda fissata a terra): scorre vicinissima all’altra ed a volte mi risulta difficile distinguerle, per capire quale far passare sopra e quale sotto, nel rinvio. Devo essere super-concentrato, devo fare tutte le manovre di corda in modo corretto e, soprattutto, non devo cadere! Perché, sono convinto del mio modo di autoassicurarmi, ma non vorrei metterlo alla prova! Ad ogni modo, arrivo in sosta, anche in questo caso avendo lasciato una fettuccia in una clessidra. I rinvii sono molto a destra, rispetto alla linea che ho seguito. Forse, ho finito per scegliere una via un po’ più facile, perché lì c’erano degli “scalini” molto belli, ma lo scotto che ho pagato è di avere i rinvii spesso molto lontani. Ad ogni modo, sono in sosta, divertito. Mi assicuro all’anello, faccio un barcaiolo “volante” con la corda sul moschettone, per non perderla, e incomincio a recuperare il ramo libero. Ad un certo punto, però, non riesco più a tirarla su, si è incastrata. Maledizione…! Provo un po’ a scuoterla, ma niente da fare. Non mi perdo d’animo. Non potendo far passare la corda nell’anello (se non lasciando giù una maglia rapida, che pure ho con me…), mi calo in doppia sul ramo libero, con la corda attaccata alla sosta dal barcaiolo. Arrivo a terra, togliendo i rinvii, bevo un po’ di integratori e risalgo. Stavolta, mi attacco col prüssik alla corda fissa, perché così posso farlo scorrere più facilmente, tirandolo verso l’alto, in quanto la corda è trattenuta dal basso. Abbastanza velocemente, arrivo in sosta. Ora, posso fare la doppia senza problemi e così sono giù.
Sono contento. Sto migliorando la mia tecnica, dell’arrampicata, dell’autoassicurazione e della corda in generale. Mi sento tranquillo. Il grado, decisamente basso, mi permette di godermi la salita. Anche le scarpette, incominciano a farmi molto meno male. Mi piace! Penso di tornare da queste parti: tra le tre falesie che ho provato, questa è quella dove mi sono trovato più a mio agio…
P.S. Sul sito da cui ho scaricato la mappa che ho portato con me, le due vie sono quotate entrambe 2c. In realtà, riguardando una volta a casa vari altri siti, tutti riportano 3b… ma in fondo che conta? Anzi, forse proprio l’aver pensato che fossero dei “2” mi ha dato più tranquillità!

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