Moregallo dalla Valbrona

ivanbutti Per il giorno di Pasquetta decido di salire nella zona dei Corni di Canzo partendo dalla Valbrona, area a me sconosciuta. Vorrei partire da Visino seguendo un sentiero segnato sulla carta del sito ERSAF    http://www.ersaf.lombardia.it/upload/ersaf/pubblicazioni/cornidicanzo_Def_13383_18.pdf
e presente anche sulla CNS, per cui lascio l’auto in questa piccola frazione di Valbrona; un local che incontro mi sconsiglia però di prendere il sentiero perché non ben segnato (al ritorno verificherò che non è proprio così, ma va  bene uguale), per cui su sua indicazione prendo un sentiero che per prati mi porta alla vicina frazione di Candalino. Qui il sentiero è segnato e mi fa salire verso la Valcerrina, transitando da Piazza. Ad un bivio decido di allargarmi verso E per arrivare alla Colletta dei Corni, da dove con un lungo taglio verso O mi porto verso il Rif. Pianezzo. Qui in alcuni tratti c’è neve pestata e ghiacciata, giusto qualche cm, per cui si passa bene senza aiuti se non i bastoncini; arrivato nello spiazzo del Rifugio realizzo, come già sospettavo, che non è giornata per salire sui Corni, troppa neve e ghiaccio da questo lato; opto allora per il vicino Moregallo, visto che lì si sale da S e il versante è libero. Per il fango abbondante, che rende gli appoggi parecchio scivolosi, fatico un po’ sulle prime catene più che sull’ultima, ma senza grossi problemi arrivo in vetta; qualche foto e poi rientro verso Pianezzo dove mi spaparanzo nel prato per il pranzo, assieme ad una bella moltitudine di escursionisti. Poi il tempo, fino a quel momento sereno e caldo,  inizia a guastarsi, per cui inizio la discesa; imbocco la carrozzabile che porta all’alpe Oneda, ma la lascio quasi subito seguendo a sx le indicazioni per Valcerrina. Proseguo nel bosco, percorro per pochi metri a ritroso il cammino della mattina per il Colletto dei Corni ma, anziché scendere a Candalino, devio subito ancora a sx seguendo le indicazioni per Visino; ravano un po’ dove ci sono delle abitazioni, ma finalmente ritrovo il cammino ben bollato che mi riporta proprio all’auto. Che dire, l’obiettivo era una sgambata con voglia di esplorare una zona nuova, quindi pienamente centrato; e poi la vista del Lach dall’alto vale sempre il biglietto.