Dal Moregallo 1276 m al Prasanto 1235 passando dal Corno Rat 906 m
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Come previsto ieri sera siamo svenuti sul divano senza aver preso una decisione per oggi e, suonata la sveglia, gli occhi faticano ad aprirsi. La posticipo o meglio penso di posticiparla di mezz’ora invece…per fortuna l’orologio biologico mi sveglia prima…questa mattina stranamente fatichiamo ad alzarci per cui passiamo al piano D…!
Giunti a Valmadrera, dove non si vede un palmo dal naso causa nebbia, lasciamo l’auto nell’ampio parcheggio di una scuola con un sibillino cartello, aperto dalle 7.30 alle 23.30, però non ci sono cancelli per cui…poi saremo giù sicuramente prima delle 23.30
Con l’aiuto del GPS attraversiamo il paese alla ricerca della mulattiera per il Sasso di Preguda. Ci sono, però anche numerosi cartelli CAI, quasi come in Svizzera, che ci portano sulla retta via!
Un bel sentiero risale il bosco rado e lentamente usciamo dalla nebbia. Giunti al Sasso di Preguda lo spettacolo è impagabile, come sempre in queste situazioni! Cielo blu e nebbie in valle…una meraviglia!
Da qui al Moregallo c’è poco da dire, si sale….meglio prendere il sentiero con filosofia, ammirare il Barro e i Monti della Brianza che sembrano isole nel mare di nebbia ed evitare di guardare in alto!
Passati sul versante opposto ci accoglie un vento gelido, tra ombre e sole c’è uno sbalzo termico notevole. Raggiungiamo la Bocchetta di Sambrosera e quindi il Moregallo, dove facciamo una bella sosta gustandoci le ultime fette di dolce genovese….
Proseguiamo lungo la cresta del Moregallo, semplice ma con tratti esposti e attrezzati e, alla Bocchetta delle Moregge scendiamo verso la Fonte di Sambrosera. Senza raggiungerla, svoltiamo a dx, indicazione Corno Rat. Il sentiero sale con tratti ripidi e stretti mezzacosta cui bisogna fare attenzione per il fango, che oggi abbonda!
Giungiamo così al bivio per il Corno Orientale, dove volevamo arrivare settimana scorsa. L’idea è di percorrere, come pensavamo di aver fatto anni fa, il sentiero attrezzato OSA.
Prima però scendiamo al Corno Rat, unico modo per noi per andarci. Poiché non l’abbiamo e mai lo saliremo questa è l’occasione buona! Una cima raggiunta in discesa!
Tornati al bivio, ci dirigiamo verso il Sentiero attrezzato OSA e Pianezzo. Giunti al successivo bivio qualcosa comincia a non tornare con i nostri ricordi. Il sentiero attrezzato percorre, con una catena una breve paretina, non sembra difficile ma non la ricordavamo, quello per Pianezzo va a dx. Ancora convinti di aver già fatto questo sentiero (c’erano comunque delle catene, su questo siamo d’accordo entrambi), risaliamo la parete con attenzione, divertente e con tanti appigli. Proseguiamo ora su un facile sentierino, dove a volte si devono usare le mani ma tutto molto semplice. Giungiamo a un secondo bivio, Pianezzo a sx e di fronte un’altra catena. Sembra risalga un bel picco, probabilmente anticima del Corno Orientale. Continuiamo. La catena, è appoggiata e abbastanza tranquilla. Ora però siamo sicuri di non aver mai fatto questo sentiero. Quella volta il tempo era brutto e mai ci saremmo avventurati su cose simili. A un certo punto Marco si ferma e mi dice che senza un cordino non se la sente di proseguire, per cui con cautela scendiamo il tratto percorso e continuiamo per Pianezzo. Il sentiero non c’è più, l’ultimo che è passato deve essere stato quello che l’ha segnato. Non essendoci sentiero e traversando un ripido pendio non è da sottovalutare, specialmente con il fango. Avvistato il cartello della Bocchetta di Luera lo raggiungiamo in direttissima.
Saliamo al Corno Orientale, pensava di esserci sfuggito….e qui visto l’assenso di aria e la presenza di un bellissimo panorama, facciamo sosta pranzo.
A questo punto rifacciamo tutto come settimana scorso fino alla discesa alla Colma dei Corni.
Oggi però al Sasso Malascarpa e Prasanto ci saliamo e, alla Bocchetta di San Miro scendiamo a San Tommaso. Bisogna fare un po’ gli equilibristi sul fango ma fortunatamente riusciamo a stare in piedi.
A San Tommaso doverosa sosta per ammirare il quasi tramonto e poi discesa a Valmadrera per mulattiera.
Altra bella giornata nei nostri Corni.
Giunti a Valmadrera, dove non si vede un palmo dal naso causa nebbia, lasciamo l’auto nell’ampio parcheggio di una scuola con un sibillino cartello, aperto dalle 7.30 alle 23.30, però non ci sono cancelli per cui…poi saremo giù sicuramente prima delle 23.30
Con l’aiuto del GPS attraversiamo il paese alla ricerca della mulattiera per il Sasso di Preguda. Ci sono, però anche numerosi cartelli CAI, quasi come in Svizzera, che ci portano sulla retta via!
Un bel sentiero risale il bosco rado e lentamente usciamo dalla nebbia. Giunti al Sasso di Preguda lo spettacolo è impagabile, come sempre in queste situazioni! Cielo blu e nebbie in valle…una meraviglia!
Da qui al Moregallo c’è poco da dire, si sale….meglio prendere il sentiero con filosofia, ammirare il Barro e i Monti della Brianza che sembrano isole nel mare di nebbia ed evitare di guardare in alto!
Passati sul versante opposto ci accoglie un vento gelido, tra ombre e sole c’è uno sbalzo termico notevole. Raggiungiamo la Bocchetta di Sambrosera e quindi il Moregallo, dove facciamo una bella sosta gustandoci le ultime fette di dolce genovese….
Proseguiamo lungo la cresta del Moregallo, semplice ma con tratti esposti e attrezzati e, alla Bocchetta delle Moregge scendiamo verso la Fonte di Sambrosera. Senza raggiungerla, svoltiamo a dx, indicazione Corno Rat. Il sentiero sale con tratti ripidi e stretti mezzacosta cui bisogna fare attenzione per il fango, che oggi abbonda!
Giungiamo così al bivio per il Corno Orientale, dove volevamo arrivare settimana scorsa. L’idea è di percorrere, come pensavamo di aver fatto anni fa, il sentiero attrezzato OSA.
Prima però scendiamo al Corno Rat, unico modo per noi per andarci. Poiché non l’abbiamo e mai lo saliremo questa è l’occasione buona! Una cima raggiunta in discesa!
Tornati al bivio, ci dirigiamo verso il Sentiero attrezzato OSA e Pianezzo. Giunti al successivo bivio qualcosa comincia a non tornare con i nostri ricordi. Il sentiero attrezzato percorre, con una catena una breve paretina, non sembra difficile ma non la ricordavamo, quello per Pianezzo va a dx. Ancora convinti di aver già fatto questo sentiero (c’erano comunque delle catene, su questo siamo d’accordo entrambi), risaliamo la parete con attenzione, divertente e con tanti appigli. Proseguiamo ora su un facile sentierino, dove a volte si devono usare le mani ma tutto molto semplice. Giungiamo a un secondo bivio, Pianezzo a sx e di fronte un’altra catena. Sembra risalga un bel picco, probabilmente anticima del Corno Orientale. Continuiamo. La catena, è appoggiata e abbastanza tranquilla. Ora però siamo sicuri di non aver mai fatto questo sentiero. Quella volta il tempo era brutto e mai ci saremmo avventurati su cose simili. A un certo punto Marco si ferma e mi dice che senza un cordino non se la sente di proseguire, per cui con cautela scendiamo il tratto percorso e continuiamo per Pianezzo. Il sentiero non c’è più, l’ultimo che è passato deve essere stato quello che l’ha segnato. Non essendoci sentiero e traversando un ripido pendio non è da sottovalutare, specialmente con il fango. Avvistato il cartello della Bocchetta di Luera lo raggiungiamo in direttissima.
Saliamo al Corno Orientale, pensava di esserci sfuggito….e qui visto l’assenso di aria e la presenza di un bellissimo panorama, facciamo sosta pranzo.
A questo punto rifacciamo tutto come settimana scorso fino alla discesa alla Colma dei Corni.
Oggi però al Sasso Malascarpa e Prasanto ci saliamo e, alla Bocchetta di San Miro scendiamo a San Tommaso. Bisogna fare un po’ gli equilibristi sul fango ma fortunatamente riusciamo a stare in piedi.
A San Tommaso doverosa sosta per ammirare il quasi tramonto e poi discesa a Valmadrera per mulattiera.
Altra bella giornata nei nostri Corni.
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