Da Caldè ai Pizzoni di Laveno, sulle tracce dei Mufloni.
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Weekend dedicato alle basse quote delle montagne vicino a casa.
Mi riporto a Caldè, e appena sceso dal treno mi corre un brivido nella schiena a rivedere il versante N del Pizzo di Cuvignone, del quale ho un "vago" ricordo... magari da rinnovare nel breve termine. ;)
Sì, perchè dando uno sguardo al gruppo che dal Pizzo scende verso i Pizzoni di Laveno non è che la musica cambi molto, intuendo un autentico ginepraio di pareti e canali insondabili, nascosti da una folta vegetazione. Tuttavia questo versante presenta (vedere CNS, ma anche altre carte) un sentiero che dovrebbe attraversarlo interamente giungendo al valico del Passo Barbè, sui Pizzoni stessi. Ad esso è legato un divertente aneddoto udito un anno fa' al Rifugio Adamoli: in passato gli abitanti di Castelveccana raggiungevano da tale valico la frazione di Casere, sopra Laveno, ove si trovava una sala da ballo - probabilmente l'attuale Ristorante Gigliola - in cui passare la serata. Vado dunque a cercar traccia dei Tony Manero nostrani, i quali oltrechè impeccabili ballerini dovevano anche essere dei buoni escursionisti... ;)
Dalla stazione seguo la lacuale per circa mezzo chilometro (marciapiedi zero, macchine poche, prestare comunque attenzione) incontrando una strada che sale in località Virasca: lo spostamento pedonale permette di allontanarsi dai versanti del Pizzo di Cuvignone per portarsi sotto il Monte la Teggia e i Pizzoni di Laveno.
Alla fine della strada si trova una sbarra e un bel segnavia biancorosso, da cui inizia una carrareccia semi-abbandonata ma in condizioni nel complesso abbastanza dignitose (qualche albero caduto da scavalcare, qualche tratto franato o in procinto di franare), che mentre percorro ripulisco da rami e piante di piccole dimensioni. La pendenza è moderata, la salita godibile e s'intuisce come il luogo abbia effettivamente avuto un suo passato, che il freddo tratteggiato della cartina CNS non può rendere. A sinistra s'interseca un gran numero di canali ed aspri pendii che ovviamente m'incuriosiscono, ma oggi devo assolutamente lasciar perdere. L'ambiente è ovviamente molto simile al Pizzo di Cuvignone, solo leggermente più docile, quantomeno fin dove lo sguardo riesce a spingersi; a destra è un caos di colatoi e pendii che scendono ripidi, a volte ripidissimi, sul Verbano. Dopo un po' giungo a un evidente bivio con bollatura, la quale però sembra rivolgersi a valle anzichè a monte: riguardo la cartina perchè ovviamente non sono troppo convinto, e decido di proseguire in salita. La carrareccia effettivamente prosegue ampia e con pendenza lieve da non avere alcun dubbio... Giungo a un tratto abbondantemente franato ma transitabile, trovando un bell'ometto che invita a proseguire finchè poco dopo la carrareccia cessa diventando sentiero. Erigo un piccolo ometto proprio in questo punto e proseguo sul sentiero, il quale quasi subito inizia a salire con notevole decisione: la bollatura da questo punto in poi è limitata a qualche rado ma visibile bollo rosso sui sassi, quindi cambia diventando gialla con ulteriori nastri da cantiere biancorossi sui rami. In questo tratto pulisco il sentiero dal fogliame e, oplà, incontro quattro mufloni, i quali avranno senz'altro sbuffato nel rivedermi bazzicare le loro zone. ;) La salita inizia a farsi ripida ma si arresta improvvisamente su un esile e non brevissimo traverso in zona discretamente impervia e franosa. Sono peraltro evidenti i notevoli lavori sul sentiero - che da qui in poi torna ad avere la bollatura biancorossa - effettuati dal meritevole "Gruppo Sentee" di Castelveccana: con cautela percorro l'infido traverso che infine scende, attraversa e risale agevolmente (finalmente roccia!) un canale, ove la salita riprende regolarmente e piacevole in una bella faggeta da cui si può già intuire la sommità: da qui al Passo si notano ancora i lavori di sistemazione e bollatura, veramente ben fatti. Giungo così al Passo Barbè, da cui ovviamente proseguo per la prima panoramicissima cima dei Pizzoni di Laveno, ove consumo il mio pranzo.
Con l'obiettivo della giornata pienamente centrato posso proseguire tranquillamente la traversata dei Pizzoni sino al Passo di Cuvignone, parzialmente innevato, da cui decido di salire per godere ampi panorami sui due bei cocuzzoli senza nome tra esso e il Monte Nudo. Avrei tempo di salire sia il Monte Crocetta che il Monte Nudo, ma essendo già soddisfatto di quanto fatto scendo dal Costone verso Vararo, dove vedo opere di ripulitura sul sottostante sentiero della Val Buseggia: scoprirò poi trattarsi dei volontari del CAI Besozzo coi quali mi soffermo a scambiare due parole e complimentarmi per il lavoro svolto. Infine non mi resta che raggiungere Laveno per la mulattiera, ove giungo poco dopo le 16,30.
Bell'itinerario, in evidente stato di risistemazione, quello tra Caldè e il Passo Barbè, che permette di godere ampi squarci selvaggi su montagne, in gran parte, ancora da scoprire. Positiva e ammirevole l'opera di recupero e tutela svolta interamente dai volontari del "Gruppo Sentee" e del CAI Besozzo, cui vanno i doverosi ringraziamenti.
Mi riporto a Caldè, e appena sceso dal treno mi corre un brivido nella schiena a rivedere il versante N del Pizzo di Cuvignone, del quale ho un "vago" ricordo... magari da rinnovare nel breve termine. ;)
Sì, perchè dando uno sguardo al gruppo che dal Pizzo scende verso i Pizzoni di Laveno non è che la musica cambi molto, intuendo un autentico ginepraio di pareti e canali insondabili, nascosti da una folta vegetazione. Tuttavia questo versante presenta (vedere CNS, ma anche altre carte) un sentiero che dovrebbe attraversarlo interamente giungendo al valico del Passo Barbè, sui Pizzoni stessi. Ad esso è legato un divertente aneddoto udito un anno fa' al Rifugio Adamoli: in passato gli abitanti di Castelveccana raggiungevano da tale valico la frazione di Casere, sopra Laveno, ove si trovava una sala da ballo - probabilmente l'attuale Ristorante Gigliola - in cui passare la serata. Vado dunque a cercar traccia dei Tony Manero nostrani, i quali oltrechè impeccabili ballerini dovevano anche essere dei buoni escursionisti... ;)
Dalla stazione seguo la lacuale per circa mezzo chilometro (marciapiedi zero, macchine poche, prestare comunque attenzione) incontrando una strada che sale in località Virasca: lo spostamento pedonale permette di allontanarsi dai versanti del Pizzo di Cuvignone per portarsi sotto il Monte la Teggia e i Pizzoni di Laveno.
Alla fine della strada si trova una sbarra e un bel segnavia biancorosso, da cui inizia una carrareccia semi-abbandonata ma in condizioni nel complesso abbastanza dignitose (qualche albero caduto da scavalcare, qualche tratto franato o in procinto di franare), che mentre percorro ripulisco da rami e piante di piccole dimensioni. La pendenza è moderata, la salita godibile e s'intuisce come il luogo abbia effettivamente avuto un suo passato, che il freddo tratteggiato della cartina CNS non può rendere. A sinistra s'interseca un gran numero di canali ed aspri pendii che ovviamente m'incuriosiscono, ma oggi devo assolutamente lasciar perdere. L'ambiente è ovviamente molto simile al Pizzo di Cuvignone, solo leggermente più docile, quantomeno fin dove lo sguardo riesce a spingersi; a destra è un caos di colatoi e pendii che scendono ripidi, a volte ripidissimi, sul Verbano. Dopo un po' giungo a un evidente bivio con bollatura, la quale però sembra rivolgersi a valle anzichè a monte: riguardo la cartina perchè ovviamente non sono troppo convinto, e decido di proseguire in salita. La carrareccia effettivamente prosegue ampia e con pendenza lieve da non avere alcun dubbio... Giungo a un tratto abbondantemente franato ma transitabile, trovando un bell'ometto che invita a proseguire finchè poco dopo la carrareccia cessa diventando sentiero. Erigo un piccolo ometto proprio in questo punto e proseguo sul sentiero, il quale quasi subito inizia a salire con notevole decisione: la bollatura da questo punto in poi è limitata a qualche rado ma visibile bollo rosso sui sassi, quindi cambia diventando gialla con ulteriori nastri da cantiere biancorossi sui rami. In questo tratto pulisco il sentiero dal fogliame e, oplà, incontro quattro mufloni, i quali avranno senz'altro sbuffato nel rivedermi bazzicare le loro zone. ;) La salita inizia a farsi ripida ma si arresta improvvisamente su un esile e non brevissimo traverso in zona discretamente impervia e franosa. Sono peraltro evidenti i notevoli lavori sul sentiero - che da qui in poi torna ad avere la bollatura biancorossa - effettuati dal meritevole "Gruppo Sentee" di Castelveccana: con cautela percorro l'infido traverso che infine scende, attraversa e risale agevolmente (finalmente roccia!) un canale, ove la salita riprende regolarmente e piacevole in una bella faggeta da cui si può già intuire la sommità: da qui al Passo si notano ancora i lavori di sistemazione e bollatura, veramente ben fatti. Giungo così al Passo Barbè, da cui ovviamente proseguo per la prima panoramicissima cima dei Pizzoni di Laveno, ove consumo il mio pranzo.
Con l'obiettivo della giornata pienamente centrato posso proseguire tranquillamente la traversata dei Pizzoni sino al Passo di Cuvignone, parzialmente innevato, da cui decido di salire per godere ampi panorami sui due bei cocuzzoli senza nome tra esso e il Monte Nudo. Avrei tempo di salire sia il Monte Crocetta che il Monte Nudo, ma essendo già soddisfatto di quanto fatto scendo dal Costone verso Vararo, dove vedo opere di ripulitura sul sottostante sentiero della Val Buseggia: scoprirò poi trattarsi dei volontari del CAI Besozzo coi quali mi soffermo a scambiare due parole e complimentarmi per il lavoro svolto. Infine non mi resta che raggiungere Laveno per la mulattiera, ove giungo poco dopo le 16,30.
Bell'itinerario, in evidente stato di risistemazione, quello tra Caldè e il Passo Barbè, che permette di godere ampi squarci selvaggi su montagne, in gran parte, ancora da scoprire. Positiva e ammirevole l'opera di recupero e tutela svolta interamente dai volontari del "Gruppo Sentee" e del CAI Besozzo, cui vanno i doverosi ringraziamenti.
Tourengänger:
Poncione

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Kommentare (12)