Monte Bronzone, incontro con il lupo del Sebino
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Trasformare un giorno qualunque in uno straordinario non è così difficile, basta puntare la sveglia all'alba e l'auto verso le alpi dotati di una consistente voglia di salita. Avete presente quella sana frenesia che prende i muscoli in ostaggio causa inattività e non li lascia in pace finché non viene soddisfatta?
Ammetto che il ponte onirico tra me e la montagna è sempre aperto. Basta che mi lasci scorrere dentro la curiosità delle cime ancora sconosciute, la malinconia dell'aria sottile, i sentimenti più reconditi e mischiare gli ingredienti nel frullatore della materia oscura insieme a una spruzzata di neve. La miscela gorgogliante che ne risulta pizzica più dello zenzero, prende lo stomaco e lo strizza come una spugna intrisa di desiderio,
suscita voglia di ossigeno, di fatica e di muoversi per ore in direzione cielo.
La salita è sempre là che ci aspetta, affascinante quanto beffarda e pronta a sconfiggerci o a regalarci grandi emozioni. Con me oggi camminano altri nove nostalgici dell'acido lattico.
L'escursione inizia dal piccolo centro lacustre di Predore attraverso una scalinata,(359 gradini per i più pignoli) e successivamente lascia il posto a un sentiero molto ripido che segna il fianco della montagna. Lo sforzo di salire mi attraversa come una corrente, devo fare attenzione al dosaggio delle forze e prendere un ritmo circolare, costante, come un vecchio blues. La pendenza è sempre notevole e l'imperativo da seguire ad ogni bivio è quello di scegliere il percorso più verticale.
Durante il percorso noto con dispiacere misto a irritazione la presenza di diversi roccoli, postazioni di caccia dove qualcuno si diverte a sparare ad ignari volatili attratti con l'inganno da loro simili rinchiusi in gabbie-esca. E pensare che hanno il coraggio di chiamarla caccia sportiva! Io la definirei piuttosto "bracconaggio legalizzato".
Dopo la faticosa conquista della punta Alta scendiamo a picco verso il colle del Giogo, (nomen omen) per poi risalire e puntare alla vetta del Bronzone.
L'ultimo tratto di sentiero è una vera sfida alla gravità oltre che un viaggio tra le nuvole, una densa foschia infatti avvolge la sommità del monte.
Sulla cima, senza più ostacoli, correnti d'aria e di anime vaganti passano liberamente da una valle all'altra.
Ogni tanto salgono alcuni suoni provenienti dal basso: una campana che segna le ore, una sega a motore che lavora il legno, più di rado un latrato simile a quello di un lupo. Le attività da svolgere una volta attivati in vetta a una montagna sono diverse, tutte degne di interesse. Dopo esserci rifocillati con il pranzo, complice la vicinanza con le feste natalizie, iniziano a passare tra le nostre mani i dolci più diversi.Qualcuno ha persino portato fin quassù un pandoro. Se ci facciamo caso anche il dolce natalizio ha l'aspetto di una strana cima no?
Con un colpo di scena degno di un prestigiatore uno dei miei compagni estrae un piccolo fornello da campo e una moka. Lo vedo compiere gesti misurati e solenni come quelli di uno sciamano che prepara un rito magico per parlare con l'aldilà. Il suo armeggiare, pochi minuti dopo, trasforma chicchi macinati provenienti dall'altra parte del pianeta e acqua nel caffè più buono del mondo. Delizioso perché assaporato dove non te lo aspetti, in mezzo alla natura, e con il dolcificante più sublime che esista: la buona compagnia.
Quando ad un tratto le nuvole si alzano parzialmente regalando squarci di panorama, scatta immediatamente l'immancabile competizione all'avvistamento delle cime circostanti. Tuttavia oggi non è un giorno qualunque, abbiamo la fortuna di avere tra di noi una vera docente di vettologia, (o scienza delle cime) docente presso l'università statale di Offanengo. Con la sua ineguagliabile erudizione illustra una ad una le montagne che si stagliano all'orizzonte, elevando la mia qualifica da semplice osservatore a quella di osservatore consapevole. Questa performance è stata documentata, esiste un video che presto sarà trasmesso su tutte le reti televisive nazionali e reso disponibile sui maggiori siti geografici e di montagna.
La lunga via del ritorno, a causa del fango sul sentiero, diventa spesso un gioco di equilibrio. Essenziale il dosaggio delle forze in discesa, per evitare rocamboleschi scivoloni. Non sono concesse distrazioni se non le chiacchiere con i compagni di escursione e qualche fotografia al panorama. Le sorprese non sono terminate. Nel tratto finale, poco prima dell'abitato di Predore, ho avuto la sfacciata fortuna di incontrare un animale rarissimo: il fantasmagorico Lupo del Sebino (canis lupus Sebino), variante poco conosciuta del più comune lupo italico (canis lupus italicus). La sua bellezza è davvero inconfutabile: corpo slanciato, occhi penetranti che forgiano uno sguardo fiero e un caldo manto color miele.
Ci guardiamo negli occhi per un istante che sembra non finire mai. Mi esce qualche parola sconnessa per lo stupore. Ho la sensazione che lui possa intendere quello che vorrei comunicargli, anche se non ho il mitico anello di re Salomone al dito, che permetteva di parlare e capire la lingua degli animali. Solitamente di indole tranquilla, lo splendido animale che ho davanti a me può essere molto aggressivo se affamato o molestato. Tuttavia non provo nessun timore. So che si nutre esclusivamente di piccoli mammiferi e...bracconieri.
soundtrack: Ivan Graziani "Il lupo e il bracconiere"
https://www.youtube.com/watch?v=z2-f_fXn59g
Ammetto che il ponte onirico tra me e la montagna è sempre aperto. Basta che mi lasci scorrere dentro la curiosità delle cime ancora sconosciute, la malinconia dell'aria sottile, i sentimenti più reconditi e mischiare gli ingredienti nel frullatore della materia oscura insieme a una spruzzata di neve. La miscela gorgogliante che ne risulta pizzica più dello zenzero, prende lo stomaco e lo strizza come una spugna intrisa di desiderio,
suscita voglia di ossigeno, di fatica e di muoversi per ore in direzione cielo.
La salita è sempre là che ci aspetta, affascinante quanto beffarda e pronta a sconfiggerci o a regalarci grandi emozioni. Con me oggi camminano altri nove nostalgici dell'acido lattico.
L'escursione inizia dal piccolo centro lacustre di Predore attraverso una scalinata,(359 gradini per i più pignoli) e successivamente lascia il posto a un sentiero molto ripido che segna il fianco della montagna. Lo sforzo di salire mi attraversa come una corrente, devo fare attenzione al dosaggio delle forze e prendere un ritmo circolare, costante, come un vecchio blues. La pendenza è sempre notevole e l'imperativo da seguire ad ogni bivio è quello di scegliere il percorso più verticale.
Durante il percorso noto con dispiacere misto a irritazione la presenza di diversi roccoli, postazioni di caccia dove qualcuno si diverte a sparare ad ignari volatili attratti con l'inganno da loro simili rinchiusi in gabbie-esca. E pensare che hanno il coraggio di chiamarla caccia sportiva! Io la definirei piuttosto "bracconaggio legalizzato".
Dopo la faticosa conquista della punta Alta scendiamo a picco verso il colle del Giogo, (nomen omen) per poi risalire e puntare alla vetta del Bronzone.
L'ultimo tratto di sentiero è una vera sfida alla gravità oltre che un viaggio tra le nuvole, una densa foschia infatti avvolge la sommità del monte.
Sulla cima, senza più ostacoli, correnti d'aria e di anime vaganti passano liberamente da una valle all'altra.
Ogni tanto salgono alcuni suoni provenienti dal basso: una campana che segna le ore, una sega a motore che lavora il legno, più di rado un latrato simile a quello di un lupo. Le attività da svolgere una volta attivati in vetta a una montagna sono diverse, tutte degne di interesse. Dopo esserci rifocillati con il pranzo, complice la vicinanza con le feste natalizie, iniziano a passare tra le nostre mani i dolci più diversi.Qualcuno ha persino portato fin quassù un pandoro. Se ci facciamo caso anche il dolce natalizio ha l'aspetto di una strana cima no?
Con un colpo di scena degno di un prestigiatore uno dei miei compagni estrae un piccolo fornello da campo e una moka. Lo vedo compiere gesti misurati e solenni come quelli di uno sciamano che prepara un rito magico per parlare con l'aldilà. Il suo armeggiare, pochi minuti dopo, trasforma chicchi macinati provenienti dall'altra parte del pianeta e acqua nel caffè più buono del mondo. Delizioso perché assaporato dove non te lo aspetti, in mezzo alla natura, e con il dolcificante più sublime che esista: la buona compagnia.
Quando ad un tratto le nuvole si alzano parzialmente regalando squarci di panorama, scatta immediatamente l'immancabile competizione all'avvistamento delle cime circostanti. Tuttavia oggi non è un giorno qualunque, abbiamo la fortuna di avere tra di noi una vera docente di vettologia, (o scienza delle cime) docente presso l'università statale di Offanengo. Con la sua ineguagliabile erudizione illustra una ad una le montagne che si stagliano all'orizzonte, elevando la mia qualifica da semplice osservatore a quella di osservatore consapevole. Questa performance è stata documentata, esiste un video che presto sarà trasmesso su tutte le reti televisive nazionali e reso disponibile sui maggiori siti geografici e di montagna.
La lunga via del ritorno, a causa del fango sul sentiero, diventa spesso un gioco di equilibrio. Essenziale il dosaggio delle forze in discesa, per evitare rocamboleschi scivoloni. Non sono concesse distrazioni se non le chiacchiere con i compagni di escursione e qualche fotografia al panorama. Le sorprese non sono terminate. Nel tratto finale, poco prima dell'abitato di Predore, ho avuto la sfacciata fortuna di incontrare un animale rarissimo: il fantasmagorico Lupo del Sebino (canis lupus Sebino), variante poco conosciuta del più comune lupo italico (canis lupus italicus). La sua bellezza è davvero inconfutabile: corpo slanciato, occhi penetranti che forgiano uno sguardo fiero e un caldo manto color miele.
Ci guardiamo negli occhi per un istante che sembra non finire mai. Mi esce qualche parola sconnessa per lo stupore. Ho la sensazione che lui possa intendere quello che vorrei comunicargli, anche se non ho il mitico anello di re Salomone al dito, che permetteva di parlare e capire la lingua degli animali. Solitamente di indole tranquilla, lo splendido animale che ho davanti a me può essere molto aggressivo se affamato o molestato. Tuttavia non provo nessun timore. So che si nutre esclusivamente di piccoli mammiferi e...bracconieri.
soundtrack: Ivan Graziani "Il lupo e il bracconiere"
https://www.youtube.com/watch?v=z2-f_fXn59g
Tourengänger:
lebowski

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Kommentare (11)