Autunno. Quattro passi in Val Palot con gambe sotto il tavolo. Rifugio Piardi.
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L’autunno è arrivato? E allora noi ci adattiamo!
Siamo a casa, giriamo i pollici mentre scrutiamo il cielo, non abbiamo programmato nessuna escursione ma la voglia di montagna è tanta, giriamo i pollici, poi giriamo anche gli anulari, poi gira che ti rigira le mani si toccano, si sfregano e alla fine indicano… andiamo a mangiare al Piardi? Mi dice Rosa. Il tempo di contare sino a tre e tutto l’occorrente è nello zaino. Si parte, sono le 11:25, orario GIBI.
Ore 12:30, siamo al parcheggio della Palotto, ci avviamo talmente veloci verso il sentiero che quasi ci dimentichiamo di mettere le pedule, prima di partire ho telefonato al gestore del Piardi per sapere se è aperto (ma lo è sempre), l’importante, mi dice, è quello di fare in modo di non arrivare troppo tardi. Con questo “avviso tempistico“ come si fa a non correre?
Affrontiamo il sentiero, nel primo tratto un po sconnesso, con passo decisamente spedito, almeno per noi, cominciamo a salire superando strappetti alquanto scivolosi per il gran numero di fogliame depositato al suolo dai Faggi, ma nessuno ci può fermare, troppa è la fame è troppa è la paura di arrivare tardi al rifugio. Ore 13:15, ci siamo! 0:45 minuti per fare i 400 metri di dislivello che dividono Palotto dal rifugio, non un tempo da atleti, certo, ma un tempo di chi non vede l’ora di mettere i piedi sotto il tavolo questo si!
Ci sediamo vicino alla stufa, fuori le nuvole coprono buona parte della visuale, in compenso i piatti li vedo bene, eccome. Cominciamo con le pappardelle ai funghi, faccio un piatto un po abbondante? Mi dice la proprietaria. Beh, faccia lei, rispondo io. E così mi arriva il piatto di pasta, sarà almeno un chilo di colesterolo/trigliceridi ben condito da funghi. Boia Faust. Parto all’attacco… e lo anniento! Signorina, mi porti una media bionda, serve la medicina per il rutto libero, ma soprattutto ribelle.
Aspettiamo che la pasta si depositi sul fondo dello stomaco, nel frattempo, senza volere, ascoltiamo una accesa discussione che si svolge nei pressi del bancone; ma fermàt le guardie, i ma ardàt ol fùsil! Càso! Go fat veder che l’otturatore l’è dervit. Discorsi da cacciatori, roba tosta, da queste parti non è un caso sentirli.
Belin. Belin? Cazzo c’entra belin con l’idioma bresciano? Ol dì càso o pota? Càso confermo io, ma i liguri lo usano anche come intercalare. Il càso con la f..a lo usiamo anche noi, per intercalare, ovvio!
Si parte con il secondo round, polenta e formaggio alla trentina, roba leggera anche questa, qua il Crestor 20 mg nulla può fare, ma chi si tira indietro? Io no! E’ un assalto alla diligenza ed io rubo il bottino, lo nascondo per bene, il forziere lo distruggo con l’acido gastrico. Signorina, mi porti un caffè d’orzo da mezzo litro. Niente ammazza caffè, chi camminerebbe dopo?
14:40, ripartiamo. Salutiamo gli astanti dopo aver lasciato al cassiere 30€, un conto tutto sommato onesto; avendo bisogno di smaltire le calorie superflue decidiamo di allungare un po il giro, anche se rischiamo di prendere la pioggia. Dal rifugio puntiamo verso la dorsale che porta a Montecampione, fatti pochi passi deviamo a sinistra (palina), seguendo il sentiero delle Malghe, perdiamo un po di quota e poi affrontiamo dei brevi saliscendi. Passiamo dalla Foppa Bassa e da quella Alta, vediamo una palina, scendendo ritorniamo a Palotto. Bene.
Si scende ancora seguendo la sterrata che attraversa un bel bosco di faggi, e senza farci fregare dalle deviazioni scendiamo decisi verso l’auto, passando una zona attrezzata; siamo quasi all’auto, dopo 8 km di cammino, avremo smaltito il cibo? Chi se ne frega, stasera mangio due fette di ananas e buona notte al secchio…
Nota 1): Questo è il classico giretto rilassante, buono per chi abita in zona, un giretto che si può allungare a piacimento. Il Rif. Piardi è sempre aperto, e per noi amanti delle terre alte è una vera manna; si può mangiare vegetariano o una pasta al pomodoro, ma qua la carne domina, in tutte le sue varianti culinarie.
Nota 2) Cose a caso e chi se ne frega!
Irredentismo nell’irredentismo: Siamo tutti Catalani, ma i catalani lo sono di più!
Calciochissenefrega: Juve-Benevento 2-1.
Politica: si vota in Sicilia. E CHI SE NE FREEEEEEEEGAAAAAAAA!
A la prochaine! Menek, Rosa
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