Il Sentiero del Sole
|
||||||||||||||||||||||||
Il Sentiero del Sole venne inaugurato nel maggio 2002 (ne venne pubblicata la notizia perfino sul Corriere della Sera, di solito non particolarmente attento a questi fatti locali) adattando percorsi preesistenti per iniziativa delle sezioni CAI di Ponte in Valtellina e Sondrio, con fondi delle due sezioni, dei comuni interessati e delle Comunità Montane. Nonostante indiscutibili plurimi motivi di interesse (monumenti, etnografia, natura, escursionismo...) non ebbe alcuna fortuna e venne rapidamente dimenticato; non estranea a questa conclusione, una scarsissima, per non dire totale, mancanza di manutenzione nei tratti boschivi almeno fino all'arrivo in Val Fontana: ormai qua e là si fatica a procedere, tra frane, smottamenti e crolli di alberi; spesso le indicazioni mancano, del tutto assenti o sostituite da altri percorsi più o meno coincidenti almeno parzialmente. Nemmeno viene evidenziato che lunghi tratti sono realmente molto delicati per esposizione e natura del terreno. Un vero peccato. Proseguendo verso Teglio e Tirano - forse per una maggior vocazione turistica o una semplice maggior frequentazione locale - la situazione migliora visibilmente sul terreno, ma rimane costante l'assenza di appoggi logistici affidabili (solo agriturismi aperti nei weekend o su richiesta).
Nota. Il percorso del Sentiero del Sole non è stato effettuato in un unico trekking, bensì in varie tappe in diversi mesi, quando il meteo o il tempo a disposizione non consentivano gite più impegnative:
2 ottobre 2017 Montagna - Prasomaso
8 ottobre 2017 Prasomaso - San Bernardo
22 ottobre 2017 San Bernardo - Sant'Antonio
12 novembre 2017 Sant'Antonio - Strada Teglio-Prato Valentino
26 novembre 2017 Strada Teglio-Prato Valentino - Bratta
3 dicembre 2017 Bratta - Tirano
Dal parcheggio presso l'anfiteatro (località Trippi nel comune di Montagna in Valtellina) ci si dirige verso monte per poche decine di metri fino all'imbocco di Via Risc de Sassina e se ne segue a tornanti il ripido acciottolato. ["Risc", in lingua locale, è propriamente una mulattiera acciottolata racchiusa fra muri a secco; qui, nella prima metà del percorso, attraverso i vigneti, l'acciottolato è stato fortemente rimaneggiato da colate di cemento. Più in alto ritorna degno del suo nome]. Zigzagando fra vigneti e poche costruzioni di servizio alla viticoltura si arriva all'altezza dell'imponente chiesa di S.Antonio: si lascia a sinistra la via per il Castel Grumello e si continua fra le coltivazioni fino ad un incrocio con semaforo al centro di Montagna. Le poche segnalazioni a vernice scompaiono, per cui, attraversando la strada ("Panoramica dei Castelli"), si seguono le indicazioni turistiche automobilistiche per il Castello Mancapane. Si sale lungo la Via Barella fino a svoltare a destra in Via Carasc: in cima alla ripida strada si raggiunge la piazzetta che ospita il municipio e la bella chiesa di S.Giorgio; seguendo Via Ponsecco e poi, a destra, Via Cà dei Dossi, ci si porta finalmente fra i boschi. Dopo aver affiancato una stalla si torna su asfalto su Via Benedetti: usufruendo di qualche scorciatoia si raggiunge la contrada Cà Bongiascia, dove si ritrovano i segnali per il Castello. Si procede lungo il bel sentiero che, attraversata una valletta, porta al bivio per il Castello Mancapane (una breve deviazione permette la visita ai ruderi ben conservati e la lettura - tramite pannelli illustrativi - della storia e dell'utilizzazone della fortificazione); un secondo corso d'acqua, parzialmente incanalato, precede la costruzione (attualmente didattica) del Mulino di Cà Zoia. Attraversate le baite di Cà Zoia si torna su asfalto lungo la strada per l'Alpe Mara, proprio nei pressi della chiesa di S.Maria Perlungo, con bel sagrato panoramico su Valtellina e, soprattutto, Orobie; si segue la carrozzabile fino al primo tornante, dove si continua diritto fino alle Foppe: da qui, su mulattiera, si raggiunge un altro tornante della stessa carrozzabile. A destra si stacca una pista erbosa con segnalazioni del "Sentiero del Sole" che va seguita fino al primo cambiamento di direzione [Errore di percorso sulla traccia GPS: salita a Nesarolo e ritorno]. Qui si prosegue diritto per uno dei due miseri sentierini che si staccano sulla destra (si riuniscono dopo pochi metri). Il sentiero riunificato si fa più evidente, ma è anche evidente che è ben poco usato; si intraprende un lungo e tormentato traverso, ombroso, franoso, a tratti esposto, abbondante di alberi crollati da scavalcare o aggirare, per non parlare di spine rovi e ortiche. Arrivati al fondo della Valle della Rogna, si attraversa il torrente tramite una precaria passerella costituita da due tronchi affiancati non proprio recenti. Sull'altra riva ci aspetta una risalita improvvisa e ripidissima: radici e cespugli aiutano la progressione; però, arrivati in piano, la fatica è finita: ci si trova sul sentiero di servizio alla captazione di acqua dal torrente a favore dell'acquedotto dei sanatori. La bella traccia, in lieve discesa in uno stupendo bosco di abeti, asseconda lungamente le irregolarità del versante della montagna fino a raggiungere Prasomaso in corrispondenza della carrozzabile che sale da Tresivio a Boirolo. Si segue l'asfalto per poche decine di metri, per poi imboccare sulla sinistra (in vista di un tornante) una ripida pista sterrata; si prosegue quindi lungo il sentiero che taglia in traverso il versante occidentale della valle di Ron: è una traccia da percorrere con attenzione, spesso assistita da catene di sicurezza, che attraversa canaloni franosi assai instabili, dove l'esposizione è solo mascherata dalla rigogliosa vegetazione. Oltrepassato un tratto roccioso (cavo metallico) il sentiero prende a scendere rapidamente con una serie di tornanti; nei pressi del fondovalle, dopo alcune baite in rovina, confluisce in una carrabile cementata che conduce al guado del torrente Ron (usare al meglio gli impianti di presa idroelettrica). Sull'altra riva si prosegue lungo una sterrata fino ad un gruppo di tre baite, dove, sulla sinistra, riprende il sentiero; la salita è brusca e tortuosa, di nuovo un cavo agevola il passaggio, ma in breve si rientra su di una pista forestale. La si segue verso sinistra fino ad una piccola vasca-abbeveratoio: un sentiero si stacca verso sinistra andando a risalire una brutta area di recente disbosco; al termine del bosco, ormai percorrendo una bella mulattiera acciottolata, si arriva alle abitazioni più basse di San Bernardo: una vecchia latteria e alcune ville del primo '900. Da una fontana si prosegue diritto attraverso il maggengo fino a toccarne la strada asfaltata di accesso nei pressi di un agriturismo all'altezza di un'edicola con mappa e itinerari della valle. Si segue la sterrata in salita e, al primo tornante, si prosegue diritto su larga traccia fino ad un casello dell'acquedotto; da qui inizia un magnifico sentiero in una misteriosa foresta di conifere, in traversata lungo un comodo tragitto a saliscendi guadagnando 200/300 metri di quota (all'unico bivio evidente, mantenere la destra in discesa). Svoltato il dosso che fa accedere in Val Fontana, inizia una ripida discesa a stretti tornanti fino a raggiungere una larga strada molto simile nella struttura ad una carrettabile militare. Il percorso, nella sua regolare discesa, oltrepassa alcuni valloni e l'imbocco di una miniera (occlusa da frana di terriccio a pochi metri dall'imboccatura), lascia sulla sinistra il sentiero per l'Alpe Fiorinale e raggiunge il fondovalle presso l'inizio di una pista cementata. Affiancato il torrente Valfontana in salita per poche decine di metri, lo si valica su di un ponticello di legno; sull'altra riva si segue in discesa la pista dell'argine arrivando subito ad un tornante della carrozzabile della Val Fontana. Si segue l'asfalto in salita fra le abitazioni sparse di Sant'Antonio e, di poco oltrepassata l'ultima, si ritrova sulla destra il sentiero. Ad una iniziale salita segue un traverso a monte dei prati che conduce ad affrontare la spalla sinistra di un canalone tramite una breve serie di serpentine; il percorso verso lo sbocco della Val Fontana prosegue con lunghi tratti in dolce pendenza alternati a brusche salite, il tutto immerso in fitti boschi di conifere: oltrepassata una panoramica radura di erba incolta, si raggiungono le prime baite alte di Dàlico. Siamo ormai sul versante soleggiato della Valtellina, percorso da numerose piste forestali di accesso ai vari nuclei rurali: il nostro sentiero, sempre ben segnalato, le interseca fino a raggiungere la località Agnè. Assecondato comodamente l'impluvio della Valle Rogna, si raggiunge lo splendido balcone del maggengo Verdumana, circondato da coreografiche estensioni di larici: proseguendo verso est, si arriva in breve a raggiungere una pista sterrata che - verso sinistra - sale a Prato Valentino; noi invece proseguiamo a destra in ripidissima discesa fino a confluire nella carrozzabile asfaltata Teglio-Prato Valentino. La si segue per breve tratto fino a trovare sulla sinistra una traccia secondaria (comunque segnalata) per l'agriturismo La Piana [la sterrata carrozzabile inizia due tornanti più in basso]; intercettando un reticolo di piste forestali più o meno frequentate - i maggiori problemi di orientamento si riscontrano presso Bulfer, ma i segnali a vernice, benché mal posizionati, ci sono - ci si dirige verso il fondo della Val Boalzo (guado indaginoso in stagione fredda per la presenza di ghiaccio), per poi risalire con lungo traverso fino alla carrozzabile Bianzone - Nemina. Seguendola in discesa si raggiungono le baite sparse di Piazzeda e si prosegue lungo una pista forestale che si addentra nella valle di Bianzone, presto sostituita da uno stretto ed esposto sentiero che traversa in costa la ripida faggeta, adiuvato in vari tratti da catene corrimano. Quando il versante si addolcisce un poco e il sentiero percorre antichi castagneti da frutto, la presenza di sporadici ruderi di baite preannuncia l'arrivo a Bratta, dove il sentiero, a monte della carrozzabile, prosegue fra baite abbandonate e rimodernate. Seguendo una pista dal fondo variabile (sterrato, asfalto, cemento, erba...) e oltrepassando una croce, si arriva ad un bel bosco misto: la carrozzabile termina in una piazzola e continua sotto forma di sentiero in direzione del maggengo di Stavello [Il tragitto, nel passaggio in aggiramento di vaghi speroni rocciosi, si agevola di qualche tratto di catene corrimano]. Dopo aver di nuovo intercettato una pista forestale, la si segue fino nei pressi delle case di Piazze, dove si confluisce nella strada ex-militare Villa di Tirano - Lughina: procedendo in discesa sulla vecchia mulattiera che ben presto se ne distacca, si raggiunge Ramaione, agglomerato di baite risistemate a villette di vacanze; la bella mulattiera prosegue fino ad un bivio dove si prende a sinistra verso Tirano (a destra, invece, discesa più diretta a Villa di Tirano) e si arriva alle case di Novaglia. Il sentiero cambia direzione e si addentra per breve estensione nel tratto italiano della Val Poschiavo (il confine scorre a poche centinaia di metri su terreno impervio): la discesa avviene lungo la serie di regolari serpentine di un vecchio tracciato di pattugliamento della GDF, fino a portarsi all'altezza del terrazzo erboso che ospita, a picco sulla città di Tirano, l'antichissima chiesa (xenodochio) di Santa Perpetua. Un scenografico sentiero cala velocemente fra i vigneti fino alla passerella sul torrente Poschiavino: sull'altra riva, in pochi passi, si arriva a concludere il Sentiero del Sole sulla piazza del Santuario della Madonna di Tirano.
Nota. Il percorso del Sentiero del Sole non è stato effettuato in un unico trekking, bensì in varie tappe in diversi mesi, quando il meteo o il tempo a disposizione non consentivano gite più impegnative:
2 ottobre 2017 Montagna - Prasomaso
8 ottobre 2017 Prasomaso - San Bernardo
22 ottobre 2017 San Bernardo - Sant'Antonio
12 novembre 2017 Sant'Antonio - Strada Teglio-Prato Valentino
26 novembre 2017 Strada Teglio-Prato Valentino - Bratta
3 dicembre 2017 Bratta - Tirano
Dal parcheggio presso l'anfiteatro (località Trippi nel comune di Montagna in Valtellina) ci si dirige verso monte per poche decine di metri fino all'imbocco di Via Risc de Sassina e se ne segue a tornanti il ripido acciottolato. ["Risc", in lingua locale, è propriamente una mulattiera acciottolata racchiusa fra muri a secco; qui, nella prima metà del percorso, attraverso i vigneti, l'acciottolato è stato fortemente rimaneggiato da colate di cemento. Più in alto ritorna degno del suo nome]. Zigzagando fra vigneti e poche costruzioni di servizio alla viticoltura si arriva all'altezza dell'imponente chiesa di S.Antonio: si lascia a sinistra la via per il Castel Grumello e si continua fra le coltivazioni fino ad un incrocio con semaforo al centro di Montagna. Le poche segnalazioni a vernice scompaiono, per cui, attraversando la strada ("Panoramica dei Castelli"), si seguono le indicazioni turistiche automobilistiche per il Castello Mancapane. Si sale lungo la Via Barella fino a svoltare a destra in Via Carasc: in cima alla ripida strada si raggiunge la piazzetta che ospita il municipio e la bella chiesa di S.Giorgio; seguendo Via Ponsecco e poi, a destra, Via Cà dei Dossi, ci si porta finalmente fra i boschi. Dopo aver affiancato una stalla si torna su asfalto su Via Benedetti: usufruendo di qualche scorciatoia si raggiunge la contrada Cà Bongiascia, dove si ritrovano i segnali per il Castello. Si procede lungo il bel sentiero che, attraversata una valletta, porta al bivio per il Castello Mancapane (una breve deviazione permette la visita ai ruderi ben conservati e la lettura - tramite pannelli illustrativi - della storia e dell'utilizzazone della fortificazione); un secondo corso d'acqua, parzialmente incanalato, precede la costruzione (attualmente didattica) del Mulino di Cà Zoia. Attraversate le baite di Cà Zoia si torna su asfalto lungo la strada per l'Alpe Mara, proprio nei pressi della chiesa di S.Maria Perlungo, con bel sagrato panoramico su Valtellina e, soprattutto, Orobie; si segue la carrozzabile fino al primo tornante, dove si continua diritto fino alle Foppe: da qui, su mulattiera, si raggiunge un altro tornante della stessa carrozzabile. A destra si stacca una pista erbosa con segnalazioni del "Sentiero del Sole" che va seguita fino al primo cambiamento di direzione [Errore di percorso sulla traccia GPS: salita a Nesarolo e ritorno]. Qui si prosegue diritto per uno dei due miseri sentierini che si staccano sulla destra (si riuniscono dopo pochi metri). Il sentiero riunificato si fa più evidente, ma è anche evidente che è ben poco usato; si intraprende un lungo e tormentato traverso, ombroso, franoso, a tratti esposto, abbondante di alberi crollati da scavalcare o aggirare, per non parlare di spine rovi e ortiche. Arrivati al fondo della Valle della Rogna, si attraversa il torrente tramite una precaria passerella costituita da due tronchi affiancati non proprio recenti. Sull'altra riva ci aspetta una risalita improvvisa e ripidissima: radici e cespugli aiutano la progressione; però, arrivati in piano, la fatica è finita: ci si trova sul sentiero di servizio alla captazione di acqua dal torrente a favore dell'acquedotto dei sanatori. La bella traccia, in lieve discesa in uno stupendo bosco di abeti, asseconda lungamente le irregolarità del versante della montagna fino a raggiungere Prasomaso in corrispondenza della carrozzabile che sale da Tresivio a Boirolo. Si segue l'asfalto per poche decine di metri, per poi imboccare sulla sinistra (in vista di un tornante) una ripida pista sterrata; si prosegue quindi lungo il sentiero che taglia in traverso il versante occidentale della valle di Ron: è una traccia da percorrere con attenzione, spesso assistita da catene di sicurezza, che attraversa canaloni franosi assai instabili, dove l'esposizione è solo mascherata dalla rigogliosa vegetazione. Oltrepassato un tratto roccioso (cavo metallico) il sentiero prende a scendere rapidamente con una serie di tornanti; nei pressi del fondovalle, dopo alcune baite in rovina, confluisce in una carrabile cementata che conduce al guado del torrente Ron (usare al meglio gli impianti di presa idroelettrica). Sull'altra riva si prosegue lungo una sterrata fino ad un gruppo di tre baite, dove, sulla sinistra, riprende il sentiero; la salita è brusca e tortuosa, di nuovo un cavo agevola il passaggio, ma in breve si rientra su di una pista forestale. La si segue verso sinistra fino ad una piccola vasca-abbeveratoio: un sentiero si stacca verso sinistra andando a risalire una brutta area di recente disbosco; al termine del bosco, ormai percorrendo una bella mulattiera acciottolata, si arriva alle abitazioni più basse di San Bernardo: una vecchia latteria e alcune ville del primo '900. Da una fontana si prosegue diritto attraverso il maggengo fino a toccarne la strada asfaltata di accesso nei pressi di un agriturismo all'altezza di un'edicola con mappa e itinerari della valle. Si segue la sterrata in salita e, al primo tornante, si prosegue diritto su larga traccia fino ad un casello dell'acquedotto; da qui inizia un magnifico sentiero in una misteriosa foresta di conifere, in traversata lungo un comodo tragitto a saliscendi guadagnando 200/300 metri di quota (all'unico bivio evidente, mantenere la destra in discesa). Svoltato il dosso che fa accedere in Val Fontana, inizia una ripida discesa a stretti tornanti fino a raggiungere una larga strada molto simile nella struttura ad una carrettabile militare. Il percorso, nella sua regolare discesa, oltrepassa alcuni valloni e l'imbocco di una miniera (occlusa da frana di terriccio a pochi metri dall'imboccatura), lascia sulla sinistra il sentiero per l'Alpe Fiorinale e raggiunge il fondovalle presso l'inizio di una pista cementata. Affiancato il torrente Valfontana in salita per poche decine di metri, lo si valica su di un ponticello di legno; sull'altra riva si segue in discesa la pista dell'argine arrivando subito ad un tornante della carrozzabile della Val Fontana. Si segue l'asfalto in salita fra le abitazioni sparse di Sant'Antonio e, di poco oltrepassata l'ultima, si ritrova sulla destra il sentiero. Ad una iniziale salita segue un traverso a monte dei prati che conduce ad affrontare la spalla sinistra di un canalone tramite una breve serie di serpentine; il percorso verso lo sbocco della Val Fontana prosegue con lunghi tratti in dolce pendenza alternati a brusche salite, il tutto immerso in fitti boschi di conifere: oltrepassata una panoramica radura di erba incolta, si raggiungono le prime baite alte di Dàlico. Siamo ormai sul versante soleggiato della Valtellina, percorso da numerose piste forestali di accesso ai vari nuclei rurali: il nostro sentiero, sempre ben segnalato, le interseca fino a raggiungere la località Agnè. Assecondato comodamente l'impluvio della Valle Rogna, si raggiunge lo splendido balcone del maggengo Verdumana, circondato da coreografiche estensioni di larici: proseguendo verso est, si arriva in breve a raggiungere una pista sterrata che - verso sinistra - sale a Prato Valentino; noi invece proseguiamo a destra in ripidissima discesa fino a confluire nella carrozzabile asfaltata Teglio-Prato Valentino. La si segue per breve tratto fino a trovare sulla sinistra una traccia secondaria (comunque segnalata) per l'agriturismo La Piana [la sterrata carrozzabile inizia due tornanti più in basso]; intercettando un reticolo di piste forestali più o meno frequentate - i maggiori problemi di orientamento si riscontrano presso Bulfer, ma i segnali a vernice, benché mal posizionati, ci sono - ci si dirige verso il fondo della Val Boalzo (guado indaginoso in stagione fredda per la presenza di ghiaccio), per poi risalire con lungo traverso fino alla carrozzabile Bianzone - Nemina. Seguendola in discesa si raggiungono le baite sparse di Piazzeda e si prosegue lungo una pista forestale che si addentra nella valle di Bianzone, presto sostituita da uno stretto ed esposto sentiero che traversa in costa la ripida faggeta, adiuvato in vari tratti da catene corrimano. Quando il versante si addolcisce un poco e il sentiero percorre antichi castagneti da frutto, la presenza di sporadici ruderi di baite preannuncia l'arrivo a Bratta, dove il sentiero, a monte della carrozzabile, prosegue fra baite abbandonate e rimodernate. Seguendo una pista dal fondo variabile (sterrato, asfalto, cemento, erba...) e oltrepassando una croce, si arriva ad un bel bosco misto: la carrozzabile termina in una piazzola e continua sotto forma di sentiero in direzione del maggengo di Stavello [Il tragitto, nel passaggio in aggiramento di vaghi speroni rocciosi, si agevola di qualche tratto di catene corrimano]. Dopo aver di nuovo intercettato una pista forestale, la si segue fino nei pressi delle case di Piazze, dove si confluisce nella strada ex-militare Villa di Tirano - Lughina: procedendo in discesa sulla vecchia mulattiera che ben presto se ne distacca, si raggiunge Ramaione, agglomerato di baite risistemate a villette di vacanze; la bella mulattiera prosegue fino ad un bivio dove si prende a sinistra verso Tirano (a destra, invece, discesa più diretta a Villa di Tirano) e si arriva alle case di Novaglia. Il sentiero cambia direzione e si addentra per breve estensione nel tratto italiano della Val Poschiavo (il confine scorre a poche centinaia di metri su terreno impervio): la discesa avviene lungo la serie di regolari serpentine di un vecchio tracciato di pattugliamento della GDF, fino a portarsi all'altezza del terrazzo erboso che ospita, a picco sulla città di Tirano, l'antichissima chiesa (xenodochio) di Santa Perpetua. Un scenografico sentiero cala velocemente fra i vigneti fino alla passerella sul torrente Poschiavino: sull'altra riva, in pochi passi, si arriva a concludere il Sentiero del Sole sulla piazza del Santuario della Madonna di Tirano.
Communities: Hikr in italiano
Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare (2)