Passo Quadrella (2137 m)
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Ultima escursione estiva del 2017 in Val Rovana o Valle di Campo, una laterale di destra della Valle Maggia, che si sviluppa ad ovest di Cevio.
Inizio dell’escursione: ore 9.25
Fine dell’escursione: ore 14.40
Pressione atmosferica, ore 9.00: 1021 hPa
Temperatura alla partenza: 5,5°C
Isoterma di 0°C, ore 9.00: 2500 m
Velocità media del vento: 15 km/h, solo fino a mezzogiorno
Temperatura al rientro: 15°C
Sorgere del sole: 7.10
Tramonto del sole: 19:27
Ho visitato pochissime volte la Val Rovana, l’ultima 15 anni fa; tuttavia la straordinaria giornata odierna me l’ha fatta apprezzare particolarmente, grazie ai pascoli solivi, ai boschi di larice, ai bramiti dei cervi, alla baite riattate con gusto, ai terrazzamenti di Linescio (25 km di muri a secco), agli affreschi di Giuseppe Mattia Borgnis e ai settecenteschi Palazzi Pedrazzini a Campo.
Per tutta la lunghezza della valle incrocio pochissime auto: i turisti rimasti percorrono soprattutto i sentieri o le ciclopiste della Valle Maggia.
Arrivo verso le nove all’ultimo villaggio: Cimalmotto (1405 m), frazione di Campo Vallemaggia. L’aria frizzante e il leggero vento mi offrono delle nitide vedute sulle creste delle montagne, in particolare sulla monumentale muraglia del Pizzo Bombögn (2331 m), un muro lungo 600 m e alto dai due ai tre metri, costruito nel 1948, nell’ambito di un progetto di risanamento forestale, per impedire che le capre di Cerentino e Bosco Gurin raggiungessero le piantagioni realizzate nel 1930 sul pendio sopra Campo e Cimalmotto.
Parto alle 9:25 dal parcheggio realizzato all’ingresso del villaggio. Sul segnavia si legge “1405 m”: la quota è errata, si riferisce alla chiesa, che dista 145 m. Pazienza, avrò il navigatore tarato con oltre 20 m in eccesso. La meta dista 2 h e 45 min.
Dalla chiesa parrocchiale, dedicata alla Beata Vergine Assunta, svolto a destra e in breve mi ritrovo su un bel pascolo dominato da una grande croce lignea. La località è chiamata Murant, un toponimo che mi è incomprensibile; forse ha a che fare con un recinto di mura. Mi immetto su una stradina asfaltata che mi porta all’insediamento successivo, Cavà (1499 m), un gruppetto di baite ben riattate, adibite a case di vacanza. Superata una cappella trovo il bivio per Fontanella e l’Alpe di Magnello (1808 m), conservato grazie ad una fondazione. Qui comincia il lariceto, che si spinge fino ad oltre i 2000 m. Il vento gira e mi porta l’insistente bramito dei cervi. Sono almeno tre, che si alternano sui versanti opposti della valle. Il potente bramito funge da deterrente per altri maschi e favorisce l’ovulazione delle compagne.
Il sentiero, ben disegnato, ha un fondo molto agevole e si alza con modeste pendenze fino all’Alpe Quadrella di Fuori (1791 m). Si tratta di un alpeggio attivo fino agli anni 2000 con il carico di bestiame e da allora visitato solo dagli escursionisti e dai proprietari delle tipiche cascine alpine, con zoccolo in muratura e primo piano in legno.
Mi trovo più o meno a metà strada. Una comoda panchina posata sulla facciata meridionale di una baita mi induce ad una prolungata sosta al sole.
A quote superiori il sentiero si fa più ripido. Il lariceto ricopre il versante ben oltre il limite indicato dalla carta topografica. Ho l’impressione che si stia infittendo fino a circa 2050 m.
Il passo è annunciato dall’intensificarsi del vento. Dopo due ore di cammino posso affermare Passo Quadrella (2137 m) geschafft!
Passo Quadrella (2137 m)
La prima vetta ad attirare la mia attenzione è il Batnall (2748 m) o Madone, coperto da una spolverata di neve e gelo. Più a nord appaiono cime note, quali il Ritzberg (2592 m), il Pizzo Stella (2688 m), il Pizzo Bìela (2863 m), lo Strahlbann (2781 m), il Pizzo Orsalia (2664 m) e il Camino (2489 m). Ad est, a circa 500 m di distanza, osservo il poco escursionistico Kleinhorn (2171 m).
Nella Valle di Bosco Gurin si distingue la Capanna Grossalp (1907 m), l’unico edificio di legno dell’alpeggio.
A sud-ovest vedo il Passo della Fria (2499 m) e la cima leggermente innevata del Pizzo del Forno (2695 m), sul crinale in fondo alla Valle Rovana. Rappresentando lo spartiacque, dovrebbe essere il confine naturale con il Piemonte. Purtroppo non è così: il fondo della Valle Rovana, chiamata Valle Cravariola, appartiene al comune italiano di Crodo.
Il motivo è dovuto a complicazioni sorte a causa di diritti di alpeggio passati da padre in figlio, doti per donne che hanno sposato uomini della Val d’Antigorio e a successive concessioni e baratti. La vertenza si trascinò per secoli e venne definitivamente liquidata il 23 settembre del 1874 con una convenzione internazionale, con arbitro il Console in Italia degli Stati Uniti, che stabiliva il possesso territoriale all’Italia!
Poco dopo mezzogiorno riprendo il cammino per la discesa, con un percorso diverso dall’itinerario di salita. All’altezza dell’Alpe Quadrella di Fuori (1791 m) svolto infatti a sinistra fino all’ultima baita (attualmente con il tetto coperto da un telo verde), quindi imbocco un sentiero non marcato, che scende, senza insidie, fino a Cortaccio (1588 m) e al sottostante Corte Nuovo (1540 m). In questo alpeggio vedo per la prima volta delle lunghe canalizzazioni di acque superficiali, realizzate con canalette in tavolame di legno di larice. Simili strutture le avevo viste finora solo come taglia-acqua lungo le strade forestali.
Suppongo che facciano parte di un intervento di ingegneria naturalistica a tutela dell’ambiente.
A Corte Nuovo imbocco la sterrata che mi permette di raggiungere molto comodamente Cavà e Cimalmotto.
A Campo non posso fare a meno di fermarmi a fotografare per la seconda volta i settecenteschi Palazzi Pedrazzini, una testimonianza della fortuna che arrise alla famiglia Pedrazzini, emigrata a Kassel (in Assia) nella seconda metà del Seicento. I Pedrazzini si misero in affari grazie ad un emporio. La loro vicenda imprenditoriale si estese ad altre attività commerciali in altre città della Germania.
Camminata nella Val Rovana, la valle ticinese che nell’ultimo secolo ha conosciuto il maggior spopolamento. Le perfette condizioni meteorologiche mi hanno fatto apprezzare ancora di più sia il paesaggio naturale sia quello antropico, che rivela pure alcune emigrazioni ricche di successi.
Tempo di salita: 2 h
Tempo totale: 5 h 15 min
Tempi parziali
Cimalmotto (1405 m) – Quadrella di Fuori (1791 m): 1 h
Quadrella di Fuori (1791 m) – Passo Quadrella (2137 m): 1 h
Dislivello in salita: 760 m
Sviluppo complessivo: 9,1 km
Difficoltà: T2
Coordinate Passo Quadrella: 678'970 / 128'110
Copertura della rete cellulare: Swisscom buona
Libro di vetta: no
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