Rifugio Mezzalama (3009 m)
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Per la prima volta in Val d’Ayas, una laterale di sinistra della Val d’Aosta, fino all’ultimo abitato, Saint Jacques des Allemands, sede della prima colonia Walser proveniente dal Vallese, insediatasi nelle terre del monastero di San Maurizio d’Agauno intorno all’anno mille. Per questo motivo la parte più alta della valle era denominata “Canton des Allemands”.
La lunga escursione mi ha portato ad un rifugio ubicato ai piedi del Grande Ghiacciaio di Verra, intitolato ad Ottorino Mezzalama (1888-1931), alpinista torinese travolto da una valanga, considerato il padre dello scialpinismo italiano.
Inizio dell’escursione: ore 8:20
Fine dell’escursione: ore 16:25
Pressione atmosferica, ore 9.00: 1022 hPa
Temperatura alla partenza: 6,5°C
Isoterma di 0°C alle 9.00: 3600 m
Temperatura al rientro: 22,5°C
Velocità media del vento: 10 km/h NO
Umidità relativa alle 9:00: 80%
Sorgere del sole: 6.54
Tramonto del sole: 19.59
Come d’abitudine percorro di buon mattino la valle, alle prime luci dell’alba. Superato lo stretto imbocco, la valle si addolcisce e mi offre dei bellissimi scorci. Un fatto mi mette subito di buonumore: in un rettilineo pianeggiante, un capriolo mi attraversa la strada. È il segno evidente che mi trovo in un ambiente naturale ancora intatto. I numerosi turisti che frequentano la Val d’Ayas non hanno ancora scalfito la sua natura. Le abitazioni sono rispettose dell’ambiente e delle tradizioni architettoniche, a cominciare dai tetti, rigorosamente coperti con le “lose”, le lastre di pietra di ortogneiss scistoso, che qui hanno una bella tonalità di verde muschio.
All’altezza del Lago di Brusson si trova la deviazione per Estoul (1817 m), la località dove vive attualmente lo scrittore Paolo Cognetti, che mi ha appassionato con il suo romanzo “Le otto montagne”, vincitore del Premio Strega 2017. Mi viene la tentazione di visitare anche questo paesino, per incontrare magari lo scrittore e Bruno, il personaggio del suo romanzo, forse disperso.
Alle otto arrivo alla testata della valle, alla Place de la Grotte, di fianco alla chiesa di Saint Jacques des Allemands (1689 m), dove è possibile parcheggiare gratuitamente.
Il segnavia indica che la meta prevista richiede 4 h e 45 min di cammino lungo il sentiero 7. I meno allenati, oppure gli alpinisti che intendono proseguire fino al rifugio più in alto, ossia il Rifugio Guide Val d’Ayas (3394 m), possono fruire di un servizio di Taxi, che porta i clienti fino al Pian di Verra superiore (2340 m).
Alle 8:20 mi avvio, con il solito fardello da cammello, su un sentiero lastricato, sempre ottimamente marcato con delle frecce gialle. L’aria fresca e il profumo di larici non mi fanno pesare per niente la ripida salita, oltretutto, qui non ci sono le fastidiosissime zanzare.
Apprezzo molto i pannelli con lo sfondo marrone, che indicano il nome delle località che si toccano e la loro quota. È un’attenzione turistica purtroppo poco diffusa, che dà prestigio anche a questi piccoli insediamenti montani.
Il primo che si incontra è Blanchard (1724 m), a seguire Fiery (1875 m), quindi la radura dell’Alpe Belbosco (1892 m) e la piana dell’Alpe Pian di Verra Inferiore (2069 m), dove rimango ammutolito di fronte ad un panorama di tale portata. Alla base si estende il pascolo dell’alpeggio, parzialmente illuminato dal sole, sullo sfondo incombono le lingue del Grande e del Piccolo Ghiacciaio di Verra. Più in alto ancora svettano le cime del Castore (4223 m), del Polluce (4092 m), della Roccia Nera (4075 m) e del Breithorn (4164 m).
Come sostiene Cognetti, la nostra ammirazione per le vette delle montagne non è in sintonia con la visione della montagna che hanno i montanari. La montagna dei montanari è molto pragmatica, molto economica, molto basata sul lavoro. I montanari non guardano alle cime delle montagne, ma guardano ai colli, ai passi, quelli che servono per andare da una valle all’altra per lavorare, per spostarsi: le cime delle montagne non servono a niente.
La mia visione della montagna, come quella di tutti gli appassionati di escursionismo, è invece piena di romanticismo, per questo non diventerò mai un montanaro.
Nei pressi di una mandria di mucche marroni, mi stupisco per la grande dedizione al lavoro e per l’efficacia del cane pastore. Rincorre le bestie che si distaccano brevemente dal gregge e le fa rientrare immediatamente con morsi al metatarso.
Aggiro un bellissimo monolito marrone e in breve raggiungo la fine della piana, dove riprende il bosco di larici. A circa 2088 m di quota arrivo ad un bivio: a sinistra si sale al rinomato Lago Blu (2215 m), a destra si sviluppa la più comoda strada poderale. Non posso perdere l’occasione per vedere il bacino lacustre, che in questo periodo ha delle tonalità turchesi piuttosto che blu. Sono al limite della vegetazione arborea; qui inizia il regno dei detriti di falda, dei macereti, dei massi erratici e delle morene. Il Vallone di Verra è percorso da un intreccio di torrenti con acque glaciali turchesi, che con la luce odierna sono molto piacevoli. Dopo un paio di ponticelli di recente costruzione, il sentiero segue dapprima il crinale di una morena, per poi scendere a ricongiungersi con la sterrata alla piazzola dove arrivano le jeep del servizio taxi, al Pian di Verra Superiore (2340 m), circa 500 m prima dell’alpeggio. Cammino da 2 h e 20 min: è il tempo che avrei risparmiato salendo con il fuoristrada (60.- € a tratta, da 1 a 4 persone).
Mi accodo ai tre alpinisti spagnoli giunti in jeep. Hanno degli zaini impressionanti, con corde, moschettoni, caschi, piccozza e persino gli scarponi legati allo zaino. Riguadagnata la cresta della morena, il percorso si fa meno ripido: mi prendo il tempo per osservare e fotografare lo spettacolare ambiente glaciale, oggi ancora più splendente grazie al cielo sereno.
Adoro queste giornate e non condivido l’idea di un noto fotografo, che preferisce al cielo azzurro le nuvole, in quanto offrirebbero un’immagine sempre diversa dello stesso paesaggio.
Dopo 4 h e 10 min di cammino posso affermare Rifugio Mezzalama (3009 m) geschafft!

Rifugio Mezzalama (3009 m)
La capanna è aperta, ma il gestore è assente.
Condivido un pezzo di pecorino con Kif, un bastardone Labrador, quindi, come d’abitudine, scatto numerose foto alle cime circostanti. Il Rifugio Guide Val d’Ayas (3394 m) è a un tiro di schioppo; per raggiungerlo occorrono ancora 1 h e 30 min di cammino. È il punto d’appoggio per la salita al Polluce (4092 m).
Mi fermo sì e no una dozzina di minuti, quindi riprendo il lungo cammino di ritorno che si conclude a Saint Jacques des Allemands, dopo oltre 8 ore dalla partenza.
Il primo impatto con la Val d’Ayas mi ha pienamente soddisfatto. Le ottime condizioni meteorologiche mi hanno regalato delle visioni stupende sulle sagome del Castore e del Polluce, ammantati dal Grande Ghiacciaio di Verra (o Verraz). Questo ghiacciaio (uno dei 209 presenti in Valle d’Aosta), anche se molte fonti lo descrivono come in fase di forte contrazione, con i suoi 6 km2 ha ancora una dimensione notevole in confronto ad altri che ho visitato negli ultimi anni.
Percorso in auto
Dogana Chiasso Brogeda – Milano – Tangenziale Ovest – Santhià – Ivrea – Uscita Verrès – SR45 – Val d’Ayas – Saint Jacques des Allemands; 22,70 € x 2 di pedaggio autostradale; 204 km dalla dogana di Chiasso Brogeda, 2 h 55 min, compresa una sosta.
Tempo totale: 8 h 05 min
Tempo di salita: 4 h 10 min
Coordinate Rifugio Mezzalama: 624.890 / 84.733
Dislivello in salita: 1320 m
Sviluppo complessivo: 15,6 km
Difficoltà: T2
Copertura della rete cellulare: Vodafone buona.

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