Parc Naziunal Svizzer : Chamanna Cluozza.
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Su questa zona del Parco Nazionale Svizzero dell' Engadina, non ci sono relazioni in italiano a parte una, stringata e antica, di Gianluca.
In capanna, difatti, parlerò durante quattro giorni quasi esclusivamente in tedesco, a parte con una famiglia italiana e un paio di persone di lingua francese o inglese.
E' ora di invogliare un qualche amico del sud delle alpi a visitare questi luoghi bellissimi?
E come sono arrivata quassù, così lontana dalle mie montagne?
Come per il Faggio del Foer, malandrina è stata una fotografia ad invogliarmi a scoprire con i miei occhi, le mie gambe, i miei scarponi, uno stupefacente paesaggio lunare. Mi sembrava di avere l' Himalaya indiano del Ladakh dietro l' uscio di casa.
Come per il Faggio, sono passati anni prima che occhi e piedi si posassero qui.
Ma ancora un poco di pazienza, prima che scopriate la ben nominata Val Sassa: innanzitutto bisogna arrivarci, quassù, e quanto lunga la strada!
Quanto lungo il percorso in auto per raggiungere Zernez!
Fuorviata da indicazioni sul sito del TCS (Touring Club Svizzero) seguirò un itinerario segnalato come "il più breve" in cinque ore invece delle 2.40 indicate, partendo da Bellinzona e passando dal Passo del San Bernardino!
Di che arrivare con gambe, polpacci e piedi induriti come pietre all' inizio del sentiero! Difatti quella semplice salita mi costerà una grande fatica.
La gentile impiegata del Centro del Parco Nazionale mi indicherà poi il percorso più semplice e veloce.
Eccolo:
Bellinzona - Passo del San Bernardino - Splügen - Thusis - Tiefencastel - Passo dell' Albula - Zernez.
Io sono salita più su, passando da Davos e seguendo il Passo del Flüela.
Bellissime le strade, tutte!
Spendo sempre parole entusiaste e ammirative sui nostri alpigiani e le loro fatiche, spendiamone sugli ingegneri e gli operai che hanno costruito le nostre splendide strade, e questi splendidi passi alpini!
L' attraversamento di Davos mi interessava comunque, visto che lassù è situato il romanzo di Thomas Mann, "La montagna magica", di cui pochi capitoli strappati al libro accompagneranno i miei ultimi minuti nella cuccetta prima di chiudere gli occhi.
Che delusione, Davos!
Che tristezza, tanti bellissimi palazzi inghiottiti da una giungla impenetrabile di brutte costruzioni!
L' atmosfera del Berghof di Mann è svanita per sempre...
Parto dal ponte coperto di legno all' uscita di Zernez, sulla strada del Passo del Forno.
Prati fioriti, pascoli, poi la foresta di resinosi col suo soffice tappeto di aghi. Panchine per fare pause.
Purtroppo rombano motori in continuazione sulla strada del Passo. Chissà che orgasmi inseguono i motociclisti che fanno scoppiettare i loro mezzi e nelle curve fischiare i copertoni...
Il silenzio arriverà molto tardi, dopo quasi due ore, a discesa ben inoltrata nella Val Cluozza.
Discesa ripida, sassi, ghiaia, che rotolano sotto gli scarponi.
So di essere arrivata in un mondo minerale, proprio quello che mi attrae quassù, quello ammirato nella foto malandrina...
Un ponte di legno permette di attraversare il torrente Cluozza, poi 80 metri di risalita, su terreno franoso, sino in capanna.
Bella, la capanna!
Di rosso legno di larice, una capanna come la disegnerebbe qualsiasi bambino!
Bella, l' accoglienza!
Buona, la cena.
Pochi minuti di contemplazione già mezz' addormentata su una delle tre richiestissime sdraio!
Lassù ci contempla, possente, il Piz Quattervals, noi piccoli omuncoli fragili...
A letto, presto!
Solo poche righe del capitolo "La notte di Walpurgis".
In capanna, difatti, parlerò durante quattro giorni quasi esclusivamente in tedesco, a parte con una famiglia italiana e un paio di persone di lingua francese o inglese.
E' ora di invogliare un qualche amico del sud delle alpi a visitare questi luoghi bellissimi?
E come sono arrivata quassù, così lontana dalle mie montagne?
Come per il Faggio del Foer, malandrina è stata una fotografia ad invogliarmi a scoprire con i miei occhi, le mie gambe, i miei scarponi, uno stupefacente paesaggio lunare. Mi sembrava di avere l' Himalaya indiano del Ladakh dietro l' uscio di casa.
Come per il Faggio, sono passati anni prima che occhi e piedi si posassero qui.
Ma ancora un poco di pazienza, prima che scopriate la ben nominata Val Sassa: innanzitutto bisogna arrivarci, quassù, e quanto lunga la strada!
Quanto lungo il percorso in auto per raggiungere Zernez!
Fuorviata da indicazioni sul sito del TCS (Touring Club Svizzero) seguirò un itinerario segnalato come "il più breve" in cinque ore invece delle 2.40 indicate, partendo da Bellinzona e passando dal Passo del San Bernardino!
Di che arrivare con gambe, polpacci e piedi induriti come pietre all' inizio del sentiero! Difatti quella semplice salita mi costerà una grande fatica.
La gentile impiegata del Centro del Parco Nazionale mi indicherà poi il percorso più semplice e veloce.
Eccolo:
Bellinzona - Passo del San Bernardino - Splügen - Thusis - Tiefencastel - Passo dell' Albula - Zernez.
Io sono salita più su, passando da Davos e seguendo il Passo del Flüela.
Bellissime le strade, tutte!
Spendo sempre parole entusiaste e ammirative sui nostri alpigiani e le loro fatiche, spendiamone sugli ingegneri e gli operai che hanno costruito le nostre splendide strade, e questi splendidi passi alpini!
L' attraversamento di Davos mi interessava comunque, visto che lassù è situato il romanzo di Thomas Mann, "La montagna magica", di cui pochi capitoli strappati al libro accompagneranno i miei ultimi minuti nella cuccetta prima di chiudere gli occhi.
Che delusione, Davos!
Che tristezza, tanti bellissimi palazzi inghiottiti da una giungla impenetrabile di brutte costruzioni!
L' atmosfera del Berghof di Mann è svanita per sempre...
Parto dal ponte coperto di legno all' uscita di Zernez, sulla strada del Passo del Forno.
Prati fioriti, pascoli, poi la foresta di resinosi col suo soffice tappeto di aghi. Panchine per fare pause.
Purtroppo rombano motori in continuazione sulla strada del Passo. Chissà che orgasmi inseguono i motociclisti che fanno scoppiettare i loro mezzi e nelle curve fischiare i copertoni...
Il silenzio arriverà molto tardi, dopo quasi due ore, a discesa ben inoltrata nella Val Cluozza.
Discesa ripida, sassi, ghiaia, che rotolano sotto gli scarponi.
So di essere arrivata in un mondo minerale, proprio quello che mi attrae quassù, quello ammirato nella foto malandrina...
Un ponte di legno permette di attraversare il torrente Cluozza, poi 80 metri di risalita, su terreno franoso, sino in capanna.
Bella, la capanna!
Di rosso legno di larice, una capanna come la disegnerebbe qualsiasi bambino!
Bella, l' accoglienza!
Buona, la cena.
Pochi minuti di contemplazione già mezz' addormentata su una delle tre richiestissime sdraio!
Lassù ci contempla, possente, il Piz Quattervals, noi piccoli omuncoli fragili...
A letto, presto!
Solo poche righe del capitolo "La notte di Walpurgis".
Tourengänger:
micaela

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Kommentare (14)