Colle del Lys
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Questa gita alpinistica della Società Escursionisti Milanesi capita a proposito perché da qualche anno desidero ritornare sui ghiacciai del Monte Rosa, nella parte più elevata del massiccio.
Sabato alle 10.30 ad Alagna il tempo è magnifico, tutti i 4000 sono privi di nuvole, per domani le previsioni sono addirittura migliori ma il meteo farà diversamente.
Raggiunto in funivia il Passo dei Salati proseguiamo salendo a piedi con il sentiero che percorre le pendici occidentali dello Stolemberg. Raggiunta la vecchia stazione di Punta Indren mettiamo piede sul ghiacciaio d’Indren seguendo una buona traccia, lasciamo a sinistra la nuova stazione della funivia fino ad arrivare alle rampe rocciose attrezzate che portano al Rifugio Gnifetti. Usciti dalle rocce, sul ghiacciaio di Garstelet ci si lega più per provare le cordate di domani che per necessità. Pernottiamo quindi al Rifugio Gnifetti. "Lei cosa fa domani?" mi chiede un signore incontrato sulle scale. "Mah...per adesso ho fatto gli scalini a due a due come a casa e sono arrivato in cima alle scale che sembravo morto" dico io. Non bisognerebbe mai dimenticare ... la testa.
La domenica mattina, esaurite le operazioni preparatorie, si parte effettivamente alle 5,30. Non è la bella giornata promessa dalle previsioni perché uno strato compatto di nuvole si estende ad una quota di 4200-4300 metri sui rilievi di confine dal Monte Bianco al Monte Rosa.
Dopo il pianoro iniziale, cominciamo a salire il ghiacciaio alle spalle del rifugio. Prima e dopo la mia cordata c’è un’autentica processione. Più in alto la pista si snoda a curve in una zona di crepacci. Uno di essi, sotto la parete della Piramide Vincent, lo trovo particolarmente impressionante e lo si passa su un ponte di neve. Ormai sono dal'altra parte quindi dovrò … passarci sopra anche al ritorno. Ma se non è crollato nelle precedenti giornate di grande caldo perché mai dovrebbe cedere oggi? La giornata è estiva ma non torrida e voglio dare fiducia a questa considerazione. Più in alto, quasi alla deviazione per la normale della Piramide Vincent, c'è un altro grande crepaccio, meno spettacolare ma sul quale faccio le stesse considerazioni.
Dalle parti del Balmenhorn stiamo per entrare nella zona della nebbia, a volte soffiano folate di vento freddo, non posso avere sempre condizioni ideali. Intanto però qualcuna delle tante cordate di oggi comincia a rinunciare. Altre ripiegano sulla Piramide Vincent, unica cima della zona sgombra da nubi. Io l'ho salita nel 2005, lascio che a decidere siamo i miei compagni di cordata e vedo che proseguono verso il Colle del Lys sperando in un miglioramento. Passiamo accanto a Balmenhorn e Corno Nero mentre a sinistra si vede il colle con la “roccia della scoperta”, che sta per essere inghiottita dalle nuvole. Nove anni fa, estasiato dal panorama che mi si apriva di fronte, neanche l'avevo notata. Stavo scambiando la sella della "roccia della scoperta" (Entdekonselse) per il Colle del Lys e anche da qualche parte sul web c'è un pò di confusione ma le cartine dettagliate parlano chiaro: il Colle del Lys è più a est, è più alto e le due selle sono separate da un panettoncino nevoso.
(Correva l’anno 1778: Jean-Joseph Beck è un ragazzo di Gressoney che vuole anticipare quelli di Alagna nell’esplorare le alte montagne e vedere finalmente la “valle perduta” che dovrebbe trovarsi al di là. Ne parla con gli amici e organizza una squadra di 5 giovani aspiranti alpinisti. Il “sesto uomo” è Nicolas Vincent, ingaggiato perché sa scrivere e infatti scriverà un resoconto fingendo di essere Beck. Sette anni dopo diventerà padre di Jean-Nicolas Vincent che sarà tra i primi salitori della “sua” Piramide e della Punta Zumstein. Il “settimo uomo” si chiama Sebastien Linthy e fa parte della comitiva perché ha un alpeggio dove pernottare. Come fossero adepti di una società segreta, i sette vanno alle riunioni alla spicciolata e il giorno stabilito partono scaglionati, nessuno deve sapere le loro intenzioni. Arrivano appunto alla “Roccia della Scoperta”, qualche mese dopo la notizia dell’esplorazione arriverà anche a Parigi, tra queste montagne si è fatta la storia pionieristica dell’alpinismo. – Dalla biografia di Jean-Nicolas Vincent a cura di M.F.Gregori)
Nella nebbia saliamo al Colle del Lys fino ad intercettare la cresta che scende dalla Ludwigshoe ma questa cima è quasi invisibile, non ci sono tracce né persone che la salgono. Per qualche minuto avevo pensato di proporla come meta alternativa. Un GPS indica quota 4272, significa che siamo sulla cresta un pò sopra il Colle. E’ la prima volta che mi trovo a questa altezza senza che sia una bella giornata di Sole. Dico che non ho l’esperienza per continuare con un muro di nebbia davanti e propongo di fermarci qui, è anche l’opinione di tutti i presenti. Intanto da una cordata si leva un grido: “Per continuare in questa situazione bisogna avere i contro**** oppure essere ... “ e vola un “titolo”.
Mettiamola così: sono tornato a quota 4000 dopo quasi tre anni sentendomi bene e per la decima volta ho raggiunto un punto geografico significativo alto più di 4000 metri. Non è una vetta ma questo colle è più alto di tanti 4000 alpini.
La discesa si svolge senza inconvenienti e alla nuova stazione della funivia di Indren facciamo i primi bilanci. Su un totale di 21 partecipanti, la squadra più abile e veloce (quelli con i contro*****) è arrivata in cima, un’altra ha ripiegato sulla Piramide Vincent mentre altri come me sono arrivati al Colle del Lys.
Sabato alle 10.30 ad Alagna il tempo è magnifico, tutti i 4000 sono privi di nuvole, per domani le previsioni sono addirittura migliori ma il meteo farà diversamente.
Raggiunto in funivia il Passo dei Salati proseguiamo salendo a piedi con il sentiero che percorre le pendici occidentali dello Stolemberg. Raggiunta la vecchia stazione di Punta Indren mettiamo piede sul ghiacciaio d’Indren seguendo una buona traccia, lasciamo a sinistra la nuova stazione della funivia fino ad arrivare alle rampe rocciose attrezzate che portano al Rifugio Gnifetti. Usciti dalle rocce, sul ghiacciaio di Garstelet ci si lega più per provare le cordate di domani che per necessità. Pernottiamo quindi al Rifugio Gnifetti. "Lei cosa fa domani?" mi chiede un signore incontrato sulle scale. "Mah...per adesso ho fatto gli scalini a due a due come a casa e sono arrivato in cima alle scale che sembravo morto" dico io. Non bisognerebbe mai dimenticare ... la testa.
La domenica mattina, esaurite le operazioni preparatorie, si parte effettivamente alle 5,30. Non è la bella giornata promessa dalle previsioni perché uno strato compatto di nuvole si estende ad una quota di 4200-4300 metri sui rilievi di confine dal Monte Bianco al Monte Rosa.
Dopo il pianoro iniziale, cominciamo a salire il ghiacciaio alle spalle del rifugio. Prima e dopo la mia cordata c’è un’autentica processione. Più in alto la pista si snoda a curve in una zona di crepacci. Uno di essi, sotto la parete della Piramide Vincent, lo trovo particolarmente impressionante e lo si passa su un ponte di neve. Ormai sono dal'altra parte quindi dovrò … passarci sopra anche al ritorno. Ma se non è crollato nelle precedenti giornate di grande caldo perché mai dovrebbe cedere oggi? La giornata è estiva ma non torrida e voglio dare fiducia a questa considerazione. Più in alto, quasi alla deviazione per la normale della Piramide Vincent, c'è un altro grande crepaccio, meno spettacolare ma sul quale faccio le stesse considerazioni.
Dalle parti del Balmenhorn stiamo per entrare nella zona della nebbia, a volte soffiano folate di vento freddo, non posso avere sempre condizioni ideali. Intanto però qualcuna delle tante cordate di oggi comincia a rinunciare. Altre ripiegano sulla Piramide Vincent, unica cima della zona sgombra da nubi. Io l'ho salita nel 2005, lascio che a decidere siamo i miei compagni di cordata e vedo che proseguono verso il Colle del Lys sperando in un miglioramento. Passiamo accanto a Balmenhorn e Corno Nero mentre a sinistra si vede il colle con la “roccia della scoperta”, che sta per essere inghiottita dalle nuvole. Nove anni fa, estasiato dal panorama che mi si apriva di fronte, neanche l'avevo notata. Stavo scambiando la sella della "roccia della scoperta" (Entdekonselse) per il Colle del Lys e anche da qualche parte sul web c'è un pò di confusione ma le cartine dettagliate parlano chiaro: il Colle del Lys è più a est, è più alto e le due selle sono separate da un panettoncino nevoso.
(Correva l’anno 1778: Jean-Joseph Beck è un ragazzo di Gressoney che vuole anticipare quelli di Alagna nell’esplorare le alte montagne e vedere finalmente la “valle perduta” che dovrebbe trovarsi al di là. Ne parla con gli amici e organizza una squadra di 5 giovani aspiranti alpinisti. Il “sesto uomo” è Nicolas Vincent, ingaggiato perché sa scrivere e infatti scriverà un resoconto fingendo di essere Beck. Sette anni dopo diventerà padre di Jean-Nicolas Vincent che sarà tra i primi salitori della “sua” Piramide e della Punta Zumstein. Il “settimo uomo” si chiama Sebastien Linthy e fa parte della comitiva perché ha un alpeggio dove pernottare. Come fossero adepti di una società segreta, i sette vanno alle riunioni alla spicciolata e il giorno stabilito partono scaglionati, nessuno deve sapere le loro intenzioni. Arrivano appunto alla “Roccia della Scoperta”, qualche mese dopo la notizia dell’esplorazione arriverà anche a Parigi, tra queste montagne si è fatta la storia pionieristica dell’alpinismo. – Dalla biografia di Jean-Nicolas Vincent a cura di M.F.Gregori)
Nella nebbia saliamo al Colle del Lys fino ad intercettare la cresta che scende dalla Ludwigshoe ma questa cima è quasi invisibile, non ci sono tracce né persone che la salgono. Per qualche minuto avevo pensato di proporla come meta alternativa. Un GPS indica quota 4272, significa che siamo sulla cresta un pò sopra il Colle. E’ la prima volta che mi trovo a questa altezza senza che sia una bella giornata di Sole. Dico che non ho l’esperienza per continuare con un muro di nebbia davanti e propongo di fermarci qui, è anche l’opinione di tutti i presenti. Intanto da una cordata si leva un grido: “Per continuare in questa situazione bisogna avere i contro**** oppure essere ... “ e vola un “titolo”.
Mettiamola così: sono tornato a quota 4000 dopo quasi tre anni sentendomi bene e per la decima volta ho raggiunto un punto geografico significativo alto più di 4000 metri. Non è una vetta ma questo colle è più alto di tanti 4000 alpini.
La discesa si svolge senza inconvenienti e alla nuova stazione della funivia di Indren facciamo i primi bilanci. Su un totale di 21 partecipanti, la squadra più abile e veloce (quelli con i contro*****) è arrivata in cima, un’altra ha ripiegato sulla Piramide Vincent mentre altri come me sono arrivati al Colle del Lys.
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andrea62

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