Monte Mars per il sentiero D23
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Oggi, finalmente un ricongiungimento montano con il compagno di mille avventure
POLI89 con il quale decidiamo di puntare alla vetta più alta delle alpi Biellesi, il Monte Mars.
La necessità di un rientro alle rispettive abitazioni in un orario decente, ci induce a transitare sulla via normale rappresentata dal sentiero D23, escludendo anelli ravanosi che pur sono presenti ed anche ampiamente relazionati sul web. Per lo stesso motivo, decidiamo per una partenza piuttosto mattiniera.
Alle 6.30, infatti, lasciamo l'auto al parcheggio della funivia dietro il Santuario di Oropa e ci incamminiamo a destra seguendo le indicazioni per il lago del Mucrone. Ben presto abbandoniamo l'asfalto e ci introduciamo in un bellissimo faggeto ove il sentiero (D13 sino al lago Mucrone) transita a fianco del torrente Oropa.
In breve usciamo sulla sterrato, continuiamo verso la testata della valle ove intercettiamo la mulattiera che, con ampi zig zag, esce al rifugio Rosazza prima e, cinquanta metri più in alto, al rifugio Savoia.
Continuaiamo allora in direzione del lago che non raggiungiamo per deviare a destra sul sentiero D23.
La via si alza su prati, supera alcune cengie di cui una attrezzata ed esce al lago di Monte Rosso, un ameno specchio d'acqua sito in una depressione tra l'omonima cima e un torrione roccioso.
Nebbie fitte si alzano da valle precludendo la vista della meta finale ed il relativo percorso.
Seguendo le indicazioni su massi (D23, escludere D23b che probabilmente sale verso il monte Rosso),
ci abbassiamo per un centinaio di metri in un grande fornale che attraversiamo a mezzacosta saltando sugli enormi massi presenti.
Giunti in fondo, lasciamo a destra la traccia per il vicino colle Chandon che immette in Val d'Aosta, e mantenendoci a sinistra risaliamo un ripidido canale finchè il sentiero decide di lasciarci respirare e comincia aprocedere in traverso (talvolta esposto) sotto la cresta ove presumibilmente corre la ferrata "Ciao Miki".
Con nuove inpennate arriviamo all'anticima del Mars che si presenta, lì di fronte, come un enorme piramidone alto 150 metri apparentemente inaccessibile. Invece, dopo aver perso quota sino ad una depressione con l'aiuto di una corda fissa, attacchiamo la salita che procede con stretti tornanelli sino a giungere ad un paio di tratti che oppongono difficoltà di II facilitati dai canaponi. Superate infine queste asperità, eccoci in vetta.
Come spesso accade da queste parti, le nuvole assediano la cima e i versanti sottostanti, precludendoci la vista che deve essere bellissima. Quando, raramente, queste si diradano, proviamo a scattare qualche fotografia ad un ambiente che si presenta molto aperto e solare sul lato Valdostano, mentre in quello Piemontese prevalgono creste affilate che conferiscono al quadro un aspetto particolarmente severo.
Una fugace pausa pranzo ci consente di riprenderci dalle quasi cinque ore di marcia sin quassù, quindi giù con molta attenzione nelle disarrampicate dei passaggi critici.
Per la stessa via dell'andata, rientriamo quindi al rifugio Savoia, dove in attesa della funivia che ci risparmierà almeno un'ora di discesa, ci concediamo una rigenerante birra.
In cinque minuti di funivia rientriamo infine all'auto dopo otto ore di marcia mai banale, vuoi per la bellezza dell'ambiente, vuoi per la dovuta cautela che dovrebbe caratterizzare la salita a questa cima.
I tempi comprendono circa un'ora di pausa.
Gli stessi, unitamente al dislivello (che assomma 100 metri di discesa dopo il lago di monte Rosso) e allo sviluppo sono contenuti all'arrivo della stazione di monte della funivia che abbiamo utilizzato unicamente in discesa.
Sviluppo: 18 km circa; SE: 33 km circa.

La necessità di un rientro alle rispettive abitazioni in un orario decente, ci induce a transitare sulla via normale rappresentata dal sentiero D23, escludendo anelli ravanosi che pur sono presenti ed anche ampiamente relazionati sul web. Per lo stesso motivo, decidiamo per una partenza piuttosto mattiniera.
Alle 6.30, infatti, lasciamo l'auto al parcheggio della funivia dietro il Santuario di Oropa e ci incamminiamo a destra seguendo le indicazioni per il lago del Mucrone. Ben presto abbandoniamo l'asfalto e ci introduciamo in un bellissimo faggeto ove il sentiero (D13 sino al lago Mucrone) transita a fianco del torrente Oropa.
In breve usciamo sulla sterrato, continuiamo verso la testata della valle ove intercettiamo la mulattiera che, con ampi zig zag, esce al rifugio Rosazza prima e, cinquanta metri più in alto, al rifugio Savoia.
Continuaiamo allora in direzione del lago che non raggiungiamo per deviare a destra sul sentiero D23.
La via si alza su prati, supera alcune cengie di cui una attrezzata ed esce al lago di Monte Rosso, un ameno specchio d'acqua sito in una depressione tra l'omonima cima e un torrione roccioso.
Nebbie fitte si alzano da valle precludendo la vista della meta finale ed il relativo percorso.
Seguendo le indicazioni su massi (D23, escludere D23b che probabilmente sale verso il monte Rosso),
ci abbassiamo per un centinaio di metri in un grande fornale che attraversiamo a mezzacosta saltando sugli enormi massi presenti.
Giunti in fondo, lasciamo a destra la traccia per il vicino colle Chandon che immette in Val d'Aosta, e mantenendoci a sinistra risaliamo un ripidido canale finchè il sentiero decide di lasciarci respirare e comincia aprocedere in traverso (talvolta esposto) sotto la cresta ove presumibilmente corre la ferrata "Ciao Miki".
Con nuove inpennate arriviamo all'anticima del Mars che si presenta, lì di fronte, come un enorme piramidone alto 150 metri apparentemente inaccessibile. Invece, dopo aver perso quota sino ad una depressione con l'aiuto di una corda fissa, attacchiamo la salita che procede con stretti tornanelli sino a giungere ad un paio di tratti che oppongono difficoltà di II facilitati dai canaponi. Superate infine queste asperità, eccoci in vetta.
Come spesso accade da queste parti, le nuvole assediano la cima e i versanti sottostanti, precludendoci la vista che deve essere bellissima. Quando, raramente, queste si diradano, proviamo a scattare qualche fotografia ad un ambiente che si presenta molto aperto e solare sul lato Valdostano, mentre in quello Piemontese prevalgono creste affilate che conferiscono al quadro un aspetto particolarmente severo.
Una fugace pausa pranzo ci consente di riprenderci dalle quasi cinque ore di marcia sin quassù, quindi giù con molta attenzione nelle disarrampicate dei passaggi critici.
Per la stessa via dell'andata, rientriamo quindi al rifugio Savoia, dove in attesa della funivia che ci risparmierà almeno un'ora di discesa, ci concediamo una rigenerante birra.
In cinque minuti di funivia rientriamo infine all'auto dopo otto ore di marcia mai banale, vuoi per la bellezza dell'ambiente, vuoi per la dovuta cautela che dovrebbe caratterizzare la salita a questa cima.
I tempi comprendono circa un'ora di pausa.
Gli stessi, unitamente al dislivello (che assomma 100 metri di discesa dopo il lago di monte Rosso) e allo sviluppo sono contenuti all'arrivo della stazione di monte della funivia che abbiamo utilizzato unicamente in discesa.
Sviluppo: 18 km circa; SE: 33 km circa.
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