Su e giù per la Valgrande (molto su e molto giù e anche un po' di piano)
La Valgrande è un luogo che in me risveglia ricordi antichi – un paio di decenni fa, quando ancora il parco non c’era, mi ero inoltrato nella valle entrando dalla Bocchetta di Vald, faticosamente portando la tenda. A quel tempo a in La Piana si dormiva ancora nella “scatola di sardine”, io avevo dormito sul prato di fronte al rifugio della forestale con la mia tendina; il giorno dopo ero salito al Mottac ed ero uscito dalla Colma di Basagrana. Erano altri tempi: le informazioni erano frammentarie, solo il bel libro “Valgrande ultimo paradiso” faceva da guida, non c’erano rifugi, né cartelli e marcature.
Oggi la wilderness è diventata un po’ più domestica e la valle è ben frequentata, almeno lungo i percorsi classici. Ma resta un luogo magico, una immensa distesa di foreste chiusa da alte cime, con accessi in ogni caso lunghi e faticosi.
L’idea di fare la traversata da Nord a Sud in giornata allignava da tempo nella mia mente; ma la traversata classica da Premosello a Malesco non mi attirava troppo; complicata logisticamente e, poi, come entrare in competizione con Simone?
Allora, approfittando di una strana costellazione astrale – figlio da lasciare alla Malpensa il mattino presto e volo per Berlino la sera tardi – ecco il piano “diabolico” (o, se meglio preferite, pazzo).
Partenza da Premosello…in bici. L’auto resta parcheggiata lì in attesa del mio rientro attraverso la Colma. Una quindicina di chilometri in bici tanto per cominciare fino a Beura. Lì cappuccino e brioche al bar del paese e partenza in salita sul sentiero del rifugio Pozzolo. Di scala in scala, di baita in baita salgo sempre più in alto; il paesaggio è un po’ monotono in basso, poi man mano comincia a aprirsi. Al bivio verso quota 1300 metri presto a sinistra per l’Alpe Cortevecchio: traversato il torrente una breve strappo nel bosco mi porta all’alpe, su di un dolce pianoro in vista sull’Ossola.
Qui finisce anche il bel sentiero. Traverso le baite prendendo a sinistra la traccia per l’Alpe di Menta. Il sentiero è molto inerbato, ma con un po’ di attenzione lo si segue bene; superato un colletto entra nella valle di Menta dove fa’ un lunghissimo e magnifico traverso in costa, che offre splendidi panorami sulla Valle e sulla Testa di Menta. Di fronte a me, alla testata della valle, la grande placconata che sbarra l’accesso alla Valgrande. Raggiunta la testata della valle lascio la traccia per salire diritto nella pietraia a raggiungere il sentiero che conduce dall’Alpe di Menta al Ragozzale; una breve traversa a destra e sono alla famosa scala, per la verità un po’ deludente rispetto a certe costruzioni che troviamo nelle nostre valli.
In compenso l’uscita è emozionante: si sale per gradini intagliati nella roccia fino ad uscire dall’intaglio con un panorama spettacoloso su tutta la Valgrande, con in fondo il lago Maggiore, la pianura padana e gli appennini. Di fronte a me il Mottac, dove dovrò passare, più sotto la Val Gabbio e a destra, a fianco del Proman, lontano lontano, la traccia che sale alla Colma di Premosello.
Il bello comincia ora: traversare fino al Mottac, poi scendere a capofitto nel fondovalle e risalire dall’altro lato per riuscirne di nuovo verso la Valdossola.
Dal Ragozzale il sentiero di collegamento con la Colma di Basagrana è marcato bianco e rosso: si snoda dapprima in leggera salita, poi più piano, sui ripidi pendii meridionali della Testa di Menta, sempre molto esposto e con panorami spettacolari sulla valle. Lo percorro di buon passo, cercando di non sprecare energie; raggiunta la dorsale scende ad intersecare il sentiero che viene da Basagrana e che conduce verso In la Piana. Il tratto che conduce al Mottac è un po’ snervante, il sentiero è accidentato, traversa rocce, pietraie e boschi, tutto molto bello, ma non si può correre, il Mottac non sembra mai arrivare. Poi c’è una bella risalita sul “mottaccio”, che il sentiero aggira appena sotto la cima a sinistra, e, finalmente, la discesa al rifugio, su di un poggio in posizione spettacolosa, forse il più bel rifugio della Valgrande.
Di qui metto il turbo, il sentiero è dapprima ripido, poi scende a zig zag nella faggeta permettendo una buona velocità. Sono settecento metri di discesa che permettono un po’ di riposo finalmente; ecco il bivio del sentiero che viene da Vald (quanti cartelli ormai in questa valle), poi passo appena sopra la baita di In la Piana e supero due tedeschi che, carichi di grandi zaini, sono diretti al rifugio della Colma. Sono nella grandi faggete che caratterizzano l’interno della Valgrande; il sentiero per la Colma dapprima sale un po’, poi continua splendidamente esposto in leggera discesa sul fianco della Val Gabbio, a picco sul torrente spumeggiante per le recenti piogge. Accelero il passo, ma la fatica comincia ormai a farsi sentire…e mi attendono quasi 800 metri di dislivello fino al passo.
Passato il bel ponte di legno un ultimo dolce tratto lungo la valle ed ecco la dura salita della Colletta, un ripido zig zag del bosco dove la velocità cala visibilmente…sono in giro da quasi sei ore e si comincia a sentire. Finalmente il valico che è seguito da un buon tratto pianeggiante che entra nella valle. Lassù contro il cielo, apparentemente irraggiungibile, si staglia il rifugio della Colma, fortuna che so che sono “solo” 400 metri di dislivello.
Traverso due volte il torrente e raggiungo i pascoli dell’Alpe, orami completamente pieni di rovi e drose. Dell’Alpe Serena ricordo la bella foto nel libro con le baite magnificamente allineate sul pendio; purtroppo dopo tre decenni poco ormai ne resta, qualche muro cadente in mezzo alla vegetazione. In compenso il luogo è meraviglioso, un’ampia valle sovrastata da alte pareti boscose, dove i torrenti scendono scintillando dalle balze. E poco dopo raggiungo il paradiso: il sentiero supera un roccione e traversa il torrente proprio in corrispondenza di una bella pozza, dove si getta cantando una cascatella.
Nessuno in vista! Tolgo i panni sudati e in un attimo sono a bagno nell’acqua piacevolmente fredda. Un bagno meraviglioso e ristoratore.
Ma presto è ora di proseguire. L’intermezzo mi ha tolto un po’ di fatica e abbastanza agevolmente risalgo il sentiero a zig zag che supera il salto appena sotto il valico. Ben presto compare il rifugio sopra di me, un ultimo sforzo e sbuco sull’ampia sella della Colma. Un posto davvero magnifico: alla mie spalle si immerge la boscosa Valgrande, a fianco alte cime rocciose e dall’altro lato il dolce pendio erboso che digrada fin dove la valle si tuffa verso Premosello. E’ una grande felicità, un sogno che si realizza.
Come d’incanto ritrovo tutte le energie, scendo leggero dal bel sentiero che solca il prato sotto il passo, poi sfreccio fra gli alpi e le cascine, superando qualche attonito gitante. L’ultima parte purtroppo mi regala lunghi tratti sull’asfalto, poi la mulattiera che scende verso Premosello.
Ricupero l’auto…decisamente è stata una buona idea di fare il pezzo in bici questa mattina, non oso pensare se dovessi farlo ora. Torno a Beura, dove la mia bici mi aspetta pazientemente; proprio lì vicino c’è una fontanella che mi permette di lavarmi prima di tornare in aeroporto.
Per chi la volesse ripetere (magari in due giorni…) questa traversata è un vero condensato dalla Valgrande e dei suoi diversi aspetti; i panorami sono amplissimi e di pregio soprattutto dopo il Ragozzale, la salita alla Colma dal versante Valgrandino è fra i più bei percorsi che conosco. Il percorso è praticamente tutto marcato e su buoni sentieri, tranne la traccia che da Cortevecchio conduce appena sotto il Ragozzale.
Oggi la wilderness è diventata un po’ più domestica e la valle è ben frequentata, almeno lungo i percorsi classici. Ma resta un luogo magico, una immensa distesa di foreste chiusa da alte cime, con accessi in ogni caso lunghi e faticosi.
L’idea di fare la traversata da Nord a Sud in giornata allignava da tempo nella mia mente; ma la traversata classica da Premosello a Malesco non mi attirava troppo; complicata logisticamente e, poi, come entrare in competizione con Simone?
Allora, approfittando di una strana costellazione astrale – figlio da lasciare alla Malpensa il mattino presto e volo per Berlino la sera tardi – ecco il piano “diabolico” (o, se meglio preferite, pazzo).
Partenza da Premosello…in bici. L’auto resta parcheggiata lì in attesa del mio rientro attraverso la Colma. Una quindicina di chilometri in bici tanto per cominciare fino a Beura. Lì cappuccino e brioche al bar del paese e partenza in salita sul sentiero del rifugio Pozzolo. Di scala in scala, di baita in baita salgo sempre più in alto; il paesaggio è un po’ monotono in basso, poi man mano comincia a aprirsi. Al bivio verso quota 1300 metri presto a sinistra per l’Alpe Cortevecchio: traversato il torrente una breve strappo nel bosco mi porta all’alpe, su di un dolce pianoro in vista sull’Ossola.
Qui finisce anche il bel sentiero. Traverso le baite prendendo a sinistra la traccia per l’Alpe di Menta. Il sentiero è molto inerbato, ma con un po’ di attenzione lo si segue bene; superato un colletto entra nella valle di Menta dove fa’ un lunghissimo e magnifico traverso in costa, che offre splendidi panorami sulla Valle e sulla Testa di Menta. Di fronte a me, alla testata della valle, la grande placconata che sbarra l’accesso alla Valgrande. Raggiunta la testata della valle lascio la traccia per salire diritto nella pietraia a raggiungere il sentiero che conduce dall’Alpe di Menta al Ragozzale; una breve traversa a destra e sono alla famosa scala, per la verità un po’ deludente rispetto a certe costruzioni che troviamo nelle nostre valli.
In compenso l’uscita è emozionante: si sale per gradini intagliati nella roccia fino ad uscire dall’intaglio con un panorama spettacoloso su tutta la Valgrande, con in fondo il lago Maggiore, la pianura padana e gli appennini. Di fronte a me il Mottac, dove dovrò passare, più sotto la Val Gabbio e a destra, a fianco del Proman, lontano lontano, la traccia che sale alla Colma di Premosello.
Il bello comincia ora: traversare fino al Mottac, poi scendere a capofitto nel fondovalle e risalire dall’altro lato per riuscirne di nuovo verso la Valdossola.
Dal Ragozzale il sentiero di collegamento con la Colma di Basagrana è marcato bianco e rosso: si snoda dapprima in leggera salita, poi più piano, sui ripidi pendii meridionali della Testa di Menta, sempre molto esposto e con panorami spettacolari sulla valle. Lo percorro di buon passo, cercando di non sprecare energie; raggiunta la dorsale scende ad intersecare il sentiero che viene da Basagrana e che conduce verso In la Piana. Il tratto che conduce al Mottac è un po’ snervante, il sentiero è accidentato, traversa rocce, pietraie e boschi, tutto molto bello, ma non si può correre, il Mottac non sembra mai arrivare. Poi c’è una bella risalita sul “mottaccio”, che il sentiero aggira appena sotto la cima a sinistra, e, finalmente, la discesa al rifugio, su di un poggio in posizione spettacolosa, forse il più bel rifugio della Valgrande.
Di qui metto il turbo, il sentiero è dapprima ripido, poi scende a zig zag nella faggeta permettendo una buona velocità. Sono settecento metri di discesa che permettono un po’ di riposo finalmente; ecco il bivio del sentiero che viene da Vald (quanti cartelli ormai in questa valle), poi passo appena sopra la baita di In la Piana e supero due tedeschi che, carichi di grandi zaini, sono diretti al rifugio della Colma. Sono nella grandi faggete che caratterizzano l’interno della Valgrande; il sentiero per la Colma dapprima sale un po’, poi continua splendidamente esposto in leggera discesa sul fianco della Val Gabbio, a picco sul torrente spumeggiante per le recenti piogge. Accelero il passo, ma la fatica comincia ormai a farsi sentire…e mi attendono quasi 800 metri di dislivello fino al passo.
Passato il bel ponte di legno un ultimo dolce tratto lungo la valle ed ecco la dura salita della Colletta, un ripido zig zag del bosco dove la velocità cala visibilmente…sono in giro da quasi sei ore e si comincia a sentire. Finalmente il valico che è seguito da un buon tratto pianeggiante che entra nella valle. Lassù contro il cielo, apparentemente irraggiungibile, si staglia il rifugio della Colma, fortuna che so che sono “solo” 400 metri di dislivello.
Traverso due volte il torrente e raggiungo i pascoli dell’Alpe, orami completamente pieni di rovi e drose. Dell’Alpe Serena ricordo la bella foto nel libro con le baite magnificamente allineate sul pendio; purtroppo dopo tre decenni poco ormai ne resta, qualche muro cadente in mezzo alla vegetazione. In compenso il luogo è meraviglioso, un’ampia valle sovrastata da alte pareti boscose, dove i torrenti scendono scintillando dalle balze. E poco dopo raggiungo il paradiso: il sentiero supera un roccione e traversa il torrente proprio in corrispondenza di una bella pozza, dove si getta cantando una cascatella.
Nessuno in vista! Tolgo i panni sudati e in un attimo sono a bagno nell’acqua piacevolmente fredda. Un bagno meraviglioso e ristoratore.
Ma presto è ora di proseguire. L’intermezzo mi ha tolto un po’ di fatica e abbastanza agevolmente risalgo il sentiero a zig zag che supera il salto appena sotto il valico. Ben presto compare il rifugio sopra di me, un ultimo sforzo e sbuco sull’ampia sella della Colma. Un posto davvero magnifico: alla mie spalle si immerge la boscosa Valgrande, a fianco alte cime rocciose e dall’altro lato il dolce pendio erboso che digrada fin dove la valle si tuffa verso Premosello. E’ una grande felicità, un sogno che si realizza.
Come d’incanto ritrovo tutte le energie, scendo leggero dal bel sentiero che solca il prato sotto il passo, poi sfreccio fra gli alpi e le cascine, superando qualche attonito gitante. L’ultima parte purtroppo mi regala lunghi tratti sull’asfalto, poi la mulattiera che scende verso Premosello.
Ricupero l’auto…decisamente è stata una buona idea di fare il pezzo in bici questa mattina, non oso pensare se dovessi farlo ora. Torno a Beura, dove la mia bici mi aspetta pazientemente; proprio lì vicino c’è una fontanella che mi permette di lavarmi prima di tornare in aeroporto.
Per chi la volesse ripetere (magari in due giorni…) questa traversata è un vero condensato dalla Valgrande e dei suoi diversi aspetti; i panorami sono amplissimi e di pregio soprattutto dopo il Ragozzale, la salita alla Colma dal versante Valgrandino è fra i più bei percorsi che conosco. Il percorso è praticamente tutto marcato e su buoni sentieri, tranne la traccia che da Cortevecchio conduce appena sotto il Ragozzale.
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blepori

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