Quattro creste al Corno alle Scale
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Quattro itinerari, due in salita e due in discesa, due il primo giorno e due il secondo, con percorso complessivo che descrive un “otto” con perno sul Corno alle Scale e i due “tondi” disegnati dai sentieri che ne percorrono i versanti est e ovest, oltre alle creste. Questa è stata l’idea di un mio amico della Società Escursionisti Milanesi che ha organizzato questa due giorni. Alla partenza ho ben presente la regola-base: non cercare in Appennino quello che c’è sulle Alpi. Sugli Appennini si cercano i boschi, i crinali aperti, la scarsa antropizzazione. Quest’ultimo fattore è verissimo per il versante est del Corno alle Scale, non per quello ovest dove sono presenti strutture per lo sci.
Pianaccio è piccola e isolata tra i boschi dell’alto Appennino Bolognese ma vi ho visto più case di quel che mi aspettavo, una piccola chiesa e una indicazione: “cimitero“. Tre personalità hanno frequentato la zona: Enzo Biagi che a Pianaccio è nato ed è sepolto, Francesco Guccini che aveva un parente con un mulino a Pàvana non distante da qui, e Alberto Tomba che sul Corno si allenava.
La nostra comitiva di 12 persone parte dal rifugio Segavecchia con obiettivo il Corno alle Scale, la cui sommità è un crinale con tre punte: a nord la Sofia (m.1937, con la croce), al centro la più alta (m.1945) e a sud la Giorgina (m.1927). Saliamo per il sentiero Giulio Ruffo, quello più diretto. I primi 100 metri di dislivello sono lungo il torrente, poi il sentiero non dà tregua per gli altri 900 inerpicandosi a stretti tornanti prima nel bosco e poi, da 1600 metri, su terreno aperto. Nell’ultimo tratto è presente un vecchio cavo metallico che facilita la progressione accanto a un affioramento roccioso. Dove sta scritto che un sentiero dell’Appennino debba essere meno ripido di tanti sulle Alpi?
Raggiunto il crinale tra le due cime principali, puntiamo alla massima e dopo la doverosa sosta proseguiamo lungo il crinale erboso percorso da un sentiero fino alla Punta Giorgina e poi al sottostante Passo dello Strofinatoio. Sempre seguendo il sentiero di crinale, in direzione sud-ovest e ora al confine tra Emilia Romagna e Toscana, facendo due deviazioni sui monti Cornaccio e Cupolino e toccando il Passo dei Tre Termini, raggiungiamo il Lago Scaffaiolo e il vicino rifugio Duca degli Abruzzi, dove passiamo la notte dopo una cena di tutto rispetto.
La colazione al rifugio Duca degli Abruzzi è stata particolarmente abbondante. Ieri la giornata è stata piuttosto nuvolosa, oggi si annuncia serena. Siamo nel mezzo di un periodo particolarmente caldo ma qui soffia un bel vento fresco. La meta di oggi è il sentiero dei Balzi dell’Ora, che si annuncia come il più difficile della zona e uno dei più difficili dell’Appennino Settentrionale. Prima scendiamo lungo la sterrata fino ad incontrare il sentierino numero "335a" che valica un crinale al Passo della Porticciola. A destra, su crinale prativo, si sale alla Punta Sofia con il sentiero 335, noi scendiamo nella conca alla base dalla Punta Sofia, la attraversiamo e saliamo al Passo del Vallone, alla base del crinale detto “Balzi dell’Ora”, che scende dalla punta verso nord. Il sentiero dei Balzi dell’Ora non l’ho percorso con le mani in tasca, è privo di attrezzature, è ben tracciato, ha un paio di rampe belle ripide, sulla destra c’è un pendio erboso via via più ripido e sulla sinistra una parete di rocce stratificate ma non facciamo diventare degli Hillary Steps alcuni gradini di roccia alti un metro e un paio di brevi tratti a gradoni. Nessuno di noi, nemmeno le giovanissime sufficientemente alte e agili, si è trovato in difficoltà. Il sentiero regala la giusta emozione all’escursione ma sulle Grigne e sul Resegone ne facciamo di più lunghi e impegnativi.
Sbucati quindi alla grande croce della Punta Sofia, percorriamo la breve “autostrada” di vetta e torniamo sulla cima massima. Il tempo è più limpido di ieri, sotto di noi si vedono le tipiche valli appenniniche: boscose, spopolate, e dal profilo a “V”. Nella foschia si intravedono la pianura Padana a nord e la valle dell’Arno a ovest, ma purtroppo ci è quasi negata la vista del Mar Tirreno e delle Alpi Apuane. Continuiamo sulla Punta Giorgina, completando quindi la “traversata” delle tre punte. Ieri siamo stati qui e abbiamo proseguito sul crinale verso sud-ovest, oggi scendiamo verso sud-est, su ampi prati spazzati dal vento, fino al Passo del Cancellino. Se qualcuno ha la pazienza di seguirmi su una carta si sarà accorto che questo giro non è un anello ma è un “otto”. I sentieri sono sempre ben segnalati. Continuiamo a sinistra verso la valle del torrente Silla alla cui testata c’è Segavecchia. Ci rituffiamo nel bosco, alternando tratti a mezza costa con discese più decise a tornanti, e passando per la fonte Cappannaccia facciamo ritorno al punto di partenza. E così finisce il mio primo concatenamento di quattro creste … il prossimo sarà su quelle del Cervino, naturalmente! :) :)
Monte Bianco, Cervino, Bernina, Dolomiti … ma una volta all’anno non fa male ricordarsi che in Italia ci sono anche gli Appennini!
Pianaccio è piccola e isolata tra i boschi dell’alto Appennino Bolognese ma vi ho visto più case di quel che mi aspettavo, una piccola chiesa e una indicazione: “cimitero“. Tre personalità hanno frequentato la zona: Enzo Biagi che a Pianaccio è nato ed è sepolto, Francesco Guccini che aveva un parente con un mulino a Pàvana non distante da qui, e Alberto Tomba che sul Corno si allenava.
La nostra comitiva di 12 persone parte dal rifugio Segavecchia con obiettivo il Corno alle Scale, la cui sommità è un crinale con tre punte: a nord la Sofia (m.1937, con la croce), al centro la più alta (m.1945) e a sud la Giorgina (m.1927). Saliamo per il sentiero Giulio Ruffo, quello più diretto. I primi 100 metri di dislivello sono lungo il torrente, poi il sentiero non dà tregua per gli altri 900 inerpicandosi a stretti tornanti prima nel bosco e poi, da 1600 metri, su terreno aperto. Nell’ultimo tratto è presente un vecchio cavo metallico che facilita la progressione accanto a un affioramento roccioso. Dove sta scritto che un sentiero dell’Appennino debba essere meno ripido di tanti sulle Alpi?
Raggiunto il crinale tra le due cime principali, puntiamo alla massima e dopo la doverosa sosta proseguiamo lungo il crinale erboso percorso da un sentiero fino alla Punta Giorgina e poi al sottostante Passo dello Strofinatoio. Sempre seguendo il sentiero di crinale, in direzione sud-ovest e ora al confine tra Emilia Romagna e Toscana, facendo due deviazioni sui monti Cornaccio e Cupolino e toccando il Passo dei Tre Termini, raggiungiamo il Lago Scaffaiolo e il vicino rifugio Duca degli Abruzzi, dove passiamo la notte dopo una cena di tutto rispetto.
La colazione al rifugio Duca degli Abruzzi è stata particolarmente abbondante. Ieri la giornata è stata piuttosto nuvolosa, oggi si annuncia serena. Siamo nel mezzo di un periodo particolarmente caldo ma qui soffia un bel vento fresco. La meta di oggi è il sentiero dei Balzi dell’Ora, che si annuncia come il più difficile della zona e uno dei più difficili dell’Appennino Settentrionale. Prima scendiamo lungo la sterrata fino ad incontrare il sentierino numero "335a" che valica un crinale al Passo della Porticciola. A destra, su crinale prativo, si sale alla Punta Sofia con il sentiero 335, noi scendiamo nella conca alla base dalla Punta Sofia, la attraversiamo e saliamo al Passo del Vallone, alla base del crinale detto “Balzi dell’Ora”, che scende dalla punta verso nord. Il sentiero dei Balzi dell’Ora non l’ho percorso con le mani in tasca, è privo di attrezzature, è ben tracciato, ha un paio di rampe belle ripide, sulla destra c’è un pendio erboso via via più ripido e sulla sinistra una parete di rocce stratificate ma non facciamo diventare degli Hillary Steps alcuni gradini di roccia alti un metro e un paio di brevi tratti a gradoni. Nessuno di noi, nemmeno le giovanissime sufficientemente alte e agili, si è trovato in difficoltà. Il sentiero regala la giusta emozione all’escursione ma sulle Grigne e sul Resegone ne facciamo di più lunghi e impegnativi.
Sbucati quindi alla grande croce della Punta Sofia, percorriamo la breve “autostrada” di vetta e torniamo sulla cima massima. Il tempo è più limpido di ieri, sotto di noi si vedono le tipiche valli appenniniche: boscose, spopolate, e dal profilo a “V”. Nella foschia si intravedono la pianura Padana a nord e la valle dell’Arno a ovest, ma purtroppo ci è quasi negata la vista del Mar Tirreno e delle Alpi Apuane. Continuiamo sulla Punta Giorgina, completando quindi la “traversata” delle tre punte. Ieri siamo stati qui e abbiamo proseguito sul crinale verso sud-ovest, oggi scendiamo verso sud-est, su ampi prati spazzati dal vento, fino al Passo del Cancellino. Se qualcuno ha la pazienza di seguirmi su una carta si sarà accorto che questo giro non è un anello ma è un “otto”. I sentieri sono sempre ben segnalati. Continuiamo a sinistra verso la valle del torrente Silla alla cui testata c’è Segavecchia. Ci rituffiamo nel bosco, alternando tratti a mezza costa con discese più decise a tornanti, e passando per la fonte Cappannaccia facciamo ritorno al punto di partenza. E così finisce il mio primo concatenamento di quattro creste … il prossimo sarà su quelle del Cervino, naturalmente! :) :)
Monte Bianco, Cervino, Bernina, Dolomiti … ma una volta all’anno non fa male ricordarsi che in Italia ci sono anche gli Appennini!
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andrea62

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Kommentare (4)