Pizzo Mellasc da Gerola Alta
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Dopo averlo visto da vicino salendo dalla val Fraina ora intendo raggiungerne la cima dalla val Gerola.
Parte alta: la cima. Dal rifugio Trona Soliva il Mellasc si vede benissimo sopra di noi a ovest, non ci sono sentieri ma vari punti di riferimento su terreno in gran parte erboso, riferimenti confermati anche dai gestori del rifugio. Prima bisogna portarsi alla base di una cascata. Vi si può arrivare salendo direttamente su prati o con un giro più largo. Per quest’ultimo si parte dalla piccola baita appena sopra il rifugio, si supera il torrentello che scende dalla cascata, si sale un prato sulla destra e si intercetta un sentierino che costeggia la forra del torrente e arriva ad una baita, dalla quale si punta alla cascata. Io e il mio amico-collega saliamo diretti, scenderemo per il giro largo.
Alla base della cascata come previsto una traccia l'aggira sulla destra guidandoci sulla sua sommità. Saliamo poi per un tratto lungo il torrente e sbuchiamo in un prato con un rudere. Per accedere ai prati superiori il percorso è libero, saliamo per un costone erboso poco marcato e poi sempre per prati, tra anemoni, genziane e fischi di marmotte.
Giunti alla base del canale erboso che porta in cresta poco sotto la cima, e termina nel punto in cui la cresta si impenna, lo saliamo tenendoci a destra cercando di seguire tracce di sentiero. L'ultimo tratto è il più ripido. Sbucati in cresta, oltre al Disgrazia e al Palù è comparso il Bernina mentre il versante della Val Varrone è avvolto nella nebbia. Fin qui abbiamo impiegato un'ora dal rifugio, poco meno di 3h30 da Gerola Alta esclusa una breve sosta al rifugio Trona. In questo momento quello che sembra un rutto fragoroso lacera l’aria: non può essere, siamo saliti solo noi. C’è in giro l’uomo delle nevi, oppure l’orso della Val Gerola? Invece l’origine è umana, c’è un gruppetto che sta percorrendo le creste. Ancora dieci minuti per traccia di sentiero di cresta su erba e sassi e si è in cima, dove è posta una piccola croce. La montagna ha due cocuzzoli di pari altezza, uniti da una breve cresta erbosa. Poco distante c'è la croce del Pizzo della Cassera, dove sono stato pochi giorni fa ma stavolta il cielo a nord è limpido e si vedono le vette della Valmasino e del Bernina.
La discesa nel tratto ripido del canale si rivela una formalità perché scendendo le tracce di sentiero sono più visibili. Toccando tutti i riferimenti dell'andata torniamo al rifugio Trona, con la variante del giro largo tra la cascata e il rifugio.
Il ritorno a Gerola Alta avviene per la Valle della Pietra.
Parte bassa: l'avvicinamento. Sono io che insisto per aggiungere un pò di dislivello e allora si parte a piedi da Gerola Alta. Dopo un breve tratto sulla strada per Laveggiolo, un sentierino entra in un primo gruppo di case (località Foppa) evitando un breve tratto di strada. Dopo circa 500 metri su asfalto, sulla sinistra inizia il vecchio sentiero per Laveggiolo, segnalato da un cartello e dal paletto delle "Antiche mulattiere". Arriviamo così in località Castello, oltre la quale il sentiero diventa una sterrata che conduce a un bivio: a destra c'è l'asfalto, noi prendiamo istintivamente a sinistra su sterrato. Lo sterrato finisce in una zona di opere idrauliche a circa 1400 metri, forse per Laveggiolo si andava sull'asfalto. Dove siamo noi si incontrano il torrente principale e un ruscello, continuiamo lungo il torrente su una vaga traccia che scompare presto. Venti o trenta metri di salita decisa nel bosco alla nostra destra e troviamo un sentierino che sale a mezza costa e sbuca in un prato in cima al quale c'è il sentiero che unisce Laveggiolo al rifugio Trona. Laveggiolo è dietro di noi, tutto sommato l'abbiamo accorciata.
Parte alta: la cima. Dal rifugio Trona Soliva il Mellasc si vede benissimo sopra di noi a ovest, non ci sono sentieri ma vari punti di riferimento su terreno in gran parte erboso, riferimenti confermati anche dai gestori del rifugio. Prima bisogna portarsi alla base di una cascata. Vi si può arrivare salendo direttamente su prati o con un giro più largo. Per quest’ultimo si parte dalla piccola baita appena sopra il rifugio, si supera il torrentello che scende dalla cascata, si sale un prato sulla destra e si intercetta un sentierino che costeggia la forra del torrente e arriva ad una baita, dalla quale si punta alla cascata. Io e il mio amico-collega saliamo diretti, scenderemo per il giro largo.
Alla base della cascata come previsto una traccia l'aggira sulla destra guidandoci sulla sua sommità. Saliamo poi per un tratto lungo il torrente e sbuchiamo in un prato con un rudere. Per accedere ai prati superiori il percorso è libero, saliamo per un costone erboso poco marcato e poi sempre per prati, tra anemoni, genziane e fischi di marmotte.
Giunti alla base del canale erboso che porta in cresta poco sotto la cima, e termina nel punto in cui la cresta si impenna, lo saliamo tenendoci a destra cercando di seguire tracce di sentiero. L'ultimo tratto è il più ripido. Sbucati in cresta, oltre al Disgrazia e al Palù è comparso il Bernina mentre il versante della Val Varrone è avvolto nella nebbia. Fin qui abbiamo impiegato un'ora dal rifugio, poco meno di 3h30 da Gerola Alta esclusa una breve sosta al rifugio Trona. In questo momento quello che sembra un rutto fragoroso lacera l’aria: non può essere, siamo saliti solo noi. C’è in giro l’uomo delle nevi, oppure l’orso della Val Gerola? Invece l’origine è umana, c’è un gruppetto che sta percorrendo le creste. Ancora dieci minuti per traccia di sentiero di cresta su erba e sassi e si è in cima, dove è posta una piccola croce. La montagna ha due cocuzzoli di pari altezza, uniti da una breve cresta erbosa. Poco distante c'è la croce del Pizzo della Cassera, dove sono stato pochi giorni fa ma stavolta il cielo a nord è limpido e si vedono le vette della Valmasino e del Bernina.
La discesa nel tratto ripido del canale si rivela una formalità perché scendendo le tracce di sentiero sono più visibili. Toccando tutti i riferimenti dell'andata torniamo al rifugio Trona, con la variante del giro largo tra la cascata e il rifugio.
Il ritorno a Gerola Alta avviene per la Valle della Pietra.
Parte bassa: l'avvicinamento. Sono io che insisto per aggiungere un pò di dislivello e allora si parte a piedi da Gerola Alta. Dopo un breve tratto sulla strada per Laveggiolo, un sentierino entra in un primo gruppo di case (località Foppa) evitando un breve tratto di strada. Dopo circa 500 metri su asfalto, sulla sinistra inizia il vecchio sentiero per Laveggiolo, segnalato da un cartello e dal paletto delle "Antiche mulattiere". Arriviamo così in località Castello, oltre la quale il sentiero diventa una sterrata che conduce a un bivio: a destra c'è l'asfalto, noi prendiamo istintivamente a sinistra su sterrato. Lo sterrato finisce in una zona di opere idrauliche a circa 1400 metri, forse per Laveggiolo si andava sull'asfalto. Dove siamo noi si incontrano il torrente principale e un ruscello, continuiamo lungo il torrente su una vaga traccia che scompare presto. Venti o trenta metri di salita decisa nel bosco alla nostra destra e troviamo un sentierino che sale a mezza costa e sbuca in un prato in cima al quale c'è il sentiero che unisce Laveggiolo al rifugio Trona. Laveggiolo è dietro di noi, tutto sommato l'abbiamo accorciata.
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andrea62

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