Polluce (4091m) e Castore (4228m) da St. Jacques - Val d'Ayas
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Il Gran Paradiso di domenica scorsa ci ha dato la carica per tornare nell'aria rarefatta anche questo fine settimana. Purtroppo pare domenica ci sia brutto tempo per cui non possiamo rischiare di programmare una 3 giorni per sfruttare il lungo week end.
Le opzioni sono molteplici: Disgrazia + Gran Zebrù, Bernina, Polluce + Castore, Svizzera...
Lascio la decisione al vero alpinista ed è così che mi ritrovo a svegliarmi alle 2.30 del venerdì mattina con direzione Val d'Aosta.
GIORNO 1
Partiamo alla luce dell'alba alle ore 6.10 da San Jacques, lasciando l'auto al piccolo parcheggio del bar in fondo al paese. Seguiamo le prime indicazioni per il sentiero n.7, risalendo per qualche metro a fianco di un piccolo ruscello.
Il sentiero sale facendosi largo nel bosco fino degli alpeggi moderni; da qui più dolcemente risaliamo fino al Lago Blu, dove i pendii circostanti si riflettono nell'acqua verde-azzurra. Lo costeggiamo e lo lasciamo alle nostre spalle per avanzare nella piccola valle che ci attende.
Lo zaino da 12 Kg e le poche ore di sonno mi scaricano d'entusiasmo e voglia, ma la testardaggine prevale...e poi, vogliamo parlare dello zaino di Raffaele da almeno 30 Kg???
Dalla strada jeppabile che avanza nella valle, prendiamo la deviazione ben indicata, che risale il pendio erboso e ci porta alla cresta della morena di quello che una volta era il suolo del ghiacciaio.
Le molteplici sfumature di grigio ed i rigagnoli d'acqua grigiastra affascinano i miei occhi.
Sono passate circa 3 ore e, terminata la cresta, arriviamo al Rifugio Mezzalama. Il rifugio è aperto anche in questo periodo, ma senza gestore. E qui, dopo qualche snack, decidiamo di appisolarci, per ben 3 ore.
Al risveglio confermiamo che non avremmo affrontato il Polluce in giornata, idea già messa in discussione il mattino per la stanchezza accusata. Però, notando il cielo ingrigirsi, rimettiamo zaino in spalle e ci avviamo per raggiungere il prossimo rifugio, da qui visibile e alla mia apparenza molto distante.
Per evitare di bagnarci le scarpette, seguiamo il sentiero rimanendo sui sassi non innevati, ma, una volta giunti al piccolo colle, indossiamo gli scomodi scarponi. La neve ormai è inevitabile.
Davanti a noi il largo pendio nevoso che porta sotto le rocce del Rifugio delle Guide, a sinistra qualche seracco. Attraversiamo la conca tenendoci sul lato sinistro e affrontiamo la salita a stretti zig zag fino a raggiungere la base delle roccette del rifugio. Da qui canaponi e staffe in legno semplificano la salita al Rifugio Guide della Val d'Ayas. Da rifugio a rifugio: 1.30 h.
Un camoscio ci da il benvenuto sotto i pannelli solari. Cerchiamo il locale invernale... entriamo in una porta in ferro con cartello affisso "NO ENTRY": generatori e puzza d'olio solo gli elementi che la caratterizzano, ed ora? No worries, apriamo un'altra porta e, alla luce della frontale, avanziamo nel labirinto fino a ritrovarci nella sala da pranzo del rifugio stesso. Tutto il rifugio per noi. Sistemiamo le nostre cose e ritroviamo il locale invernale. Quest'ultimo, semplicemente posto al primo piano e accessibile dal lato NE del rifugio tramite una scala in alluminio, è fornito di: almeno 12 posti letto con cuscino e coperte, fornello a gas, tavolo con panche, un minimo di cibo, piatti e bicchieri in plastica, tovaglioli in carta, pentole, telefono d'emergenza. Tutto il piano offriva una temperatura ideale.
La nebbia nel frattempo saliva...
GIORNO 2
La sveglia è presto come sempre. Sistemiamo tutto e facciamo colazione, ma mentre beviamo caffelatte e mangiamo fette di pane con la marmellata, la nebbia bianca circonda il rifugio e titubiamo sulla partenza.
Fortunatamente da li a pochi minuti usciamo e notiamo che la nostra direzione è sgombera da questa fitta nebbia.
Ripartiamo all'alba, ore 5.45. Il rossiccio si sfuma nel blu del cielo mattutino ed un raggio colpisce solamente uno degli speroni rocciosi. Il silenzio di questi luoghi, specialmente di primo mattino, è inappagabile.
Risaliamo dritti dietro il rifugio e non posso che fotografare mille volte il panorama alle mie spalle ed i seracchi alla nostra sinistra.
Arriviamo al Passo di Verra, fra il Polluce ed il Castore, e qui ci dirigiamo verso NW per ritrovare il canalino di salita per il Polluce. Circondiamo le rocce alla base e ritroviamo la gola di neve dalla quale saliremo, senza ausilio di ramponi. Passo dopo passo martelliamo con le punte creando senza fatica dei piccoli scalini, fino ad arrivare alla parte rocciosa. Rocce rossastre, provviste di catene, ci fanno risalire fino la Madonnina. Si tratta di passaggi d'arrampicata di massimo III grado con un solo punto un pò scomodo. Dalla Madonnina osserviamo l'ancor visibile cima del Castore ed il panorama attorno. Senza perder tempo indossiamo i ramponi e avanziamo sulla cresta terminale che in pochi minuti ci porterà alla prima cima, quella del Polluce (4091 m), questa volta con i miei scarponi! Dal Rifugio al Polluce: 2.45 h.
Riscendiamo dalla stessa via di salita fino il passo. Il sole che fino ad ora ci ha fatto compagnia viene velocemente nascosto dalle stesse nubi dell'alba e ci ritroviamo in poco tempo a salire il pendio nevoso della seconda cima giornaliera nel mezzo di nubi bianche che ci fanno perdere il senso dell'orientamento.
Saliamo il pendio dalla parte opposta del Polluce, seguendo una vecchia traccia di sci. Saliti i primi 100 metri, la nebbia si fa più fitta e le tracce sempre meno visibili. Saliamo in direzione NE, ma allo schiarirsi per qualche secondo, notiamo che non è la direzione corretta. Scendiamo così per qualche metro fino a ritrovare le vecchie tracce e riseguirle in direzione NW. Saliti a larghi zig zag, attraversiamo sopra un piccolo seracco, su neve finemente ghiacciata. I due sci alpinisti dietro di noi, invece, saliranno dal NE. Saliamo ancora in direzione E fino a raggiungere il crepaccio terminare, un crepaccio sul pendio che, con sudore freddo, affronto con picca e ramponi alla mano! Ancora qualche passo ed eccoci sulla stretta cresta che in pochissimo tempo, puntando a est, termina a 4228 m, sulla cima del Castore. La vista dalla cima, tanto quanto per tutta la salita, è paradisiaca: bianca a 360°. Dal Polluce al Castore: 3.15 h.
Il programma originale era di scendere passando dal Rifugio Quintino Sella formando un anello, ma la mancanza di traccia e la fitta nebbia, ci hanno spinto ad optare per una soluzione più sicura e veloce, scendere dalla via di andata.
E' così che ripercorriamo la traccia di salita, affrontando nuovamente quel maledetto crepaccio e provando brividi nel sentire a penzoloni nel vuoto il mio piede sinistro. Ritorniamo al colle e ricerchiamo le nostre tracce del mattino, seguendo anche qualche traccia di sci. Ancora nebbia e qualche sprofondamento nella neve del pomeriggio fino al Rifugio Guide della Val d'Ayas. Da qui tutto come per salita con unica deviazione su una stretta traccia sul filo di cresta della morena prima di scendere sulla jeppabile. Ancora mille occhi a cogliere il più possibile: il paesaggio, le marmotte, i camosci, i passerotti ed i corvi, le strane forme del ghiacciaio... ed orecchie per una voce che intona divertenti e tristi ma dolci canti alpini.
Rientro alla macchina alle ore 16, accaldati e puzzolenti. Dal colle fra Polluce e Castore a San Jacques: 2.45 h.
Note: i tempi descritti sono indicativi, da considerarsi con pause varie.
Personalmente ho preferito il Polluce, questo tratto arrampicoso e la cresta nevosa offrono un terreno misto divertente senza troppe difficoltà, il bel tempo ha fatto poi il resto.
Il Castore, invece, mi ha dato un senso di banalità ed odio per il crepaccio terminale, che credo affronterò solo dal Quintino Sella se mai dovessi ritornarci e poi la cima in nube ha gran poco da offrire.
Ad ogni modo è stata una magnifica avventura che mi ha offerto luoghi strepitosi, ottimi servizi ed una esperienza condivisa con la miglior compagnia potessi desiderare.
Le opzioni sono molteplici: Disgrazia + Gran Zebrù, Bernina, Polluce + Castore, Svizzera...
Lascio la decisione al vero alpinista ed è così che mi ritrovo a svegliarmi alle 2.30 del venerdì mattina con direzione Val d'Aosta.
GIORNO 1
Partiamo alla luce dell'alba alle ore 6.10 da San Jacques, lasciando l'auto al piccolo parcheggio del bar in fondo al paese. Seguiamo le prime indicazioni per il sentiero n.7, risalendo per qualche metro a fianco di un piccolo ruscello.
Il sentiero sale facendosi largo nel bosco fino degli alpeggi moderni; da qui più dolcemente risaliamo fino al Lago Blu, dove i pendii circostanti si riflettono nell'acqua verde-azzurra. Lo costeggiamo e lo lasciamo alle nostre spalle per avanzare nella piccola valle che ci attende.
Lo zaino da 12 Kg e le poche ore di sonno mi scaricano d'entusiasmo e voglia, ma la testardaggine prevale...e poi, vogliamo parlare dello zaino di Raffaele da almeno 30 Kg???
Dalla strada jeppabile che avanza nella valle, prendiamo la deviazione ben indicata, che risale il pendio erboso e ci porta alla cresta della morena di quello che una volta era il suolo del ghiacciaio.
Le molteplici sfumature di grigio ed i rigagnoli d'acqua grigiastra affascinano i miei occhi.
Sono passate circa 3 ore e, terminata la cresta, arriviamo al Rifugio Mezzalama. Il rifugio è aperto anche in questo periodo, ma senza gestore. E qui, dopo qualche snack, decidiamo di appisolarci, per ben 3 ore.
Al risveglio confermiamo che non avremmo affrontato il Polluce in giornata, idea già messa in discussione il mattino per la stanchezza accusata. Però, notando il cielo ingrigirsi, rimettiamo zaino in spalle e ci avviamo per raggiungere il prossimo rifugio, da qui visibile e alla mia apparenza molto distante.
Per evitare di bagnarci le scarpette, seguiamo il sentiero rimanendo sui sassi non innevati, ma, una volta giunti al piccolo colle, indossiamo gli scomodi scarponi. La neve ormai è inevitabile.
Davanti a noi il largo pendio nevoso che porta sotto le rocce del Rifugio delle Guide, a sinistra qualche seracco. Attraversiamo la conca tenendoci sul lato sinistro e affrontiamo la salita a stretti zig zag fino a raggiungere la base delle roccette del rifugio. Da qui canaponi e staffe in legno semplificano la salita al Rifugio Guide della Val d'Ayas. Da rifugio a rifugio: 1.30 h.
Un camoscio ci da il benvenuto sotto i pannelli solari. Cerchiamo il locale invernale... entriamo in una porta in ferro con cartello affisso "NO ENTRY": generatori e puzza d'olio solo gli elementi che la caratterizzano, ed ora? No worries, apriamo un'altra porta e, alla luce della frontale, avanziamo nel labirinto fino a ritrovarci nella sala da pranzo del rifugio stesso. Tutto il rifugio per noi. Sistemiamo le nostre cose e ritroviamo il locale invernale. Quest'ultimo, semplicemente posto al primo piano e accessibile dal lato NE del rifugio tramite una scala in alluminio, è fornito di: almeno 12 posti letto con cuscino e coperte, fornello a gas, tavolo con panche, un minimo di cibo, piatti e bicchieri in plastica, tovaglioli in carta, pentole, telefono d'emergenza. Tutto il piano offriva una temperatura ideale.
La nebbia nel frattempo saliva...
GIORNO 2
La sveglia è presto come sempre. Sistemiamo tutto e facciamo colazione, ma mentre beviamo caffelatte e mangiamo fette di pane con la marmellata, la nebbia bianca circonda il rifugio e titubiamo sulla partenza.
Fortunatamente da li a pochi minuti usciamo e notiamo che la nostra direzione è sgombera da questa fitta nebbia.
Ripartiamo all'alba, ore 5.45. Il rossiccio si sfuma nel blu del cielo mattutino ed un raggio colpisce solamente uno degli speroni rocciosi. Il silenzio di questi luoghi, specialmente di primo mattino, è inappagabile.
Risaliamo dritti dietro il rifugio e non posso che fotografare mille volte il panorama alle mie spalle ed i seracchi alla nostra sinistra.
Arriviamo al Passo di Verra, fra il Polluce ed il Castore, e qui ci dirigiamo verso NW per ritrovare il canalino di salita per il Polluce. Circondiamo le rocce alla base e ritroviamo la gola di neve dalla quale saliremo, senza ausilio di ramponi. Passo dopo passo martelliamo con le punte creando senza fatica dei piccoli scalini, fino ad arrivare alla parte rocciosa. Rocce rossastre, provviste di catene, ci fanno risalire fino la Madonnina. Si tratta di passaggi d'arrampicata di massimo III grado con un solo punto un pò scomodo. Dalla Madonnina osserviamo l'ancor visibile cima del Castore ed il panorama attorno. Senza perder tempo indossiamo i ramponi e avanziamo sulla cresta terminale che in pochi minuti ci porterà alla prima cima, quella del Polluce (4091 m), questa volta con i miei scarponi! Dal Rifugio al Polluce: 2.45 h.
Riscendiamo dalla stessa via di salita fino il passo. Il sole che fino ad ora ci ha fatto compagnia viene velocemente nascosto dalle stesse nubi dell'alba e ci ritroviamo in poco tempo a salire il pendio nevoso della seconda cima giornaliera nel mezzo di nubi bianche che ci fanno perdere il senso dell'orientamento.
Saliamo il pendio dalla parte opposta del Polluce, seguendo una vecchia traccia di sci. Saliti i primi 100 metri, la nebbia si fa più fitta e le tracce sempre meno visibili. Saliamo in direzione NE, ma allo schiarirsi per qualche secondo, notiamo che non è la direzione corretta. Scendiamo così per qualche metro fino a ritrovare le vecchie tracce e riseguirle in direzione NW. Saliti a larghi zig zag, attraversiamo sopra un piccolo seracco, su neve finemente ghiacciata. I due sci alpinisti dietro di noi, invece, saliranno dal NE. Saliamo ancora in direzione E fino a raggiungere il crepaccio terminare, un crepaccio sul pendio che, con sudore freddo, affronto con picca e ramponi alla mano! Ancora qualche passo ed eccoci sulla stretta cresta che in pochissimo tempo, puntando a est, termina a 4228 m, sulla cima del Castore. La vista dalla cima, tanto quanto per tutta la salita, è paradisiaca: bianca a 360°. Dal Polluce al Castore: 3.15 h.
Il programma originale era di scendere passando dal Rifugio Quintino Sella formando un anello, ma la mancanza di traccia e la fitta nebbia, ci hanno spinto ad optare per una soluzione più sicura e veloce, scendere dalla via di andata.
E' così che ripercorriamo la traccia di salita, affrontando nuovamente quel maledetto crepaccio e provando brividi nel sentire a penzoloni nel vuoto il mio piede sinistro. Ritorniamo al colle e ricerchiamo le nostre tracce del mattino, seguendo anche qualche traccia di sci. Ancora nebbia e qualche sprofondamento nella neve del pomeriggio fino al Rifugio Guide della Val d'Ayas. Da qui tutto come per salita con unica deviazione su una stretta traccia sul filo di cresta della morena prima di scendere sulla jeppabile. Ancora mille occhi a cogliere il più possibile: il paesaggio, le marmotte, i camosci, i passerotti ed i corvi, le strane forme del ghiacciaio... ed orecchie per una voce che intona divertenti e tristi ma dolci canti alpini.
Rientro alla macchina alle ore 16, accaldati e puzzolenti. Dal colle fra Polluce e Castore a San Jacques: 2.45 h.
Note: i tempi descritti sono indicativi, da considerarsi con pause varie.
Personalmente ho preferito il Polluce, questo tratto arrampicoso e la cresta nevosa offrono un terreno misto divertente senza troppe difficoltà, il bel tempo ha fatto poi il resto.
Il Castore, invece, mi ha dato un senso di banalità ed odio per il crepaccio terminale, che credo affronterò solo dal Quintino Sella se mai dovessi ritornarci e poi la cima in nube ha gran poco da offrire.
Ad ogni modo è stata una magnifica avventura che mi ha offerto luoghi strepitosi, ottimi servizi ed una esperienza condivisa con la miglior compagnia potessi desiderare.
Tourengänger:
martynred

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