Monte Madonnino da Valgoglio (Val Seriana).
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Sole, neve, boschi e laghi: questi gli ingredienti della gita al Monte Madonnino organizzata dalla Società Escursionisti Milanesi. Si è trattato di un itinerario escursionistico, con sviluppo e lunghezza non banali, condito nella parte finale da un crestone da salire e scendere su neve.
Dopo essersi incontrati a Milano e ad Agrate, gli 11 partecipanti si ritrovano alla piccola località Bortolotti, frazione di Valgoglio in Val Seriana, dove ci sono un ristoro e un ampio parcheggio a pagamento.
La prima parte della salita si è svolta in un bel bosco soprattutto di latifoglie, poi siamo passati su terreno più aperto fino a raggiungere il Lago Sucotto, un bacino artificiale dalle acque limpide dove si specchia anche il Monte Madonnino. Alle nostre spalle vediamo belle pareti, di cui non sospettavo l’esistenza, e che identifico con l’Arera ma scoprirò in vetta che si tratta delle cime immediatamente a est dell’Arera.
Una breve salita porta dalla prima alla seconda diga, quella del lago Cernello ridotto ai minimi termini, e al vicino rifugio Baita Cernello che oggi è chiuso.
Dal rifugio, percorrendo dei traversi innevati arriviamo sotto la Costa d’Agnone, che raggiungiamo lungo un ripido pendio percorso da un sentiero a stretti tornanti. Sulla cresta appare lo spettacolo delle Alpi Orobie innevate, con Diavolo di Tenda, Redorta e Presolana. La cresta è un po’ esposta ma percorsa da una traccia e la neve è quasi assente. Arriviamo così alla base del crestone est-sud-est del Monte Madonnino, che oggi è quasi completamente innevato e che attacchiamo senza raggiungere il Passo Portula più a nord.
La neve è morbida, si affonda ma non troppo. Dove manca la copertura nevosa si sale su sentiero o tracce tra erba e sassi. Raggiungiamo la vetta, dove è posta appunto una Madonnina e dove appaiono anche l’Arera, il vicino Cabianca, il Disgrazia, mentre negli spazi di cielo tra le punte orobiche si distinguono anche Badile e Cengalo.
Nella discesa del crestone una certa prudenza consiglia di utilizzare i ramponi. Il sottoscritto e qualcun altro non disdegnano la picozza. Per me si è trattato di un ripasso per tornare a prendere confidenza con un certo tipo di pendii. L’escursione si conclude al ristoro, dopo aver percorso integralmente l’itinerario dell’andata. Rimane la soddisfazione di una gita ben condotta, in un ambiente già vario ma reso più alpinistico dalla presenza della neve.
Dopo essersi incontrati a Milano e ad Agrate, gli 11 partecipanti si ritrovano alla piccola località Bortolotti, frazione di Valgoglio in Val Seriana, dove ci sono un ristoro e un ampio parcheggio a pagamento.
La prima parte della salita si è svolta in un bel bosco soprattutto di latifoglie, poi siamo passati su terreno più aperto fino a raggiungere il Lago Sucotto, un bacino artificiale dalle acque limpide dove si specchia anche il Monte Madonnino. Alle nostre spalle vediamo belle pareti, di cui non sospettavo l’esistenza, e che identifico con l’Arera ma scoprirò in vetta che si tratta delle cime immediatamente a est dell’Arera.
Una breve salita porta dalla prima alla seconda diga, quella del lago Cernello ridotto ai minimi termini, e al vicino rifugio Baita Cernello che oggi è chiuso.
Dal rifugio, percorrendo dei traversi innevati arriviamo sotto la Costa d’Agnone, che raggiungiamo lungo un ripido pendio percorso da un sentiero a stretti tornanti. Sulla cresta appare lo spettacolo delle Alpi Orobie innevate, con Diavolo di Tenda, Redorta e Presolana. La cresta è un po’ esposta ma percorsa da una traccia e la neve è quasi assente. Arriviamo così alla base del crestone est-sud-est del Monte Madonnino, che oggi è quasi completamente innevato e che attacchiamo senza raggiungere il Passo Portula più a nord.
La neve è morbida, si affonda ma non troppo. Dove manca la copertura nevosa si sale su sentiero o tracce tra erba e sassi. Raggiungiamo la vetta, dove è posta appunto una Madonnina e dove appaiono anche l’Arera, il vicino Cabianca, il Disgrazia, mentre negli spazi di cielo tra le punte orobiche si distinguono anche Badile e Cengalo.
Nella discesa del crestone una certa prudenza consiglia di utilizzare i ramponi. Il sottoscritto e qualcun altro non disdegnano la picozza. Per me si è trattato di un ripasso per tornare a prendere confidenza con un certo tipo di pendii. L’escursione si conclude al ristoro, dopo aver percorso integralmente l’itinerario dell’andata. Rimane la soddisfazione di una gita ben condotta, in un ambiente già vario ma reso più alpinistico dalla presenza della neve.
Tourengänger:
andrea62

Communities: Hikr in italiano
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Kommentare (4)