Intorno al Pizzo di Cuvignone.
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Saltata per il maltempo e pericolo valanghe una progettata salita invernale, restano sempre le zone di casa cui rivolgersi per trascorrere una bella giornata in montagna. Nonostante il grigiore non invogli le zone da visitare e perlustrare non mancano certamente, magari unendo il tutto con una salutare tappa in rifugio... e mi salta in mente il selvaggio versante a lago del gruppo di Cuvignone.
Caldè, località turistica sulla sponda magra del Verbano, dorme ancora sonni tranquilli sotto lo sguardo vigile della sua Rocca, curioso spuntone roccioso che pare emergere direttamente dalle acque del lago. Parcheggiata l'auto nella parte alta del paese, ci dirigiamo su asfalto, quindi sentiero, alle località Pira e Pianeggi, poste al centro di un'immensa piana che divide lago e montagna, la quale s'alza prepotente e verticale, e che risponde al nome di Pizzo di Cuvignone. Cima in realtà assai poco frequentata e snobbata per due ragioni evidenti. La prima e che, trovandosi poco a monte del Rifugio Adamoli e dell'Alpe Cuvignone, appare poco più che una tozza e anonima collinetta raggiungibile "in due passi" giungendo in auto direttamente sul posto; inoltre alle sue spalle il Monte la Teggia e la cresta verso il Monte Nudo appaiono decisamente più invoglianti. La seconda è che, a parte questo accesso semplice, tale cima dal basso è pressochè inavvicinabile, a meno di trovare - con un po' di fortuna e un pizzico di follia - la via giusta (http://www.hikr.org/tour/post89538.html)... Esiste, tuttavia, un sentiero - segnato sulle carte - che da questa piana dovrebbe raggiungerne un po' più agevolmente la sommità senza rischiare di rompersi il collo o farsi asfaltare da cinghiali e mufloni. ;) Ben conscio dell'errore che due anni prima mi permise peraltro di "violare" il Pizzo dal suo intestino, oggi è giunta l'ora di rimediare: e benchè manchi dai Pianeggi la segnaletica che indirizzi sulla via giusta, non resta che ripensare ad allora e andare per esclusione. Procediamo a SW guardando la cresta dei Pizzoni di Laveno infilandoci nell'unica via possibile in mezzo a delle baite, incontrando finalmente un sentiero bello evidente e tracciato di fresco, con segnaletica in vernice altrettanto rinnovata: non può che essere "lui", e difatti è "lui". Benchè abbia dimenticato la cartina so bene che dovrebbe attraversare in costa per poi virare bruscamente a N costeggiando il profondo solco della Val Spiancarina che divide il Pizzo Cuvignone dai Pizzoni di Laveno. Ebbene, questo sentiero lungamente inseguito e solo oggi calcato, è un autentico capolavoro d'ingegneria montana che oggi rivive grazie al lavoro di un bel gruppo di volontari che l'ha rimesso a nuovo: non vorrei esagerare, ma è forse il più selvaggio e suggestivo sentiero "a lago" che possa trovarsi su queste montagne, visto che sfrutta dall'inizio alla fine gli unici possibili passaggi sulle impressionanti e verticali bastionate di una cima forse secondaria ma di personalità. E' una salita emozionante, spesso sul filo del baratro, che ad ogni svolta invita a una pausa tanto vasta è l'impressione di selvaggio che se ne ricava: ma il sentiero è largo, sicuro, privo di pericoli e permette di godere appieno di queste sensazioni forti, tanto che quando nella parte alta gradualmente la costa s'allarga quasi dispiace. Nella parte finale il sentiero s'accentra, abbandonando il filo per la vetta del Pizzo di Cuvignone, raggiungendo un paio di cascine diroccate e, subito dopo, l'ampia e glaciale conca che ospita il Rifugio Adamoli e l'Alpe di Cuvignone. Avendo prenotato due posti a tavola per l'una ci avanza ancora il tempo giusto giusto per culminare la nostra salita col Monte Nudo... e alle tredici appena passate, puntualissimi, siamo già di ritorno dalla cima più alta del gruppo. ;)
Sbrigata la gustosa "pratica" in un rifugio quasi pieno (invero a parte io e Ale, solo un'altra coppia era per sentieri; gli altri tutti in auto), facciamo conoscenza proprio coi volontari che stanno riqualificando i sentieri tra Caldè, il Passo Sant'Antonio e l'Alpe Cuvignone, complimentandoci ripetutamente per il gran lavoro svolto, dopo di che ripartiamo. Ha ripreso a piovere, scende persino qualche fiocco, e consigliati dagli stessi volontari svolgiamo così un anello intorno al Pizzo inforcando un bellissimo e suggestivo sentiero nel bosco che poggia sul suo versante N rivolto al Passo Sant'Antonio, virando gradualmente a W e attraversando suggestivi solchi vallivi, forre e torri rocciose, che non smentiscono affatto la sua severa morfologia. Stando attenti a non scivolare giungiamo sull'ampia forestale con "percorso vita" che ci riporterà in breve ai Pianeggi, e per mulattiera e sentiero ancora a Caldè.
Giro stupendo, bellissimo e di gran soddisfazione che ci sentiamo di stra-consigliare: non si finisce davvero mai d'imparare. E il Pizzo di Cuvignone, francamente, andrebbe seriamente riconsiderato.
Grazie ad Ale per la compagnia... Avanti così.
NB. La valutazione T3, media valida per l'intero giro, è dovuta più che altro alle condizioni di bagnato trovate lungo il percorso, altrimenti - nonostante l'ambiente a tratti severo - potrebbe bastare T2.
froloccone
Davvero bella quest' idea dell'ultimo minuto............
Itinerario molto bello, reso possibile dal duro lavoro di persone che amano il loro territorio e sanno valorizzarlo nel modo giusto. Ancora complimenti a loro!!!!
Positivo l'approccio con Oruxmaps, utilissimo nel caso dimentichiate a casa la cartina............:)))
Caldè, località turistica sulla sponda magra del Verbano, dorme ancora sonni tranquilli sotto lo sguardo vigile della sua Rocca, curioso spuntone roccioso che pare emergere direttamente dalle acque del lago. Parcheggiata l'auto nella parte alta del paese, ci dirigiamo su asfalto, quindi sentiero, alle località Pira e Pianeggi, poste al centro di un'immensa piana che divide lago e montagna, la quale s'alza prepotente e verticale, e che risponde al nome di Pizzo di Cuvignone. Cima in realtà assai poco frequentata e snobbata per due ragioni evidenti. La prima e che, trovandosi poco a monte del Rifugio Adamoli e dell'Alpe Cuvignone, appare poco più che una tozza e anonima collinetta raggiungibile "in due passi" giungendo in auto direttamente sul posto; inoltre alle sue spalle il Monte la Teggia e la cresta verso il Monte Nudo appaiono decisamente più invoglianti. La seconda è che, a parte questo accesso semplice, tale cima dal basso è pressochè inavvicinabile, a meno di trovare - con un po' di fortuna e un pizzico di follia - la via giusta (http://www.hikr.org/tour/post89538.html)... Esiste, tuttavia, un sentiero - segnato sulle carte - che da questa piana dovrebbe raggiungerne un po' più agevolmente la sommità senza rischiare di rompersi il collo o farsi asfaltare da cinghiali e mufloni. ;) Ben conscio dell'errore che due anni prima mi permise peraltro di "violare" il Pizzo dal suo intestino, oggi è giunta l'ora di rimediare: e benchè manchi dai Pianeggi la segnaletica che indirizzi sulla via giusta, non resta che ripensare ad allora e andare per esclusione. Procediamo a SW guardando la cresta dei Pizzoni di Laveno infilandoci nell'unica via possibile in mezzo a delle baite, incontrando finalmente un sentiero bello evidente e tracciato di fresco, con segnaletica in vernice altrettanto rinnovata: non può che essere "lui", e difatti è "lui". Benchè abbia dimenticato la cartina so bene che dovrebbe attraversare in costa per poi virare bruscamente a N costeggiando il profondo solco della Val Spiancarina che divide il Pizzo Cuvignone dai Pizzoni di Laveno. Ebbene, questo sentiero lungamente inseguito e solo oggi calcato, è un autentico capolavoro d'ingegneria montana che oggi rivive grazie al lavoro di un bel gruppo di volontari che l'ha rimesso a nuovo: non vorrei esagerare, ma è forse il più selvaggio e suggestivo sentiero "a lago" che possa trovarsi su queste montagne, visto che sfrutta dall'inizio alla fine gli unici possibili passaggi sulle impressionanti e verticali bastionate di una cima forse secondaria ma di personalità. E' una salita emozionante, spesso sul filo del baratro, che ad ogni svolta invita a una pausa tanto vasta è l'impressione di selvaggio che se ne ricava: ma il sentiero è largo, sicuro, privo di pericoli e permette di godere appieno di queste sensazioni forti, tanto che quando nella parte alta gradualmente la costa s'allarga quasi dispiace. Nella parte finale il sentiero s'accentra, abbandonando il filo per la vetta del Pizzo di Cuvignone, raggiungendo un paio di cascine diroccate e, subito dopo, l'ampia e glaciale conca che ospita il Rifugio Adamoli e l'Alpe di Cuvignone. Avendo prenotato due posti a tavola per l'una ci avanza ancora il tempo giusto giusto per culminare la nostra salita col Monte Nudo... e alle tredici appena passate, puntualissimi, siamo già di ritorno dalla cima più alta del gruppo. ;)
Sbrigata la gustosa "pratica" in un rifugio quasi pieno (invero a parte io e Ale, solo un'altra coppia era per sentieri; gli altri tutti in auto), facciamo conoscenza proprio coi volontari che stanno riqualificando i sentieri tra Caldè, il Passo Sant'Antonio e l'Alpe Cuvignone, complimentandoci ripetutamente per il gran lavoro svolto, dopo di che ripartiamo. Ha ripreso a piovere, scende persino qualche fiocco, e consigliati dagli stessi volontari svolgiamo così un anello intorno al Pizzo inforcando un bellissimo e suggestivo sentiero nel bosco che poggia sul suo versante N rivolto al Passo Sant'Antonio, virando gradualmente a W e attraversando suggestivi solchi vallivi, forre e torri rocciose, che non smentiscono affatto la sua severa morfologia. Stando attenti a non scivolare giungiamo sull'ampia forestale con "percorso vita" che ci riporterà in breve ai Pianeggi, e per mulattiera e sentiero ancora a Caldè.
Giro stupendo, bellissimo e di gran soddisfazione che ci sentiamo di stra-consigliare: non si finisce davvero mai d'imparare. E il Pizzo di Cuvignone, francamente, andrebbe seriamente riconsiderato.
Grazie ad Ale per la compagnia... Avanti così.
NB. La valutazione T3, media valida per l'intero giro, è dovuta più che altro alle condizioni di bagnato trovate lungo il percorso, altrimenti - nonostante l'ambiente a tratti severo - potrebbe bastare T2.

Davvero bella quest' idea dell'ultimo minuto............
Itinerario molto bello, reso possibile dal duro lavoro di persone che amano il loro territorio e sanno valorizzarlo nel modo giusto. Ancora complimenti a loro!!!!
Positivo l'approccio con Oruxmaps, utilissimo nel caso dimentichiate a casa la cartina............:)))
Tourengänger:
Poncione,
froloccone


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