Le mille emozioni della cresta Sud Est (variante sbiadita) del M. Pizzocolo.
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Che dire, un grazie ad Angelo che mi ha fatto provare questa emozione di arrampicata da cui mancavo da molto tempo, la bellezza del luogo selvaggio ed architettonico lo porto ancora negli occhi; un grazie ad Angelo anche per farmi scrivere con questo bellissimo blu! Che le foto parlino.
Ecco la cresta Sud Est, la cresta non convenzionale che porta sparati al M. Pizzocolo, la cresta splendente e radiosa che ammirai e fotografai dalla cresta Sud Est “classica” durante una mia precedente escursione; sarà una cresta fattibile? E se si, che difficoltà si potranno incontrare? Queste furono le domande che mi feci allora...
E’ passato solo un anno ed ora eccomi qua…in compagnia.
Siamo in quattro, tutti con la stessa voglia di emozioni legate alla roccia, una roccia bella, calcarea, una roccia “addomesticata” che si “schianta” direttamente nel sottostante Lago di Garda.
Durante il sentiero di avvicinamento alla cresta si cazzeggia, si ride per qualsiasi cosa, sin quando giungiamo alla Baita de Balì, poi tutto sembra prendere un altro aspetto; il sentiero che diventa stretto e franoso, le roccette che invadono il percorso, è un segno, il segno che da lì a poco saremo all’attacco della cresta… il profumo della roccia comincia ad inebriarci.
Si parte subito gattonando, e già da lì si capisce che il gioco si farà duro, oltrepassato uno spoglio boschetto e guadagnata la cresta vera e propria, il vortice di emozioni ora permea il nostro spirito tutto votato alla curiosità calcarea che ci circonda. I passaggi variano sempre tra il I° e il II°, ma è la varietà dell’approccio alla roccia che cambia e questo per noi diventa un danzare tra cresta e sotto cresta, dove talvolta le esposizioni potrebbero dare a qualcuno problemi di vertigini, ma non è il nostro caso.
Dopo un tripudio di passaggi ben appigliati, ecco che si arriva alla famosa placca ben descritta dalle foto, una placca che si può evitare, basta restare sempre sul filo di cresta, ma oggi siamo qui per aggiungere emozioni ad emozioni, e allora…perché non fare questa bella arrampicata che si distende verso l’alto sempre ben appigliata?
Parto a razzo il capo-cordata Angelo, e il suo passo felpato sembra sfiorare la roccia, poi subito dopo lo segue Alex, anche lui in bello stile raggiungerà Angelo sulla cresta, dove c’è un buon punto per l’arresto. Adesso tocca a me, e l’emozione mi spinge sino a metà della placca, dove ora bisogna fare un piccolo passaggio tecnico che supera un ulteriore difficoltà, breve incertezza e poi di nuovo su… grazie al buon Angelo che mi ha messo in condizione di salire in sicurezza.
Mi tolgo la corda, sorrido soddisfatto, e poi lancio giù la corda…ora tocca a Rosa, che parte subito spedita, rallenta un po nel punto cardine, ma con eccelsa bravura guadagna anche lei la cresta. E così ci siamo tutti, e tutti interi!
Si prosegue sempre alternando passaggi in cresta e passaggi che viaggiano fra le comode fessure poste sulle placche, fessure che spesso assomigliano a micro cenge dove se si sta sempre attenti non sono mai un ostacolo insormontabile.
Ma ecco un secondo ostacolo un po ostico, un ostacolo ostico non tanto perché ci sono particolari passaggi tecnici da affrontare, ma è un ostacolo “stupido”, molto psicologico, che la non lucidità mentale amplifica a dismisura…un breve ma affilata crestina; Alex la passa abbastanza facilmente, proseguendo a cavalcioni, stilisticamente magari non perfetto ma efficace nel suo incedere, poi passa Angelo, gattonando, l’esperienza da climber si vede tutta.
Io osservo, faccio un primo passo che mi porta sulla crestina, poi non trovo la serenità giusta per continuare, con la corda agganciata all’imbraco però è tutto un altro andazzo e anch’io faccio la mia parte, come farà la sua parte anche Rosa, dopo essersi assicurata anche lei.
Da qua in poi ora non ci saranno ulteriori inghippi, certo c’è da applicarsi, ma una volta superata anche l’ultima paretina di 5/6 metri i giochi sono praticarmente fatti, solo la ripidità del sentiero che porta in cima aumenta l’acido lattico nelle gambe, ma oramai si vede il “trigonometrico”… e poco più avanti la croce di vetta. Foto a pieni sorrisi e poi via verso il sottostante bivacco, perché il sole sarà pure bello caldo, ma l’arietta che sfiora le nostre orecchie non invoglia per niente ad un pranzo stile pic-nic.
Dopo aver consumato la nostra vettovaglieria ora non ci resta che scendere verso le macchine, seguendo il bel sentiero 11 si arriva prima alla Malga Valle, poi una volta virato destra, da qua in poi la discesa sarà senza lodi e senza infamia… ma lo zaino sulle spalle è carico di emozioni e questo basta.
Meritata la birra finale, e un grande grazie ai miei compas d’escursione… soprattutto al mitico Angel Rock!
Il colore? Beccatevi questo!!!
Nota 1): bella, ma bella cresta aerea che sovrasta il Lago di Garda; un posto dove il divertimento è assicurato e con la bella roccia calcarea che aiuta nella presa nulla è precluso, certo, un paio di passaggi sono psicologicamente un po complicati da affrontare, soprattutto la placca, ma passati i due inghippi per la lunga cresta serve solo allenamento e un briciolo di capacità d’arrampicata. Ovviamente è sconsigliata a chi soffre di vertigini.
Nota 2) Eric aiutami tu…
FATTA.
Per fare questa cresta ci vuole tanta “patta”,
se non l’avete tanta metteteci l’ovatta,
la buona alternativa…toccate la culatta.
Fatta,
la scarpa per la roccia forse non si adatta,
sarà che la sua suola è forse un poco piatta,
è meglio sta ciofeca di una gentil ciabatta.
Fatta,
avanzo a cavalcioni un poco in stile gatta,
così mi stanco meno ed evito ‘na sbatta,
se arrivo sulla cima vuol dir che non son blatta.
Festeggio con l’orzotto e ne mangio ‘na pignatta, e in fondo mi domando: qualcuno l’ha mai Fatta?
A’ la prochaine! Menek e Rosa
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