MTB-Salita alla Capanna Monte Bar
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Grazie alle foto degli ultimi report di turistalpi e
danicomo nonché alle info via FB del cortese Ivan, gestore della nuova Capanna Monte Bar (li ringrazio tutti), ho deciso di anticipare il momento di mettere mano o meglio piede ad una salita in MTB. Fa parte del circuito multitappe Lugano Bike che annovera molti bei giri in MTB nel basso Ticino. Ho scelto questo per iniziare e per aggiungere qualcosa di nuovo alle salite sui monti a me vicini che ho visitato più volte, in ogni stagione e con mezzi diversi, dallo scarpone alla ciaspola e al rampone. Ora tocca alla bici; l’idea era di partire da Bidogno ( i puristi partono da Tesserete però), salire su asfalto e tornanti alla Capanna e poi proseguire fino a Piandanazzo da dove si può pensare ad almeno un paio di discese divertenti in single-trail (parolona che fa moda e che corrisponde ai nostri vecchi sentieri che percorriamo pedibus calcantibus). Partendo da Bidogno mi applicavo 4 km e 200 m di sconto che non è male anche considerando che la salita su asfalto, pur comoda, non è tra le mie preferenze. La pendenza media è dell’8% ma ha delle belle impennate anche del 12%-13% come si può vedere dal diagramma. In definitiva…una bella sfacchinata che mi sono ostinato a percorrere col 34x22 che è un bel rapportino. Arrivato alla Capanna, oggi chiusa, rimango folgorato negativamente dalla sua estetica del tutto lontana dai miei standard di antico frequentatore di monti radicato nei semplici concetti che una costruzione in montagna, dove nevica d’inverno, deve avere il tetto spiovente. Aggiungiamo le finestre rosse, magari con la croce svizzera sulle imposte o i cuori intagliati, insomma quello che da sempre vediamo in tema di rifugi montani e che è come a me piace pensarli. Molte recensione parlano di grandi funzionalità ed efficienza degli ambienti interni e non stento a crederlo. Tuttavia, vista da fuori a me sembra un ospedale o un pronto soccorso. Chiusa la parentesi sulla Capanna lascio nei pressi la bici e mi incammino verso la vetta. Neve poca, molta erba ciularina (direbbe
Menek), scarpe da trekking perfette per la bici e pessime negli sfondamenti; tutto questo, aggiunto alle gambe che gridano ancora per la fatica della salita mi convincono che, anche se è una bestemmia, questa volta rinuncio volentieri alla vetta peraltro tante volte calcata. Mi fermo presso le belle panchine disseminate sul pendio soleggiato e mi rifocillo un po’. Torno alla MTB pensando che il peggio sia ormai passato e che mi aspettino discese e divertimento ma mi ricredo quasi subito. La strada verso Piandanazzo, sterrata, è per lo più ricolma di neve tanto che a brevi tratti pedalabili con circospezione fanno subito da contralto discese da sella con bici a spinta per “impraticabilità ciclistica”. La neve è tra il molliccio ed il ghiacciato con rivoli d’acqua che in breve inzuppano le mie estremità e quando in sella occorrono miracoli di equilibrismo per rimanervi. Abbandono l’idea Piandanazzo e torno verso la Capanna; avvisto un sentiero che scende a Corticiasca e provo a dargli un’occhiata. Niente da fare: è roba da ciaspole e basta. Mi rassegno a tornare per la via di salita che ora diventa una veloce discesa e fa dimenticare un po’ di essere nuovamente su asfalto. Pazienza…ripenso a quanto scritto sul sito….periodo consigliato: Aprile-Novembre. Come si dice: la fretta è una cattiva consigliera!
Pillole….della pedalata:
Dislivello 957m
Lunghezza totale 21,3 km
Tempo lordo 4h50’
Parte ciclistica (tempi comprensivi dei tratti a spinta):
Salita alla Capanna 2h37’
Discesa dalla Capanna 0h43’

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