Madonna della Corona e Vajo dell'Orsa... bèla storia s'cecc!
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Questo è un giro nato per caso e affrontato con tanta curiosità, complice una foto mandata sul profilo facebook di Rosa, si punta verso la Val d’Adige che è a due passi da casa ; un Santuario abbarbicato sotto una verticale parete, i tanti gradini da dover superare e la selvaggetà dei posti sono alcuni degli elementi che ci hanno spinto qua a Brentino, per questo percorso da veri escuriosandi che dovrebbe regalarci tante emozioni.
Lasciata l’auto nell’ampio parcheggio della Chiesa e trovata con facilità la deviazione per il Santuario, come da informazioni raccolte in rete ora cominciamo a risalire la lunga Via Crucis fatta di 1500 scalini. La salita non è mai tropo ripida e gli ampi ma bassi scalini ci permettono di proseguire senza perdere il respiro.
Una volta costeggiata la verticale parete nord del Monte Cimo, adesso ci aspetta la parte più interessante di questo ampio sentiero, dove le sapienti mani umane ora ci permettono di arrivare verso l'ultima rampa di scale, 50/60 gradini che finiscono definitivamente i polpacci. L’ingresso che porta verso il Santuario teoricamente ci dovrebbe donare pace, ma invece io trovo solo la maniera di tirare due “porconi” per i tanti, troppi scalini calpestati fino a condurci in questo incredibile posto, che un po assomiglia ad un tempio tibetano.
Visitato il luogo con occhio da turisti e non da devoti, ora proseguiamo la nostra escursione, passiamo in una corta galleria, e subito dopo, altre rampe di scale ci avvicinano all’abitato di Spiazzi dove ci sono più trattorie che abitazioni vere e proprie. Entrare nel vigneto del Maso della Corona e risalirne i suoi filari sino al poco attraente Monte Cimo, è quasi d’obbligo... vista sul Fiume Adige e sull’A22 del Brennero. Sic!
Dopo aver consumato il misero e malinconico pranzo, la discesa ci porta ancora sul sentiero fatto all’andata, superato il Santuario, come notato all’andata un sentiero (75) si stacca dalla via principale per portarsi in una zona affascinante ma impervia, dopo una breve consultazione sul da farsi decidiamo di imboccare la stretta traccia.
Sin da subito il sentiero impone prudenza, sul lato destro c’è una forte esposizione ed il ghiaccio presente rende la suola dello scarpone meno performante, logico attaccarsi all’attrezzatura fissa e proseguire il cammino per una ventina di minuti.
Superato questo primo tratto, il sentiero oltrepassa più comodamente un'altra parete verticale, giunge nei pressi di un area di sosta e qua troviamo un ostacolo che a prima vista sembra un po più ostico del previsto, non tanto per il passaggio in se, ma per un insieme di fattori che ne aumentano le difficoltà: sentiero stretto e in parte franoso, neve ed una esposizione verso una gola poco ammiccante. Che si fa con i cani?
Come spesso ci è capitato arriva l’aiuto sperato, e così ad un certo punto vediamo arrivare dalla parte opposta una coppia (con cane), passano il punto delicato e si fermano a parlare con noi, capiscono il momento d’impasse e subito si offrono per il “soccorso”; Rosa e “amico” si accollano i cani e passano senza tanti patemi, mentre io scavalco il punto critico dopo essermi assicurato con una provvidenziale fettuccia al cavo d’acciao. Sono pochi passi… ma che cojoni. Grazie Roby, le montagne ci fanno incontrare sempre gente in gamba.
Dopo aver oltrepassato un torrente grazie anche all’aiuto di una fune, ora il sentiero ricomincia a salire con una certa ripidità, continua su una bella traccia che viaggia in mezzacosta (una cengia della Grande Guerra), e stando attenti alle varie deviazioni spuntiamo nei pressi di un piccolo invaso/diga, qua per logica riprendiamo a scendere, ignoriamo un sentiero sulla nostra destra, mentre una volta individuata la via di discesa con un sentiero impervio ed in parte attrezzato arriviamo finalmente a Brentino, dove ri-incontriamo ancora una volta Roby, signora e il simpatico Lapo.
La birra fresca è d’obbligo e tanti saluti alla barista, un incrocio tra Tina Cipollari e la Contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare.
Nota 1): Bello e sorprendente giro che a noi è piaciuto molto, A per il bel Santuario posto tra impervie pareti, B per il sentiero di ritorno che ci ha impegnato non poco. Già la sola camminata verso il Santuario è soddisfacente ma con il giro ad anello che vi ho segnalato tornerete alla macchina con il sorriso sulle labbra. Calcolate che per arrivare a Spiazzi ci sono altri gradini, per un totale di 1600/1700.
Nota 2): Grandi polpacci per Eric…
GRADINI.
L’ambiente è proprio bello e giro dei filmini,
pareti strapiombanti mi metton nei casini,
per rimanere vivo io seguo dei bollini.
Gradini,
sull’alto della cima sistemo i miei calzini,
ma il bello della felpa è che c’ha su i lustrini,
il vento freddo e teso sconsigliano il bikini.
Gradini,
la in fondo vedo un fiume e lancio dei piombini,
la Trota Salmerino apprezza più i frollini,
la Carpa mostra l’occhio e ammicca da Fellini.
Su questo bel sentiero non vengono i bambini, e in fondo mi domando: che minchia di Gradini?
A’ la prochaine! Menek, Rosa e belve al seguito.
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