Monte Zenone e dintorni, pensando a.....
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Questo è l’ultimo giro di una tre giorni niente male, un giro che ancora una volta ci ha portato a visitare l’entroterra gardesano, un entroterra sorprendente che a noi piace molto… anche per il clima mite che di solito si respira.
Trovato con facilità il punto dove parcheggiare, al momento di mettere il piede sul sentiero commetto subito un errore, un errore che ci porta a vagare un attimo tra le pianticelle, poi, tra uno smadonnamento e l’altro ecco che gli scarponi cominciano a calcare il sentiero giusto.
Intercettata anche la vicinissima strada militare (218), ora il cammino si fa spedito (e un po monotono,forse) grazie ad una pendenza accettabile, si costeggia la Val di Noto e tempo 50 minuti giungiamo a La Cocca dove troviamo una palina indicativa; seguendo il 218b ora si vira in direzione Monte Zenone.
Anche questa è una strada della Grande Guerra, ma leggermente più stretta, costeggia le pareti semi rocciose del Mughera mentre alla nostra sinistra il terreno scoscende abbastanza ripidamente. Si passano un paio di gallerie finché ad certo punto si giunge ad una biforcazione con palina (cartelli rotti); diritti si fa il periplo dello Zenone, mentre sulla destra, una traccia sale sulla comoda cresta e prosegue verso la nostra meta, tempo 15/20 minuti ed eccoci sulla panoramica e solitaria vetta del M. Zenone. 2h20.
Nonostante il bel Sole la fermata/pranzo non dura moltissimo, anche se avremmo voluto, ma complice un venticello fresco e il giro che sembra ancora lunghetto, stare in contemplazione sulla cima non è per nulla una buona idea, e così senza indugiare troppo partiamo alla ricerca del fantomatico sentiero che su una relazione trovata in rete, dovrebbe portarci ancora sul 218b.
La cima nella parte a nord è occupata da una faggeta, le tante foglie cadute e la neve ancora intonsa hanno coperto la probabile flebile traccia, dopo un andirivieni su una crestina molto scivolosa, rompo gli indugi e mi porto nell’unico punto dove teoricamente si può passare (a N.O.), invito Rosa a seguirmi mentre May e Fujiko sembrano essere molto tranquille. Passato un breve traverso su erba ciularina dove è vietato scivolare, il secondo traversino risulta meno esposto, più abbordabile, ed entrati in modalità Camoscio il sentiero sottostante è guadagnato.
Lasciato alle spalle il tratto più ostico, ora il sentiero si fa di nuovo godibile e panoramico sino a giungere ad un primo bivio con le indicazioni per il sentiero 218 (Cocca), lo ignoriamo visto che abbiamo voglia di allungare un po il percorso e procediamo spediti sino alla Bocca di Nansesa, qua come da chiare indicazioni, risaliamo un ripido pendio ed in 10 minuti siamo alla Bocchetta Nansesa, crocevia di sentieri.
A forza di prolungare il giro, ora ci troviamo nella situazione che bisogna “spingere” per non ritornare all’auto con il buio, siamo partiti ancora una volta in ritardo, scartata l’idea di ritornare sui nostri passi (218b), imboccando il sentiero 220 ora scendiamo veloci giù verso la Valle di Bondo.
Individuate non senza un briciolo di difficoltà tutte le varie deviazioni, ad un certo punto ci accorgiamo che per ritornare a La Cocca dobbiamo risalire per un bel 200 mt di dislivello, o forse più; oltrepassiamo così la località Piazzolo, affrontiamo la salita, ed una volta arrivati al bivio per la malga Pra dè Toni il sentiero si fa pianeggiante sino alla non distante Cocca.
Facile da qua tornare all’auto, prima seguendo la strada militare sino al primo tornante, poi, presa la traccia che si stacca sulla sinistra per entrare in un breve boschetto, si guadagna la cresta, e con una certa attenzione giungiamo sparati a Polzone affrontando discese veramente ardite. Chissà come sarebbero state le risalite…
Nota 1): Questo è un giro che alterna strade militari a sentieri piacevoli e sorprendenti, attraversa montagne severe ed invita a sperimentare nuovi e sconosciuti sentieri. Proprio per questo motivo io ho già individuato la mia prossima cima… I 1240 mt di dislivello sono comprensivi di saliscendi. 5h30 senza soste.
Nota 2): Cose a caso & chi se ne frega!
Ambiguità: In Italia c’è il “tiro al Piccione” verso i benzinai “No logo” e le prostitute che svolgono il loro lavoro a cielo aperto. Che fastidio danno le “pompe bianche”?
Spinoza-USA: Eletto Trump, vince l’America della rabbia. Visto a non fare i vaccini?
Macabro Spinoza: Era dal novembre 1963 che gli Stati Uniti non avevano un presidente senza cervello.
Nota 3): Eric? Yes I am… Al prossimo giro.
FUTURO.
Dopo le Zenone adesso m’avventuro,
vedo già ‘na cima m’attrezzo e non trascuro,
le gambe van veloci e batton da tamburo.
Futuro,
se vado troppo forte rallento col bromuro,
c’ho l’ansia per la cresta m’imbrago e son sicuro,
che buche sul sentiero… ci passano gli enduro?
Futuro,
ormai il progetto è fatto e di certo non l’abiuro,
la luce sul caschetto mi guida nell’oscuro,
con tanta birra in corpo io viaggio da Canguro.
Allungo la mia mano e mi proteggo dal Paguro, e in fondo mi domando: chi pensa al suo Futuro?
A’ la prochaine! Menek ,Rosa, Fujiko,May
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