Alpe Dosso Bello (1136 m)
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Escursione sugli alpeggi del Mendrisiotto, nei comuni di Castel San Pietro e Mendrisio, in un paesaggio avvolto da una spettacolare galaverna.
Inizio dell’escursione: ore 8:30
Fine dell’escursione: ore 13:55
Pressione atmosferica, ore 9.00: 1021 hPa
Velocità media del vento: 0 km/h
Temperatura alla partenza: -5°C
Temperatura al rientro: -2°C
Sorgere del sole: 8.03
Tramonto del sole: 17.00
Dopo nove consecutive escursioni sulla neve, oggi mi accontento di una camminata nel mio Mendrisiotto, in una giornata freddina e priva di sole. Per la verità la meteo prevedeva “un tempo vagamente perturbato per l’afflusso di correnti artiche, con qualche fugace occhiata di sole”: occhiate di sole che purtroppo non hanno interessato il sud del Ticino.
L’escursione inizia a Corteglia (438 m), frazione di Castel San Pietro, alle 8:30. Dopo la breve discesa fino alla località Nebbiano, imbocco la stradina che sale in direzione di Avra, Grotto Loverciano, Ronco, per poi immettermi sull’antica carrabile patriziale, acciottolata, che sale all’Alpe Caviano. Il fondo è molto sdrucciolevole, come raramente mi era capitato di vedere, tant’è vero che la suola in Vibram degli scarponi non fa presa. Nel limite del possibile cammino ai bordi, dove l’erba e le foglie secche offrono maggiore aderenza.
Al tornante posto a circa 848 m di quota il pensiero corre al vicino promontorio boschivo in località Croci d’Occo (Crus d’Òcch): qui un tempo giustiziavano le streghe di Somazzo, Salorino e Castel San Pietro. Le donne che venivano accusate di aver avuto complotti con il diavolo oppure di aver propiziato grandinate con conseguente distruzione del raccolto, venivano messe al rogo. Nella migliore delle ipotesi, la pena veniva ridotta al “meno atroce” taglio della testa.
Oggi si ipotizza che le pretese streghe avevano solo avuto la sfortuna di aver mangiato pane fatto con farina contaminata dalla segale cornuta, una malattia crittogamica comune nella segale. I principi tossici della segale cornuta, in particolare l’ergotina e la cornutina, hanno un potente effetto narcotizzante e paralizzante e agiscono sovente anche sulla mente del colpito, creando allucinazioni tanto da farlo apparire impazzito. Le manifestazioni dell’ergotismo o Fuoco di Sant’Antonio portavano la gente a mettere in relazione la malattia con il demonio o con le forze maligne, non essendo conosciuta al tempo la causa di queste alterazioni.
A questa quota inizia una spettacolare copertura di galaverna, un deposito di ghiaccio in forma di aghi opachi, su piante e altri corpi, che può prodursi in presenza di nebbia quando la temperatura dell’aria è inferiore a 0°C.
Paradossalmente, questi aghi di ghiaccio proteggono i germogli delle piante, grazie al calore di brinamento che viene liberato nel processo di solidificazione dell’acqua. La temperatura dei germogli rimane a zero gradi, mentre l’aria può avere una temperatura di diversi gradi sotto zero.
Mi prendo tutto il tempo necessario per scattare diverse foto a questo fenomeno meteorologico, che non corrisponde esattamente alla comune brina, quest’ultima si forma per solidificazione del vapore acqueo, nella galaverna sono le goccioline d’acqua in sospensione nella nebbia a solidificare.
Dopo due ore di cammino arrivo al Rifugio Alpe Caviano (967 m), una capanna del Patriziato di Castel San Pietro, inaugurata il 24 agosto 2013. Dopo l’ospizio del Passo del Gran San Bernardo è il rifugio alpino situato più a sud della Svizzera.
Purtroppo ho la sorpresa di trovare l’infrastruttura chiusa, a cominciare dal cancello che dà accesso alla terrazza panoramica esterna.
Da questo pascolo, considerato il balcone del Mendrisiotto, decollano spesso dei parapendisti, per voli fino a San Martino di Mendrisio o fino a Melano.
Riprendo il cammino verso l’antenna ripetitore radio-TV e il Punciún da Cavián (1037 m), raggiunto meno di tre mesi fa con il rampichino.

Galaverna
Proseguo il cammino lungo la cresta in località Pianella (La Pianèla): è il tratto paesaggisticamente più bello; qui la galaverna conferisce dei toni magici e fiabeschi. Non importa che il cielo sia grigio, mi piace così. Dall’edificio dell’Alpe Dosso Bello risalgo il pascolo, parzialmente invaso dalla felce aquilina, fino al punto più elevato dell’escursione odierna, il Dòss Bellún (1135,8 m). Da qui via è quasi tutta discesa. Attraverso un rado bosco di faggi fino alle bolle transennate, “I Bulett dal Dòss Bell (1093 m)”. Sono quasi in secca, l’acqua rimasta è sotto una spessa coltre di ghiaccio, schiva e silente, come un rancore sopito.
Mi soffermo ad osservare la vicina via cava, inserita nell’Inventario delle vie storiche della Svizzera (IVS). Le vie cave sono nate dal transito su terreno molle di carri, persone e bestiame. L’azione corrosiva dell’acqua le ha ulteriormente scavate e ampliate. In questa zona del Monte Generoso c’è addirittura un fascio di vie cave, che si sviluppa per la lunghezza di 1 km e una larghezza di 200 m. È una peculiarità poco conosciuta e per nulla descritta nelle numerose pubblicazioni su questa montagna.
Passo indisturbato dall’Osteria della Grassa (1029 m), dove concedo una coccola al mansueto e socievole cane. Nel nucleo di Cragno (942 m) il selciato coperto dalla galaverna diventa un’insidia anche per il sottoscritto, malgrado sia abituato da anni a camminare sulla neve e sui ghiacciai. Per il resto, la discesa si svolge su sentieri e stradine che mi sono note da una vita. Per l’ennesima volta, mi soffermo ad ammirare e fotografare la bellissima architettura delle cantine di Salorino: si caratterizzano per una tipologia compatta e uniforme, basata su un progetto omogeneo. Le facciate degli edifici si susseguono con un ritmo quasi identico; al primo piano una porta centrale d’ingresso, con stipiti in sasso e apertura sopra l’architrave per la presa d’aria; al secondo piano due finestre simmetriche o una finestra o porta finestra centrale (quest’ultima spesso munita di balconcino).
Nella parete di fondo, che si appoggia alla roccia, si trovano cinque prese di ventilazione del diametro di 10 cm, che consentono di mantenere una temperatura costante: 8-9° C d’estate e 10-11° C d’inverno. Il suolo è ricoperto con vecchie piastrelle in cotto.
Bella passeggiata sui Dossi del Monte Generoso, in un paesaggio ricoperto dalla galaverna, fenomeno che offre uno spettacolo effimero, della durata di poche ore: da non perdere!
Tempo totale: 4 h 25 min
Tempo di salita: 3 h
Tempi parziali
Corteglia (438 m) – Alpe Caviano (967 m): 2 h
Alpe Caviano (967 m) – Punciún da Cavián (1037 m): 20 min
Punciún da Cavián (1037 m) – Dòss Bellún (1135,8 m): 30 min
Dòss Bellún (1135,8 m) – Alpe La Grassa (1029 m): 20 min
Alpe La Grassa (1029 m) – Cragno (942 m): 15 min
Cragno (942 m) – Corteglia (438 m): 1 h 30 min
Dislivello in salita: 812 m
Sviluppo complessivo: 15,7 km
Difficoltà: T1
Copertura della rete cellulare: buona
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