Monte Altissimo e l'emozionante Tacca Bianca (Alpi Apuane)
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La nostra "esplorazione" oggi ci porta sul Monte Altissimo, una cima posta grossomodo al centro del gruppo delle Apuane. Per salire in vetta ci sono varie possibilità, noi optiamo per quella dal versante est (nei pressi del Colle Cipollaio) per poi compiere un giro ad anello che ci farà transitare dalla cava Tacca Bianca e dal suo emozionante sentiero scavato nella roccia.
Dal parcheggio ci avviamo su asfalto fino a raggiungere la Cava delle Cervaiole. Lasciata la cava si continua sul sentiero che prima si mantiene principalmente lungo la dorsale, poi compie una sorta di semicerchio (con un breve tratto di discesa) per aggirare il Monte delle Tavole e raggiungere il Passo del Vaso Tondo. Uno sguardo al canalino da dove dovremmo salire per il ritorno e ... meno male che lo faremo in salita!
Ora si prosegue per cresta, sempre comunque su sentiero e con un ultimo aggiramento si giunge in vetta al Monte Altissimo, da cui si gode un panorama che, dal mio punto di vista, è anche migliore di quello del Tambura. Normalmente la cima è l'obiettivo di una gita ma oggi sarà più un "punto di passaggio", visto che siamo giunti in vetta in poco meno di due ore e ci attende ancora un lungo giro.
In discesa si segue per un tratto la cresta ovest per poi mantenersi sul fianco nord fino a giungere al Passo degli Uncini (bello questo tratto) per poi proseguire in un canalone e raggiungere il Passo della Greppia. Qui imbocchiamo un sentierino che funge da collegamento con il sentiero numero 32 (attenzione a non prendere quello che prosegue verso sud-ovest). Ci si inoltra in una prima zona piena di rododentri e poi ci si abbassa ripidamente in un canalone erboso. Qui i paletti segnavia risultano importanti per non trovarsi a girovagare su salti esposti o peggio imboccare il canalino sbagliato. Superato questo tratto, che richiede attenzione, ci si innesta sul più tracciato (ma non troppo nella prima parte) sentiero 32 (che volendo si può anche imboccare dal Passo degli Uncini e da qui dovrebbe anche esserci un sentiero che rimane più in quota e porta direttamente verso la Cava Macchietta).
Noi optiamo per scendere verso La Polla seguendo il sentiero che, superato il primo tratto ancora un pochino ripido, si immette su una vecchia via di lizza e ci conduce più comodamente sulla strada marmifera. Ora, in netto contrasto con l'indole selvaggia del percorso alto, seguiamo la strada marmifera che con comodi e ampi tornanti ci porta nuovamente in quota.
Ci inoltriamo in vecchie cave (in parte riaperte) in un ambiente surreale e, ancora una volta, impressionante. Siamo proprio dentro alle cave, possiamo curiosare in vecchi tunnel, in enormi aperture, possiamo solo lontanamente immaginare il lavoro svolto qui nel secolo scorso.
Alla Cava Macchietta termina la strada marmifera e per riuscire a superare un taglio di cava è necessario utilizzare una scaletta metallica. Si segue per un tratto un vecchio sentiero dei cavatori, con alcuni comodi scalini scavati nella roccia e si giunge alla cava della Tacca Bianca. Una breve visita all'interno è d'obbligo e la vista di corde, tiranti e scalette posizionate in posti che sembrano inaccessibili conferiscono all'ambiente un fascino misterioso, soprattutto sapendo ciò che andremmo a percorrere a breve.
Questa cava sembra sospesa in mezzo ad una parete rocciosa ma superato un vecchio e ormai fatiscente edificio (piccola freccia rossa) giungiamo all'imbocco di un sentiero che ha dell'incredibile: davanti ai nostri occhi abbiamo una parete verticale in cui è stato scavato un sentiero (anzi, una "tacca") per permettere ai cavatori di un tempo di giungere al lavoro o di mettersi in collegamento con le altre cave.
Di fatto il percorso non ha difficoltà tecniche ma l'esposizione è enorme. Si cammina su circa 80 cm di roccia con a fianco un salto nel vuoto notevole. L'emozione è tanta, sia per il percorso in sé, sia per il mistero che lo cingeva fin da inizio giornata e anche per un po' di tensione accumulata durante il resto del tragitto. Lo affrontiamo con calma, per gustarcelo ... e per mettere i piedi nel posto giusto, facendo numerose foto.
Finito questo tratto bisogna affrontare gli ultimi 100 metri in un canalino erboso decisamente ripido ma comunque con la traccia ben evidente che permette di ritornare al Passo del Vaso Tondo. Giunti al passo Manuela scarica un bel po' di tensione e possiamo permetterci una bella pausa.
Tra poco farà buio ma ci attende solo una breve e tranquilla discesa per lo più su una strada marmifera tanto che nell'ultimo tratto nell'oscurità non abbiamo neanche necessità di tirare fuori le pile.
Dal parcheggio ci avviamo su asfalto fino a raggiungere la Cava delle Cervaiole. Lasciata la cava si continua sul sentiero che prima si mantiene principalmente lungo la dorsale, poi compie una sorta di semicerchio (con un breve tratto di discesa) per aggirare il Monte delle Tavole e raggiungere il Passo del Vaso Tondo. Uno sguardo al canalino da dove dovremmo salire per il ritorno e ... meno male che lo faremo in salita!
Ora si prosegue per cresta, sempre comunque su sentiero e con un ultimo aggiramento si giunge in vetta al Monte Altissimo, da cui si gode un panorama che, dal mio punto di vista, è anche migliore di quello del Tambura. Normalmente la cima è l'obiettivo di una gita ma oggi sarà più un "punto di passaggio", visto che siamo giunti in vetta in poco meno di due ore e ci attende ancora un lungo giro.
In discesa si segue per un tratto la cresta ovest per poi mantenersi sul fianco nord fino a giungere al Passo degli Uncini (bello questo tratto) per poi proseguire in un canalone e raggiungere il Passo della Greppia. Qui imbocchiamo un sentierino che funge da collegamento con il sentiero numero 32 (attenzione a non prendere quello che prosegue verso sud-ovest). Ci si inoltra in una prima zona piena di rododentri e poi ci si abbassa ripidamente in un canalone erboso. Qui i paletti segnavia risultano importanti per non trovarsi a girovagare su salti esposti o peggio imboccare il canalino sbagliato. Superato questo tratto, che richiede attenzione, ci si innesta sul più tracciato (ma non troppo nella prima parte) sentiero 32 (che volendo si può anche imboccare dal Passo degli Uncini e da qui dovrebbe anche esserci un sentiero che rimane più in quota e porta direttamente verso la Cava Macchietta).
Noi optiamo per scendere verso La Polla seguendo il sentiero che, superato il primo tratto ancora un pochino ripido, si immette su una vecchia via di lizza e ci conduce più comodamente sulla strada marmifera. Ora, in netto contrasto con l'indole selvaggia del percorso alto, seguiamo la strada marmifera che con comodi e ampi tornanti ci porta nuovamente in quota.
Ci inoltriamo in vecchie cave (in parte riaperte) in un ambiente surreale e, ancora una volta, impressionante. Siamo proprio dentro alle cave, possiamo curiosare in vecchi tunnel, in enormi aperture, possiamo solo lontanamente immaginare il lavoro svolto qui nel secolo scorso.
Alla Cava Macchietta termina la strada marmifera e per riuscire a superare un taglio di cava è necessario utilizzare una scaletta metallica. Si segue per un tratto un vecchio sentiero dei cavatori, con alcuni comodi scalini scavati nella roccia e si giunge alla cava della Tacca Bianca. Una breve visita all'interno è d'obbligo e la vista di corde, tiranti e scalette posizionate in posti che sembrano inaccessibili conferiscono all'ambiente un fascino misterioso, soprattutto sapendo ciò che andremmo a percorrere a breve.
Questa cava sembra sospesa in mezzo ad una parete rocciosa ma superato un vecchio e ormai fatiscente edificio (piccola freccia rossa) giungiamo all'imbocco di un sentiero che ha dell'incredibile: davanti ai nostri occhi abbiamo una parete verticale in cui è stato scavato un sentiero (anzi, una "tacca") per permettere ai cavatori di un tempo di giungere al lavoro o di mettersi in collegamento con le altre cave.
Di fatto il percorso non ha difficoltà tecniche ma l'esposizione è enorme. Si cammina su circa 80 cm di roccia con a fianco un salto nel vuoto notevole. L'emozione è tanta, sia per il percorso in sé, sia per il mistero che lo cingeva fin da inizio giornata e anche per un po' di tensione accumulata durante il resto del tragitto. Lo affrontiamo con calma, per gustarcelo ... e per mettere i piedi nel posto giusto, facendo numerose foto.
Finito questo tratto bisogna affrontare gli ultimi 100 metri in un canalino erboso decisamente ripido ma comunque con la traccia ben evidente che permette di ritornare al Passo del Vaso Tondo. Giunti al passo Manuela scarica un bel po' di tensione e possiamo permetterci una bella pausa.
Tra poco farà buio ma ci attende solo una breve e tranquilla discesa per lo più su una strada marmifera tanto che nell'ultimo tratto nell'oscurità non abbiamo neanche necessità di tirare fuori le pile.
Tourengänger:
Andrea!

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Kommentare (9)