Colori d'autunno al Madone di Camedo
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Chi ha predisposto la tavolozza di questa gita domenicale era certamente un grande artista, al pari di un Cézanne o di un Gaughin. Prima ha lavato ben bene le montagne con tanta acqua e fatto sgorgare da ogni valletta un riale d'argento; poi ha cosparso di bianco le vette, non troppo in basso e non troppo in alto, discretamente, per incorniciare i pascoli ancora verdi. Al di sopra, per contrasto, ha aggiunto un cielo di un azzurro denso, sempre più cupo mentre si sale. E, per creare magia, ha colmato le valli di bambagia e, al di sopra, nelle prime luci dell'alba, ha aggiunto una luna immensa e dorata.
Con questo presupposti mi avvio di mattino presto da Bignasco su per l'antico sentiero del Cranzünell, che si inerpica per grandi piodate, poi nel fitto del bosco, sempre abbastanza ben visibile; fino al Corte di Fondo, ancora immerso nel bosco, sono 1000 metri di dislivello, in gran parte su delle strordinarie scalinate che superano il fianco impervio della Bavona. Nella valle il torrente è gonfio d'acqua delle piogge dei giorni scorsi.
Appena sopra il corte di fondo esce il sole: una luce calda e dorata avvolge d'improvviso il bosco, colora alberi e pascoli e fa scintillare i ruscelli. Al bel corte di mezzo (tutti e tre i corti sono perfettamente tenuti) i larici hanno ancora un colore verde chiarissimo, che risalta straordinariamente con il giallo dorato dei pascoli e lassù in alto con il bianco delle cime. Poco sopra, prima del Corte di Cima, si apre la vista supenda del grande pianoro di Cranzünell, circondato dalle cime innevate del Madone di Camedo, del Madonino e del Pizzo della Rossa.
Lascio il sentiero dell'Alpe cinquanta metri sotto il Corte di Cima per traversare verso sinistra in direzione del canale che dà accesso al costone di Camedo. Ci sono una decina di centimetri di neve fresca che complicano un po' il passaggio, altrimenti la traversata non è complicata, c'è in gran parte un resto di traccia. Il passaggio è ben visibile da lontano e segue una specie di rampa che taglia la parete da destra a sinistra, sbucando a circa 2100 m in cresta. Qui c'è una traccia chiara, ometti e, prima dell'uscita, uno straordinario muro che doveva servire a fermare le capre.
Esco nel sole abbacinante sulla spalla della cresta SE del Madone di Camedo. Il luogo offre una vista splendida sulla Vallemaggia e la Bavona di fronte, dove si vede bene la Bedu. Sullo schienone che porta in cima c'è quel tanto di neve che rende interessante la salita, senza renderla troppo complicata; sopra di me passa veloce un vecchio stambecco dalle grandi corna. Un ultimo sforzo e raggiungo la vetta, circa 2000 metri sopra il fondovalle.
Il panorama è stupendo in tutte le direzioni: a Nord, l'inverno ormai avvolge la catena che porta in Orsalia e le cime della Bavona, più verso sud in Vallemagga solo le cime sono imbiancate e giù verso sud lo sguardo si spinge fin quasi a Locarno, al Tamaro e al Ghiridone e, oltre la pinura Padana, fino agli Appennini.
Dopo una breve sosta scendo per la cresta SO, che è innevata a lungo data l'esposizione; il percorso non è difficile, c'è anche un sentierino, ma la neve richiede attenzione. Delle pernici già in veste invernale scappano...ben presto ne capirò il motivo. In effetti sento un colpo di fucile, scendendo verso l'Alpe di Camedo incrocio due cacciatori con i cani, alla ricerca di beccacce e fagiani. Questo tratto è un più disagevole, si deve traversare una grande pietraia cosparsa di rododendri.
Raggiunto il cascinone dell'Alpe le difficoltà sono alle mie spalle, c'è un più che discreto sentiero con bolli rossi che scende a Larecce, Monte e poi a Linescio, dove previdentemente avevo lasciato una bicicletta per evitare di farmi a piedi i 7 km fino a Bignasco.
Note tecniche: percorso tutto sommato semplice in gran parte su di una discreta traccia. Il sentiero che sale a Cranzünell è piuttosto evidente (stare attenti solo alla deviazione di destra a Piodau), la traversata in alto si svolge su terreno aperto dove l'orientamento è molto facile. Il solo tratto un po' disagevole è da quando si lascia la cresta SO (via normale per Camanoi) fino al cascinone dell'Alpe di Camedo. Escursione di pregio per gli scenari molto aperti nella parte alta, che permette di fare il periplo del Madone di Camedo. Se non si hanno due auto è utile lasciare una bicicletta all'arrivo, altrimenti c'è oltre un'ora a piedi.
Con questo presupposti mi avvio di mattino presto da Bignasco su per l'antico sentiero del Cranzünell, che si inerpica per grandi piodate, poi nel fitto del bosco, sempre abbastanza ben visibile; fino al Corte di Fondo, ancora immerso nel bosco, sono 1000 metri di dislivello, in gran parte su delle strordinarie scalinate che superano il fianco impervio della Bavona. Nella valle il torrente è gonfio d'acqua delle piogge dei giorni scorsi.
Appena sopra il corte di fondo esce il sole: una luce calda e dorata avvolge d'improvviso il bosco, colora alberi e pascoli e fa scintillare i ruscelli. Al bel corte di mezzo (tutti e tre i corti sono perfettamente tenuti) i larici hanno ancora un colore verde chiarissimo, che risalta straordinariamente con il giallo dorato dei pascoli e lassù in alto con il bianco delle cime. Poco sopra, prima del Corte di Cima, si apre la vista supenda del grande pianoro di Cranzünell, circondato dalle cime innevate del Madone di Camedo, del Madonino e del Pizzo della Rossa.
Lascio il sentiero dell'Alpe cinquanta metri sotto il Corte di Cima per traversare verso sinistra in direzione del canale che dà accesso al costone di Camedo. Ci sono una decina di centimetri di neve fresca che complicano un po' il passaggio, altrimenti la traversata non è complicata, c'è in gran parte un resto di traccia. Il passaggio è ben visibile da lontano e segue una specie di rampa che taglia la parete da destra a sinistra, sbucando a circa 2100 m in cresta. Qui c'è una traccia chiara, ometti e, prima dell'uscita, uno straordinario muro che doveva servire a fermare le capre.
Esco nel sole abbacinante sulla spalla della cresta SE del Madone di Camedo. Il luogo offre una vista splendida sulla Vallemaggia e la Bavona di fronte, dove si vede bene la Bedu. Sullo schienone che porta in cima c'è quel tanto di neve che rende interessante la salita, senza renderla troppo complicata; sopra di me passa veloce un vecchio stambecco dalle grandi corna. Un ultimo sforzo e raggiungo la vetta, circa 2000 metri sopra il fondovalle.
Il panorama è stupendo in tutte le direzioni: a Nord, l'inverno ormai avvolge la catena che porta in Orsalia e le cime della Bavona, più verso sud in Vallemagga solo le cime sono imbiancate e giù verso sud lo sguardo si spinge fin quasi a Locarno, al Tamaro e al Ghiridone e, oltre la pinura Padana, fino agli Appennini.
Dopo una breve sosta scendo per la cresta SO, che è innevata a lungo data l'esposizione; il percorso non è difficile, c'è anche un sentierino, ma la neve richiede attenzione. Delle pernici già in veste invernale scappano...ben presto ne capirò il motivo. In effetti sento un colpo di fucile, scendendo verso l'Alpe di Camedo incrocio due cacciatori con i cani, alla ricerca di beccacce e fagiani. Questo tratto è un più disagevole, si deve traversare una grande pietraia cosparsa di rododendri.
Raggiunto il cascinone dell'Alpe le difficoltà sono alle mie spalle, c'è un più che discreto sentiero con bolli rossi che scende a Larecce, Monte e poi a Linescio, dove previdentemente avevo lasciato una bicicletta per evitare di farmi a piedi i 7 km fino a Bignasco.
Note tecniche: percorso tutto sommato semplice in gran parte su di una discreta traccia. Il sentiero che sale a Cranzünell è piuttosto evidente (stare attenti solo alla deviazione di destra a Piodau), la traversata in alto si svolge su terreno aperto dove l'orientamento è molto facile. Il solo tratto un po' disagevole è da quando si lascia la cresta SO (via normale per Camanoi) fino al cascinone dell'Alpe di Camedo. Escursione di pregio per gli scenari molto aperti nella parte alta, che permette di fare il periplo del Madone di Camedo. Se non si hanno due auto è utile lasciare una bicicletta all'arrivo, altrimenti c'è oltre un'ora a piedi.
Tourengänger:
blepori
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