Andossi e Cardinello
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Agli inizi del '800 Maria Teresa d'Austria diede il via alla costruzione della strada carrozzabile del Passo dello Spluga (attuale statale 36, con ben poche modifiche); il passaggio però, con numerose varianti attuate nel corso dei secoli, è conosciuto e frequentato - con la presenza fisica di una strada mulattiera - almeno dall'epoca romana. Questa escursione unisce in un unico anello due passaggi storico/preistorici di movimenti di persone, merci e animali. Madesimo, fino alla prima metà del '800 era un florido alpeggio che, in assenza di accessi stradali diversi, riconosceva nel nostro percorso l'unica possibilità di raggiungere le enormi distese a pascolo disponibili; il tracciato di ritorno va a percorrere invece l'ultima "versione" della strada pedonale di valico (1818) nelle Gole del Cardinello, fortunatamente risparmiata dalla costruzione - nel 1963 - dell'oleodotto Genova-Amburgo, peraltro attualmente dismesso.
Dagli ampi parcheggi di Portarezza, sulle rive del lago artificiale di Prestone, ci si avvia verso il centro di Campodolcino lungo la strada statale; in corrispondenza del sagrato di una chiesa con monumento al santo locale Don Guanella, si svolta a destra ad imboccare la carrozzabile per Fraciscio. Dopo sole poche decine di metri, si attraversa la forra del torrente Rabbiosa tramite il bel ponte "romano" (certamente un attraversamento è sempre esistito e le periodiche piene del corso d'acqua hanno fatto sì che la costruzione venisse costantemente adattata: l'attuale risale, almeno in parte, al 1927). Sull'altra riva inizia il lungo traverso ascendente che, passando a monte dell'abitato di Campodolcino, nel fitto bosco, si porta ad attraversare al meglio uno sperone roccioso: ripide gradinate e ripetuti tornanti conducono a raggiungere un esteso poggio prativo ascendente. Oltrepassate le baite (molte in rovina) dell'Alpe Fontana, si prosegue al margine dell'abetaia lasciando a destra una deviazione per Motta e raggiungendo la spianata di Pian del Lanzo. Il sentiero si addentra in una valletta umida e, a saliscendi, affianca il torrente Scalcoggia; in breve si risale sulla carrozzabile per Madesimo, all'uscita della galleria di Pianazzo, a poca distanza dal centro. Si attraversa la strada e ci si addentra nel piccolo abitato di Scalcoggia: al termine dell'asfalto si imbocca il sentiero che, con lunghi traversi nei ripidi prati, sale le pendici del dosso boscoso che culmina nella località Mottaccio, sparsa di baite, abitazioni e ritrovi pubblici. Si passa a percorrere una carrozzabile sterrata/asfaltata che serpeggia lungo l'ondulato altopiano degli Andossi; si affianca la chiesetta di San Rocco e, oltrepassato il piccolo nucleo di baite di Andossi, si incontra e si segue un particolare muro a secco di spartizione delle pertinenze che, del tutto rettilineo (si affossa negli accenni di doline e scavalca i piccoli dossi ad esse intercalati) fino alla località Stuetta. Siamo tornati sulla statale dello Spluga nelle vicinanze dell'invaso di Montespluga che, proprio qui a Stuetta, presenta il suo sbarramento diviso in due muraglioni simmetrici separati dalla prominenza rocciosa del Castellaccio. Si aggira il suddetto Castellaccio e ci si dirige al piede della diga più occidentale: un evidente e ben conservato acciottolato medioevale introduce al percorso delle Gole del Cardinello: subito si affronta una ripida discesa di terriccio e sassi smossi (regolarmente danneggiata da primaverili scivolamenti nevosi) e ci si porta al livello della mulattiera ottocentesca che attraversa a mezza quota la parete orientale delle gole. Si procede assecondando le pieghe del versante con tratti talora scavati nella roccia, gradinate e terrapieni su muri a secco. Sul fondovalle scorrono le acque del Liro: al secondo ponte si attraversa sull'altro versante e, su terreno più addomesticato, si raggiungono le baite di Soste e poi il piccolo nucleo di Rasdeglia: le antiche costruzioni sono raggiunte da una pista forestale, ma il nostro percorso segue la vecchia via mulattiera e rapidamente si scende a Mottaletta. Fra le costruzioni rimodernate rimangono - come stalle o fienili - alcuni esempi mirabili di baite a "carden", cioè costruite con pareti ad incastro angolare di tronchi, tipiche di popolazioni stabilitesi prevalentemente a nord delle Alpi. Ormai su asfalto si prosegue fino ad attraversare la frazione di Isola al margine settentrionale dell'omonimo lago artificiale. Si segue la provinciale in direzione Pianazzo-Madesimo per breve tratto, andando poi ad imboccare la sterrata di servizio alla casa dei guardiani della diga. Si passa a monte delle strutture tecniche e si continua nel fitto bosco parallelamente al fiume: una ripida discesa conduce al suo livello; serpeggiando fra gli abeti e dopo l'attraversamento di qualche limitata pietraia si attraversa la provinciale risalendola per poche decine di metri. Un viottolo erboso conduce fino all'ingresso del campeggio di Campodolcino; da qui, seguendo con attenzione le piccole frecce metalliche della "Via Spluga", si evita il centro abitato e, scorrendone al margine in aree di verde pubblico, si torna lungo l'argine a Portarezza.
Dagli ampi parcheggi di Portarezza, sulle rive del lago artificiale di Prestone, ci si avvia verso il centro di Campodolcino lungo la strada statale; in corrispondenza del sagrato di una chiesa con monumento al santo locale Don Guanella, si svolta a destra ad imboccare la carrozzabile per Fraciscio. Dopo sole poche decine di metri, si attraversa la forra del torrente Rabbiosa tramite il bel ponte "romano" (certamente un attraversamento è sempre esistito e le periodiche piene del corso d'acqua hanno fatto sì che la costruzione venisse costantemente adattata: l'attuale risale, almeno in parte, al 1927). Sull'altra riva inizia il lungo traverso ascendente che, passando a monte dell'abitato di Campodolcino, nel fitto bosco, si porta ad attraversare al meglio uno sperone roccioso: ripide gradinate e ripetuti tornanti conducono a raggiungere un esteso poggio prativo ascendente. Oltrepassate le baite (molte in rovina) dell'Alpe Fontana, si prosegue al margine dell'abetaia lasciando a destra una deviazione per Motta e raggiungendo la spianata di Pian del Lanzo. Il sentiero si addentra in una valletta umida e, a saliscendi, affianca il torrente Scalcoggia; in breve si risale sulla carrozzabile per Madesimo, all'uscita della galleria di Pianazzo, a poca distanza dal centro. Si attraversa la strada e ci si addentra nel piccolo abitato di Scalcoggia: al termine dell'asfalto si imbocca il sentiero che, con lunghi traversi nei ripidi prati, sale le pendici del dosso boscoso che culmina nella località Mottaccio, sparsa di baite, abitazioni e ritrovi pubblici. Si passa a percorrere una carrozzabile sterrata/asfaltata che serpeggia lungo l'ondulato altopiano degli Andossi; si affianca la chiesetta di San Rocco e, oltrepassato il piccolo nucleo di baite di Andossi, si incontra e si segue un particolare muro a secco di spartizione delle pertinenze che, del tutto rettilineo (si affossa negli accenni di doline e scavalca i piccoli dossi ad esse intercalati) fino alla località Stuetta. Siamo tornati sulla statale dello Spluga nelle vicinanze dell'invaso di Montespluga che, proprio qui a Stuetta, presenta il suo sbarramento diviso in due muraglioni simmetrici separati dalla prominenza rocciosa del Castellaccio. Si aggira il suddetto Castellaccio e ci si dirige al piede della diga più occidentale: un evidente e ben conservato acciottolato medioevale introduce al percorso delle Gole del Cardinello: subito si affronta una ripida discesa di terriccio e sassi smossi (regolarmente danneggiata da primaverili scivolamenti nevosi) e ci si porta al livello della mulattiera ottocentesca che attraversa a mezza quota la parete orientale delle gole. Si procede assecondando le pieghe del versante con tratti talora scavati nella roccia, gradinate e terrapieni su muri a secco. Sul fondovalle scorrono le acque del Liro: al secondo ponte si attraversa sull'altro versante e, su terreno più addomesticato, si raggiungono le baite di Soste e poi il piccolo nucleo di Rasdeglia: le antiche costruzioni sono raggiunte da una pista forestale, ma il nostro percorso segue la vecchia via mulattiera e rapidamente si scende a Mottaletta. Fra le costruzioni rimodernate rimangono - come stalle o fienili - alcuni esempi mirabili di baite a "carden", cioè costruite con pareti ad incastro angolare di tronchi, tipiche di popolazioni stabilitesi prevalentemente a nord delle Alpi. Ormai su asfalto si prosegue fino ad attraversare la frazione di Isola al margine settentrionale dell'omonimo lago artificiale. Si segue la provinciale in direzione Pianazzo-Madesimo per breve tratto, andando poi ad imboccare la sterrata di servizio alla casa dei guardiani della diga. Si passa a monte delle strutture tecniche e si continua nel fitto bosco parallelamente al fiume: una ripida discesa conduce al suo livello; serpeggiando fra gli abeti e dopo l'attraversamento di qualche limitata pietraia si attraversa la provinciale risalendola per poche decine di metri. Un viottolo erboso conduce fino all'ingresso del campeggio di Campodolcino; da qui, seguendo con attenzione le piccole frecce metalliche della "Via Spluga", si evita il centro abitato e, scorrendone al margine in aree di verde pubblico, si torna lungo l'argine a Portarezza.
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