Punta d'Arbola / Ofenhorn dal Devero
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Questa salita era un sogno nel cassetto da molto tempo, da prima che il "Mal di Valgrande" (in senso lato...) mi contagiasse, all'apparenza in modo irrimediabile.
Note
Itinerario vario e di grande soddisfazione. Ambiente di alta montagna e panorama molto aperto in tutte le direzioni.
In giornate fredde, come quella in questione, sono utili ramponi e piccozza. Neve ghiacciata a parte, c'è qualche passaggio su roccia molto semplice (per me max I) e un traverso esposto su terreno instabile. Passaggi simili si trovano anche sulla Via dei Tecch al Corno Cistella, tanto per fare un esempio non troppo lontano geograficamente, ma reputo quest'ultimo decisamente più pericoloso (e infatti lo sconsiglio in discesa, a differenza dalla via all'Arbola da Devero).
Rimane comunque un percorso di tipo alpinistico e non deve essere preso alla leggera. Per l'indicazione della difficoltà, mi attengo al PD- della classificazione ufficiale della Guida dei Monti d'Italia.
Itinerario vario e di grande soddisfazione. Ambiente di alta montagna e panorama molto aperto in tutte le direzioni.
In giornate fredde, come quella in questione, sono utili ramponi e piccozza. Neve ghiacciata a parte, c'è qualche passaggio su roccia molto semplice (per me max I) e un traverso esposto su terreno instabile. Passaggi simili si trovano anche sulla Via dei Tecch al Corno Cistella, tanto per fare un esempio non troppo lontano geograficamente, ma reputo quest'ultimo decisamente più pericoloso (e infatti lo sconsiglio in discesa, a differenza dalla via all'Arbola da Devero).
Rimane comunque un percorso di tipo alpinistico e non deve essere preso alla leggera. Per l'indicazione della difficoltà, mi attengo al PD- della classificazione ufficiale della Guida dei Monti d'Italia.
Salita
Alle 5:30 sono al grande parcheggio del Devero. (€ 5.00 al giorno, pagabili alla fine della giornata tra la prima e la seconda galleria, loc. Cologno). Il termometro della macchina segna +6 °C e c'è un vento fastidioso, condizione anomala per essere agli inizi di Agosto. Seguendo il percorso segnalato che, dopo Corte d'Ardui e Crampiolo, costeggia la sponda orientale del lago di Devero, raggiungo l'Alpe Forno Inf. in circa 2 ore. Lascio il sentiero e mi innalzo sulla dorsale poco accentuata alle spalle dell'alpe in direzione delle Punte del Forno (NE). Il terreno è ghiacciato e sulle foglie si è depositato un sottile strato di neve pallottolare.
Quando il pendio inizia a diventare più ripido, traverso a sinistra (NW) su una rampa erbosa (ometti), che termina su un pianoro ingombro di massi. Qui risalgo la giavina sulla destra e poi traverso, poco sotto la base delle rocce, verso sinistra (W) su terreno erboso, una scelta che si rivelerà infelice, visto che il terreno è gelato... Come scoprirò poi, un comoda traccia di sentiero sale in corrispondenza al margine sinistro del pianoro, evitando lo scomodo traverso. Giunto su un colletto erboso, ritrovo gli ometti e fanno la loro comparsa dei bolli gialli. Seguendoli, attraverso in piano una zona di grandi massi dove serpeggia un ruscello, fino ad arrivare alla base del pendio di sfasciumi che sale al Passo sup. del Forno. Risalgo su giavine, sempre più instabili mano a mano che la pendenza aumenta e, a tratti, ricoperte da uno straterello di verglass. Poco sotto la parete, i bolli gialli indicano il punto in cui attraversare la ripida lingua di neve alla mia sinistra.
Le punte poco affilate dei miei ramponi non offrono sufficiente presa nell'attraversare il nevaio gelato. Creo quindi qualche gradino con la piccozza e, con esasperante lentezza, supero l'ostacolo.
Traverso su sfasciumi e guadagno una spalla con ometto. Sono sul Passo Mariani (circa 2750 m), una specie di cengia che consente di accedere, traversando da destra a sinistra, all'anfiteatro terminale dell'Arbola, difeso alla base da una fascia rocciosa.
Il traverso prosegue attraversando un colatoio con un passaggio esposto su rocce ricoperte di detrito fine (delicato) e con una sottile cengia erbosa esce sulla spalla successiva. Questa viene risalita sul colmo per qualche metro (passaggi elementari ma moderatamente esposti) e quindi, con una seconda cengia si entra nel pianoro sopra il salto di rocce. Da qui i bolli e gli ometti portano a risalire le rocce sulla sinistra, con qualche passaggio su placche appoggiate, con pochi appigli per le mani. In discesa, per evitare di perdere tempo in questi passaggi, conviene saltare questa parte e calarsi su lingue di neve fino sul ciglio della parete. Poi si traversa a sinistra e si ritrova il percorso principale nei pressi del Passo Mariani.
Si risale il ghiacciaio puntando al colle a N della piatta Cima Cust, denominato Ofenjoch, senza percorso obbligato. La possibilità più diretta consiste nel salire poggiando completamente a destra, alla base della parete della Cima Cust. Dall'Ofenjoch, si traversa in salita a sinistra (NW) la parte alta del ghiacciaio d'Arbola.
Giunti su sfasciumi nei pressi della cresta, a Ovest della quota 3191 m, degli ometti segnalano un cambio di direzione: puntando a destra (NE) si guadagna la cresta e, poggiando sul versante del Vannino, su neve si raggiunge in pochi minuti la cima.
Io invece, giunto sugli sfasciumi poco prima degli ometti, ho proseguito sempre nella medesima direzione, convinto che quella che si stagliava alla mia sinistra fosse la cima principale. Traverso su sfasciumi in direzione di una crestina di neve, ben visibile durante tutta la salita nell'anfiteatro, la supero e mi arrampico su blocchi di roccia (max II). Con mia sorpresa, in pochi minuti mi ritrovo su un'elevazione senza croce di vetta, né ometti. Mi guardo intorno e, alle mie spalle, vedo la croce su quello che dal basso sembrava solo un cumulo di sfasciumi e che pensavo fosse un risalto secondario della cresta. Per il mio altimetro la cima secondaria ha quota 3222 m e non è indicata nemmeno sulla carta svizzera al 25:000. Ridiscendo e in breve sono sulla cima principale, che ho la fortuna di godermi in completa solitudine per qualche minuto, prima che inizino ad arrivare i primi gruppetti di persone, in salita dal lato del Vannino.
Il panorama è veramente superlativo e l'emozione è tanta.
Tempi: 6 ore, tutto compreso, cioè inclusa l'involontaria digressione sulla cima SW, errori vari, brevi soste e rallentamenti (soprattutto il lavoro di piccozza per gradinare il primo nevaio).
Discesa
Ritorno lungo la via di salita. Sfruttando il più possibile le lingue di neve e la conoscenza dei passaggi, la discesa si è rivelata sorprendentemente rapida. Alla fine, visto che non è tardi e la giornata è splendida, ripercorro una parte del sentiero del cosiddetto "grande Est di Devero" (Alpe Forno. Inf., Alpe la Satta, Alpe della Valle, e poi discesa verso il lago...), molto più piacevole della strada sterrata dell'Alpe Forno percorsa all'andata. Alla fine i tempi dei due percorsi sono quasi uguali.
Tempo per la discesa: poco più di 3 ore dalla cima al parcheggio.
Tempo per la discesa: poco più di 3 ore dalla cima al parcheggio.
Tourengänger:
atal

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