Rifugio Chiavenna all'Angeloga
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Il Rifugio Chiavenna è una istituzione locale: la collocazione, idilliaca, in una scenografica spianata di prati attorno ad un laghetto, lo pone come meta finale ideale per chi non abbia particolari velleità alpinistiche; e poi è il punto di partenza per l'ascensione al dominante Pizzo Stella per la sua via normale. Nella bella stagione l'affollamento è assicurato. Questa escursione, effettuata per quanto possibile di corsa, ha sfruttato per la salita il breve e ripido sentiero da Fraciscio e ha ampliato l'anello di discesa traversando le pendici del Pizzo Groppera lungo un sentiero attrezzato che si allarga fino ai noti pendii sciistici della Motta di Campodolcino.
Il rientro a Fraciscio è avvenuto tramite una recentissima e ripida pista parzialmente cementata, rivelatasi il tratto meno accattivante e più faticoso dell'intero giro.
Dai piazzali di parcheggio delle Soste, si segue il ben indicato sentiero che segue il fondo della valle tenendosi un poco alto rispetto al torrente Rabbiosa; la salita è blanda ma continua nell'arioso bosco di larici: il terreno, sempre comodo in una larga mulattiera, risale antichi accumuli di detriti - ormai inerbiti - lasciati dalle violente piene del corso d'acqua e dalle valanghe invernali. Quando la prosecuzione parallela al torrente non risulta più praticabile, la traccia, ristrettasi a sentiero, affronta violentemente con una stretta serie di serpentine lo sbalzo di quota che consente - dopo un traverso - di riportarsi presso le acque. Si procede ora in una stretta valletta a ridosso del torrente lungo comode gradinate, fino a raggiungere i ripiani superiori della valle; il sentiero, fra ampi pascoli, lascia sulla destra una deviazione per una baita isolata e prosegue in vista della bellissima Alpe Angeloga: sulla sinistra l'edificio del Rifugio Chiavenna, sulla destra, un poco più in basso, lo splendido laghetto. Volgendo le spalle al panorama del Pizzo Stella e del Pizzo Peloso, si lascia il rifugio e si imbocca il sentiero segnalato (C10) che sale traversando verso ovest sotto le pendici del sassoso Pizzo Groppera. I pascoli e i comodi pendii terminano in corrispondenza di due basamenti di cemento armato protetti da un paravalanghe a cuneo: si tratta degli ultimi residui della funivia di servizio per la costruzione della diga della Val di Lei [Il video allegato, un cortometraggio di Ermanno Olmi, illustra con assoluta completezza questa opera]. Da qui in avanti il traverso si fa più esposto ed essenziale: con qualche tratto assistito da catene di sicurezza e una lunga discesa tecnica, si arriva ad affacciarsi alle ampie praterie sovrastanti Motta di Campodolcino. Ormai senza difficoltà, fra i pascoli e poi lungo una sterrata di servizio agli impianti sciistici, si oltrepassa la stazione a monte della seggiovia Motta-Serenissima e si raggiunge l'ingombrante statua di Nostra Signora d'Europa (13,50 metri di rame sbalzato e dorato; costruita nel 1958 e originariamente destinata alla vetta del Pizzo Stella, che si salvò per le insuperabili difficoltà tecniche dell'epoca). Ci si dirige quindi verso destra fino alle poche baite di Motta di Sopra e poi nettamente a sinistra, fra i prati, fino ai palazzi di Motta di Sotto. Fra le abitazioni, si imbocca, di nuovo a sinistra, una pista forestale interdetta ai non autorizzati; dopo un lungo tratto più o meno in salita, si raggiunge un bivio: si sceglie - indicazione: Fraciscio - il ramo di destra sbarrato da una stanga di legno. Qui, al posto del vecchio sentiero, si imbocca una nuova pista - cementata nei punti più ripidi e nei tornanti - che scende a picco verso l'abitato: poche centinaia di metri fra i condominii e gli alberghi di Fraciscio e si ritorna al punto d'inizio della gita.
Il rientro a Fraciscio è avvenuto tramite una recentissima e ripida pista parzialmente cementata, rivelatasi il tratto meno accattivante e più faticoso dell'intero giro.
Dai piazzali di parcheggio delle Soste, si segue il ben indicato sentiero che segue il fondo della valle tenendosi un poco alto rispetto al torrente Rabbiosa; la salita è blanda ma continua nell'arioso bosco di larici: il terreno, sempre comodo in una larga mulattiera, risale antichi accumuli di detriti - ormai inerbiti - lasciati dalle violente piene del corso d'acqua e dalle valanghe invernali. Quando la prosecuzione parallela al torrente non risulta più praticabile, la traccia, ristrettasi a sentiero, affronta violentemente con una stretta serie di serpentine lo sbalzo di quota che consente - dopo un traverso - di riportarsi presso le acque. Si procede ora in una stretta valletta a ridosso del torrente lungo comode gradinate, fino a raggiungere i ripiani superiori della valle; il sentiero, fra ampi pascoli, lascia sulla destra una deviazione per una baita isolata e prosegue in vista della bellissima Alpe Angeloga: sulla sinistra l'edificio del Rifugio Chiavenna, sulla destra, un poco più in basso, lo splendido laghetto. Volgendo le spalle al panorama del Pizzo Stella e del Pizzo Peloso, si lascia il rifugio e si imbocca il sentiero segnalato (C10) che sale traversando verso ovest sotto le pendici del sassoso Pizzo Groppera. I pascoli e i comodi pendii terminano in corrispondenza di due basamenti di cemento armato protetti da un paravalanghe a cuneo: si tratta degli ultimi residui della funivia di servizio per la costruzione della diga della Val di Lei [Il video allegato, un cortometraggio di Ermanno Olmi, illustra con assoluta completezza questa opera]. Da qui in avanti il traverso si fa più esposto ed essenziale: con qualche tratto assistito da catene di sicurezza e una lunga discesa tecnica, si arriva ad affacciarsi alle ampie praterie sovrastanti Motta di Campodolcino. Ormai senza difficoltà, fra i pascoli e poi lungo una sterrata di servizio agli impianti sciistici, si oltrepassa la stazione a monte della seggiovia Motta-Serenissima e si raggiunge l'ingombrante statua di Nostra Signora d'Europa (13,50 metri di rame sbalzato e dorato; costruita nel 1958 e originariamente destinata alla vetta del Pizzo Stella, che si salvò per le insuperabili difficoltà tecniche dell'epoca). Ci si dirige quindi verso destra fino alle poche baite di Motta di Sopra e poi nettamente a sinistra, fra i prati, fino ai palazzi di Motta di Sotto. Fra le abitazioni, si imbocca, di nuovo a sinistra, una pista forestale interdetta ai non autorizzati; dopo un lungo tratto più o meno in salita, si raggiunge un bivio: si sceglie - indicazione: Fraciscio - il ramo di destra sbarrato da una stanga di legno. Qui, al posto del vecchio sentiero, si imbocca una nuova pista - cementata nei punti più ripidi e nei tornanti - che scende a picco verso l'abitato: poche centinaia di metri fra i condominii e gli alberghi di Fraciscio e si ritorna al punto d'inizio della gita.
Communities: Hikr in italiano, Mountain running
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