Cervino - Matterhorn
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Un grande sogno voluto e realizzato con determinazione.
Un grande sogno per me ma che voglio dedicare a mia moglie Manuela.
Un'intensa avventura che riempe fino all'orlo per poi svuotarti completamente.
Decidiamo al giovedì di partire per il Cervino ... ed è un piccolo trauma ... il cuore balza in gola e la testa fa fatica a concentrarsi su altro. Il venerdì mattina decidiamo di dormire a Breuil-Cervinia in tenda per passare almeno una notte a 2000 metri ed abituarci meglio alla quota visto che il bivacco è già molto alto e nessuno dei due ha mai dormito a 3800.
Partiamo tardi da casa, mangiamo poco dopo essere entrati in Val d'Aosta e montiamo la piccola tendina ai bordi nel parcheggio della funivia. Sarà una notte freddissima in cui dormiamo ben poco, decisamente inaspettata, ma almeno non abbiamo l'obbligo di alzarci presto.
Fatti i dovuti preparativi iniziamo la salita per il Bivacco Carrel, già di per sè una bella escursione di 1800 metri di dislivello con tratti alpinistici.
Lungo il percorso incontro una certa Micaela che vedendoci in "assetto da cima", mi chiede di portare in vetta un piccolo fiore in ricordo di suo padre morto sul Cervino. Accetto volentieri il compito, sperando che sia di buon auspicio.
Passato il Rifugio Duca degli Abruzzi, continuiamo la salita su terreno via via più innevato fino ad immetterci su una traccia che con un lungo traverso conduce alla base di un canale che porta direttamente al Colle del Leone. Casco, imbrago, picozza, ramponi ... sasso grosso come un libro che cade velocissimo ad una decina di metri da noi ... superamento su ponte della terminale ... e iniziamo la salita del non difficile canale.
Arrivati al Colle si prosegue per un tratto semplice a piedi e poi si inizia ad arrampicare. Tiriamo fuori la corda e un po' in conserva e un po' a tiri superiamo le difficoltà, tra cui anche il faticosissimo canapone verticale che permette di superare il tratto denominato Cheminée, per giungere al Bivacco dove fortunatamente non c'è molta gente.
Il tempo al bivacco scorre veloce tra preparare la cena, sciogliere la neve per l'acqua, riposare, fare foto, discutere e confrontarsi sulla giornata di domani con il compagno di cordata e con gli altri alpinisti presenti e poi a nanna coperti all'inverosimile per il freddo.
La domenica mattina partiamo con le prime luci utili, da subito con i ramponi ai piedi, essendoci sulla via ancora numerosi tratti con neve e ghiaccio e un pochino di verglass sulle rocce. Pochi metri dopo il bivacco si affronta la prima corda fissa ... denominata appunto "Della Sveglia" perchè mette subito in moto muscoli e concentrazione. Seguono altri tratti di arrampicata, un'altra corda, un traverso su neve, ancora arrampicata e poi il tratto di corde fisse "La Gran Corda" che permette di raggiungere il filo di cresta. La concentrazione è talmente alta che ho superato da primo il tratto di III° senza troppe difficoltà.
Ora si segue la cresta su terreno misto, che percorriamo per lo più in conserva protetta, recuperandoci solo quando il primo di cordata ha finito il materiale per fare sicura. Si giunge così in cima al Pic Tyndall dove si prosegue per la cresta nevosa orizzontale, esposta ai baratri su ambo i lati. Con alcuni tratti in disarrampicata non banali si giunge al passo dell'Enjambée che troviamo pieno di neve e quindi non siamo costretti a fare "la spaccata" per passare dall'altro lato.
Si continua la salita che ritorna ad essere più verticale con arrampicata più continua fino a giungere sotto alla famosa "Scala Jordan", una scala di corde e pioli in legno che permette di superare un tratto verticale, che richiede attenzione. Passato questo tratto mancano davvero pochi metri alla croce della Cima Italiana che finalmente raggiungiamo per poi portarci tramite l'affilata cresta alla cima vera e propria del Cervino, un tratto impegnativo vista l'esposizione e che è proprio alla fine e la concentrazione potrebbe scemare.
Non ci posso credere, siamo in cima al Cervino, al Matterhorn.
Una cima sognata, ammirata, studiata, tentata, rimandata, di cui abbiamo avuto un misto di timore e desiderio. E siamo contenti di esserci arrivati in sicurezza senza aver avuto situazioni di difficoltà ... certo con i nostri tempi ... ma proporzionati ai tempi che abbiamo dedicato ad ammirarla!
In cima metto il fiore di Micaela e prendo un sasso per Cristina e ci apprestiamo a scendere. La discesa sarà molto lunga, con numerose doppie e tanta attenzione, facendo volare le ore che ci terranno impegnati lungo la cresta del Leone. Rientriamo al bivacco esausti, ancora un po' increduli di esserci riusciti e di aver vissuto così intensamente questa splendida giornata.
Un grande sogno per me ma che voglio dedicare a mia moglie Manuela.
Un'intensa avventura che riempe fino all'orlo per poi svuotarti completamente.
Decidiamo al giovedì di partire per il Cervino ... ed è un piccolo trauma ... il cuore balza in gola e la testa fa fatica a concentrarsi su altro. Il venerdì mattina decidiamo di dormire a Breuil-Cervinia in tenda per passare almeno una notte a 2000 metri ed abituarci meglio alla quota visto che il bivacco è già molto alto e nessuno dei due ha mai dormito a 3800.
Partiamo tardi da casa, mangiamo poco dopo essere entrati in Val d'Aosta e montiamo la piccola tendina ai bordi nel parcheggio della funivia. Sarà una notte freddissima in cui dormiamo ben poco, decisamente inaspettata, ma almeno non abbiamo l'obbligo di alzarci presto.
Fatti i dovuti preparativi iniziamo la salita per il Bivacco Carrel, già di per sè una bella escursione di 1800 metri di dislivello con tratti alpinistici.
Lungo il percorso incontro una certa Micaela che vedendoci in "assetto da cima", mi chiede di portare in vetta un piccolo fiore in ricordo di suo padre morto sul Cervino. Accetto volentieri il compito, sperando che sia di buon auspicio.
Passato il Rifugio Duca degli Abruzzi, continuiamo la salita su terreno via via più innevato fino ad immetterci su una traccia che con un lungo traverso conduce alla base di un canale che porta direttamente al Colle del Leone. Casco, imbrago, picozza, ramponi ... sasso grosso come un libro che cade velocissimo ad una decina di metri da noi ... superamento su ponte della terminale ... e iniziamo la salita del non difficile canale.
Arrivati al Colle si prosegue per un tratto semplice a piedi e poi si inizia ad arrampicare. Tiriamo fuori la corda e un po' in conserva e un po' a tiri superiamo le difficoltà, tra cui anche il faticosissimo canapone verticale che permette di superare il tratto denominato Cheminée, per giungere al Bivacco dove fortunatamente non c'è molta gente.
Il tempo al bivacco scorre veloce tra preparare la cena, sciogliere la neve per l'acqua, riposare, fare foto, discutere e confrontarsi sulla giornata di domani con il compagno di cordata e con gli altri alpinisti presenti e poi a nanna coperti all'inverosimile per il freddo.
La domenica mattina partiamo con le prime luci utili, da subito con i ramponi ai piedi, essendoci sulla via ancora numerosi tratti con neve e ghiaccio e un pochino di verglass sulle rocce. Pochi metri dopo il bivacco si affronta la prima corda fissa ... denominata appunto "Della Sveglia" perchè mette subito in moto muscoli e concentrazione. Seguono altri tratti di arrampicata, un'altra corda, un traverso su neve, ancora arrampicata e poi il tratto di corde fisse "La Gran Corda" che permette di raggiungere il filo di cresta. La concentrazione è talmente alta che ho superato da primo il tratto di III° senza troppe difficoltà.
Ora si segue la cresta su terreno misto, che percorriamo per lo più in conserva protetta, recuperandoci solo quando il primo di cordata ha finito il materiale per fare sicura. Si giunge così in cima al Pic Tyndall dove si prosegue per la cresta nevosa orizzontale, esposta ai baratri su ambo i lati. Con alcuni tratti in disarrampicata non banali si giunge al passo dell'Enjambée che troviamo pieno di neve e quindi non siamo costretti a fare "la spaccata" per passare dall'altro lato.
Si continua la salita che ritorna ad essere più verticale con arrampicata più continua fino a giungere sotto alla famosa "Scala Jordan", una scala di corde e pioli in legno che permette di superare un tratto verticale, che richiede attenzione. Passato questo tratto mancano davvero pochi metri alla croce della Cima Italiana che finalmente raggiungiamo per poi portarci tramite l'affilata cresta alla cima vera e propria del Cervino, un tratto impegnativo vista l'esposizione e che è proprio alla fine e la concentrazione potrebbe scemare.
Non ci posso credere, siamo in cima al Cervino, al Matterhorn.
Una cima sognata, ammirata, studiata, tentata, rimandata, di cui abbiamo avuto un misto di timore e desiderio. E siamo contenti di esserci arrivati in sicurezza senza aver avuto situazioni di difficoltà ... certo con i nostri tempi ... ma proporzionati ai tempi che abbiamo dedicato ad ammirarla!
In cima metto il fiore di Micaela e prendo un sasso per Cristina e ci apprestiamo a scendere. La discesa sarà molto lunga, con numerose doppie e tanta attenzione, facendo volare le ore che ci terranno impegnati lungo la cresta del Leone. Rientriamo al bivacco esausti, ancora un po' increduli di esserci riusciti e di aver vissuto così intensamente questa splendida giornata.
Tourengänger:
Andrea!

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