Crepuscolo. Notte. Vista lago. Notte. Persa nel bosco.
|
||||||||||||||||||
Dovevo andare dal mio ottico a Cannobio, tutto è partito da lì. Dovevo far cambiare le lenti dei miei occhiali: mi si è abbassata la vista, per la lettura. Nel resto delle mie attività, i miei occhi sono bravi soldati! e non li risparmio, neppure di notte. Bravi soldati, va!
Avevo anche un impegno a Verbania, tutto è partito da lì.
E' tutto partito da lì, quel pomeriggio di mercoledì.
Ma un idea dietro alla testa ce l' avevo: se no, perché mettere gli scarponi, con quel caldo? Perché portarmi appresso maglietta e gilè di lana?
Sogno montagne da mesi. Seduta al pianoforte, sogno montagne. Mi alzo prestissimo, sogno già montagne.
E invece, fai la brava bambina, che devi studiare!
Vado a letto, e i miei sogni veri sono pieni di montagne
Guardo il Gridone, sogno Gridoni, tutte le vie possibili di salita. Guardo il Ruscada, sogno il Ruscada, tutte le vie di salita al Ruscada, anche le più ardite, anche quelle mai seguite da nessuno, anche quelle che non esistono.
E invece, si studia, ragazza!
Non ne potevo più, quel giorno, di solo sognarle, le montagne e pensavo: le ore di luce sono ancora tante, il crepuscolo, la notte, che fascino! che avventura! che silenzio! che bellezza!
E se salissi le tre belle cime sopra Cannero? E se partissi dall' Ospedale con lo strano nome?
Auxologico: mi ha sempre fatto pensare a una misteriosa clinica dove si svolgono strane operazioni, con strani dottori Mabuse e Frankenstein intenti a sperimentare strane cure, a incidere carni, a tentare, mutilando, tagliando, ricucendo, di ricreare creature giovani da anziani pazienti ricchissimi... Anche la posizione dell' ospedale, stupenda, solitario bastimento rosso a picco sul lago fa pensare a misteriose, vietate operazioni, lontano dalla vista di tutti...
Parto dall' Ospedale, sono le 18.30, ho tutto il tempo. Ma chissà, saprò ancora camminare, o boccheggerò già alla prima erta salita? Le gambe, polpacci, caviglie, cosce, troppo a lungo in silenzio, ricorderanno come si fa, in montagna?
Breve, tranquilla, con gambe gioiose, la salita al vicino Morissolino, e, già, stupendi squarci sull' amato lago. Rivedo Ale - froloccone seduto sul roccione di vetta addentare il suo panino lungo mezzo metro e ridacchio tra me e me!
Mi aspetta il Morissolo, ridacchio! Assomiglia tutto a un barboncino, da qui! Mi colpì quest' immagine sin dalla prima visita, e barboncino ora sia per sempre il Morissolo per me!
Scendo sotto bassi faggi che obbligano a piegarsi sulle ginocchia. Leggera, la risalita sino al barboncino. Che panorami, da quassù!
Scendo e seguo la lunga traversata nel bosco (pure pista per i bikers) che porta al Colle. Qui saluto gioiosa la mia Sterrata: ci vediamo più tardi! Sale il sentiero dello Spalavera nella faggeta dapprima, poi nel boschetto di betulle, subito! un fischio! e balzi di camoscio in mezzo alla macchia!
Ora alto il fogliame, per metà secco, di un biancore trasparente, per metà verde primaverile, alte le felci, sino al collo sono immersa nella loro carezza.
Croce dello Spalavera, meraviglioso ricamo di ferro su sfondo crepuscolare...
Non mi soffermo, son passate le 21.30, e vorrei arrivare alla sterrata dal bosco, se riesco a vedere il sentiero...Vorrei arrivare proprio dove abita la betulla storta che si alza in cerca della luce..
Lucciole danzano, gentili offerte di luce...
Questo sentiero l' ho fatto anni fa con le ciaspole, qui e là pure disagevole, ma dov' è ora? Lo trovo, lo perdo, credo di ritrovarlo, lo riperdo, mi dirigo verso la destra, non voglio arrivare all' alpeggio dell' Oro del Fai ma sulla sterrata, accanto alla betulla storta. Rami bassi sferzano, ma con gentilezza, il mio viso. Per fortuna, il terreno sotto i piedi è dolce, fogliame, aghi, morbide erbe, ma: occhi ben aperti! La frontale rimanga per ora nel sacco.
Zigzagando arrivo dispiaciuta proprio all' Oro del Fai. Non importa: laggiù mi attende, paziente, la sterrata.
Sterrata, qui, significa porta d' entrata alla cattedrale. Attraverso i suoi 300 metri con l' incedere di una principessa, porto un sontuoso abito di seta, broccato, ricamato d' oro e d' argento, il mio passo è regale e leggero, nelle scarpette damascate...
Testarda, anche se non proprio vicina (un chilometro c' è tutto, e a quest' ora nel buio), voglio rivedere la mia betulla. Un tornante, due, tre, dieci: ma dove sei? così lontana? Eccola. Mi accuccio e ti contemplo felice. Dormi tranquilla, domani all' alba tornerai a cercare la luce, mia amata...
Torno sui miei passi, riattraverso la navata della mia cattedrale con l' incedere di una principessa, sontuosamente vestita e calzata, adorna di perle e pietre preziose che luccicano nella notte...
Ave Maria, piena di grazia...
(Non conosco più bel inizio di preghiera...La grazia entra generosa nel cuore al solo pensarla)
La sterrata, ora, con squarci di lago sulla destra a meravigliare gli occhi...
Nel cielo, migliaia di stelle, la luna novella finissima falce, danze di lucciole attorno a me a scortare i miei passi...
Colle. Ma ci sono ancora i chilometri che sembrano non finire mai, per arrivare su asfalto all' ospedale. La strada entra nel bosco, aiuto! quanto buio, l' asfalto! Allungo il braccio a sinistra per guidarmi sfiorando le rocce, ma così, passo prudente dopo passo, si allungano i tempi...mi decido: fuori la frontale dal sacco, peccato!
I sassolini della sterrata luccicano, anche se di debole luce, nell' oscurità della notte; l' asfalto, invece, nero come pece...Arrivo all' auto, è giusto mezzanotte.
Stanca, sogno un letto...Se non fosse così tardi, sfacciata! chiamerei Eugenio - veget e Giancarla...Li immagino, addormentati, tranquilli, felici per la bella giornata trascorsa in armonia, al sicuro nel lettone...
Ave Maria, gratia plena...
-----------------------------------------------------------
Venerdì. Dovevo pur ricuperare i miei occhiali.
E se salissi sui monti sopra Cannobio? In fondo non è tardi, le ore di luce sono ancora tante, è tanto tempo che non faccio più gite in montagna, sogno montagne dall' alba al tramonto, e nei sogni veri!
Chissà, saprò ancora camminare o boccheggerò già alla prima erta salita?
Solo un giretto tranquillo per scoprire alpeggi, prati e boschi. Fa caldo, ma ho messo maglia e gilè di lana nello zaino, non si sa mai. E una bottiglia di acqua della Fonte Carlina, dove lascio l' auto. La frontale è nel sacco, dove abito io può servire, anche se l' accenderò due tre volte all' anno soltanto. Oramai conosco ogni sasso, ogni ciuffo d' erba, ogni asperità del terreno!
Cammino sull' asfalto sino alla chiesetta di Sant' Anna e all' Orrido che la fiancheggia. Qui inizia il sentiero che porta ai Monti Pianoni. Fa caldo, sono fuori allenamento da mesi, chissà se ce la farò a camminare in salita senza sfiatarmi, sfiancarmi?
Imprecisi o mancanti, cartelli e marcature ai Monti Pianoni, gironzolo cercando la via per l' Alpe Pra Nicola; intanto ammiro questo vasto bellissimo monte, con case, orti, giardini fioriti curati con amore.
Finalmente un cartello sbiadito e qualche bollo rosso-giallo; il sentiero è stato lasciato all' abbandono, ostacoli vari, frane. Niente di difficile, ma occorre guardare bene dove si posa lo scarpone, perché a sinistra il bosco è ripido. Un fischio! e balzi di camoscio in mezzo alla macchia! pochi secondi, un fruscio! e balzi di gracile bambino di camoscio in mezzo alla macchia! All' arrivo a un torrente, catene su un breve passaggio roccioso...poi...chissà...la maledizione di certa Strega non lontana...indispettita di ritrovare la camminatrice sulle sue terre..."e ora, poi, si crede di essere una principessa, illusa! sciocca!...la faccio smarrirsi nel bosco...ignorante! testarda! superba!...stavolta si prende un bello spavento!...ci lascia la pelle...ci penso io, la studio ben bene...te la do io la principessa...senza nemmeno sepoltura...nel folto bosco...ossa rosicchiate dalle bestie..."
Non lo so. Non lo so quando sono spariti i bolli. Non lo so quando il sentiero, pur malandato, è sparito. Non me ne sono accorta subito, perché una traccia sembrava sentiero. Quando me ne accorgo, testarda continuo a seguire la traccia. Sembra un sentiero in disuso, ma mi sembra di indovinare orme nel fogliame; sarà parallelo al vero sentiero, io testarda continuo, ma ora si scende, questo non va, il Pra Nicola è più su rispetto ai Pianoni, magari si scende poi si risale, invece scende, scende, scende la traccia, e io testarda continuo a seguire una traccia che diventa due, tre, dieci tracce di possibili antichi sentieri, toh! i resti di una cascina in mezzo al bosco: se cascina quassù fu, sentiero ci deve essere, non è ancora calato il buio, vedo bene il terreno, cerco tracce di sentiero, penso che potrò sempre bivaccare nel bosco, lo zainetto è pieno di abiti caldi, su questo non faccio mai l' impasse...
...Penso al recente racconto di Jerry - mong, "Paura in val di Lodrino." Forte, animale, crudele, potente, terrificante. Vero. Vi si sente puzza di putrefazione, si vede la Morte alzare sicura, ghignando, la falce affilata...
Ma io non ho stranamente nessuna paura, ho fiducia, mi sento tranquilla, c' è ancora luce a sufficienza per vedere bene il terreno, ora! tornare sui miei passi, cercare tracce del mio passaggio, arrivare alla certezza delle catene sopra il torrentello. Ma dove sono passata, poco fa? tracce possibili dappertutto, ma non ho già scavalcato questo grosso tronco a terra? qua? là? scendo poi risalgo, cercando tracce sicure, miriadi di possibili antichi sentieri, in questo bosco, finalmente il torrente, mi sento sollevata, ma dov' è il passaggio? il sentiero? le catene? guardo verso l' alto, scruto verso il basso, solo pareti rocciose...
Cerco il passaggio più sotto, non lo trovo, ora decido che seguirò una diagonale immaginaria che scende e mi porterà a Cannobio. Sento, col cuore, le lucine del bel borgo, il suo splendido lungolago, i suoi palazzi ora illuminati a notte, la sua tranquillità...
Continuo a cercare poi a seguire tracce che sembrano antichi sentieri, il terreno è per fortuna morbido, senza insidie nascoste, attraverso lunghi passaggi nelle felci che mi arrivano alle spalle, scendo, scendo, è a momenti molto ripida la pendenza, scendo, scendo, non manco di deviare a sinistra o dritta verso il basso se mi sembra di scorgere un sentiero vero, poi torno sulla mia diagonale, verso Cannobio, verso la sicurezza, il mondo degli uomini, la mia casa...sono al calduccio nel mio cuore, pronti ad abbracciarmi nuovamente, scendo, scendo, quanto ripido, a momenti! toh! i resti di cascine in mezzo al bosco! ci devono essere per forza resti anche di antichi sentieri, quassù sono saliti, hanno faticato gli alpigiani, ma niente che assomigli a un sentiero, neppure a una traccia, son passate le 21.30, decido di accendere la frontale, punto a Cannobio, laggiù seguendo fiduciosa la mia immaginaria diagonale...sono pronta, davanti a un ostacolo insormontabile di notte, a sdraiarmi sul fogliame, a dormire nell' abbraccio del bosco; temo sopratutto i letti dei torrentelli, che possono essere scivolosissimi oltre che protetti da bastionate rocciose, ma non ce ne sono stati finora, non ho paura, mi sento in pace, respiro calma e felice di quest' avventura nel bosco fatato, di notte, ho fiducia in me stessa, valuto con attenzione il terreno a ogni passo, ogni abbraccio di felci, di rami; certi mi sferzano, ma con dolcezza, viso e gambe, io seguo l' immaginaria diagonale...
Ma non è un bollo bianco sbiadito dipinto da mano umana sulla pianta, questo? mi avvicino, lo scruto da vicino con la frontale, sembra proprio troppo perfettamente tondo, troppo bianco, per essere un lichene, deve per forza esser un bollo, continuo a seguire immaginarie tracce di immaginari sentieri su un immaginaria diagonale, altri bolli, ma sono veramente bolli? non licheni? qua e là, senza ordine, senza logica, ma questi bolli mi rincuorano, il mio istinto mi fa seguire il vecchio tracciato senza vederlo...ora, quel che temevo, diviene troppo scosceso e franoso il terreno, il letto asciutto di un canale roccioso, torno sui miei passi, scendo, risalgo, non ritrovo nel buio ne bolli ne tracce mie, mi ostino a seguire di nuovo la diagonale, non posso spiegare perché, ma là c' è Cannobio la splendida, il suo lungolago, il suo porto, la sua bellezza, la sua tranquillità...
...irto, scosceso, sempre più, ma tra le fronde ora scurissime, le lucine di Cannobio, vaghi rumori che salgono dal fondovalle, non sembrano nemmeno così lontane, le lucine, e sono proprio sulla diagonale immaginaria, scendo, qualche bollo sbiaditissimo, com' è in piedi, a momenti, questo bosco! resti di una strana costruzione con pali di legno, ci saranno pure tracce di sentiero, sono saliti gli alpigiani a faticare quassù, sono salite anche le bestie, poco importa che questi antichi sentieri non siano più riportati su nessuna cartina...
...eccolo! questo è vero sentiero! non mi posso sbagliare! è indubitabile! ma non è sempre chiaro dove passi, poi qui il terreno è brutto, rocce e roccette, salti, saltini, sembra di passare nel letto di un vecchio torrente tornato asciutto, radici, rami dovunque ad ostacolare le gambe, ma occhi ben aperti! non mi scoraggio, luccicano le lucine di Cannobio laggiù, amichevoli...il vero sentiero nasconde insidie, felci che mi arrivano al viso, umidità su rocce nascoste dall' alto fogliame, valuto ben bene ogni passo, guardo ben bene come poserò lo scarpone, tasto ben bene coi bastoni il terreno, in particolare sul lato destro, dove scende a picco la diagonale divenuta realtà...finalmente una ringhiera di ferro, arrivo all' acquedotto, sotto, la strada della val Cannobina; più sotto, l' Orrido e la chiesetta di Sant' Anna, ragazza! si va a salutare la Madonna, col bambino che ha ora gli occhi chiusi dal sonno, anche se la porta della chiesa è serrata...mezz' ora rimarrò assorta davanti alla chiesa, mi sembra di percepire un dolcissimo profumo, quello della Madonna, profumo di pace, silenzio, contentezza...
Ave Maria, piena di grazia...
-------------------------------------------------------------------
Dettagli:
Il T3+ va riferito alle parti di percorso fatte di notte, e all' invisibilità e/o assenza di sentieri.
Mercoledì 6 luglio: salita, 530m; discesa, 430m, 6 ore di cammino.
Venerdì 8 luglio: salita e discesa, 460m, 4 ore di cammino.
Avevo anche un impegno a Verbania, tutto è partito da lì.
E' tutto partito da lì, quel pomeriggio di mercoledì.
Ma un idea dietro alla testa ce l' avevo: se no, perché mettere gli scarponi, con quel caldo? Perché portarmi appresso maglietta e gilè di lana?
Sogno montagne da mesi. Seduta al pianoforte, sogno montagne. Mi alzo prestissimo, sogno già montagne.
E invece, fai la brava bambina, che devi studiare!
Vado a letto, e i miei sogni veri sono pieni di montagne
Guardo il Gridone, sogno Gridoni, tutte le vie possibili di salita. Guardo il Ruscada, sogno il Ruscada, tutte le vie di salita al Ruscada, anche le più ardite, anche quelle mai seguite da nessuno, anche quelle che non esistono.
E invece, si studia, ragazza!
Non ne potevo più, quel giorno, di solo sognarle, le montagne e pensavo: le ore di luce sono ancora tante, il crepuscolo, la notte, che fascino! che avventura! che silenzio! che bellezza!
E se salissi le tre belle cime sopra Cannero? E se partissi dall' Ospedale con lo strano nome?
Auxologico: mi ha sempre fatto pensare a una misteriosa clinica dove si svolgono strane operazioni, con strani dottori Mabuse e Frankenstein intenti a sperimentare strane cure, a incidere carni, a tentare, mutilando, tagliando, ricucendo, di ricreare creature giovani da anziani pazienti ricchissimi... Anche la posizione dell' ospedale, stupenda, solitario bastimento rosso a picco sul lago fa pensare a misteriose, vietate operazioni, lontano dalla vista di tutti...
Parto dall' Ospedale, sono le 18.30, ho tutto il tempo. Ma chissà, saprò ancora camminare, o boccheggerò già alla prima erta salita? Le gambe, polpacci, caviglie, cosce, troppo a lungo in silenzio, ricorderanno come si fa, in montagna?
Breve, tranquilla, con gambe gioiose, la salita al vicino Morissolino, e, già, stupendi squarci sull' amato lago. Rivedo Ale - froloccone seduto sul roccione di vetta addentare il suo panino lungo mezzo metro e ridacchio tra me e me!
Mi aspetta il Morissolo, ridacchio! Assomiglia tutto a un barboncino, da qui! Mi colpì quest' immagine sin dalla prima visita, e barboncino ora sia per sempre il Morissolo per me!
Scendo sotto bassi faggi che obbligano a piegarsi sulle ginocchia. Leggera, la risalita sino al barboncino. Che panorami, da quassù!
Scendo e seguo la lunga traversata nel bosco (pure pista per i bikers) che porta al Colle. Qui saluto gioiosa la mia Sterrata: ci vediamo più tardi! Sale il sentiero dello Spalavera nella faggeta dapprima, poi nel boschetto di betulle, subito! un fischio! e balzi di camoscio in mezzo alla macchia!
Ora alto il fogliame, per metà secco, di un biancore trasparente, per metà verde primaverile, alte le felci, sino al collo sono immersa nella loro carezza.
Croce dello Spalavera, meraviglioso ricamo di ferro su sfondo crepuscolare...
Non mi soffermo, son passate le 21.30, e vorrei arrivare alla sterrata dal bosco, se riesco a vedere il sentiero...Vorrei arrivare proprio dove abita la betulla storta che si alza in cerca della luce..
Lucciole danzano, gentili offerte di luce...
Questo sentiero l' ho fatto anni fa con le ciaspole, qui e là pure disagevole, ma dov' è ora? Lo trovo, lo perdo, credo di ritrovarlo, lo riperdo, mi dirigo verso la destra, non voglio arrivare all' alpeggio dell' Oro del Fai ma sulla sterrata, accanto alla betulla storta. Rami bassi sferzano, ma con gentilezza, il mio viso. Per fortuna, il terreno sotto i piedi è dolce, fogliame, aghi, morbide erbe, ma: occhi ben aperti! La frontale rimanga per ora nel sacco.
Zigzagando arrivo dispiaciuta proprio all' Oro del Fai. Non importa: laggiù mi attende, paziente, la sterrata.
Sterrata, qui, significa porta d' entrata alla cattedrale. Attraverso i suoi 300 metri con l' incedere di una principessa, porto un sontuoso abito di seta, broccato, ricamato d' oro e d' argento, il mio passo è regale e leggero, nelle scarpette damascate...
Testarda, anche se non proprio vicina (un chilometro c' è tutto, e a quest' ora nel buio), voglio rivedere la mia betulla. Un tornante, due, tre, dieci: ma dove sei? così lontana? Eccola. Mi accuccio e ti contemplo felice. Dormi tranquilla, domani all' alba tornerai a cercare la luce, mia amata...
Torno sui miei passi, riattraverso la navata della mia cattedrale con l' incedere di una principessa, sontuosamente vestita e calzata, adorna di perle e pietre preziose che luccicano nella notte...
Ave Maria, piena di grazia...
(Non conosco più bel inizio di preghiera...La grazia entra generosa nel cuore al solo pensarla)
La sterrata, ora, con squarci di lago sulla destra a meravigliare gli occhi...
Nel cielo, migliaia di stelle, la luna novella finissima falce, danze di lucciole attorno a me a scortare i miei passi...
Colle. Ma ci sono ancora i chilometri che sembrano non finire mai, per arrivare su asfalto all' ospedale. La strada entra nel bosco, aiuto! quanto buio, l' asfalto! Allungo il braccio a sinistra per guidarmi sfiorando le rocce, ma così, passo prudente dopo passo, si allungano i tempi...mi decido: fuori la frontale dal sacco, peccato!
I sassolini della sterrata luccicano, anche se di debole luce, nell' oscurità della notte; l' asfalto, invece, nero come pece...Arrivo all' auto, è giusto mezzanotte.
Stanca, sogno un letto...Se non fosse così tardi, sfacciata! chiamerei Eugenio - veget e Giancarla...Li immagino, addormentati, tranquilli, felici per la bella giornata trascorsa in armonia, al sicuro nel lettone...
Ave Maria, gratia plena...
-----------------------------------------------------------
Venerdì. Dovevo pur ricuperare i miei occhiali.
E se salissi sui monti sopra Cannobio? In fondo non è tardi, le ore di luce sono ancora tante, è tanto tempo che non faccio più gite in montagna, sogno montagne dall' alba al tramonto, e nei sogni veri!
Chissà, saprò ancora camminare o boccheggerò già alla prima erta salita?
Solo un giretto tranquillo per scoprire alpeggi, prati e boschi. Fa caldo, ma ho messo maglia e gilè di lana nello zaino, non si sa mai. E una bottiglia di acqua della Fonte Carlina, dove lascio l' auto. La frontale è nel sacco, dove abito io può servire, anche se l' accenderò due tre volte all' anno soltanto. Oramai conosco ogni sasso, ogni ciuffo d' erba, ogni asperità del terreno!
Cammino sull' asfalto sino alla chiesetta di Sant' Anna e all' Orrido che la fiancheggia. Qui inizia il sentiero che porta ai Monti Pianoni. Fa caldo, sono fuori allenamento da mesi, chissà se ce la farò a camminare in salita senza sfiatarmi, sfiancarmi?
Imprecisi o mancanti, cartelli e marcature ai Monti Pianoni, gironzolo cercando la via per l' Alpe Pra Nicola; intanto ammiro questo vasto bellissimo monte, con case, orti, giardini fioriti curati con amore.
Finalmente un cartello sbiadito e qualche bollo rosso-giallo; il sentiero è stato lasciato all' abbandono, ostacoli vari, frane. Niente di difficile, ma occorre guardare bene dove si posa lo scarpone, perché a sinistra il bosco è ripido. Un fischio! e balzi di camoscio in mezzo alla macchia! pochi secondi, un fruscio! e balzi di gracile bambino di camoscio in mezzo alla macchia! All' arrivo a un torrente, catene su un breve passaggio roccioso...poi...chissà...la maledizione di certa Strega non lontana...indispettita di ritrovare la camminatrice sulle sue terre..."e ora, poi, si crede di essere una principessa, illusa! sciocca!...la faccio smarrirsi nel bosco...ignorante! testarda! superba!...stavolta si prende un bello spavento!...ci lascia la pelle...ci penso io, la studio ben bene...te la do io la principessa...senza nemmeno sepoltura...nel folto bosco...ossa rosicchiate dalle bestie..."
Non lo so. Non lo so quando sono spariti i bolli. Non lo so quando il sentiero, pur malandato, è sparito. Non me ne sono accorta subito, perché una traccia sembrava sentiero. Quando me ne accorgo, testarda continuo a seguire la traccia. Sembra un sentiero in disuso, ma mi sembra di indovinare orme nel fogliame; sarà parallelo al vero sentiero, io testarda continuo, ma ora si scende, questo non va, il Pra Nicola è più su rispetto ai Pianoni, magari si scende poi si risale, invece scende, scende, scende la traccia, e io testarda continuo a seguire una traccia che diventa due, tre, dieci tracce di possibili antichi sentieri, toh! i resti di una cascina in mezzo al bosco: se cascina quassù fu, sentiero ci deve essere, non è ancora calato il buio, vedo bene il terreno, cerco tracce di sentiero, penso che potrò sempre bivaccare nel bosco, lo zainetto è pieno di abiti caldi, su questo non faccio mai l' impasse...
...Penso al recente racconto di Jerry - mong, "Paura in val di Lodrino." Forte, animale, crudele, potente, terrificante. Vero. Vi si sente puzza di putrefazione, si vede la Morte alzare sicura, ghignando, la falce affilata...
Ma io non ho stranamente nessuna paura, ho fiducia, mi sento tranquilla, c' è ancora luce a sufficienza per vedere bene il terreno, ora! tornare sui miei passi, cercare tracce del mio passaggio, arrivare alla certezza delle catene sopra il torrentello. Ma dove sono passata, poco fa? tracce possibili dappertutto, ma non ho già scavalcato questo grosso tronco a terra? qua? là? scendo poi risalgo, cercando tracce sicure, miriadi di possibili antichi sentieri, in questo bosco, finalmente il torrente, mi sento sollevata, ma dov' è il passaggio? il sentiero? le catene? guardo verso l' alto, scruto verso il basso, solo pareti rocciose...
Cerco il passaggio più sotto, non lo trovo, ora decido che seguirò una diagonale immaginaria che scende e mi porterà a Cannobio. Sento, col cuore, le lucine del bel borgo, il suo splendido lungolago, i suoi palazzi ora illuminati a notte, la sua tranquillità...
Continuo a cercare poi a seguire tracce che sembrano antichi sentieri, il terreno è per fortuna morbido, senza insidie nascoste, attraverso lunghi passaggi nelle felci che mi arrivano alle spalle, scendo, scendo, è a momenti molto ripida la pendenza, scendo, scendo, non manco di deviare a sinistra o dritta verso il basso se mi sembra di scorgere un sentiero vero, poi torno sulla mia diagonale, verso Cannobio, verso la sicurezza, il mondo degli uomini, la mia casa...sono al calduccio nel mio cuore, pronti ad abbracciarmi nuovamente, scendo, scendo, quanto ripido, a momenti! toh! i resti di cascine in mezzo al bosco! ci devono essere per forza resti anche di antichi sentieri, quassù sono saliti, hanno faticato gli alpigiani, ma niente che assomigli a un sentiero, neppure a una traccia, son passate le 21.30, decido di accendere la frontale, punto a Cannobio, laggiù seguendo fiduciosa la mia immaginaria diagonale...sono pronta, davanti a un ostacolo insormontabile di notte, a sdraiarmi sul fogliame, a dormire nell' abbraccio del bosco; temo sopratutto i letti dei torrentelli, che possono essere scivolosissimi oltre che protetti da bastionate rocciose, ma non ce ne sono stati finora, non ho paura, mi sento in pace, respiro calma e felice di quest' avventura nel bosco fatato, di notte, ho fiducia in me stessa, valuto con attenzione il terreno a ogni passo, ogni abbraccio di felci, di rami; certi mi sferzano, ma con dolcezza, viso e gambe, io seguo l' immaginaria diagonale...
Ma non è un bollo bianco sbiadito dipinto da mano umana sulla pianta, questo? mi avvicino, lo scruto da vicino con la frontale, sembra proprio troppo perfettamente tondo, troppo bianco, per essere un lichene, deve per forza esser un bollo, continuo a seguire immaginarie tracce di immaginari sentieri su un immaginaria diagonale, altri bolli, ma sono veramente bolli? non licheni? qua e là, senza ordine, senza logica, ma questi bolli mi rincuorano, il mio istinto mi fa seguire il vecchio tracciato senza vederlo...ora, quel che temevo, diviene troppo scosceso e franoso il terreno, il letto asciutto di un canale roccioso, torno sui miei passi, scendo, risalgo, non ritrovo nel buio ne bolli ne tracce mie, mi ostino a seguire di nuovo la diagonale, non posso spiegare perché, ma là c' è Cannobio la splendida, il suo lungolago, il suo porto, la sua bellezza, la sua tranquillità...
...irto, scosceso, sempre più, ma tra le fronde ora scurissime, le lucine di Cannobio, vaghi rumori che salgono dal fondovalle, non sembrano nemmeno così lontane, le lucine, e sono proprio sulla diagonale immaginaria, scendo, qualche bollo sbiaditissimo, com' è in piedi, a momenti, questo bosco! resti di una strana costruzione con pali di legno, ci saranno pure tracce di sentiero, sono saliti gli alpigiani a faticare quassù, sono salite anche le bestie, poco importa che questi antichi sentieri non siano più riportati su nessuna cartina...
...eccolo! questo è vero sentiero! non mi posso sbagliare! è indubitabile! ma non è sempre chiaro dove passi, poi qui il terreno è brutto, rocce e roccette, salti, saltini, sembra di passare nel letto di un vecchio torrente tornato asciutto, radici, rami dovunque ad ostacolare le gambe, ma occhi ben aperti! non mi scoraggio, luccicano le lucine di Cannobio laggiù, amichevoli...il vero sentiero nasconde insidie, felci che mi arrivano al viso, umidità su rocce nascoste dall' alto fogliame, valuto ben bene ogni passo, guardo ben bene come poserò lo scarpone, tasto ben bene coi bastoni il terreno, in particolare sul lato destro, dove scende a picco la diagonale divenuta realtà...finalmente una ringhiera di ferro, arrivo all' acquedotto, sotto, la strada della val Cannobina; più sotto, l' Orrido e la chiesetta di Sant' Anna, ragazza! si va a salutare la Madonna, col bambino che ha ora gli occhi chiusi dal sonno, anche se la porta della chiesa è serrata...mezz' ora rimarrò assorta davanti alla chiesa, mi sembra di percepire un dolcissimo profumo, quello della Madonna, profumo di pace, silenzio, contentezza...
Ave Maria, piena di grazia...
-------------------------------------------------------------------
Dettagli:
Il T3+ va riferito alle parti di percorso fatte di notte, e all' invisibilità e/o assenza di sentieri.
Mercoledì 6 luglio: salita, 530m; discesa, 430m, 6 ore di cammino.
Venerdì 8 luglio: salita e discesa, 460m, 4 ore di cammino.
Tourengänger:
micaela
Communities: Hikr in italiano
Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare (20)