Gran Sasso per il Ghiacciaio del Calderone
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Sento l'amico Luigi Nespeca il giorno prima e mi dice che se ne sta per partire forse definitivamente dall'Italia.
Allora pensiamo che dobbiamo fare un'ultima salita. Siamo alla fine dell'anno, il 30 dicembre 2015.
In Appennino la neve quest'anno è scarsa ed optiamo per il Gran Sasso partendo da Prati di Tivo.
Le notizie meteo danno alta pressione con intensificazione del fronte nuvoloso da est in serata.
Prendiamo la prima funivia degli impianti sciistici di Prati di Tivo verso le 8:00 e sappiamo che dobbiamo essere rapidi per via della poca luce in inverno e perché l'intera salita si sarebbe svolta all'ombra (versante nord).
Messi quasi subito i ramponi passiamo sotto il versante nord-nord est del Corno Piccolo e ci inoltriamo nel grande anfiteatro tra le vette del Corno Grande e del Corno Piccolo. L'ambiente d'alta montagna e le pareti dolomitiche incutono rispetto. Procediamo lenti ed affaticati per via del poco allenamento fin quando ci troviamo sotto quello che rimane del Ghiacciaio del Calderone, il ghiacciaio più a sud d'Europa.
E' desolante constatare come si sia inesorabilmente ritirato ai minimi termini ed inoltre siamo anche in inverno (!).
Iniziamo ad arrampicare tra roccette e ghiaccio. I ramponi hanno buona presa e decidiamo di non legarci per andare più veloci. Sotto di noi inizia ad avanzare il fronte nuvoloso che pian piano si attesta sull'Abruzzo, sull'Umbria, sulle Marche ed in breve su tutta l'Italia centrale.
Sbuco per primo al sole ed in cresta poco sotto la vetta principale del Gran Sasso.
Lo spettacolo è indimenticabile. Un mare di nuvole dal quale sbucano come poche isole le cime maggiori dell'Appennino.
Il sole con il suo tepore ci rinfranca e possiamo infine riposare sostando un po' sulla cima.
Ma solo per poco. Ci rendiamo subito conto che non faremmo mai in tempo a prendere l'ultima corsa della funivia per Prati di Tivo e quindi, sapendo di andare incontro al buio e verso l'ombra del versante nord, indossiamo le lampade frontali.
Ripercorriamo a ritroso la via dell'andata ma con le solite problematiche della fatica di fine giornata e con la consapevolezza che prima o dopo, in quel tappeto di nuvole sotto di noi ci saremmo dovuti infilare.
La fine della giornata ci vede ammaliati dalla magnificenza di un tramonto tra luci fredde e luci calde, panna montata e rocce viola. Poi buio, nebbia, stanchezza ed il ritorno a Prati di Tivo con la gioia nel cuore e nella mente, per esserci stati, per aver visto, proprio in quel momento. Unico. Irripetibile.
Allora pensiamo che dobbiamo fare un'ultima salita. Siamo alla fine dell'anno, il 30 dicembre 2015.
In Appennino la neve quest'anno è scarsa ed optiamo per il Gran Sasso partendo da Prati di Tivo.
Le notizie meteo danno alta pressione con intensificazione del fronte nuvoloso da est in serata.
Prendiamo la prima funivia degli impianti sciistici di Prati di Tivo verso le 8:00 e sappiamo che dobbiamo essere rapidi per via della poca luce in inverno e perché l'intera salita si sarebbe svolta all'ombra (versante nord).
Messi quasi subito i ramponi passiamo sotto il versante nord-nord est del Corno Piccolo e ci inoltriamo nel grande anfiteatro tra le vette del Corno Grande e del Corno Piccolo. L'ambiente d'alta montagna e le pareti dolomitiche incutono rispetto. Procediamo lenti ed affaticati per via del poco allenamento fin quando ci troviamo sotto quello che rimane del Ghiacciaio del Calderone, il ghiacciaio più a sud d'Europa.
E' desolante constatare come si sia inesorabilmente ritirato ai minimi termini ed inoltre siamo anche in inverno (!).
Iniziamo ad arrampicare tra roccette e ghiaccio. I ramponi hanno buona presa e decidiamo di non legarci per andare più veloci. Sotto di noi inizia ad avanzare il fronte nuvoloso che pian piano si attesta sull'Abruzzo, sull'Umbria, sulle Marche ed in breve su tutta l'Italia centrale.
Sbuco per primo al sole ed in cresta poco sotto la vetta principale del Gran Sasso.
Lo spettacolo è indimenticabile. Un mare di nuvole dal quale sbucano come poche isole le cime maggiori dell'Appennino.
Il sole con il suo tepore ci rinfranca e possiamo infine riposare sostando un po' sulla cima.
Ma solo per poco. Ci rendiamo subito conto che non faremmo mai in tempo a prendere l'ultima corsa della funivia per Prati di Tivo e quindi, sapendo di andare incontro al buio e verso l'ombra del versante nord, indossiamo le lampade frontali.
Ripercorriamo a ritroso la via dell'andata ma con le solite problematiche della fatica di fine giornata e con la consapevolezza che prima o dopo, in quel tappeto di nuvole sotto di noi ci saremmo dovuti infilare.
La fine della giornata ci vede ammaliati dalla magnificenza di un tramonto tra luci fredde e luci calde, panna montata e rocce viola. Poi buio, nebbia, stanchezza ed il ritorno a Prati di Tivo con la gioia nel cuore e nella mente, per esserci stati, per aver visto, proprio in quel momento. Unico. Irripetibile.
Tourengänger:
Fabriz1959

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