Alpe Paiosa - Valle dell'Isorno
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La Valle del Rio Fenecchio, misteriosa e selvaggia, nasconde nei suoi boschi diversi alpeggi di grandi dimensioni e una splendida mulattiera gradinata, la Strada di Salè, uno dei segreti meglio conservati delle montagne ossolane.
L'idea iniziale era quella di raggiungere anche gli alpi Pinezza e Casaletti, passando all'andata dall'Alpe Paiosa, e di ritornare lungo il sentiero principale che tocca l'Alpe Forgnone, in modo da visitare tutti gli alpeggi della parte alta della valle. Il progetto è stato poi ridimensionato per adattarlo alle condizioni meteo poco favorevoli e ai tempi, più lunghi del previsto, nel attraversare la zona dell'Alpe Paiosa, dove i sentieri sono ormai inesistenti.
Alla fine è stato comunque un giro più interessante del previsto, per l'inaspettata "scoperta" della Strada di Salè e del grande alpeggio di Paiosa, costituito da tre nuclei ben distinti, dispersi in una foresta ridiventata vergine.
Note
Le difficoltà principali sono quelle legate all'orientamento: zone imboscate, senza punti di riferimento, sentieri pressoché inesistenti nella zona di Paiosa e oltre. Molto utile la Carta Svizzera nella versione in scala 1:25000. Consigliabile il GPS.
Da Altoggio a Paiosa
Con Ferruccio parto da Altoggio, bella frazione alta di Montecrestese posta su un pianoro di rara e insospettata estensione.
L'idea iniziale era quella di raggiungere anche gli alpi Pinezza e Casaletti, passando all'andata dall'Alpe Paiosa, e di ritornare lungo il sentiero principale che tocca l'Alpe Forgnone, in modo da visitare tutti gli alpeggi della parte alta della valle. Il progetto è stato poi ridimensionato per adattarlo alle condizioni meteo poco favorevoli e ai tempi, più lunghi del previsto, nel attraversare la zona dell'Alpe Paiosa, dove i sentieri sono ormai inesistenti.
Alla fine è stato comunque un giro più interessante del previsto, per l'inaspettata "scoperta" della Strada di Salè e del grande alpeggio di Paiosa, costituito da tre nuclei ben distinti, dispersi in una foresta ridiventata vergine.
Note
Le difficoltà principali sono quelle legate all'orientamento: zone imboscate, senza punti di riferimento, sentieri pressoché inesistenti nella zona di Paiosa e oltre. Molto utile la Carta Svizzera nella versione in scala 1:25000. Consigliabile il GPS.
Da Altoggio a Paiosa
Con Ferruccio parto da Altoggio, bella frazione alta di Montecrestese posta su un pianoro di rara e insospettata estensione.
Lasciata l'auto nel parcheggio del paese, passiamo sotto un caratteristico arco di pietra e proseguiamo dritti. Bisogna svoltare a dx nella stradina laterale che precede una casa intonacata con affresco della crocifissione. Usciti tra i campi, si prosegue seguendo una mulattiera giungendo in breve alla Cappella di Cimavalle (quota 747 m CNS), dove si trovano le indicazioni dei sentieri. La mulattiera scende con alcuni tornanti in direzione dell'Isorno perdendo circa 120 m di dislivello, fino al Ponte del Diavolo. Il sentiero, segnalato ed evidente, risale un valloncello (molto umido in questa occasione) fino ad arrivare ai primi ruderi del grande alpeggio di Aulogna. Seguendo i segni bianchi e rossi si sale fino ad intersecare una condotta forzata in prossimità del punto in cui questa inizia la sua discesa verso la Centrale Ceretti (1 ora).
Dopo il "sottopasso" che permette di superare la condotta, abbandoniamo il percorso segnalato per traversare in leggera discesa nel bosco sulla dx (E), fino ad incrociare un sentiero evidente che percorriamo verso sx (E). Qui probabilmente si arriva anche superando la condotta forzata in un punto più basso, in corrispondenza ad un ponte che ne permette l'attraversamento e che abbiamo visto dall'alto (ipotesi non verificata).
Presto si incontrano dei tagli e, poco dopo, dei tratti gradinati realizzati con lastre di pietra di grandi dimensioni. Siamo su quella che la Mappa Rabbini chiama "Strada di Salè", segno che nell'800 questo era il percorso principale per raggiungere la zona dell'Alpe Salè.
Dopo il "sottopasso" che permette di superare la condotta, abbandoniamo il percorso segnalato per traversare in leggera discesa nel bosco sulla dx (E), fino ad incrociare un sentiero evidente che percorriamo verso sx (E). Qui probabilmente si arriva anche superando la condotta forzata in un punto più basso, in corrispondenza ad un ponte che ne permette l'attraversamento e che abbiamo visto dall'alto (ipotesi non verificata).
Presto si incontrano dei tagli e, poco dopo, dei tratti gradinati realizzati con lastre di pietra di grandi dimensioni. Siamo su quella che la Mappa Rabbini chiama "Strada di Salè", segno che nell'800 questo era il percorso principale per raggiungere la zona dell'Alpe Salè.
La mulattiera guadagna quota con pendenza regolare attraversando un bosco di roverelle fino ai ruderi imboscati di Coloro di Fuori, seguiti a breve distanza da quelli, in posizione aperta, di Coloro di Dentro (1 ora).
Qui, anziché proseguire lungo la Strada di Salè, seguiamo una traccia che inizialmente traversa in piano verso E. Il sentiero, segnato sulle vecchie mappe e sulla CNS in scala 1:25000 (la CNS 1:50000 non lo riporta), è un percorso meno evidente e più scomodo rispetto a quello seguito fino a questo momento. Merita tuttavia di essere percorso perché, oltre ad evitare di salire fino a Carvirone per poi ridiscendere, presenta un traverso molto panoramico su una sorta di cengia. Rientrati nel bosco, il sentiero traversa in leggera discesa e scende quindi con alcune svolte in un ampio vallone fino al grande alpeggio abbandonato di Paiosa di Fuori (25'), caratterizzato da numerosi edifici a tre piani. Su una della baite una trave reca incisa la data 1780.
Qui, anziché proseguire lungo la Strada di Salè, seguiamo una traccia che inizialmente traversa in piano verso E. Il sentiero, segnato sulle vecchie mappe e sulla CNS in scala 1:25000 (la CNS 1:50000 non lo riporta), è un percorso meno evidente e più scomodo rispetto a quello seguito fino a questo momento. Merita tuttavia di essere percorso perché, oltre ad evitare di salire fino a Carvirone per poi ridiscendere, presenta un traverso molto panoramico su una sorta di cengia. Rientrati nel bosco, il sentiero traversa in leggera discesa e scende quindi con alcune svolte in un ampio vallone fino al grande alpeggio abbandonato di Paiosa di Fuori (25'), caratterizzato da numerosi edifici a tre piani. Su una della baite una trave reca incisa la data 1780.
Da Paiosa di Fuori si sale al di sopra delle baite incontrando una traccia che traversa alla base delle rocce. Seguendola verso dx (E), si sale su un poggio superando con attenzione un passaggio franato. La traccia prosegue (tagli) attraversando un vallone boscoso pochi metri sotto un carrello di teleferica caduto, traversa in leggera salita fino a giungere ad una biforcazione, dove il sentiero vero e proprio sale (la traccia che traversa in piano, appare più evidente ma è un percorso di animali) a guadagnare un poggio ricoperto di ginestre dove si incontra anche qualche gradino, occultato dall'intrico della vegetazione. Si arriva così al gruppo di baite centrale, che è il più esiguo e l'unico dove un lembo di pascolo sia stato risparmiato dall'avanzare del bosco, non dall'invasione di felci e ginestre. Questa "frazione" di Paiosa è indicata con il nome di Corte del Fata sulla carta IGM del 1914 (15').
Si rientra nel bosco verso dx (E), si passa a monte di un gruppo di ruderi azzerati e, cercando di superare al meglio un ripido lariceto con grossi massi ricoperti di muschio dove la traccia si perde, si arriva al cospicuo nucleo di Paiosa di Dentro (15'). Qui, su una della baite troviamo una pietra con incisa la data 1758.
Tempi: 3:00 nette / 4:00 lorde
Verso Pinezza...
Proseguiamo seguendo una mulattiera che traversa in piano sempre in direzione E. Il percorso diviene sempre più incerto e poi scompare. Seguendo la mappa ci portiamo in prossimità del Rio Fenecchio in una zona in cui un tempo doveva esserci il sentiero che proseguiva per l'Alpe Pinezza (circa 30' da Paiosa di Dentro). Sta iniziando a piovere e inizia a soffiare un vento freddo. Decidiamo di risparmiarci il guado sul turbolento Rio Fenecchio e l'avventura nella parte alta della valle, visto che la giornata rischia di diventare eccessivamente umida...
Tempi: circa 30' da Paiosa di Dentro
Dal Rio Fenecchio a Carvirone
Ritorniamo sui nostri passi fino a Paiosa di Fuori. Qui, seguendo tracce di animali, risaliamo il versante boscoso fino ad uscire nei pascoli invasi dalle felci dell'Alpe Carvirone, dove passa il sentiero ufficiale.
Ci aggiriamo tra le baite di questo grande alpeggio e notiamo, sul muro di una stalla, un affresco datato 1743.
Tempi: fino qui, circa 30' da Paiosa di Fuori / 1:30 dal Rio Fenecchio.
Da Carvirone ad Altoggio passando dal Monte Navone
Dopo una breve pausa, risaliamo l'ampia dorsale del Monte Navone incontrando altri gruppi di ruderi, fino a raggiungere la sommità pianeggiante (25'). Immagino che in una bella giornata il panorama da qui sia di tutto rispetto, nonostante la quota modesta...
Scendiamo lungo la dorsale SW seguendo un sentiero, poco evidente e segnalato con parsimonia di vernice, ora rossa, ora blu, senza incontrare difficoltà. Un salto viene superato poggiando a sinistra (lato Fenecchio), per riguadagnare la dorsale in prossimità dei ruderi azzerati di Quartirasco (20') e scendere quindi direttamente fino ad Aulogna dove si chiude questo interessante anello (30').
Da Aulogna ad Altoggio lungo il sentiero dell'andata (50').
Tempi: circa 2:10 da Carvirone ad Altoggio
Tourengänger:
atal
Communities: Hikr in italiano
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