Max64 Bel giro ad anello, che porta a scoprire località e luoghi spesso e a torto snobbati,rispetto a più quotate cime della Val Vigezzo.Lasciamo l'auto nel centro di Coimo e risaliamo le caratteristiche viuzze del paese,fino a portarci dove parte la mulattiera in direzione Croce di Rovareccio.Il percorso è ben segnato ed è impossibile sbagliarsi.Ci sono due tratti abbastanza ripidi,uno è la faggeta da risalire prima del Rifugio bivacco Cortina,l'altro prima di arrivare in vetta alla Croce di Rovareccio.Facile e priva di pericoli la cresta che porta al Monte Alom.Per chiudere l'anello e non volendo risalire alla Loccia di Peve,abbiamo tagliato a dx su un sentierino,intercettando quello che arriva dall'alpe Buriale che riporta a Coimo.Lunga discesa in ambiente molto wild in alto,forse un po' noioso il sentiero nella faggeta che riporta all'alpe Varsavia.
Barbie Dopo una lunga contrattazione con la mia guida, decido di partecipare all'escursione con la clausola di potermi eventualmente fermare alla Croce di Rovareccio, senza dover percorrere il tracciato ad anello(i 1250 m. previsti fino all' Alom non mi convincono...). La partenza da Coimo permette di assaporare la bellezza di un borgo non ancora conosciuto. La posizione leggermente dominante rispetto ai paesi della valle lo trasforma in un incantevole terrazzo panoramico. La mulattiera che iniziamo a percorrere poco distante dal parcheggio ci mette subito in contatto con una realtà tipicamente rurale e montana: cataste di legna, baite in rovina e risistemate, fontane, stalle più o meno in disuso, prati in fioritura spontanea e altri curati solo a verde, vasi di gerani alle finestre o appesi ai pergolati...sul sentiero odore e tracce di bestiame e capre dentro un recinto...e una fune appesa a indicare previsioni meteo all'acuto osservatore o l'onestà dei viandanti ("niente fune: ce l'hanno rubata!"). Ed ecco l'ingresso nel bosco, protagonista indiscusso del nostro cammino. Un meraviglioso bosco di faggi che ci accoglie con la leggerezza di foglie sui rami che ricamano l'aria e di foglie sul sentiero che trasformano le sonorità dei nostri passi. Il bosco solletica da subito la mia mente ad un gioco di immagini e di parole, spesso in antitesi tra loro: protezione, silenzio, ascolto, penombra, calore..paura, prudenza, immobilità, assenza di tempo...riparo, salvezza ...E intanto cammino, cercando con lo sguardo tracce di animali intorno e scrutando fra le fronde l'ampiezza dell'apertura di cielo, che oggi ci viene generosamente regalata in questa valle. Risalendo verso la prima croce rivivo in un preciso punto la sensazione di risalita verso il Faiè...i boschi, i sentieri e i monti sembrano alla fine assomigliarsi un pò tutti eppure se affini i sensi mentre li percorri puoi riconoscere le caratteristiche uniche di ognuno di loro, patrimonio comune al mondo ma anche così strettamente personale da renderlo un pò proprietà privata...anche solo nell'attimo in cui li segni con il passo. Soprattutto questi monti dell'Ossola, i monti "di casa " scrutati dal finestrino dell'auto tornando a casa dal lavoro o dallo specchietto retrovisore nelle mattine più limpide. Dalla prima Croce appare poi chiaro che il mio cammino non si fermerà qui : lo sguardo verso l'Alom fa da nuovo carburante, la dorsale è quanto di più invitante possa esserci , verde, con qualche albero alla base, il modello giusto per un pittore con poche pretese. Ma dall'alto regala panorami regali, con tutte le cime più imponenti della zona a fare da corona. Alla fine il dislivello è stato affrontato egregiamente dai miei piedi, le solette ammortizzate di cui mi sono dotata al mattino sono state provvidenziali e dopo la discesa si rivela ancor più provvidenziale la fontana già incontrata al mattino, rigenerazione unica! Alla fine...tutto è andato per il meglio.
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