Lughina. Il Kilometro Verticale di Villa di Tirano.
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Il versante retico valtellinese, favorito anche dalla soleggiata esposizione, è cosparso di piccoli agglomerati di baite che, a loro tempo, permettevano ai contadini di soggiornare a varie quote durante lo svolgersi dei lavori stagionali. Si passa dal livello dei frutteti a quello dei vigneti, dai coltivi di cereali e grano saraceno ai castagneti, per poi arrivare ai maggenghi e alle foreste. Anche nella zona del tiranese le attività lavorative montane sono andate - come nella maggior parte dell'arco alpino - scemando a favore di attività più moderne al piano, ma il perdurare in questa area fino agli anni '70 dello scorso secolo di certi movimenti di contrabbando e recenti radicali pulizie hanno consentito alla fitta rete di sentieri e strade ex-militari di mantenere una condizione escursionisticamente accettabile.
Questo anello è molto rappresentativo della situazione passata e dell'attuale: a fianco di ruderi definitivamente abbandonati si nota il gusto di restaurare con discrezione antiche baite di famiglia a scopo di vacanza, in un territorio che - per quota ed esposizione - consente lunghi soggiorni all'alpe.
Stando alla recente - peraltro presente quasi solo agli incroci - segnaletica verticale, i tempi di un normale escursionista per effettuare questa gita si avvicinano alle 6 ore: qui abbiamo deciso di salire il primo tratto ascendente (1007 m di dislivello positivo) come se fosse un percorso di "Kilometro Verticale". Il tracciato si è rivelato molto adatto al tipo di prestazione, se non fosse per la veramente eccessiva quantità di fogliame deciduo sul terreno, che lo rendeva molto (troppo) sdrucciolevole. Molto bello anche il percorso di rientro, lungo una mulattiera acciottolata recentemente segnalata come tracciato (molto tecnico) per MTB. L'ultimo tratto - spostamento di ritorno al punto di partenza - avviene lungo un suggestivo segmento della nota competizione "Valtellina Wine Trail".
Dal parcheggio ci si porta nella vicina Piazza Torelli, sede del municipio e della parrocchiale di Villa di Tirano; sulla destra della chiesa (trascurare quella sulla sinistra) si nota una palina con molte indicazioni escursionistiche: occorre seguire la direzione per Stavello. Subito si entra fra le abitazioni andando a salire nella contrada Maranta; poco oltre si imbocca un acciottolato che si conclude ad un punto di riposo (panche, tavolo e bacheca) della "Via dei Terrazzamenti". Si continua - dopo una passerella sul locale torrente - per la massima pendenza su una cementata: poche decine di metri e si svolta a destra verso un "risc" (sentiero acciottolato fra muretti a secco) che si allunga fra i vigneti del versante. La salita prosegue, con pendenza solamente poco attenuata da qualche raro tornante, fino ad affiancare due ruderi di baita, che precedono la località Piazzo. La mulattiera continua intersecando ripetutamente una pista sterrata e oltrepassando le contrade Canova e Bertòla; lunghissimi (e sempre ripidi) rettilinei permettono di arrivare al nucleo occidentale di Stavello. Qui si affronta il tratto più scomodo e tecnico della salita: si entra in una sorta di larga trincea multiuso (sentiero - scolo di acque - trascinamento del legname) dalla pendenza estrema (spesso capita di usare le mani per mantenere l'equilibrio) e dal fondo sconnesso, fino a confluire in un più mansueto sentiero - tratto corribile - che sale verso sinistra portandosi alla radura terminale di Sasso. Termine del KmV. Ci si trova a riposare in mezzo a prati panoramicamente prospicienti i monti dell'Aprica, sparsi di rade baite ai margini di un bosco di betulle, radi pini e larici Si imbocca verso destra la pista di accesso all'alpe e la si segue in blanda salita fino a raggiungere Lughina: si tratta di un' amena conca occupata in gran parte da un laghetto artificiale a cavallo del confine italo-svizzero; un'altura adiacente ospita i ruderi di una vecchia caserma della Guardia di Finanza. Tornati sulla pista sterrata, si prosegue (a monte una postazione in galleria) fino al primo tornante. Seguendo i cartelli che indicano un percorso MTB, si scende ripidamente lungo la vecchia mulattiera acciottolata (antico accesso al punto di confine) fino ad affacciarsi sulla rupe del "Paravis", prominenza rocciosa a picco sulla Val Poschiavo, proprio in corrispondenza della dogana di Campocologno. Di fronte, sull'altro versante della valle, si nota la caserma GDF del "Sass dal Gall", in uso fino ai primi anni '80 come scuola per cani antidroga. Dal Paravis si continua a scendere su terreno fortemente sdrucciolevole (sassi lisciati e fogliame), si attraversa due volte la carrozzabile e si raggiunge il maggengo di Ramaione; si lascia sulla sinistra una deviazione per Tirano e lo Xenodochio di Santa Perpetua, si affianca la chiesa di San Sebastiano e la contrada Reula. Si scende poi fino a Ronco, dove il terreno si fa cementato, senza peraltro perdere di pendenza; incrociando la "Via dei Terrazzamenti", la si segue verso destra attraversando le suggestive antiche contrade Sonvico e Novaglioli. Ci troviamo ora anche sul percorso del ben noto "Valtellina Wine Trail": le placchette metalliche ai bivii e i tratti di vernice sul terreno non lasciano dubbi di percorso. In breve ci si ritrova, con qualche irrilevante saliscendi, al punto di riposo presso Maranta: da qui si ridiscende subito in Piazza Torelli.
Questo anello è molto rappresentativo della situazione passata e dell'attuale: a fianco di ruderi definitivamente abbandonati si nota il gusto di restaurare con discrezione antiche baite di famiglia a scopo di vacanza, in un territorio che - per quota ed esposizione - consente lunghi soggiorni all'alpe.
Stando alla recente - peraltro presente quasi solo agli incroci - segnaletica verticale, i tempi di un normale escursionista per effettuare questa gita si avvicinano alle 6 ore: qui abbiamo deciso di salire il primo tratto ascendente (1007 m di dislivello positivo) come se fosse un percorso di "Kilometro Verticale". Il tracciato si è rivelato molto adatto al tipo di prestazione, se non fosse per la veramente eccessiva quantità di fogliame deciduo sul terreno, che lo rendeva molto (troppo) sdrucciolevole. Molto bello anche il percorso di rientro, lungo una mulattiera acciottolata recentemente segnalata come tracciato (molto tecnico) per MTB. L'ultimo tratto - spostamento di ritorno al punto di partenza - avviene lungo un suggestivo segmento della nota competizione "Valtellina Wine Trail".
Dal parcheggio ci si porta nella vicina Piazza Torelli, sede del municipio e della parrocchiale di Villa di Tirano; sulla destra della chiesa (trascurare quella sulla sinistra) si nota una palina con molte indicazioni escursionistiche: occorre seguire la direzione per Stavello. Subito si entra fra le abitazioni andando a salire nella contrada Maranta; poco oltre si imbocca un acciottolato che si conclude ad un punto di riposo (panche, tavolo e bacheca) della "Via dei Terrazzamenti". Si continua - dopo una passerella sul locale torrente - per la massima pendenza su una cementata: poche decine di metri e si svolta a destra verso un "risc" (sentiero acciottolato fra muretti a secco) che si allunga fra i vigneti del versante. La salita prosegue, con pendenza solamente poco attenuata da qualche raro tornante, fino ad affiancare due ruderi di baita, che precedono la località Piazzo. La mulattiera continua intersecando ripetutamente una pista sterrata e oltrepassando le contrade Canova e Bertòla; lunghissimi (e sempre ripidi) rettilinei permettono di arrivare al nucleo occidentale di Stavello. Qui si affronta il tratto più scomodo e tecnico della salita: si entra in una sorta di larga trincea multiuso (sentiero - scolo di acque - trascinamento del legname) dalla pendenza estrema (spesso capita di usare le mani per mantenere l'equilibrio) e dal fondo sconnesso, fino a confluire in un più mansueto sentiero - tratto corribile - che sale verso sinistra portandosi alla radura terminale di Sasso. Termine del KmV. Ci si trova a riposare in mezzo a prati panoramicamente prospicienti i monti dell'Aprica, sparsi di rade baite ai margini di un bosco di betulle, radi pini e larici Si imbocca verso destra la pista di accesso all'alpe e la si segue in blanda salita fino a raggiungere Lughina: si tratta di un' amena conca occupata in gran parte da un laghetto artificiale a cavallo del confine italo-svizzero; un'altura adiacente ospita i ruderi di una vecchia caserma della Guardia di Finanza. Tornati sulla pista sterrata, si prosegue (a monte una postazione in galleria) fino al primo tornante. Seguendo i cartelli che indicano un percorso MTB, si scende ripidamente lungo la vecchia mulattiera acciottolata (antico accesso al punto di confine) fino ad affacciarsi sulla rupe del "Paravis", prominenza rocciosa a picco sulla Val Poschiavo, proprio in corrispondenza della dogana di Campocologno. Di fronte, sull'altro versante della valle, si nota la caserma GDF del "Sass dal Gall", in uso fino ai primi anni '80 come scuola per cani antidroga. Dal Paravis si continua a scendere su terreno fortemente sdrucciolevole (sassi lisciati e fogliame), si attraversa due volte la carrozzabile e si raggiunge il maggengo di Ramaione; si lascia sulla sinistra una deviazione per Tirano e lo Xenodochio di Santa Perpetua, si affianca la chiesa di San Sebastiano e la contrada Reula. Si scende poi fino a Ronco, dove il terreno si fa cementato, senza peraltro perdere di pendenza; incrociando la "Via dei Terrazzamenti", la si segue verso destra attraversando le suggestive antiche contrade Sonvico e Novaglioli. Ci troviamo ora anche sul percorso del ben noto "Valtellina Wine Trail": le placchette metalliche ai bivii e i tratti di vernice sul terreno non lasciano dubbi di percorso. In breve ci si ritrova, con qualche irrilevante saliscendi, al punto di riposo presso Maranta: da qui si ridiscende subito in Piazza Torelli.
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